Le Comete

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Le Comete

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[align=center]Immagine[/align]

Corpo celeste di aspetto nebuloso, appartenente al sistema solare. Le comete descrivono in genere orbite ellittiche, spesso molto allungate, e sono caratterizzate da una o più code brillanti e fluorescenti, che si formano quando esse passano in prossimità del Sole.

Le comete furono ritenute per lungo tempo fenomeni atmosferici; nel 1577 l'astronomo danese Tycho Brahe provò invece che si tratta di corpi celesti e, nel secolo successivo, Isaac Newton dimostrò che esse sono soggette alle stesse leggi che regolano il moto dei pianeti. Confrontando gli elementi orbitali di un certo numero di comete antiche, Edmund Halley mostrò che la cometa apparsa nel 1682 era lo stesso astro osservato nel 1607 e nel 1531 e, in base a calcoli molto complessi, predisse con successo il passaggio del 1758. Le apparizioni precedenti della cometa di Halley sono oggi state identificate sulla base di antiche registrazioni che partono dal 239 a.C., ed è inoltre probabile che l'astro brillante che apparve nel 466 a.C. fosse proprio la cometa di Halley. Il suo ultimo passaggio risale all'inizio del 1986, quando essa venne avvicinata dalle due sonde sovietiche Vega 1 e Vega 2 e dalla sonda Giotto, lanciata dall'European Space Agency (ESA); venne osservata anche da due sonde giapponesi, sebbene da distanza maggiore.
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[align=center]COMPOSIZIONE[/align]

Le comete sono composte principalmente da un nucleo circondato da una nube fluorescente, detta chioma (in greco, infatti, comçtçs significa "chiomata"). Secondo il modello proposto intorno al 1950 dall'astronomo statunitense Fred L. Whipple e oggi confermato dalle più recenti osservazioni, il nucleo contiene praticamente tutta la massa della cometa ed è formato da una quantità di sostanze volatili, come acqua, ammoniaca e anidride carbonica, che gli conferiscono l'aspetto di "una palla di neve sporca".
La maggior parte del gas che forma la chioma e la coda è invece composto da molecole frammentate, o radicali, degli elementi chimici più comuni nello spazio, quali idrogeno atomico, carbonio, azoto e ossigeno. I radicali, ad esempio CH, NH e OH, hanno origine dalla rottura delle molecole di metano (CH4), ammoniaca (NH3) e acqua (H2O), che si trovano sotto forma di ghiaccio o di composti più complessi nel nucleo della cometa. La teoria della "palla di neve sporca" è avvalorata dall'osservazione che molte delle comete conosciute percorrono orbite che deviano in modo significativo dal semplice moto newtoniano. Ciò fornisce una chiara evidenza del fatto che i gas emessi producono un effetto a jet, deviando il nucleo dal suo cammino altrimenti prevedibile. Inoltre, le comete a corto periodo, osservate per più rivoluzioni, tendono a indebolirsi lentamente con il tempo, come ci si aspetterebbe da una struttura simile a quella proposta da Whipple. Infine, l'esistenza di gruppi di comete suggerisce che i nuclei cometari siano oggetti relativamente solidi.
La testa di una cometa, formata da nucleo e chioma, può raggiungere dimensioni considerevoli, confrontabili con quelle del pianeta Giove. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, il volume della parte solida non supera i pochi chilometri cubici.


[align=center]PERIODI E ORBITE[/align]

Le comete percorrono orbite ellittiche i cui periodi, calcolati per circa duecento di questi corpi celesti, possono variare fra i 3,3 anni della cometa Encke fino ai 2000 della cometa di Donati, osservata nel 1858. Le orbite della maggior parte delle comete sono talmente ampie da sembrare parabole e così aperte da portare questi astri fuori dal sistema solare; i calcoli tuttavia suggeriscono che anche in questi casi si tratta di ellissi di grande eccentricità, con periodi fino a 40.000 o più anni.
Non sono note comete che si siano avvicinate alla Terra muovendosi lungo traiettorie iperboliche e la scoperta di un'orbita di questa forma potrebbe implicare un'origine dell'astro nelle regioni esterne al sistema solare. Alcune comete, tuttavia, passano una sola volta vicino al Sole, perché le loro orbite vengono alterate dall'attrazione gravitazionale dei pianeti. Tali alterazioni sono osservabili anche su scala più piccola: circa sessanta comete, caratterizzate da periodi variabili tra 3,3 e 9 anni, hanno orbite influenzate dal campo gravitazionale associato a Giove e sono per questo motivo classificate come famiglia di Giove.
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Le comete che hanno periodi diversi, ma percorrono orbite simili, vengono riunite in gruppi. Il più famoso di questi gruppi comprende la cometa Ikeya-Seki, che nel 1965 passò molto vicino al Sole, e altri sette astri che hanno periodi di circa mille anni. L'astronomo statunitense Brian G. Marsden ha dimostrato che la cometa del 1965 e quella ancora più brillante del 1882 si separarono da uno stesso nucleo, probabilmente apparso nel 1106. Questa cometa, e altre dello stesso gruppo, si originarono forse da un'unica cometa gigante alcune migliaia di anni fa.

Esiste una stretta relazione tra le orbite delle comete e quelle delle piogge meteoritiche. L'astronomo italiano Giovanni Virginio Schiaparelli dimostrò che lo sciame meteoritico delle Perseidi, visibile in agosto, si muove sulla stessa orbita della cometa 1862 III. Analogamente lo sciame delle Leonidi, che appare in novembre, segue la stessa orbita della cometa 1866 I. Ciò suggerisce che numerosi sciami siano da associare all'insieme di detriti seminati dalle comete lungo le proprie orbite.

Un tempo si pensava che le comete provenissero dallo spazio interstellare. Benché tuttora non vi sia una teoria certa sulle loro origini, molti astronomi ritengono che esse si siano formate nelle regioni più fredde ed esterne del sistema solare dalla materia residua delle prime fasi di vita del nostro sistema planetario. L'astronomo olandese Jan Hendrik Oort ha ipotizzato che esista una nube di materiale cometario, che da lui ha preso nome, situata oltre l'orbita di Plutone e che gli effetti gravitazionali di stelle di passaggio possano perturbare tale nube inviando materiale solido e gassoso verso l'interno del sistema solare, dove esso si renderebbe visibile sotto forma di cometa.
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Quando una cometa si avvicina al Sole, il calore di quest'ultimo determina la sublimazione del ghiaccio, dando luogo alla formazione di una brillante coda, che a volte si estende per milioni di chilometri. La coda è in genere diretta dalla parte opposta rispetto al Sole, anche quando la cometa è in allontanamento da quest'ultimo: infatti le particelle che la costituiscono vengono respinte per effetto del vento solare, un tenue flusso di particelle emesso di continuo e a una velocità di 400 km/s dalla corona solare. Le code delle comete, composte da molecole ionizzate per effetto degli urti con le particelle provenienti dal Sole, sono spesso curve e composte da polveri "spazzate" dalla pressione della radiazione solare.
Quando una cometa si allontana dal Sole, il gas e la polvere vengono dispersi e la coda scompare gradualmente. La diversa lunghezza della coda e la scarsa distanza dal Sole e dalla Terra rendono più o meno visibili le comete; alcune di esse, caratterizzate da un'orbita relativamente piccola, hanno code così brevi da essere praticamente inosservabili senza l'ausilio di opportuni strumenti. Delle circa 1400 comete catalogate, meno della metà è visibile a occhio nudo e meno del 10% è molto brillante.

Le comete sono state a lungo viste dai superstiziosi come annunciatrici di calamità o di eventi memorabili. L'apparizione di una cometa, tuttavia, può far temere una possibile collisione dell'astro con la Terra; il nostro pianeta, in effetti, è passato attraverso la coda di diverse comete, ma senza riportare conseguenze significative. La caduta di un nucleo cometario su una grande città, tuttavia, provocherebbe una completa distruzione delle strutture e degli edifici, determinando gravissimi danni alla popolazione; la probabilità che un tale evento si verifichi, comunque, è effettivamente molto bassa. Alcuni scienziati ritengono che simili collisioni siano avvenute nel passato e potrebbero, ad esempio, aver giocato un ruolo determinante nell'estinzione dei dinosauri e nell'evoluzione della specie.
Nel 1992 la cometa Shoemaker-Levy 9 si frantumò in ventuno grandi frammenti a causa dell'intenso campo gravitazionale di Giove. Nel mese di luglio del 1994 questi frammenti caddero nella densa atmosfera del pianeta gigante a una velocità di circa 210.000 km/h. Negli impatti, l'enorme energia cinetica della cometa si convertì in calore, generando una serie di esplosioni, le maggiori delle quali produssero nelle nubi di Giove dei segni che rimasero visibili per varie settimane.
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