Silvestro Lega

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Soleanna1
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Silvestro Lega

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Silvestro Lega

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[align=justify]Silvestro Lega (Modigliana, 8 dicembre 1826 – Firenze, 21 settembre 1895) è stato un pittore italiano. È considerato, insieme a Giovanni Fattori e a Telemaco Signorini, fra i maggiori esponenti del movimento dei macchiaioli.

Nasce da Antonio, proprietario terriero e dalla sua seconda moglie, l'ex domestica Giacoma Mancini, terzo di diciotto figli. Dal 1838 studia nel collegio degli Scolopi di Modigliana (oggi in provincia di Forlì) e, avendo mostrato una buona propensione al disegno, nel 1843 si trasferisce a Firenze per iscriversi all’Accademia di Belle Arti dove segue i corsi di Benedetto Servolini, Tommaso Gazzarrini e Giuseppe Bezzuoli.

Tra il 1845 e il 1846 frequenta soltanto la scuola accademica di nudo, studiando privatamente nella scuola di Luigi Mussini e dello svizzero Franz Adolf von Stürler, allievo di Ingres, pittori puristi.

Nel 1848 è volontario nella guerra contro l'Austria, insieme a Mussini, ad altri allievi dello studio e al fratello Carlo. Rientrato a Firenze alla fine del 1849, non soddisfatto dell’insegnamento del Mussini col quale, dice, facevamo dei progressi ma tutti nella parte disegnativa, perché di colore ne sapevamo poco tutti e due, nel 1850 passa nello studio di Antonio Ciseri che lo incoraggia a dipingere il suo primo quadro, l'Incredulità di san Tommaso, 1850, ora conservato nella Pinacoteca Comunale di Modigliana.

Dopo aver esposto un dipinto (perduto) alla mostra annuale dell'Accademia di Belle Arti di Firenze, nel 1852 Lega vince il concorso triennale bandito dall’Accademia con la tela David che placa col suono dell’arpa le smanie di Saul travagliato dallo spirito malo.

La frequentazione del famoso ritrovo artistico del Caffè Michelangelo, dove, per il carattere timido e schivo, mantiene una posizione appartata, lo spinge ad abbandonare la pittura purista per avvicinarsi al realismo.

Il 30 gennaio 1853 diviene socio dell’Accademia degli Incamminati di Modigliana. Tra il 1855 e il 1857 Lega torna nel paese natale dove il 26 giugno 1857 riceve la commissione dalla Pia Opera del Cantone di quattro lunette per la chiesa della Madonna del Cantone, La peste, La carestia, Il terremoto e La guerra, ultimate nel 1863.

Nel 1859 partecipa al concorso indetto da Bettino Ricasoli, ottenendo un premio minore con La battaglia di Varese, opera non rintracciata. Lega esegue molte tele di soggetto militare, tra cui Imboscata di bersaglieri italiani in Lombardia e Ritorno di bersaglieri italiani da una ricognizione, esposte entrambe nel 1861 alla Promotrice di Belle Arti e alla I Esposizione Nazionale Italiana alle Cascine fiorentine.

L’anno successivo inizia la stagione più felice dell'artista: ospite dalla famiglia Batelli nella casa lungo il torrente Affrico, si lega sentimentalmente alla figlia maggiore Virginia; inizia ricerche pittoriche en plein air e promuove, con Telemaco Signorini, Giuseppe Abbati, Odoardo Borrani e Raffaello Sernesi, la nascita della scuola di Piagentina, piccola località nei dintorni di Firenze. Qui esegue alcuni dei suoi quadri più noti, del 1863 sono: Il primo dolore e L'educazione al lavoro (Montecatini Terme, Collezione Dini), in quest'ultimo se la postura della bambina accovacciata ai piedi della madre e la composizione severa, sonmo di matrice purista, del tutto nuovo è il valore attribuito alla luce che diviene protagonista assoluta della scena. Del 1864 è La curiosità; successivi sono Il canto di uno stornello, (1867) e Una visita, (1868). Un dopo pranzo (il pergolato) (1868: Milano, Pinacoteca di Brera), esposto alla Promotrice di Firenze, la visione nitida e la semplicità strutturale della scena sembrano ispirate dalla pittura del primo Quattrocento italiano. Nella tela l'artista immerge le figure e il paesaggio in una luce calda che impregna anche il pergolato, e per le ombre alterna ai gialli delle zone luminose tonalità più scure.

Dopo aver ottenuto notevole successo alla Promotrice genovese e alla Nuova Promotrice fiorentina nel 1865, in occasione di Firenze capitale e del Centenario dantesco, Lega presenta due opere ad una mostra organizzata dai Macchiaioli nelle sale dell’Accademia.

All’ Esposizione Nazionale di Parma del 1870 presenta Bambine che giocano alle signore, premiato con la medaglia d’argento. La morte per tubercolosi, in quell’anno, di Virginia Batelli gli provoca una crisi depressiva aggravata dal manifestarsi di una malattia agli occhi.


Gli ultimi momenti di Giuseppe MazziniNel 1873 dipinge Gli ultimi momenti di Giuseppe Mazzini; nel 1875 apre, insieme con Borrani, una galleria d'arte in piazza Santa Trinità che però chiude per fallimento l'anno dopo. Nel 1878 partecipa all'Esposizione Universale di Parigi con Il cuoco, (ubicazione ignota) e l'anno dopo con La lezione, ora nel Municipio di Peschiera del Garda, alla I Mostra internazionale Società Donatello.

In difficoltà economiche, nei primi anni ottanta Lega frequenta la famiglia Tommasi, come maestro dei figli Angiolo e Lodovico, a Bellariva, presso Firenze e nella loro villa a Crespina, presso Pisa. Dal 1886, grazie all'interessamento dell’allievo Angiolo Tommasi, conosce e frequenta la famiglia Bandini nella villa di Poggio Piano al Gabbro, nell'entroterra livornese; qui inizia a dipingere le Gabbriggiane, paesaggi e figure locali.

Nel 1889 partecipa all'Esposizione Universale di Parigi e alla Promotrice di Firenze. Tra il 1892 e il 1893 al disturbo agli occhi, una cataratta che lo rende quasi cieco, si aggiunge un tumore allo stomaco che lo porterà presto alla morte.

Nel 1894 cerca invano di vendere allo Stato il dipinto Riposo di una gabbriggiana, ora in collezione privata. L'anno dopo muore all'ospedale fiorentino di San Giovanni di Dio.

Dal purismo alla macchia
Quando Lega si unisce al gruppo dei macchiaioli è già passato dal quadro storico di sapore accademico a un forma di purismo fondata su un disegno essenziale, distinguendosi degli altri macchiaoli per una poetica di sereni sentimenti quotidiani, per la sua adesione alla semplicità e agli affetti della borghesia di provincia e "se l'ispirazione è spesso addirittura descrittiva, l'espressione invece è riferibile all'incontro di un classico naturalismo con un sentimento schiettamente romantico" (Tinti) "un naturalismo a tal punto filtrato dalla fantasia, talmente privo di artifici retorici e ricco di umori, che lo si potrebbe definire “naturalismo poetico" (Matteucci)

Nel 1865, Lega espose La nonna, dipinto del 1862, all’Accademia di Belle Arti di Firenze, in occasione delle celebrazioni del sesto centenario della nascita di Dante e della prossimità della scelta di Firenze come futura capitale italiana. Ma Lega non scelse un tema celebrativo bensì un soggetto intimo e domestico. "Nella sua energia inventiva del 1864 si potrebbe quasi parlare di una specie di disponibilità femmineamente passiva nel recepire le impressioni del mondo circostante, appunto costituito in gran parte da presenze di donne e bambini, con cui il colloquio è percettibile nelle sue cadenze più dolci. Più che di passività, si tratta però di un momento particolarmente introspettivo a cui inducono le stesse evenienze private". (Matteucci)

Nel novembre del 1865 presenta a Genova Due bambine che fanno le signore, scena di vita ingenua e quotidiana, "con tutte quelle implicazioni di carattere psicologico, prospettico, disegnativo, compositivo, luminoso e cromatico, che sono suggerite dalla realtà, ma che egli filtra secondo una formazione purista non mai rinnegata" (Matteucci).

Il canto dello stornello, del 1867, uno dei dipinti inviati a Torino nell'aprile del 1868, insieme a Fiori di spine e Una visita, mostra le tre figlie, Maria, Isolina e Anna Cecchini, che prendevano lezioni di pianoforte da Virginia Batelli, l'amica del Lega, intente a cantare accompagnate al pianoferte dalla terza. È una prova dell'intimismo lirico e domestico di Lega; la scena in controluce di fronte ad una finestra dalla quale entra una luce bianca, in un ambiente pulito e ordinato, trasmette una sensazione di serenità e di pace.

Un dopo pranzo, oIl pergolato, del 1868, mostra la serenità di un piccolo mondo, qui come chiuso in un giardino discreto ma ravvivato dagli scintillii dei controluce, in cui il calore della luce nella fissità del primo pomeriggio crea un delicato effetto atmosferico, in una fusione tonale di luce e colore.

Per l'Argan, Un dopo pranzo "ricorda le contemporanee ricerche impressioniste en plein air ma, "al confronto, il dipinto di Lega appare aneddotico: non s’impone allo spettatore con la pienezza della sua realtà, lo interessa come un aspetto gradevole e ben interpretato del reale. La pittura di Lega è severa, non indulge a frivolezze descrittive o narrative, ma utilizza due sistemi narrativi diversi che si sovrappongono senza fondersi: la macchia e la prospettiva…qui le macchie del colore e della luce sono costrette a disporsi secondo un preordinato telaio prospettico (i tralicci della pergola, le file dei mattoni nel pavimento, il muricciolo, i cipressi lontani). Per quanto sonore e vivaci, le note cromatiche e luminose non fanno lo spazio, come, a esempio, le Donne in giardino di Monet, ma riempiono una spazio dato; non muovono lo spazio imponendogli il loro ritmo, si muovono lungo i percorsi obbligati di uno spazio immobile. E poiché, muovendosi, appaiono come mutevoli rispetto a una realtà che non muta, la loro presenza è episodica: se, per ipotesi, l’armatura prospettica scomparisse, la saldezza cromatica si dissolverebbe in vapori colorati, come in Tranquillo Cremona o in Daniele Ranzoni".

Da questa fase pacata, in cui il mondo è visto ottimisticamente segue, specchio delle difficoltà della sua esistenza, una fase concitata, "un impulso espressivo veemente e drammatico che gli fa riscoprire un'anima violenta e tempestosa" (Pischel), dove "la pennellata si frange, si strappa, diventa sempre più febbrile e fremente, cosi da sembrare a volte malcerta e tremante" (Tinti).

La Gabbrigiana in piedi fu dipinta nel 1888 a Gabbro, "un mondo complesso e articolato, dai caratteri specifici e autonomi, ricco di tradizioni proprie, vitale nei suoi costumi popolari e nei principi che alimentavano i rapporti sociali", dove Lega era ospite dal 1886 della famiglia Bandini. Lo stile del Gabbro è improntato nel vigore espressivo delle figure di "contadine fiere e vigorose, nobilitate nella loro femminilità rustica...il grande ritratto che egli fa di una Gabbrigiana in piedi, riprendendola nel suo regno, è un monumento in omaggio alla sua condizione di protagonista plebea così nettamente precisata nel suo piglio intemperante, da proporsi come anticipazione di un qualche personaggio di prima fila del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo". (Matteucci)

Il Pagliai al sole, del 1890, ha colori intensi ed esprime un sentimento che appare insieme delicato e aspro, come se fosse dipinto "a tentoni, con fervore e insieme con timore, lasciandosi guidare il pennello da una specie di rabdomanzia pittorica" (Pischel).

Un pittore nella storia italiana
La carriera artistica di Lega è tipica, nel suo svolgimento in sintonia con le vicende storiche italiane: partito da una formazione accademica, con l’avvento delle istanze progressive del Risorgimento si avvicina, inizialmente con cautela, alla corrente artistica più democratica che l'Italia potesse allora offrire, quella macchiaiola della Toscana liberaleggiante dei Lorena, scuola che, rifiutandosi di ritrarre re, nobili, generali, alti funzionari e cardinali, si volgeva al paesaggio, alla vita contadina e ai proprietari di quelle terre ai quali credeva dovessero affidarsi i destini economici e politici di una nuova e migliore Italia: proprietari benestanti e non necessariamente ben pensanti, attenti ai loro interessi e amanti dell'ordine ma aperti alle novità e consapevoli della necessità di una nuova moralità e di un nuovo ordine.

Di questa classe Lega fu il cantore, consapevole o meno: sui vecchi valori della pittura accademica, dal disegno prospettico e la composizione ordinata, innestò i nuovi valori del colore a macchia, del colore - luce, una nuova luce che calava sui vecchi valori che rimanevano tuttavia fondanti della composizione, e sovrapponendo alle vecchie velature una controllata patina romantica, il sentimento della bontà e della semplicità, della serenità e della pulizia di cui quella classe era, secondo lui, portatrice.

Dissoltosi dapprima il gruppo dei macchiaioli, svanite poi le illusioni di progresso e democrazia, cadute infine le maschere dei buoni valori, crolla in Lega il supporto che reggeva le sue composizioni e fuggono i clienti, che non lo comprendono e forse lo disprezzano, perché quei valori sono dissolti e il pittore non può più rappresentarli; il colore, privo della trama che gli dava ordine e lo guidava nei percorsi della composizione, resta un grumo disfatto sulla tela.[/align]
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Il canto di uno stornello (1868)

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Un dopo pranzo, 1868

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Il Primo dolore, 1863

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Le bambine che fanno le signore

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Una visita, 1868

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Prigionieri di guerra (Ritorno di bersaglieri italiani da una ricognizione), 1861

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I fidanzati, 1869

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Ritratto di Giulia Bandini (L'inglesina)

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