Giuseppe Gioacchino Belli
Inviato: mer set 26, 2007 8:55 pm
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Nato a Roma il 7 marzo 1791,il poeta Giuseppe Gioacchino Belli nei suoi numerosi sonetti descrisse in vernacolo romanesco la Roma Papalina del XIX secolo.
Di famiglia modesta e rimasto assai presto orfano di padre, il Belli dovette cambiare spesso d'impiego, sempre nei settori della copistica e dell'impiego di concetto, ma grazie all'amico poeta Francesco Spada ebbe modo da un lato di iniziare la produzione poetica (inizialmente in lingua italiana) e dall'altro di selezionare i contatti professionali, ricoprendo incarichi via via più importanti.
Fu segretario del principe Stanislao Poniatowsky, poi istitutore privato, poi ancora impiegato all'Ufficio del Bollo e Registro. Sposò una donna di diversi anni più matura, recante una dote che gli permise di guardare con minori preoccupazioni alla vita pratica e di dedicare più tempo alla produzione poetica, che intanto prendeva forma tipica nella metrica del sonetto, oltre che all'Accademia Tiberina, cui con lo Spada aveva aderito dopo la scissione dell'Accademia degli Elleni.
Dell'Accademia fu segretario e nel 1850 presidente. In questa veste fu responsabile della censura artistica, e come tale si trovò a vietare la diffusione delle opere di William Shakespeare.
Morì il 21 dicembre 1863, a causa di un colpo apoplettico, avendo disposto nel testamento che tutte le sue opere venissero bruciate, ma il figlio decise di non rispettare la volontà paterna, consentendo invece che fossero conosciute.
L'opera del Belli, principalmente nota per la produzione dei suoi sonetti in dialetto, rappresenta con felice sintesi la mentalità dei popolani della Città Eterna, lo spirito salace, disincantato, a tratti furbesco e sempre autocentrico della plebe, come egli stesso la individua, rendendo con vivezza una costante traduzione in termini ricercatamente incolti di tutte le principali tematiche della quotidianità del tempo.
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Nato a Roma il 7 marzo 1791,il poeta Giuseppe Gioacchino Belli nei suoi numerosi sonetti descrisse in vernacolo romanesco la Roma Papalina del XIX secolo.
Di famiglia modesta e rimasto assai presto orfano di padre, il Belli dovette cambiare spesso d'impiego, sempre nei settori della copistica e dell'impiego di concetto, ma grazie all'amico poeta Francesco Spada ebbe modo da un lato di iniziare la produzione poetica (inizialmente in lingua italiana) e dall'altro di selezionare i contatti professionali, ricoprendo incarichi via via più importanti.
Fu segretario del principe Stanislao Poniatowsky, poi istitutore privato, poi ancora impiegato all'Ufficio del Bollo e Registro. Sposò una donna di diversi anni più matura, recante una dote che gli permise di guardare con minori preoccupazioni alla vita pratica e di dedicare più tempo alla produzione poetica, che intanto prendeva forma tipica nella metrica del sonetto, oltre che all'Accademia Tiberina, cui con lo Spada aveva aderito dopo la scissione dell'Accademia degli Elleni.
Dell'Accademia fu segretario e nel 1850 presidente. In questa veste fu responsabile della censura artistica, e come tale si trovò a vietare la diffusione delle opere di William Shakespeare.
Morì il 21 dicembre 1863, a causa di un colpo apoplettico, avendo disposto nel testamento che tutte le sue opere venissero bruciate, ma il figlio decise di non rispettare la volontà paterna, consentendo invece che fossero conosciute.
L'opera del Belli, principalmente nota per la produzione dei suoi sonetti in dialetto, rappresenta con felice sintesi la mentalità dei popolani della Città Eterna, lo spirito salace, disincantato, a tratti furbesco e sempre autocentrico della plebe, come egli stesso la individua, rendendo con vivezza una costante traduzione in termini ricercatamente incolti di tutte le principali tematiche della quotidianità del tempo.