Giacomo da Lentini
Inviato: mar dic 04, 2007 9:55 pm
[align=center]Giacomo da Lentini
(o Jacopo)[/align]
[align=center]
Salvatore Fiume:Jacopo da Lentini
olio su masonite 1985
cm 36x54[/align]
Il rimatore più autorevole della Scuola Siciliana fiorita nel XIII secolo presso la corte di Federico II di Svevia.
Nato a Lentini, paese della provincia di Siracusa, sulla fine del secolo XII, divenne notaio imperiale di Federico II.
Morì tra il 1246 e il 1250. Fu tra i più antichi rimatori della scuola siciliana; di lui ci rimangono una quarantina di componimenti poetici che costituiscono il più vasto dei canzonieri siciliani.
In quel nucleo cosi rilevante nella vita spirituale del tempo, dove si coltivavano studi filosofici, giuridici e scientifici, si dedicarono alla poesia, cantando l'amore cortese sulla falsariga dei trovatori, lo stesso Federico II, il suocero Giovanni di Brienne e i figli Manfredi ed Enzo, nonchè alti dignitari di corte quali Rinaldo d'Aquino, Jacopo Mostacci, Giacomino Pugliese, Pier della Vigna, Guido ed Oddo delle Colonne.
A Giacomo da Lentini, tra l'altro, è attribuita l'invenzione del sonetto. Godè di gran fama all'epoca sua e nella successiva: Dante lo citò tra i maggiori rappresentanti della scuola siciliana e nel ventiquattresimo canto del Purgatorio lo chiamò «il No taro».
Giacomo da Lentini è ricordato da Dante (Purgatorio, XXIV) come capo della scuola.
(o Jacopo)[/align]
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Salvatore Fiume:Jacopo da Lentini
olio su masonite 1985
cm 36x54[/align]
Il rimatore più autorevole della Scuola Siciliana fiorita nel XIII secolo presso la corte di Federico II di Svevia.
Nato a Lentini, paese della provincia di Siracusa, sulla fine del secolo XII, divenne notaio imperiale di Federico II.
Morì tra il 1246 e il 1250. Fu tra i più antichi rimatori della scuola siciliana; di lui ci rimangono una quarantina di componimenti poetici che costituiscono il più vasto dei canzonieri siciliani.
In quel nucleo cosi rilevante nella vita spirituale del tempo, dove si coltivavano studi filosofici, giuridici e scientifici, si dedicarono alla poesia, cantando l'amore cortese sulla falsariga dei trovatori, lo stesso Federico II, il suocero Giovanni di Brienne e i figli Manfredi ed Enzo, nonchè alti dignitari di corte quali Rinaldo d'Aquino, Jacopo Mostacci, Giacomino Pugliese, Pier della Vigna, Guido ed Oddo delle Colonne.
A Giacomo da Lentini, tra l'altro, è attribuita l'invenzione del sonetto. Godè di gran fama all'epoca sua e nella successiva: Dante lo citò tra i maggiori rappresentanti della scuola siciliana e nel ventiquattresimo canto del Purgatorio lo chiamò «il No taro».
Giacomo da Lentini è ricordato da Dante (Purgatorio, XXIV) come capo della scuola.