Luciano Erba
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Luciano Erba
[align=center]Luciano Erba
[/align]
Luciano Erba è nato a Milano, nel 1922. Il suo esordio poetico è del 1951, con Linea K, poi riunita con altre raccolte parziali nel libro organico, a lungo unico, Il male minore (1960). Hanno fatto seguito Il nastro di Moebius (1980), Il tranviere metafisico (1988), L’ippopotamo (1989), L’ipotesi circense (1995), Nella terra di mezzo (2000).
La sua intera produzione è stata raccolta nell’"Oscar" Mondadori Poesie (1951-2001), edito nel 2002. Francesista, ha insegnato nei licei e all’università (anche negli Stati Uniti) e ha tradotto molti autori come Cendrars, Reverdy, Michaux, Ponge.
Maestro di grazia ed eleganza, i suoi versi sono sempre lievi e perfetti, senz'ombra di retorica e quanta bellezza, nel sapore dolceamaro dell'amore, è capace di regalare nelle sue composizioni.
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Luciano Erba è nato a Milano, nel 1922. Il suo esordio poetico è del 1951, con Linea K, poi riunita con altre raccolte parziali nel libro organico, a lungo unico, Il male minore (1960). Hanno fatto seguito Il nastro di Moebius (1980), Il tranviere metafisico (1988), L’ippopotamo (1989), L’ipotesi circense (1995), Nella terra di mezzo (2000).
La sua intera produzione è stata raccolta nell’"Oscar" Mondadori Poesie (1951-2001), edito nel 2002. Francesista, ha insegnato nei licei e all’università (anche negli Stati Uniti) e ha tradotto molti autori come Cendrars, Reverdy, Michaux, Ponge.
Maestro di grazia ed eleganza, i suoi versi sono sempre lievi e perfetti, senz'ombra di retorica e quanta bellezza, nel sapore dolceamaro dell'amore, è capace di regalare nelle sue composizioni.
Ultima modifica di birillino8 il sab mag 24, 2008 1:15 pm, modificato 1 volta in totale.
- birillino8
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[align=center]Il gatto archeologo
a Francesca
Dicono che alcuni in oriente
sentano la voce delle pietre
né più né meno di quando mia figlia
ascoltava il cavo della conchiglia.
Forse anche il gatto dei Fori
ode con le sue lunghe vibrisse
quel che raccontano le pietre
sotto cieli di tante stelle fisse.
E' notte: il gatto archeologo
parte per ricerche di storia romana
ormai nutrito dalle pie donne
nelle aiuole tra archi e colonne.[/align]
a Francesca
Dicono che alcuni in oriente
sentano la voce delle pietre
né più né meno di quando mia figlia
ascoltava il cavo della conchiglia.
Forse anche il gatto dei Fori
ode con le sue lunghe vibrisse
quel che raccontano le pietre
sotto cieli di tante stelle fisse.
E' notte: il gatto archeologo
parte per ricerche di storia romana
ormai nutrito dalle pie donne
nelle aiuole tra archi e colonne.[/align]
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[align=center]Altro gatto ermeneutico
Con te mio gatto non si può mai dire
il principio di causa non funziona
prevedo una tua mossa, allora sbaglio
ci penso, mi correggo, sbaglio ancora.
S'inseguono, rimbalzano, volteggiano
la causa efficiente e la finale:
mi devo rassegnare a non capire?
m'inviti invece a capire di più?
Staresti forse dalla parte del nulla?
oppure arrivi da terre di mezzo
tra essere e non essere? alla finestra
accarezzo il tuo dorso di velluto
il mondo di fuori mi ricerca
è così che dilegua il mio assoluto.
[/align]
Con te mio gatto non si può mai dire
il principio di causa non funziona
prevedo una tua mossa, allora sbaglio
ci penso, mi correggo, sbaglio ancora.
S'inseguono, rimbalzano, volteggiano
la causa efficiente e la finale:
mi devo rassegnare a non capire?
m'inviti invece a capire di più?
Staresti forse dalla parte del nulla?
oppure arrivi da terre di mezzo
tra essere e non essere? alla finestra
accarezzo il tuo dorso di velluto
il mondo di fuori mi ricerca
è così che dilegua il mio assoluto.
[/align]
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[align=center]Un paesaggio docile
L'albero che saliva si piegava
tornava a salire verso il cielo
ma avesse preso questa o quella forma
avesse avuto questo o quel colore
sarebbe sempre stato solo un albero
soltanto un segno su quel dosso di monte
di un paesaggio creato dai miei occhi
per secondare i miei esaltati spirti
la mia fierezza di viandante alpestre
giunto infine poco sotto la vetta.[/align]
L'albero che saliva si piegava
tornava a salire verso il cielo
ma avesse preso questa o quella forma
avesse avuto questo o quel colore
sarebbe sempre stato solo un albero
soltanto un segno su quel dosso di monte
di un paesaggio creato dai miei occhi
per secondare i miei esaltati spirti
la mia fierezza di viandante alpestre
giunto infine poco sotto la vetta.[/align]
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[align=center]Fine delle vacanze
Ero uno che sollevava la pietra
affondata nell’erba tra la malva
scoprendo un mondo di radicole bianche
di città color verde pisello;
ma partite le ultime ragazze
che ancora ieri erano ferme in bicicletta
nascoste da grandi foglie di settembre
alle sbarre del passaggio a livello
mi sento io stesso quella pietra.
Anche le nuvole sono basse sui campi di tennis
e il nome dell’hôtel scritto sul muro
a nere, grandi lettere è tutto intriso di pioggia.[/align]
Ero uno che sollevava la pietra
affondata nell’erba tra la malva
scoprendo un mondo di radicole bianche
di città color verde pisello;
ma partite le ultime ragazze
che ancora ieri erano ferme in bicicletta
nascoste da grandi foglie di settembre
alle sbarre del passaggio a livello
mi sento io stesso quella pietra.
Anche le nuvole sono basse sui campi di tennis
e il nome dell’hôtel scritto sul muro
a nere, grandi lettere è tutto intriso di pioggia.[/align]
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[align=center]Quartine del tempo libero
Raccolte in alto le redini
guardare le tracce rosso viola
lasciate dagli uccelli di bosco
sulle pietre assolate dei declivi
Ripiegati i calzoni fino al ginocchio
scoprire conchiglie a bassa marea
fino alla goletta più verde
in Bretagna, nel suo letto di alghe
Disteso in riva a un torrente
distrarmi al vedere il luccichìo
del contadino che affila la falce
sul ripiano più alto del pendìo
Appoggiati i gomiti sul davanzale
ascoltare le saracinesche della sera
mentre gli alberi si fanno più scuri
e arrivano i segnali della cena
Accavallate le gambe stando in poltrona
numerare arabeschi di una stoffa persiana
seduto su una panca tra passeggeri
contare piastrelle della metropolitana.[/align]
Raccolte in alto le redini
guardare le tracce rosso viola
lasciate dagli uccelli di bosco
sulle pietre assolate dei declivi
Ripiegati i calzoni fino al ginocchio
scoprire conchiglie a bassa marea
fino alla goletta più verde
in Bretagna, nel suo letto di alghe
Disteso in riva a un torrente
distrarmi al vedere il luccichìo
del contadino che affila la falce
sul ripiano più alto del pendìo
Appoggiati i gomiti sul davanzale
ascoltare le saracinesche della sera
mentre gli alberi si fanno più scuri
e arrivano i segnali della cena
Accavallate le gambe stando in poltrona
numerare arabeschi di una stoffa persiana
seduto su una panca tra passeggeri
contare piastrelle della metropolitana.[/align]
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[align=center]Gli anni quaranta
Sembrava tutto possibile
lasciarsi dietro le curve
con un supremo colpo di freno
galoppare in piedi sulla sella
altre superbe cose
apparivano all’altezza degli occhi.
Ora gli anni volgono veloci
per cieli senza presagi
ti svegli da azzurre trapunte
in una stanza di mobili a specchiera
studi le coincidenze dei treni
passi una soglia fiorita di salvia rossa
leggi «Salve» sullo zerbino
poi esci in maniche di camicia
ad agitare l’insalata nel tovagliolo.
La linea della vita
deriva tace s’impunta
scavalca sfila
tra i pallidi monti degli dei.[/align]
Sembrava tutto possibile
lasciarsi dietro le curve
con un supremo colpo di freno
galoppare in piedi sulla sella
altre superbe cose
apparivano all’altezza degli occhi.
Ora gli anni volgono veloci
per cieli senza presagi
ti svegli da azzurre trapunte
in una stanza di mobili a specchiera
studi le coincidenze dei treni
passi una soglia fiorita di salvia rossa
leggi «Salve» sullo zerbino
poi esci in maniche di camicia
ad agitare l’insalata nel tovagliolo.
La linea della vita
deriva tace s’impunta
scavalca sfila
tra i pallidi monti degli dei.[/align]
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[align=center]Le giovani coppie
Le giovani coppie del dopoguerra
pranzavano in spazi triangolari
in appartamenti vicini alla fiera
i vetri avevano cerchi alle tendine
i mobili erano lineari, con pochi libri
l’invitato che aveva portato del chianti
bevevamo in bicchieri di vetro verde
era il primo siciliano della mia vita
noi eravamo il suo modello di sviluppo.[/align]
Le giovani coppie del dopoguerra
pranzavano in spazi triangolari
in appartamenti vicini alla fiera
i vetri avevano cerchi alle tendine
i mobili erano lineari, con pochi libri
l’invitato che aveva portato del chianti
bevevamo in bicchieri di vetro verde
era il primo siciliano della mia vita
noi eravamo il suo modello di sviluppo.[/align]
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[align=center]Altrove Padano
II
Viaggiatore che guardi il tuo treno
in corsa tra le risaie
affacciato da un vagone di coda
in curva tra le robinie,
sei in fuga lungo un arco di spazio?
o immobile guardi lontano
più lontano, da una piega del tempo
se il sole che ora declina
(il verde è un trionfo di giallo)
si arresta ai tuoi occhi pavesi?
Viaggiatore di fine giornata
di collo magro, di fronte stempiata.[/align]
II
Viaggiatore che guardi il tuo treno
in corsa tra le risaie
affacciato da un vagone di coda
in curva tra le robinie,
sei in fuga lungo un arco di spazio?
o immobile guardi lontano
più lontano, da una piega del tempo
se il sole che ora declina
(il verde è un trionfo di giallo)
si arresta ai tuoi occhi pavesi?
Viaggiatore di fine giornata
di collo magro, di fronte stempiata.[/align]