Paolo Uccello

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Soleanna1
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Paolo Uccello

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Paolo Uccello

Paolo di Dono di Paolo, meglio conosciuto come Paolo Uccello (così si firma lui stesso dal 1445 circa) (Firenze, 1397 - 10 dicembre 1475) fu un pittore e mosaicista italiano.

Secondo quanto racconta Vasari nelle sue Vite, Paolo Uccello «non ebbe altro diletto che d'investigare alcune cose di prospettiva difficili et impossibili». Le sue composizioni sono costruite con prospettive, derivate più dagli studi sull'ottica medievali che sulle nuove conquiste rinascimentali, che non servono a dare ordine logico alla composizione racchiusa entro uno spazio finito e misurabile, ma servono a creare scenografie fantastiche e antropomorfe in spazi indefiniti, elementi tipici della cultura tardogotica. L'impressione onirica è accentuata dall'uso di monocromi e dall'uso di cieli e sfondi scuri, su cui risaltano luminose le figure bloccate in posizioni innaturali.

Era figlio di un chirurgo e barbiere, Dono di Paolo di Pratovecchio, cittadino fiorentino dal 1373, e della nobildonna Antonia di Giovanni di Castello Del Beccuto. Dal 1407 e il 1414 è insieme a Donatello nella bottega di Lorenzo Ghiberti, impegnata nella realizzazione della porta Nord del battistero di Firenze ora collocata sul lato nord (1403-1424). Iscritto alla Compagnia di San Luca nel 1414, è immatricolato l'anno successivo, all'Arte dei Medici e Speziali.

Per la cappella Carnesecchi in Santa Maria Maggiore eseguì una Annunciazione e quattro Profeti; secondo il Vasari affresca una nicchia nello Spedale di Lelmo, con Sant'Antonio abate tra i santi Cosma e Damiano e nel monastero di Annalena due figure; opere tutte perdute. Tra il 1425 e il 1430 fu impegnato a Venezia per eseguire dei mosaici, oggi perduti nella Basilica di san Marco e forse tarsie marmoree per il pavimento basilicale. Di questi anni è anche l'affresco con la Madonna col Bambino (Firenze, Museo di San Marco) che si trovava in una delle case dei Del Beccuto, la famiglia della madre.

Nel 1430 ritornato a Firenze lavorò agli affreschi con Storie della Genesi del "Chiostro verde" di Santa Maria Novella (1431), nel lunettone Creazione degli animali e creazione di Adamo con sotto Creazione di Eva e Peccato originale. La prospettiva, la cui definizione si era andata sviluppando a Firenze durante la sua assenza, utilizzata da Paolo Uccello, serve per creare un mondo irreale governato dalle forze centrifughe che si sprigionano dai vari gruppi dove le figure semplici e monumentali, come nelle sculture di Donatello e di Nanni di Banco, sono come bloccate in pose statuarie.

Al 1430 circa appartiene il piccolo trittico con la Crocifissione custodito al Metropolitan Museum of Art di New York. probabilmente realizzato per una cella del convento di Santa Maria del Paradiso a Firenze. Tra il 1430 e il 1440 realizza per la pala della chiesa di San Bartolemeo (prima detta di San Michele Arcangelo) a Quadrate, la predella di cui si conserva tre scene con la Visione di san Giovanni a Patmos, l'Adorazione dei Magi e i Santi Giacomo il Maggiore e Ansano, custodite nel Museo Arcivescovile di Firenze.

Tra l'inverno 1435 e la primavera del 1436 eseguì gli affreschi con storie della Vergine (Natività di Maria e Presentazione di Maria al tempio) e storie di santo Stefano (Disputa di santo Stefano e Martirio di santo Stefano, completata per la metà inferiore da Andrea di Giusto Manzini), nella Cappella dell'Assunta nel duomo di Prato.

Nel 1436 fu incaricato dell'affresco con il monumento equestre al condottiero Giovanni Acuto (John Hawkwood), eseguito in soli tre mesi su una parete del Duomo di Firenze (Santa Maria del Fiore) e firmato con il suo nome sul basamento della statua. A monocromo (o verdeterra), utilizza solo il grigio per dare l'impressione della statua; usa due diversi impianti prospettici, uno per la base, uno frontale per il cavallo; animale molto curato, ma stereotipato, il cavallo e il cavaliere furono trattati volumetricamente, mediante l'abile trattazione di luci e ombre.

Nel 1437 eseguì l'affresco raffigurante la Natività nella prima cappella di sinistra della chiesa di San Martino a Bologna. Tra il 1438 e il 1440 realizza i tre dipinti che celebrano la Battaglia di San Romano, del 1432, nella quale i fiorentini, guidati da Niccolò Mauruzi da Tolentino sconfissero i senesi. I tre pannelli, destinati inizialmente ad una sala del palazzo Medici di via Larga, a Firenze, sono conservati separatamente in tre musei d'Europa: la National Gallery di Londra (Niccolò da Tolentino alla testa dei fiorentini), gli Uffizi (Disarcionamento di Bernardino della Ciarda) e il Louvre di Parigi (Il contro attacco di Micheletto da Cotignola), quest'ultimo forse realizzato in un momento successivo e firmato dall'artista.

Dopo il 1440 Uccello si trovava nuovamente impegnato negli affreschi con le storie di Noè ancora nel "Chiostro verde" di Santa Maria Novella, con nella lunetta Uscita di Noè dall'arca e sotto il Sacrificio di Noè e l'Ebrezza di Noè, nella lunetta adottò un duplice punto di fuga incrociato che accentuava, insieme all'irrealtà dei colori, la drammaticità dell'episodio, a sinistra l'arca all'inizio del diluvio, a destra l'arca dopo il diluvio; Mosè è presente sia nell'atto di prendere il ramoscello di ulivo, sia sulla terra ferma. Le figure diventano più piccole allontanandosi, e l'arca sembra arrivare all'infinito. Nei nudi si avvertiva l'influsso delle figure di Masaccio, mentre la ricchezza dei dettagli risentiva ancora del gusto tardo-gotico.

Nel 1442 abbiamo il primo documento che attesta l'esistenza si una sua bottega. Tra il 1443 e il 1445 eseguì per il Duomo il quadrante del grande orologio della controfacciata e i cartoni per due degli occhi della cupola (la "Resurrezione", eseguita dal vetraio Bernardo di Francesco, e la Natività, realizzata da Angelo Lippi) e per il chiostro dello Spedale di Santa Maria della Scala il Presepe ora agli Uffizi.

Nel 1445 venne chiamato a Padova da Donatello, e qui realizzò nel palazzo Vitaliani affreschi con "giganti" oggi perduti. Tornò a Firenze l'anno successivo. Datata tra il 1450 e il 1475 è la tavola con Scene della vita di santi e di alcuni monaci o Tebaide, tema largamente diffuso in quegli anni, e custodita alla Galleria dell'Accademia di Firenze.

Sposò Tommasa Malifici nel 1452 da cui ebbe due figlie. di quell'anno è la tavola con Annunciazione ora perduta di cui si conserva la predella con Cristo in pietà tra la Madonna e san Giovanni evangelista nel museo di san Marco a Firenze.

Tra il 1460 e il 1465 realizza una Crocifissione e santi oggi alla collezione Thyssen-Bornemisza di Madrid. Nel 1461 dipinse affreschi con scene di vita monastica nel chiostro di San Miniato, solo in parte conservati. Nel 1465 eseguì per Lorenzo di Matteo Morelli, una tavola con san Giorgio (Parigi, Museo Jacquemart André) e l'affresco con l' Incredulità di san Tommaso sulla facciata della chiesa di San Tommaso in Mercato Vecchio (perduto). Tra il 1465 e il 1468 soggiornò a Urbino dove lasciò una predella con il Miracolo dell'Ostia profanata, commissionatagli dalla Compagnia del Corpus Domini. Probabilmente a questi anni appartiene la tavoletta con la Caccia notturna dell'Ashmolean Museum di Oxford.

Al 1470 circa risale la tavola con San Giorgio e il drago della National Gallery di Londra.

Muore il 10 dicembre 1475 e viene sepolto in Santo Spirito, il 12 dicembre. Lasciò molti disegni fra cui tre agli Uffizi con studi prospettici. In questo studio l'artista fu probabilmente affiancato dal matematico Paolo Toscanelli.

Gli sono inoltre attribuite:

Ritratto di donna 1430 circa, Metropolitan Museum of Art di New York.
Ritratto di giovane (Musée des Beaux-Arts di Chambéry) del 1440 circa.
In passato gli era stata attribuita anche la tavola con Cinque maestri del Rinascimento fiorentino (Museo del Louvre, Parigi di ignoto pittore fiorentino, datata tra la fine del XV° secolo o i primi anni del XVI° secolo.

Caratteristiche delle opere
Ricerca continua sulla prospettiva e delle leggi geometriche che la governano. Inesauribile fantasia, che gli permette di usare la prospettiva in modo assolutamente innovativo e non compreso ai tempi, con il fine di ricreare un mondo irreale e fiabesco.

Secondo quanto aggiunge Vasari - sempre nelle sue celebri "Vite" - Paolo Uccello fu affascinato dallo studio della prospettiva, di cui sperimentò nelle sue opere le varie possibilità e applicandosi allo studio analitico delle leggi scientifiche che regolano la rappresentazione degli oggetti nello spazio tridimensionale. Agli Uffizi si conservano tre disegni con studi prospettici che gli sono generalmente attribuiti. In questo studio l'artista fu probabilmente affiancato dal matematico Paolo Toscanelli.

Un'altra caratteristica fu l'uso di cieli e sfondi scuri, su cui risaltavano luminose le figure in primo piano. I colori non sempre realistici accentuavano l'atmosfera irreale e mitica delle scene raffigurate.

Monumento a Giovanni Acuto
affresco - 1436
A monocromo (o verdeterra), utilizza solo il grigio per dare l'impressione della statua; usa due diversi impianti prospettici, uno per la base, uno frontale per il cavallo; animale molto curato, ma stereotipato. La figura è racchiusa in una rettangolo che si può perfettamente dividere con una linea verticale una orizzontale e due oblique che se si intersecassero al centro.

Storie di Noè
affresco - 1450
Nel Chiostro Verde di Santa Maria Novella.

Diluvio e Recessione delle Acque: due scene unite, con due punti di fuga diversi e incrociati: a sinistra l'arca all'inizio del diluvio, a destra l'arca dopo il diluvio; Mosè è presente sia nell'atto di prendere il ramoscello di ulivo, sia sulla terra ferma. Le figure diventano più piccole allontanandosi, e l'arca sembra arrivare all'infinito.
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