[align=center]Antonin Artaud
" io, Antonin Artaud, nato a Marsiglia il
4 settembre 1896, cinquant'anni, autore di
cinque o sei libri di poesie, attore di cinema
e regista... ho perso ogni potere di disporre
della mia vita, del mio corpo, internato d'ufficio
e costretto in manicomio per 9 anni, oggetto nelle
mani dell'autorità, e sottomesso a leggi crudeli
ed alienanti che mi resero irrimediabilmente
altro per sempre". [/align]
Antonin Artaud nacque a Marsiglia nel 1896 e morì a Ivry-sur-Seine nel 1948. Fu scrittore, poeta, attore teatrale e cinematografico. Iniziò la sua carriera sul palcoscenico con Dullin e in seguito, per molti anni, fu vicino a Jouvet e a Barrault. Tra il 1924 e il 1935, apparve molto spesso sullo schermo in film francesi e tedeschi (memorabile la sua interpretazione nella Giovanna d’Arco di Dreyer).
[align=center]Artaud nel film di Dreyer[/align]
È autore di un testo, Il teatro e il suo Doppio (1938), che teorizza un ribaltamento completo dei fondamenti dell’arte drammatica. Partecipò inoltre al movimento surrealista, a cui fornì i testi più spregiudicati e radicali. Nel 1934 pubblicò Eliogabalo o l’anarchico incoronato, e nel 1936 abbandonò il teatro per compiere un viaggio in Messico destinato a diventare l’avvenimento decisivo della sua vita, e ad essere poi ripercorso nelle prose di Al paese dei Tarahumara (1937). Il ritorno in Francia, un anno più tardi, segnò la rottura con «questo mondo in cui, a parte il fatto di avere un corpo, di camminare, di coricarsi, di vegliare, di dormire, d’essere nell’ombra o nella luce (e anche la luce è dubbia) tutto è falso». È una rottura, ma soprattutto una ribellione, un rifiuto sistematico di ogni realtà concreta, che lo condurrà, dopo un breve soggiorno in Irlanda nel 1937 e una serie di avvenimenti rimasti misteriosi, a essere internato per diversi anni nel manicomio di Rodez. La sofferenza e le privazioni di questo periodo, protrattosi fino al 1945, contribuirono a rendere più esacerbata e violenta quell’introspezione che conduceva da anni con assoluta spietatezza, e il cui ultimo frutto fu Van Gogh il suicidato della società, un’autobiografia in forma di ritratto, uscita un anno prima della morte.
Antonin Artaud
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[align=center]Sopra un poeta morto
La sua anima di poeta ahimé era partita
Tra i suoni musicali e gotici di una sera
E meravigliosamente tra le sartie nere
Il sole inclinava la sua carena ingiallita.
Allora ero venuto nella mia malinconia
A vedere la spoglia di quest'uomo divino
A vedere la bellezza dove si forma come un repositorio
Il pensiero sublime scintillante e fiorito.
Gli organi del mare facevano un rumore di folla
Le funi rantolavano con un rumore d'onda
Tra le fiamme d'oro di ceri che piangevano.
E voci s'innalzavano dal velluto e dall'oro
Del grande vascello che processioni adornavano
Ai suoni dolcissimi emessi dai flauti della morte.[/align]
La sua anima di poeta ahimé era partita
Tra i suoni musicali e gotici di una sera
E meravigliosamente tra le sartie nere
Il sole inclinava la sua carena ingiallita.
Allora ero venuto nella mia malinconia
A vedere la spoglia di quest'uomo divino
A vedere la bellezza dove si forma come un repositorio
Il pensiero sublime scintillante e fiorito.
Gli organi del mare facevano un rumore di folla
Le funi rantolavano con un rumore d'onda
Tra le fiamme d'oro di ceri che piangevano.
E voci s'innalzavano dal velluto e dall'oro
Del grande vascello che processioni adornavano
Ai suoni dolcissimi emessi dai flauti della morte.[/align]
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[align=center]Vetri di suono
Vetri di suono dove girano gli astri,
lastre dove cuociono i cervelli,
il cielo brulicante di vergogne
divora la nudità degli astri.
Un latte bizzarro e potente
brulica in fondo al firmamento;
una chiocciola sale e guasta
la tranquillità delle nubi.
Rabbie e delizie, il cielo intero
su noi scaglia come una nube
un mulinello di ali selvagge
piene di oscenità torrenziali.[/align]
Vetri di suono dove girano gli astri,
lastre dove cuociono i cervelli,
il cielo brulicante di vergogne
divora la nudità degli astri.
Un latte bizzarro e potente
brulica in fondo al firmamento;
una chiocciola sale e guasta
la tranquillità delle nubi.
Rabbie e delizie, il cielo intero
su noi scaglia come una nube
un mulinello di ali selvagge
piene di oscenità torrenziali.[/align]
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[align=center]Invocazione alla mummia
Queste narici di pelle e d'ossa
dove iniziano le tenebre
dell'assoluto e il dipinto di queste labbra
che tu chiudi come un tendaggio
E quest'oro che ti scivola in sogno
spogliandoti la vita delle ossa
e i fiori di questo sguardo finto
da cui raggiungi la luce
Mummia le mani affusolate
ti rivoltano i visceri,
queste mani in cui l'ombra spaventosa
prende figura d'uccello
Tutto ciò di cui s'adorna la morte
come per un rito vago,
queste chiacchiere d'ombra e l'oro
in cui nuotano i tuoi neri visceri
E' là che ti raggiungo,
lungo la strada calcinata di vene
e il tuo oro è come le mie pene,
peggiore testimone e più sicuro[/align]
Queste narici di pelle e d'ossa
dove iniziano le tenebre
dell'assoluto e il dipinto di queste labbra
che tu chiudi come un tendaggio
E quest'oro che ti scivola in sogno
spogliandoti la vita delle ossa
e i fiori di questo sguardo finto
da cui raggiungi la luce
Mummia le mani affusolate
ti rivoltano i visceri,
queste mani in cui l'ombra spaventosa
prende figura d'uccello
Tutto ciò di cui s'adorna la morte
come per un rito vago,
queste chiacchiere d'ombra e l'oro
in cui nuotano i tuoi neri visceri
E' là che ti raggiungo,
lungo la strada calcinata di vene
e il tuo oro è come le mie pene,
peggiore testimone e più sicuro[/align]
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[align=center]Ci-git
Io, Antonin Artaud, sono mio figlio, mio padre, sono mia madre
e sono io;
sono colui che ha abolito il periplo idiota nel quale si ficca l'atto del generare,
il periplo papà-mamma
e il bambino,
crosta nel culo della nonna,
piú che in quello del padre-madre, molto di piú.
Il che vuol dire che prima di mamma e papà
che non avevano né padre né madre,
si dice,
e dove mai li avrebbero presi,
loro,
quando sono diventati quella congiunzione
unica
che la sposa e lo sposo
non hanno mai potuto vedere seduta o in piedi,
prima di quell'improbabile buco
che lo spirito si cerca
per noi,
per disgustarci un po' piú di noi stessi,
era questo corpo inusabile
fatto di carne, di sperma impazzito,
questo corpo appeso, da prima che arrivassero i pidocchi,
questo corpo che suda sulla tavola impossibile
del cielo
il suo odore calloso di atomo,
la sua rauca puzza di abbietto
detritus
sparato fuori dal sonno
dell'Inca mutilato delle dita
lui che come idea aveva un braccìo
e come mano soltanto un palmo morto
perché le dita le aveva perse
a forza di uccidere re.[/align]
Io, Antonin Artaud, sono mio figlio, mio padre, sono mia madre
e sono io;
sono colui che ha abolito il periplo idiota nel quale si ficca l'atto del generare,
il periplo papà-mamma
e il bambino,
crosta nel culo della nonna,
piú che in quello del padre-madre, molto di piú.
Il che vuol dire che prima di mamma e papà
che non avevano né padre né madre,
si dice,
e dove mai li avrebbero presi,
loro,
quando sono diventati quella congiunzione
unica
che la sposa e lo sposo
non hanno mai potuto vedere seduta o in piedi,
prima di quell'improbabile buco
che lo spirito si cerca
per noi,
per disgustarci un po' piú di noi stessi,
era questo corpo inusabile
fatto di carne, di sperma impazzito,
questo corpo appeso, da prima che arrivassero i pidocchi,
questo corpo che suda sulla tavola impossibile
del cielo
il suo odore calloso di atomo,
la sua rauca puzza di abbietto
detritus
sparato fuori dal sonno
dell'Inca mutilato delle dita
lui che come idea aveva un braccìo
e come mano soltanto un palmo morto
perché le dita le aveva perse
a forza di uccidere re.[/align]