Alexis Díaz Pimienta
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Alexis Díaz Pimienta
[align=center]Alexis Díaz Pimienta
[/align]
Una volta li chiamavano cantastorie. Oggi a Cuba si chiamano repentisti, ma la sostanza non cambia; cantano per strada improvvisando testi poetici sulla base di un canovaccio, fanno spettacoli e danzano attirando l'attenzione dei passanti.
"La poesia orale improvvisata, il repentismo, è il risultato di un profondo miscuglio culturale, almeno nelle terre americane. Un'ibridazione tra tipi di oralità distanti e distinte, come quelle indigene americane e quelle europee".
A scrivere queste parole è un giovane, ma già famoso repentista cubano: Alexis Díaz Pimienta, nato all'Avana nel 1966. Esuberante personaggio dalla carnagione e gli occhi scurissimi, Pimienta è poeta repentista, cioè improvvisatore di strofe popolari cantate,ma anche saggista e scrittore.
Ha pubblicato i versi di Cuarto de Mala Música (Murcia, 1995), En Almería casi nunca llueve (Almería, 1996), La sexta cara del dado (Gran Canaria, 1997) e Pasajero de tránsito (Gran Canaria, 1997), nonché la raccolta di racconti Los visitantes del sábado (1994).
Sue narrazioni compaiono nei volumi La baia delle gocce notturne (Besa, 1996) e Vedi Cuba e poi muori (Feltrinelli, 1997).
Ha scritto recentemente un documento in cui ripercorre le origini della "decima espineliana" (anche detta repentista) di cui è un attuale ed entusiasta esponente. La struttura di questo versificare prende il nome da Vincent Espinel, nella Spagna nel XVII secolo, ed è molto usata nella poesia orale improvvisata. Con le conquiste coloniali si è diffusa in America, dove ha incontrato, mischiandosi, la vivace tradizione culturale degli indios americani, abili compositori di testi improvvisati orali, spesso accompagnati dalla musica e dalla danza. I temi affrontati sono quelli di sempre: le guerre, gli amori, i problemi sociali, le catastrofi, la politica, le disavventure familiari.
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Una volta li chiamavano cantastorie. Oggi a Cuba si chiamano repentisti, ma la sostanza non cambia; cantano per strada improvvisando testi poetici sulla base di un canovaccio, fanno spettacoli e danzano attirando l'attenzione dei passanti.
"La poesia orale improvvisata, il repentismo, è il risultato di un profondo miscuglio culturale, almeno nelle terre americane. Un'ibridazione tra tipi di oralità distanti e distinte, come quelle indigene americane e quelle europee".
A scrivere queste parole è un giovane, ma già famoso repentista cubano: Alexis Díaz Pimienta, nato all'Avana nel 1966. Esuberante personaggio dalla carnagione e gli occhi scurissimi, Pimienta è poeta repentista, cioè improvvisatore di strofe popolari cantate,ma anche saggista e scrittore.
Ha pubblicato i versi di Cuarto de Mala Música (Murcia, 1995), En Almería casi nunca llueve (Almería, 1996), La sexta cara del dado (Gran Canaria, 1997) e Pasajero de tránsito (Gran Canaria, 1997), nonché la raccolta di racconti Los visitantes del sábado (1994).
Sue narrazioni compaiono nei volumi La baia delle gocce notturne (Besa, 1996) e Vedi Cuba e poi muori (Feltrinelli, 1997).
Ha scritto recentemente un documento in cui ripercorre le origini della "decima espineliana" (anche detta repentista) di cui è un attuale ed entusiasta esponente. La struttura di questo versificare prende il nome da Vincent Espinel, nella Spagna nel XVII secolo, ed è molto usata nella poesia orale improvvisata. Con le conquiste coloniali si è diffusa in America, dove ha incontrato, mischiandosi, la vivace tradizione culturale degli indios americani, abili compositori di testi improvvisati orali, spesso accompagnati dalla musica e dalla danza. I temi affrontati sono quelli di sempre: le guerre, gli amori, i problemi sociali, le catastrofi, la politica, le disavventure familiari.
- birillino8
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[align=center]Dagli occhi di un bambino
Dagli occhi di un bambino decollano gli aeroplani.
Se chiudesse gli occhi cadrebbero.
Solo il suo stupore li mantiene sospesi,
la sua piccola mano li innalza,
il suo cuore li muove e li allontana.
Senza un bambino appiccicato ai vetri,
alle alte ringhiere di una terrazza adulta,
gli aeroporti morirebbero d’orrore.
Un bambino non potrà mai pronunciare la parola
“aeronautica”
ma da lui dipenderà l’imitazione dell’uccello.
Un bambino non saprà calcolare le distanze
ma è lui la garanzia del ritorno.
Ogni aeroporto deve avere un bambino incollato ai vetri, accanto agli altoparlanti, dovunque si acquatti la paura.
Grazie a lui durerà meno lacrime il rientro di tutti,
dorrà meno baci l’addio delle madri
e le hostess potranno prescindere da avvisi insulsi.
Un aeroplano per aria
sono molti bambini che guardano l’orizzonte.[/align]
Dagli occhi di un bambino decollano gli aeroplani.
Se chiudesse gli occhi cadrebbero.
Solo il suo stupore li mantiene sospesi,
la sua piccola mano li innalza,
il suo cuore li muove e li allontana.
Senza un bambino appiccicato ai vetri,
alle alte ringhiere di una terrazza adulta,
gli aeroporti morirebbero d’orrore.
Un bambino non potrà mai pronunciare la parola
“aeronautica”
ma da lui dipenderà l’imitazione dell’uccello.
Un bambino non saprà calcolare le distanze
ma è lui la garanzia del ritorno.
Ogni aeroporto deve avere un bambino incollato ai vetri, accanto agli altoparlanti, dovunque si acquatti la paura.
Grazie a lui durerà meno lacrime il rientro di tutti,
dorrà meno baci l’addio delle madri
e le hostess potranno prescindere da avvisi insulsi.
Un aeroplano per aria
sono molti bambini che guardano l’orizzonte.[/align]
- birillino8
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[align=center]Nel giardino pubblico
Una giovane ha appena accavallato le gambe
E il poeta spera che il vento sia suo complice.
sorveglia irrispettosamente l’orlo del vestito,
l’unica strada verso la felicità.
La giovane sorride, estranea all’importanza della sua coscia
parlando di profumi o ragazzi o promesse.
E il vento soffierà
- di fronte a tanta insistenza soffierà –
ma la vera fortuna sta nel fatto che la mano della giovane
scenda in tempo, e la sua pelle continui ad essere possibile.[/align]
Una giovane ha appena accavallato le gambe
E il poeta spera che il vento sia suo complice.
sorveglia irrispettosamente l’orlo del vestito,
l’unica strada verso la felicità.
La giovane sorride, estranea all’importanza della sua coscia
parlando di profumi o ragazzi o promesse.
E il vento soffierà
- di fronte a tanta insistenza soffierà –
ma la vera fortuna sta nel fatto che la mano della giovane
scenda in tempo, e la sua pelle continui ad essere possibile.[/align]
- birillino8
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[align=center]La ragazza degli ascensori
C’è sempre una ragazza
che arriva nell’ascensore all’ultimo istante
perché qualcuno trattenga cortesemente con la mano
la porta automatica.
A Madrid, Bogotà o all’Avana
In una pensione di Òrgiva o in un hotel di Medellin.
C’è sempre una ragazza, ed è la stessa.
L’ho scoperto per caso.
Le ho detto: — Ti stavo aspettando, entra.
E lei, con disciplina da ragazza in ritardo,
s’è accomodata in fondo, come al solito.
Tutti la guardano di sbieco, ma poi la dimenticano.
Lei ci guarda tutti con familiarità,
con la certezza di trovarci nel prossimo ascensore,
tra poco.
Le ho detto: — Ti stavo aspettando, entra.
Ma lei sa che l’ho aspettata in tutte le città
E che questa scena si ripeterà fino all’ultimo edificio.
Nella Cartagena dei Carabi o in quella del Mediterraneo,
a Città del Messico, a Milano, di nuovo all’Avana.
Sorride e non mi guarda.
Ha scoperto che anch’io sono sempre lo stesso:
l’opportuno proprietario della mano che trattiene la porta.
Sorride e non mi guarda. Così va bene.
Se si distrae, può accadere che giunga
In anticipo al prossimo ascensore,
da qualunque parte.[/align]
C’è sempre una ragazza
che arriva nell’ascensore all’ultimo istante
perché qualcuno trattenga cortesemente con la mano
la porta automatica.
A Madrid, Bogotà o all’Avana
In una pensione di Òrgiva o in un hotel di Medellin.
C’è sempre una ragazza, ed è la stessa.
L’ho scoperto per caso.
Le ho detto: — Ti stavo aspettando, entra.
E lei, con disciplina da ragazza in ritardo,
s’è accomodata in fondo, come al solito.
Tutti la guardano di sbieco, ma poi la dimenticano.
Lei ci guarda tutti con familiarità,
con la certezza di trovarci nel prossimo ascensore,
tra poco.
Le ho detto: — Ti stavo aspettando, entra.
Ma lei sa che l’ho aspettata in tutte le città
E che questa scena si ripeterà fino all’ultimo edificio.
Nella Cartagena dei Carabi o in quella del Mediterraneo,
a Città del Messico, a Milano, di nuovo all’Avana.
Sorride e non mi guarda.
Ha scoperto che anch’io sono sempre lo stesso:
l’opportuno proprietario della mano che trattiene la porta.
Sorride e non mi guarda. Così va bene.
Se si distrae, può accadere che giunga
In anticipo al prossimo ascensore,
da qualunque parte.[/align]
- birillino8
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[align=center]Le lettere smarrite
Per favore, non recuperate le lettere smarrite.
Lasciate la busta accanto al tronco dell’albero,
sotto un’anonima pietra, o a rotolare nei giardini.
Ci sono lettere che si scrivono perché non arrivino,
perché dall’altro lato della voce diffidino di tutto,
perché esista una seconda lettera, esplicita e inutile.
Ciò accade con l’assenso di tutti,
con soprassalti premeditati e complicità.
Sono mesi, anni, di matematica innocenza.
In quelle lettere si confessava tutto,
si annunciavano pericoli che poi la pioggia ha ammorbidito;
in quelle lettere c’erano poscritti che premonivano
sul fatto che sarebbero andate smarrite.
La loro vera destinazione era il silenzio,
le erbacce al bordo dei letti,
le ragnatele sui davanzali,
le nuvole sul volto.
Definitivamente,
dall’altro lato della voce non l’aspettavano.
Lasciatela accanto all’albero,
sotto un’anonima pietra,
a rotolare nella memoria del felice mittente.[/align]
Per favore, non recuperate le lettere smarrite.
Lasciate la busta accanto al tronco dell’albero,
sotto un’anonima pietra, o a rotolare nei giardini.
Ci sono lettere che si scrivono perché non arrivino,
perché dall’altro lato della voce diffidino di tutto,
perché esista una seconda lettera, esplicita e inutile.
Ciò accade con l’assenso di tutti,
con soprassalti premeditati e complicità.
Sono mesi, anni, di matematica innocenza.
In quelle lettere si confessava tutto,
si annunciavano pericoli che poi la pioggia ha ammorbidito;
in quelle lettere c’erano poscritti che premonivano
sul fatto che sarebbero andate smarrite.
La loro vera destinazione era il silenzio,
le erbacce al bordo dei letti,
le ragnatele sui davanzali,
le nuvole sul volto.
Definitivamente,
dall’altro lato della voce non l’aspettavano.
Lasciatela accanto all’albero,
sotto un’anonima pietra,
a rotolare nella memoria del felice mittente.[/align]
- birillino8
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[align=center]Dice il nipote
I nonni non mi piacciono perché finiscono subito.
Sono a malapena un ginocchio ossuto, una mano
tra i capelli,
e diventano già una foto nella sala,
un volto che s’allontana.
I nonni mi spaventano perché sono molto docili,
sanno tutto e cantano.
I genitori dovrebbero avere i figli più da giovani,
perché questi a loro volta avessero presto figli
e i nonni non arrivassero tanto tardi.[/align]
I nonni non mi piacciono perché finiscono subito.
Sono a malapena un ginocchio ossuto, una mano
tra i capelli,
e diventano già una foto nella sala,
un volto che s’allontana.
I nonni mi spaventano perché sono molto docili,
sanno tutto e cantano.
I genitori dovrebbero avere i figli più da giovani,
perché questi a loro volta avessero presto figli
e i nonni non arrivassero tanto tardi.[/align]
- birillino8
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[align=center]Nella piscina dell’Hotel Siviglia
Quella ragazza dalla pelle scura,
quella che bacia e abbraccia lo straniero,
con le sue trecce false, Cuba pura
che scola birra Hatuey e usa sincera
accento, gergo e arti di terra dura,
l’arrangiarsi di poveri quartieri;
quella ragazza con la vita tesa
come un violino in preda ai desideri;
quella ragazza con la notte accesa
su tutto il corpo, che tiene distesa
tutta quell’ombra sul sole d’Europa;
quella ragazza ignora che io esisto,
che le scrivo un sonetto, e che la vesto
di versi in rima, mentre lui la spoglia.[/align]
Quella ragazza dalla pelle scura,
quella che bacia e abbraccia lo straniero,
con le sue trecce false, Cuba pura
che scola birra Hatuey e usa sincera
accento, gergo e arti di terra dura,
l’arrangiarsi di poveri quartieri;
quella ragazza con la vita tesa
come un violino in preda ai desideri;
quella ragazza con la notte accesa
su tutto il corpo, che tiene distesa
tutta quell’ombra sul sole d’Europa;
quella ragazza ignora che io esisto,
che le scrivo un sonetto, e che la vesto
di versi in rima, mentre lui la spoglia.[/align]
- birillino8
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[align=center]Una storia banale come tante altre
Sono arrivati all’Avana,
passeggeri dello stesso aereo,
vicini di posto,
chiacchierando delle sciocchezze
che riempiono i viaggi lunghi.
Lei ha nascosto la macchina fotografica,
ha comprato pizze infami,
ha usato monosillabi per nascondere il suo accento.
Lui parlava a voce alta
e sorrideva per ogni cosa,
ha visitato gli alberghi,
ha falsificato lo stupore,
ha affittato un’automobile.
Lei è entrata nel mercato,
è salita sugli autobus,
ha visto le costellazioni
dal lungomare,
ha comprato e bevuto acquavite.
Lui ha pagato le ragazze,
ha dato mance,
ha fatto felice un bambino
con gomme da masticare e biro,
ha fotografato le code e le case.
Un giorno prima di ripartire
si sono incontrati sotto i portici
della Piazza d’Armi,
soli, a tarda notte.
E non hanno trovato nulla da dirsi.[/align]
Sono arrivati all’Avana,
passeggeri dello stesso aereo,
vicini di posto,
chiacchierando delle sciocchezze
che riempiono i viaggi lunghi.
Lei ha nascosto la macchina fotografica,
ha comprato pizze infami,
ha usato monosillabi per nascondere il suo accento.
Lui parlava a voce alta
e sorrideva per ogni cosa,
ha visitato gli alberghi,
ha falsificato lo stupore,
ha affittato un’automobile.
Lei è entrata nel mercato,
è salita sugli autobus,
ha visto le costellazioni
dal lungomare,
ha comprato e bevuto acquavite.
Lui ha pagato le ragazze,
ha dato mance,
ha fatto felice un bambino
con gomme da masticare e biro,
ha fotografato le code e le case.
Un giorno prima di ripartire
si sono incontrati sotto i portici
della Piazza d’Armi,
soli, a tarda notte.
E non hanno trovato nulla da dirsi.[/align]
- birillino8
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[align=center]Fine del viaggio
Se hai scoperto
che tutti gli oracoli ingannano,
che tutte le strade portano a te stesso,
cosa farai delle tue prossime paure?
Se hai scoperto
che gli astri mentono
— o forse si sbagliano —
che farai delle tue maldicenze?
Se hai scoperto
che la vecchia gitana col fazzoletto rosso
imbroglia da secoli i viaggiatori,
cosa farai di tanti manoscritti,
di tante fidanzate che aspettano fiori?
Se hai scoperto
che anche nella vita
sei un semplice passeggero in transito,
che farai, dove lo farai, e quando?[/align]
Se hai scoperto
che tutti gli oracoli ingannano,
che tutte le strade portano a te stesso,
cosa farai delle tue prossime paure?
Se hai scoperto
che gli astri mentono
— o forse si sbagliano —
che farai delle tue maldicenze?
Se hai scoperto
che la vecchia gitana col fazzoletto rosso
imbroglia da secoli i viaggiatori,
cosa farai di tanti manoscritti,
di tante fidanzate che aspettano fiori?
Se hai scoperto
che anche nella vita
sei un semplice passeggero in transito,
che farai, dove lo farai, e quando?[/align]