un angolo di sogno

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zingara
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Messaggio da zingara »

non sempre il vento è un arpeggio...a volte porta con se anche la tempesta
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ebre
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Messaggio da ebre »

Devo fare una comunicazione da parte di soffiodinfinito.

Mi ha fatto sapere che sta continuando il racconto, ma ha problemi ha postarlo in quanto non riesce ad entrare nel forum (spero di non essere stata io con le ultime modifiche apportate a causare questo problema :$ )


Se qualcun'altro riesce a leggere ma non a fare il login me lo comunichi all'indirizzo di posta che si trova nel mio profilo.

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juventina1978
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Messaggio da juventina1978 »

... il vento...soffiando impetuoso in aride notti
raccoglie pensieri, cancella illusioni ...
spazzando i tormenti di un cuore ferito,
risale le vette, discende sul mar...
La luna sorride,
guardando una stella
che, splendida in cielo,
ritorna a brillar...

....dopo la tempesta torna sempre il sereno!
:D
;)

Soffio siam qua che ti aspettiamo! :)
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birillino8
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Messaggio da birillino8 »

:) Immagine
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Dolce
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Messaggio da Dolce »

:'( Molto commovente - speriamo che riesci a inserire il seguito.
soffiodinfinito
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Messaggio da soffiodinfinito »

ciao a tutti, scusatemi la lunga assenza, come ho visto che ha anticipato ebre, ho avuto qualche problema a fare il login... direi che ora ho risolto, grazie anche ai consigli di ebre che ringrazio per la pazienza, visto che ... ehm... col pc non sono proprio un fulmine di guerra.
Grazie anche a tutti quelli che leggono e complimenti a Juventina, molto belle le tue parole.
Se posso dire la mia sul vento... sia che spazzi le nubi per portare il sereno o viceversa le accompagni prima di una tempesta, sia che porti suoni, rumori, odori... il vento non è altro che un umile messaggero che indosa i panni di ciò che già esiste prima e oltre di lui per renderlo manifesto... e una volta passato, assolto il suo compito, il vento non esite più, finchè non sarà il tempo a chiedergli per sè o per uno dei suoi figli ancora un passaggio..

ma bando alle ciance, incollo un altro pò del romanzo... e se vi stanco ditelo..
[hr]
[hr]

Cara Claudia, queste sono le parole di chi se ne sta andando…
e ancora adesso non sa perché …
sento che il nostro tempo mi sta scivolando via,
sento che tu mi stai scivolando via insieme alla mia vita,
eppure non so fare nulla per trattenerti, per trattenere me stesso,
non so fare nulla se non andarmene ancora più lontano di dove neanche il più forte spintone che quella vita avesse il coraggio di darmi, potrebbe farmi arrivare.
Me ne vado, lo faccio in punta di piedi come sono venuto, lo faccio forse in modo un po’ vigliacco senza guardarti negli occhi… ma se tu vuoi, saprai vedere in questo foglio di carta tutta la mia anima, tutto ciò che sento per te, tutto ciò che sono….
Non so dove mi porterà questo viaggio, non so nulla sul sole che mi illuminerà la strada domani, ma so sicuramente che nella sera come la luna riuscirai ad entrare nei miei pensieri più dolci e scorterai il mio cuore lungo quei pochi sogni che ancora gli sono rimasti o meglio quei pochi sogni che ancora gli è rimasto il coraggio di seguire nonostante tutto… nonostante tutto…
Noi non ci siamo mai detti cosa avremmo voluto per noi domani, non ne abbiamo avuto il tempo
o forse questo non è il tempo per noi:
quando ti ho trovato ancora rincorrevo tracce del mio passato, ombre vive oltre i miei occhi, nella mia mente, ombre in grado di trascinarmi oltre ogni limite… ma così non sarebbe giusto, no, come potrei cucire insieme passato e futuro? non ci sarebbe mai un angolo per il presente… ora questo lo so, ora, in questo momento lo riesco a capire e vedere, ed è per questo che devo partire Claudia, è per questo che rinuncio a lottare con la vita, con chi sta già nella tua vita...
Ti ho abbracciata tutto ieri e mi sembrava fosse da sempre,
oggi non riesco ad osare nemmeno di sfiorarti nel mio pensiero, perché ho paura di ferirti, ho paura di farti male, ho paura di ricoprirti con queste maledette ombre che si accaniscono dentro e fuori di me e sembrano maledire chiunque osi incrociarne il passo, quasi vogliano preservare la loro esistenza da qualsiasi raggio di luce, da qualsiasi raggio di gioia che possa farle svanire.

Claudia so che sei forte, più di quanto chi ti circonda ti vuole far credere, sappilo, ricordalo sempre, ti servirà per vedere fino in fondo alle cose, per incontrare ogni sera la tua verità, quella che ti fa domande ogni giorno e attende le risposte dalla tua vita…
e Francesca… come potrei non pensare ora a Francesca? A ciò che ho inseguito per una vita, a ciò che ho sentito di appartenermi fin dal primo momento, perché sì, te lo confesso, io l’ho sempre sentita mia, lo so che non è giusto, non può esserlo, non è così… e allora cosa resto a fare io qui? A portare scompiglio a tutto ciò che mi circonda? No, non è quello che voglio, io voglio tutto il meglio per voi, io mi auguro e ti auguro con tutto il cuore davvero che lei possa riprendersi al più presto, anzi ti giuro che sono quasi convinto che se me ne andrò dalla tua vita al più presto lei tornerà da te come prima, tutto tornerà come prima e forse in fondo questo è anche quello che tu vorresti per il bene tuo, per il bene di entrambe…

Claudia vado, promettimi solo che se avrai necessità, qualunque tipo di necessità, telefonerai al numero che ti metterò in fondo a questa lettera: risponderà una signora, Eleonora è il suo nome, lei saprà come aiutarti.

Ti lascio un grosso abbraccio, ma soprattutto ti lascio una parte di me…

L’occhio di Claudia, pur inumidito, scorreva agilmente fra le righe, mentre il pensiero continuava a fissare quell’uomo di spalle che se ne andava lungo il corridoio dell’ospedale: già, quello era stato il loro addio, e dentro di lei già lo sapeva, quello sguardo d’un istante, quella mano protesa che era scivolata all’indietro in un attimo, quei passi lunghi, senza pause, senza incertezze, che lei aveva scrutato uno dopo l’altro senza farsi vedere dagli altri, contandoli quasi, misurandoli, come se stessero ad indicare la distanza che domani l’avrebbe separata da Andrea.
Ma cosa voleva lei? Perché non l’aveva cercato subito? Perché non le era corsa appresso, pur già sapendo in sè che non avrebbe avuto altro tempo per farlo? Perché se n’era rimasta ferma lì, in quella sua parentesi di vita, fra Nicola e la tata, la tata che aveva già fatto in modo di farle capire che Nicola ora era solo, che aveva già lasciato quella donna con cui era fuggito da lei? Era forse questo che voleva veramente? Riprendere in mano quel passato? Tornare a vivere con quell’uomo di tante sicurezze, ma di così pochi sentimenti? Claudia scacciò quei pensieri da cui si sentiva aggredire senza sapersene difendere e diede il posto prioritario a Francesca, null’altro contava ora, c’era solo Francesca e lei aveva bisogno della sua mamma…. E forse anche del suo papà…. Già, ma quale?

Il taxi stava portando Andrea alla sua nuova residenza, un appartamento nella zona MontMatre, il quartiere forse più pittoresco di Parigi. Quelle case così geometricamente definite, quelle vie che parevano infilarsi come coltelli perfettamente dritti dentro ogni isolato, dividendolo in modo perfetto, il rumore di Parigi: Andrea ne era rapito, il pensiero rincorreva ogni angolo, ogni particolare, completamente preso fra i ricordi di giovinezza, quando a Parigi era stato come studente, e quell’estatico stupore nell’essere dinnanzi a un nuovo mondo, a una nuova vita. Cominciò a riconoscere le tipiche sagome della collina di MontMartre… no, non voleva già arrivare, non se la sentiva… si fece coraggio e rivolgendosi al taxista disse: “monsieur, s’il vous plait, vi dispiacerebbe allungare il giro e farmi passare un po’ per il centro?” “mais oui monsieur, che problema c’è, sono qui per servirvi, avete delle preferenze?” “Faccia lei, mi faccia attraversare un po’ il cuore di questa città, me ne faccia respirare ancora un po’ l’aroma” “bien monsieur, si va a fare un giro turistico” il taxista era un tipo spigliato e gentile, girò la macchina e si diresse verso il centro della città, intervenendo ogni tanto per descriverne alcune particolarità, alcune zone, man mano che le attraversavano.
Andrea lo ascoltava come si ascolta la radio, di tanto in tanto con attenzione, altrimenti solo come sottofondo ai propri pensieri, giusto per farli sentire un po’ meno soli…
E mentre la Senna sulla sinistra lo accompagnava, immensa, quasi sublime nel suo lento incedere, man mano comparivano i volti più noti della capitale francese: la Tour Eiffel, quell’indice lunghissimo puntato dritto al cielo, circondata dai giardini del Trocadero, sempre verdi e sempre pieni di mille persone che viste in distanza sembravano tante minuscole formichine indaffarate in chissà quali compiti o avventure; e poi avanti sulla Rive Gauche fino alle Tuileries e i mitici mercatini delle pulci… e poi eccolo il cuore… l’ile de Paris, l’isolotto racchiuso all’interno della Senna e al suo centro maestosa Notre Dame, simbolo della potenza del culto, così forte, così imponente da obbligare chiunque a chinare la testa al suo cospetto… e attraverso i ponti della Senna ecco apparire i Bateaux Mouches, piccole lucciole nella sera che stava pian pianino incombendo, carichi di persone alla ricerca di chissà che, immagini della malinconia silenziosa di quella città, così ricca di tutto, così incapace di possedere nulla, attraversata da genti di ogni specie, lì solo per prendere, per rubare emozioni, mai per portare nulla… ecco place de la Concorde, l’obelisco e poi gli champs Elysèss, larghissimi, elegantissimi: quante volte ci era passato, quanti momenti gli tornavano alla mente mentre il taxi procedeva spedito e sicuro verso l’arc de triomphe, degno coronamento di una così maestosa strada.. Andrea si sentiva pieno: sì anche lui aveva compiuto il saccheggio, si era rubato le emozioni di Parigi e ora, ormai sazio, si rivolse al taxista per farlo tornare verso nord, verso Mont martre, verso il suo nuovo angolo di vita.
L’appartamento che lo attendeva era piccolo, ma elegante, al primo piano di una palazzina tipicamente in stile, abitata dai proprietari e poche altre anime e situata proprio sopra a una brasserie; l’arredamento era semplice e moderno, non mancava nulla: si entrava in un piccolo corridoio che si apriva su una saletta, corredata da un divano a poltrona, viola, particolare più nel colore che nella forma; di fronte una tv abbastanza moderna; subito sulla sinistra si apriva un cucinotto, piccolo ma ben dotato, tipicamente adatto alla vita da single: microonde, frigo non eccessivo, lavastoviglie incassata sotto a un piccolo lavello; sulla destra invece partiva un altro corridoietto che portava a un bagnetto tutto rosa con box doccia, niente vascae dalla parte opposta la camera da letto, pareti color viola, un semplice armadio e letto a 2 piazze: non era un granchè, ma non mancava nulla, poteva andare bene così per il momento, tanto Andrea non aveva particolari esigenze: l’unica vera esigenza era di buttarsi presto a capofitto in quel nuovo lavoro per poter ricominciare una vita sua, solamente sua, appoggiata sul presente, sul quotidiano, non su chi non c’è, non su chi è lontano…
Dalla finestra poteva scorgere le bianchissime cupole della chiesa di Mont Martre spuntare da dietro una fila di palazzi: era un bel vedere, era sempre rimasto affascinato da quel luogo, così spontaneamente artistico.
Prese i primi contatti di rito, cominciò a disfare e bagagli e ben presto giunse l’ora di coricarsi: domani sarebbe stato il primo giorno… già il primo giorno di un nuovo lavoro, il primo giorno di una nuova città, il primo giorno di una nuova vita e forse, perché no? Il primo giorno di un nuovo Andrea… l’eccitazione mista all’ansia difficilmente gli avrebbero permesso di dormire, quindi pensò di scaricare tutte le sue emozioni andandosene a fare una passeggiata notturna: la primavera inoltrata permetteva di godere di serate fresche condite da un’arietta leggera, talmente leggera che forse respirarne per un po’ a pieni polmoni gli avrebbe permesso di alleggerire anche i suoi pensieri.
Camminò in direzione della chiesa, e mentre passeggiava si guardava intorno cercando di cogliere quanti più particolari potesse da quelle strade, da quei marciapiedi, ascoltandone i sussurri, le storie, le tracce con cui la vita giorno dopo giorno li aveva segnati. La sua attenzione cadde su un piccolo cagnolino che a qualche metro di distanza sembrava seguirlo: aveva un manto pezzato fulvo e bianco, era di taglia medio piccola, non sembrava appartenere a nessuna razza particolare, anzi sembrava il tipico ritratto del cane qualunque, un musino leggermente appuntito, su cui pendeva una delle due orecchie, mentre l’altra si manteneva dritta, come un’antenna protesa a raccogliere chissà quali segnali dall’etere. Per due o tre volte di seguito Andrea si girò, e il cagnolino era sempre lì, a un paio di metri da lui, apparentemente indaffarato in altro, ma sempre lì. Provò ad accelerare il passo e a girare in qualche strada laterale, quindi si guardò alle spalle: era ancora lì, naturalmente girato dall’altra parte, come se nulla fosse, ma sempre lì a un paio di metri da lui… Andrea sorridendo fra sé e sé, pensò che se quel piccoletto avesse avuto un impermeabile addosso sicuramente avrebbe potuto scambiarlo per il tenente Colombo nel pieno di uno dei suoi singolari pedinamenti. Decise di rompere gli indugi e fece qualche passo verso il cagnolino “ciao piccoletto, stai seguendo me?” , lui alzò il musetto verso l’uomo annusando l’aria che lo circondava e lo guardò con un’aria totalmente indifferente, come a dire “ dici a me?”; Andrea gli accarezzò la mano, ma il cagnolino fece qualche passo indietro “già, hai ragione –disse Andrea- meglio non fidarsi degli sconosciuti di questi tempi” ; il cagnolino accennò un breve scodinzolio, quasi a dargli ragione, quindi si girò e se ne andò trotterellando sulle sue corte zampine. Andrea si rialzò e riprese a camminare: aveva conosciuto il primo parigino, pensò fra sé e sé sorridendo. Dopo un’oretta rincasò e se ne andò a dormire direttamente.
All’indomani si alzò di buon ora: al lavoro ci si sarebbe dovuto recare dopo un paio di giorni, ma pensò lo stesso di andare a dare un’occhiata al posto, che tra l’altro si trovava a un qualche centinaio di metri dal suo alloggio e quindi avrebbe potuto raggiungerlo comodamente con una passeggiata: era una piccola agenzia in cui avrebbe dovuto lavorare con una collaboratrice, tale Sophie, e pensò di cercare di avvantaggiarsi sull’effetto sorpresa, andando a spiare per primo il tutto. Così fece, ma con sua enorme delusione l’ufficio era in un palazzo al quarto piano… non avrebbe proprio potuto passarci davanti per caso… si rassegnò, si guardò un po’ intorno per memorizzare la zona e prendere almeno familiarità con il paesaggio e…. sorpresa… a qualche metro da lui l’inconfondibile sagoma del cagnetto “colombo” …. Ovviamente alle prese con tutt’altre faccende, completamente indifferente a lui… ma guarda caso, proprio lì a pochi metri. Stavolta pensò di non dargli soddisfazione e fece finta di non vederlo: doveva andare a fare la spesa e varie altre commissioni, quindi si infilò nel metrò e si diresse ai grandi supermercati del centro, pensando che stavolta il suo pedinatore non avrebbe avuto gioco facile. Passò un paio d’ore fra i vari negozi e visto l’ingombro dei vari pacchi acquistati, pensò di tornarsene in taxi. Scese proprio davanti al portone di casa, entrò, prese l’ascensore e arrivato al primo piano scese e dirigendosi alla porta….. ebbene sì, proprio davanti alla porta di casa sua, accucciato sullo zerbino, il tenente colombo a quattro zampe!!!! Quel cagnolino sapeva già tutto di lui… “e tu cosa ci fai qui davanti?” chiese Andrea con un tono divertito… il cagnolino gli scodinzolò e gli rivolse un paio di abbaiate leggere… Sì, gli aveva risposto, il problema però era capire cosa avevesse detto…nel contempo si aprì la porta dirimpettaia rispetto all’appartamento di Andrea: era abitata dai proprietari della palazzina, una coppia di signori sulla sessantina, all’apparenza molto educati e per bene… “Bijoux, oh mon Dieu, Bijoux ciao piccolino” era apparsa sulla porta la signora. “è il suo cane, signora?” le chiese Andrea “no monsieur Arcuatì, non è il mio cane, questo era il cane del precedente inquilino, il buon signor Deprouver, pace all’anima sua”. Andrea appoggiò le borse della spesa, la cosa si faceva interessante e quindi chiese alla signora di fargli capire meglio cosa stava succedendo. “il signor Deprouver abitava qui solo con Bijoux, il suo cagnolino, già da qualche anno, da quando la moglie era morta di una malattia incurabile. Da allora non so se lui si è preso più cura del cane o viceversa; comunque qualche tempo fa si ammalò anche il signore, ma nonostante gli inviti dei medici a ricoverarsi, rifiutò sempre per non lasciare da solo Bijoux, sa lui e la moglie non avevano figli e gli altri parenti vivono lontano. Purtroppo poi, quattro mesi fa circa, il signore venne a mancare e da allora nessuno aveva più visto Bijoux, pensavamo fosse scappato o fosse morto anche lui dal crepacuore, sa come succede. E invece eccolo qui”. Andrea raccontò come in quei giorni l’aveva seguito e la signora fra esclamazioni di stupore e felicità gli disse “vede monsieur Arcuatì, forse il cane l’ha proprio scelta come nuovo padrone… c’era già stato un altro inquilino in quell’appartamento, ma il cane non si era mai visto… ormai sinceramente non ci pensavamo più… sa il signor Deprouver si era tanto raccomandato di averne cura e noi sicuramente l’avremmo fatto, ma non ce n’era proprio traccia” “Beh in questo caso –concluse Andrea- devo proprio sentirmi lusingato… del resto qui non conosco niente e nessuno, mi servirà una buona guida… e poi forse lui ha capito che in fondo abbiamo molte cose in comune”. Bijoux diede un’altra abbaiatina per confermare quanto detto e si apprestò a riprendere possesso della “sua” vecchia abitazione da condividere con questo straniero, che per i suoi occhi di cane forse così straniero non era…
I 2 entrarono in casa e come primo gesto d’amicizia divisero il pranzo insieme.

Già, gli occhi dell’anima possono scorgere la fratellanza in un attimo, anche laddove il sangue non c’entra nulla, perché alle volte il passato che accomuna, non è quello vissuto insieme, ma quello vissuto di dentro.

Era giunto il primo giorno di lavoro: Andrea si alzò presto, fece colazione con Bijoux e si andò a preparare. Era già d’accordo con i signori Moulisse, i padroni di casa, che più tardi avrebbero accompagnato il cagnolino a fare una bella passeggiata, del resto avevano tempo libero a disposizione e si sentivano felici di poter mantenere, seppure a distanza di qualche mese, la promessa fatta all’amico inquilino scomparso.
Andrea si avviò alla porta, accompagnato da Bijoux “no Bijoux, tu adesso rimani in casa, fra poco viene la signora Moulisse, tu fai il bravo ed esci con lei. Io poi torno per il pranzo”. Il cane lo fissava con quella sua aria tipica, fra l’interrogativo e lo stupito, disegnando un’espressione che poteva tradursi in un: “ma che te stai a dì??”. Andrea chiuse la porta e prese l’ascensore per scendere: approfittò dello specchio per darsi un’ultima sistemata, oggi avrebbe proprio voluto fare una bella impressione. Arrivato al piano terra le porte dell’ascensore si aprirono e….
….lì davanti Bijoux scodinzolante e un po’ impaziente aspettava il suo nuovo amico-padrone, pronto per accompagnarlo nella sua passeggiata… del resto doveva fargli da guida, lui era l’esperto dei posti!!
“come hai fatto a essere qui tu??” chiese Andrea stupito, poi “domanda inutile” pensò fra sé e sè, per un cane che era riuscito a vivere per 4 mesi completamente solo, attraversando il rigido inverno parigino, senza un posto dove dormire, senza un pasto sicuro e soprattutto senza un ragione per vivere… o forse no, una qualche ragione doveva averla, chissà forse doveva proprio aspettare lui… comunque uscire da un appartamento chiuso non doveva certo essere stata certo un’impresa difficoltosa per un soggetto di quel calibro… Andrea si rassegnò… “Vabbè tanto mi sa che qui si fa a modo tuo…” disse rivolto al cagnetto, quindi citofonò alla signora Moulisse, avvertendola che Bijoux era già fuori e pregandola solo di controllare se avesse lasciato aperto qualche parte di casa e in ogni caso di controllare se poi il cagnolino fosse tornato indietro e si inviò al lavoro in compagnia del suo fedele amico, ovviamente sempre a un paio di metri di distanza e apparentemente intento a tutto tranne che a lui… certo, non gli piacevano certe smancerie in pubblico, aveva una sua dignità.
Arrivarono al portone, “stavolta Bijoux devi fare il bravo, qui dentro non ti posso portare, devi tornare a casa davvero” gli disse Andrea, chinandosi verso di lui e accarezzandogli il musetto; il cagnolino lo guardò come dirgli “ma per chi mi hai preso? Credi che non lo sappia?”, gli diede una rapida leccatina sulla mano e si girò trotterellando con quella sua strana andatura in direzione di casa. Andrea si fermò a guardarlo un pochetto finchè lo vide sparire fra la gente, sempre più stupito dell’intelligenza di quella piccola creatura, tanto comune nell’aspetto, quanto speciale nel suo essere.
Andrea salì, aprì la porta e si trovò immediatamente di fronte quella che doveva essere Sophie, la sua nuova collega….
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ebre
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Messaggio da ebre »

Bene, sono contenta di vedere che sei riuscito a risolvere..

Bella la continuazione, l'attesa è stata ben ripagata...grazie!! :D
zingara
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Messaggio da zingara »

certo, dolce e sensibile con il cagnolino....ma vigliacco con Claudia e anche essere come il vento...può essere una questione di comodo...troppo comodo non mettersi in gioco.... e tanto ora arriva Sophie....
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birillino8
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Messaggio da birillino8 »

Non sono d'accordo con te Zingara...non è stata vigliaccheria la sua e Sophie non riuscirà certo a prendere il posto di Claudia,non nel suo cuore!
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juventina1978
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Messaggio da juventina1978 »

Zingara vedo che segui attentamente il racconto di Soffio, ed allora visto che ti piace esprimere sempre un parere spassionato ;) alla piega che da lui alla sua storia, perchè non collabori anche tu nello scriverlo! Sai il mondo è bello perchè è vario e chissà che con il tuo intervento il racconto non possa prendere ancora un'altra via che la renda più affascinante di quella che già è!
Non bisogna solo giudicare, ma anche mettersi in gioco ^o) ...questo è il bello della vita!
:)
zingara
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Messaggio da zingara »

quella mattina Claudia si sveglio con una strana sensazione, delusione, amarezza ma soprattutto rabbia verso se stessa, decise di prendersi del tempo solo per sè quel giorno, lascio Francesca con la tata e si avvio a passi spediti verso il parco poco lontano da casa sua, trovò la sua panchina e iniziò a scrivere il suo diario
….credo sia necessario, anzi indispensabile, che tu lo veda scritto qui, nero su bianco, forse capirai quanto sei stupida, stupida, stupida e infantile e stupida, perché lo puoi nascondere al mondo intero ma non a te stessa, non a quella te stessa che tu sai..perché continuano a rimbombarti in testa le solite cazzate del sogno, dell’attimo di infinito e un sogno che immagina un po' di vita è una speranzama due sogni che immaginano la stessa cosa una realtà in divenire.....ma quando mai!!!!

perché…… non prendere la calcolatrice, te lo dico io, in un mese ci sono quarantatremiladuecento minuti, quaranta, tre, mila, duecento e quando lo dico, sai cosa dice la tua mente idiota ? quante cose avrei potuto dirti in quarantatremiladuecento minuti? Quante inflessioni della tua voce avrei scoperto? Quanti altri sogni infantili avremmo potuto fare? questo dovrebbe bastarti a capire l’eternità delle tue giornate degli ultimi anni no?leggi e studi e ci vai a nozze con Paul Watzlawich e la scuola di Palo Alto e il cambiamento, ma quale cambiamento, ma dove l’hai visto il cambiamento????

Nooooo sei ancora lì,nella melma, nel buco nero, lì a sussultare ogni volta che il corriere consegna i pacchi di Natale, sono passati anni, svegliati cretina, tanto lo so che lo farai ancora, magari spererai che nevichi, poi assorta nei tuoi pensieri, raggiungerai quel luogo e ti fermerai lì ad ascoltare il vento, guarderai l’orizzonte e spererai di vederci anche oltre e continuerai a ripetere come una nenia “il mio cuore non è qui”…

…ci si abitua a un diluvio di parole e asserzioni, un continuo spiraleggiare di emozioni, e improvvisamente il silenzio: il silenzio rende liberi, starebbe scritto in lettere lugubri e semi-arrugginite ai cancelli della mia Auschwitz personale. Il filo spinato di silenzio che hai eretto intorno a me è elettrificato e guai a toccarlo, sul tuo silenzio ho costruito il campo di sterminio della mia anima, della mia voglia di vivere e del mio sorriso.
zingara
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Messaggio da zingara »

x juventina
credo che quando si decide di mettere on line qualcosa si debba anche tenere conto che ognuno può commentare e avere pensieri e opinione diverse....non vedo dove sia il giudizio...perchè dovrebbe esserci un giudizio?....vedo la situazione in maniera diversa,punto.
non ho intenzione di partecipare alla scrittura del racconto, però non fuggo di fronte alle situazioni e mi metto in gioco tranquillamente...per cui ho lasciato alcuni miei pensieri ed emozioni su questa storia....se non graditi potete eliminarli.....
era solo per chiarezza....
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Messaggio da ebre »

zingara ha scritto:x juventina
credo che quando si decide di mettere on line qualcosa si debba anche tenere conto che ognuno può commentare e avere pensieri e opinione diverse....non vedo dove sia il giudizio...perchè dovrebbe esserci un giudizio?....vedo la situazione in maniera diversa,punto.
non ho intenzione di partecipare alla scrittura del racconto, però non fuggo di fronte alle situazioni e mi metto in gioco tranquillamente...per cui ho lasciato alcuni miei pensieri ed emozioni su questa storia....se non graditi potete eliminarli.....
era solo per chiarezza....

Mi permetto di risponderti anche se era indirizzato a juventina, ma come dici tu chi mette online qualcosa deve poi accettare che altri commentino.
Innanzitutto non verrà eliminato niente , ognuno può esprimere i propri pensieri e le proprie emozioni o critiche in riferimento al racconto. Il seguito che hai messo può andare, Claudia potrebbe benissimo reagire in quel modo, anche se a me pare più un tuo diario personale che non il diario di Claudia. Ci leggo tanta rabbia rancore e soprattutto vittimismo. Oppure è strategia? Nonostante quello che sostiene Watzlawick, non sempre tutto ciò che appare immodificabile può essere cambiato; non ci sono strategie che reggono per costringere una persona ad accettarci nella sua vita

Dici di non aver dato alcun giudizio? Juventina in un post ha accostato soffiodinfinito alla voce del vento e da li sono partiti i tuoi messaggi subliminali in “onore” del vento. E non dirmi che non erano “sottilmente” indirizzate all’autore del racconto. Io non so che tipo di rapporto ci sia o ci sia stato tra te e lui e non mi interessa saperlo, ma non mi piace che venga utilizzato il nostro forum per cercare il litigio in pubblico; trovo questo comportamento più vile che il non mettersi in gioco…..
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juventina1978
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Messaggio da juventina1978 »

Zingara ieri sera ho risposto d'istinto e in modo provocatorio al tuo post perchè sul momento , l'ho ammetto, mi erano saltati i nervi nel leggere le tue affermazioni. Non ho usato la ragione, ma si sa che difficilmente sentimenti e ragione vanno a braccetto nella loro strada...mea culpa in questo caso!!! Comunque è giusto che tu esprima un parere diverso dagli altri, se è quello che pensi. Uno può vedere bianco o nero, e questo è un bene perchè può portare a confrontarsi ed aprire ancora di più le proprie vedute di vita...tutto sta nel modo in cui lo si fa!
Ma ho avuto la sensazione nel leggere sempre nelle tue risposte, come una forma di "accanimento", che vada oltre questo racconto. Anche nella parte che ora hai inserito in ultimo, vedo, come qualcuno ha già detto prima di me, tanta rabbia, rancore, delusione in te, e dico "te", perchè ritengo che quando si scriva qualcosa sia una poesia, sia un racconto, si metta inevitabilmente anche un pò di se stessi, della propria anima, delle proprie emozioni, delle proprie esperienze, dei propri sogni. Questo è il mio pensiero e quello che sento con te, poi può darsi che le mie sensazioni siano sbagliate perchè sono umana ed errare è umano. Comunque ti lascio con una riflessione..."anche in un terreno che può apparire arido, può nascere una rosa rossa".
zingara
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Messaggio da zingara »

mi ripete il messaggio era per juventina e quindi non vedo perchè alla mia risposta per lei risponda qualcunaltro...ma giustamente lasciamolo come una risposta al forum anche se non lo era....
personali o meno ognuno è libero di esprimerle le considerazioni ma soprattutto è importante l'autenticità, giusto perchè non venga confuso il venticello primaverile con la tempesta...
se anche il diario di Claudia può essere il mio, a nessuno è vietato di ritrovarsi tra le pagine di romanzo....
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