un angolo di sogno

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soffiodinfinito
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un angolo di sogno

Messaggio da soffiodinfinito »

ciao a tutti, io non scrivo molto qui, ma vi leggo sempre con piacere e vedendo quanti scrivono bene, ho pensato che questo potrebbe essere un posticino ideale per costruire un bel raccontino; io ne comincio a scrivere un pò, e aggiungerò qualche pezzo ogni tanto a seconda di tempo e soprattutto ispirazione, e chiunque ne abbia voglia può aggiungere qualche parte a sua discrezione e vediamo cosa ne esce.
io intanto inizio, ciao a tutti e grazie dello "scrittoio" che mi mettete a disposizione.
[hr][hr]

UN ANGOLO DI SOGNO

L’aria quella sera era pungente e la poteva sentir penetrare fin nelle pieghe più profonde del suo cuore. Andrea, abbandonata la barca sul piccolo molo antistante la piazza principale, rientrava verso casa, con passo incerto, quasi a cercare di prolungare un pò il tempo, evitando così di ritrovarsi ancora solo, troppo solo, in quella casa costruita con la forza d’un sogno, con la forza di un amore così grande che aveva saputo farlo volare oltre la sua vita per incontrare la vita di lei, Lisa, lei che ora non c’era più, strappata come un fiore dal terreno in un giorno di pioggia e vento.
Si erano conosciuti per caso o per destino, incrociandosi in quel paese sperduto sul Lago Maggiore, un giorno di fine Agosto, in un piccolo bar, al riparo da uno di quei frequenti e terribili temporali di fine estate che in pochi minuti trasformano quel panorama quieto e disteso in uno scenario minaccioso e aggressivo, livido d’una rabbia pronta a esplodere e colpire chiunque osi non piegarsi alla sua potenza.
Andrea era entrato per primo per ripararsi in quel locale, pochi minuti dopo era entrata lei: gli occhi si erano incrociati più volte in quello spazio angusto, i cuori si erano già presentati come capita quando incontri qualcuno che hai già incontrato nell’infinito dell’anima, ma le parole non avevano avuto il coraggio di uscire e al termine di quei lunghi momenti, ognuno era uscito e aveva ripreso la propria strada, solo, ma molto meno solo di quando era entrato. L’occasione di presentarsi invece venne il giorno dopo: lui, che si trovava in quel paese per concludere una vendita immobiliare e impiantare una succursale della sua agenzia, recandosi allo sportello di una piccola banca locale con l’intenzione di informarsi su una possibile collaborazione, di fronte si trovò proprio lei, quel viso, quegli occhi, quel sorriso un po’ impacciato…
e così con poche parole di cortesia, un paio di considerazioni su quel temporale e qualche parola sul lavoro, per entrambe iniziava una nuova vita.
Lui, milanese, trovava sempre più occasioni per recarsi in quel luogo, lei non gli negava la sua compagnia e giorno dopo giorno, ciò che già era scritto nelle anime e che poi era sceso fino ai cuori, giunse anche sulle labbra e i due decisero di abbracciarsi alla stessa vita, bruciando le distanze e le paure.
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ebre
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Messaggio da ebre »

Grazie soffiodinfinito, bellissima idea!! Speriamo ci sia qualcuno che collabori....dal canto mio..uhmm ^o) ..bè..ci proverò 0?ì

Metto questo post come annuncio così rimane bene in vista ;)
Soleanna1
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Messaggio da Soleanna1 »

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Grazie Soffiodinfinito!! Molto bella la tua idea :D ... provero' anke io a cimentarmi :$ ..... vediamo cosa esce fuori ^o)
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ebre
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Messaggio da ebre »

ci ho provato... :$


Lisa lo stava guardando pensosa, riflettendo che le sembrava un ragazzone alto e dinoccolato vedendolo così, sdraiato al suo fianco, ma meditava anche su quanto le piacesse, e fino a che punto. Troppo, probabilmente. Si stava domandando se si sarebbero mai più rivisti ora, se quello era solo un inizio oppure un semplice intermezzo per lui. Andrea le aveva appena confessato che, in quel periodo, si era lasciato con una donna che aveva amato profondamente. Forse lei era solo il “chiodo” che scaccia “chiodo”. Questo pensiero l’aveva accompagnata fino all’indomani, quando lui le aveva mandato una dozzina di rose bianche (le sue preferite) in ufficio, e nel pomeriggio le aveva telefonato invitandola ad uscire a cena. La loro storia d’amore, dopo quello, era incominciata sul serio. Era tutto magnifico e lei faceva fatica a concentrarsi sul lavoro. Era stato così per tutti i 5 mesi durante i quali Andrea le aveva fatto la corte.
Le aveva chiesto di sposarlo il giorno di S. Valentino e si sposarono in giugno, in una chiesetta in campagna alla presenza di pochi intimi. Per la luna di miele, dopo aver trascorso un fine settimana romantico a Venezia, le regalo una barca che battezzarono “Angolo di Sogno”.
Salparono, dal porto, avvolti dai colori caldi e rosati del tramonto verso il nuovo giorno.
soffiodinfinito
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Messaggio da soffiodinfinito »

grazie ebre, ottimo lavoro, mi hai dato uno spunto ora vi chiedo un attimo se mi lasciate la palla che ho una idea da seguire; intanto metto qualche riga poi continuo appena riesco.
[hr]
Passò un anno di pura emozione in un sentimento che giorno dopo giorno cresceva coinvolgendo sempre più parte di loro stessi, rendendoli ognuno più disponibile alla vita, a coglierne ogni attimo, ogni sfumatura, grati al mondo di esistere e di trovarsi lì in quel momento. Quella barca divenne il simbolo della loro unione, il loro mondo segreto, il loro rifugio e ogni attimo libero dai rispettivi impegni, erano là, in mezzo al lago, in balia del vento e dei sentimenti.
Tutto filava liscio quando un giorno, improvvisamente, una telefonata squarciò il magico equilibrio che si era creato: Andrea alzò la cornetta stancamente e di là una voce concitata disse “signor Arcuati (il suo cognome) la Signorina Lisa ha avuto un malore, l’abbiamo portata in ospedale”.
Andrea si precipitò e arrivato al piccolo ospedaletto del paese….
soffiodinfinito
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Messaggio da soffiodinfinito »

..... si precipitò verso il reparto che gli era stato indicato: quei lunghi corridoi illuminati di freddo neon e rimbombanti ad ogni suo passo come a rispondere all'inquietudine che si portava dentro, lasciavano spazio ad ogni peggiore presagio... quando ad un tratto, attraversando l'ultima porta rossa, raggiunse una piccola stanzetta, poche sedie, una porta a vetri chiusa davanti, il reparto di terapia intensiva.... suonò al citofono, il cuore gli saliva in gola e a malapena riuscì a sussurrare il suo nome, di lì a poco quella porta si aprì e comparve un medico: alto, carnagione bianca, capelli rossastri, lo sguardo fisso sulla sua cartella "mi segua sig. Arcuati" e lo accompagnò in un piccolo studio distante pochi ma interminabili passi da quel punto. "cos'è successo?" chiese subito Andrea; il medico si girò intorno, continuava a sfogliare quella cartella quasi a cercare scritto da qualche parte le parole che non riusciva a farsi uscire "la signorina Lisa ora sta bene sig. Arcuati" esordì "però la situazione non è così semplice" ; Andrea sbiancò, ormai era incapace di reagire, completamente assorto nelle parole del medico, nei più piccoli ceni del suo volto, nel cercare di cogliere quel qualcosa che gli facesse capire all'istante cosa stava succedendo. "La signorina Lisa stamane ha avuto un malore, una forte cefalea che l'ha portata prima a rimettere e poi a perderei sensi; le sue colleghe hanno chiamato il 118 e quando è giunta qui era già rinvenuta,seppure un pò confusa e con forti dolori al capo; le abbiamo fatto subito una tac, contemporaneamente a quando le hanno telefonato e abbiamo già potuto vedere i primi esiti: la signorina ha una massa molle alla base del cranio...." Andrea rabbrividì cercando di comprendere il sognificato pratico di ciò che stava ascoltando, "noi non sappiamo ora di preciso cosa sia quella massa, ma è indispensabile che si intervenga al più presto per rimuoverla e per capirne la natura"
"quindi dovete operarla ora" chiese Andrea con un filo di voce
"certo, il prima possibile; la signorina si trova già all'interno del comparto operatorio, ora è confusa, se vuole può vederla, poi con il vostro consenso noi vorremmo procedere subito con l'intervento"
"ma com'è possibile? stava bene stamattina, ieri siamo stati tutto il giorno al lago, era serena, abbiamo girato tutta la sponda, abbiamo..." -Andrea non riuscì a trattenere un signhiozzo di pianto, chinò la testa e la nascose pudicamente fra le mani, mani ingrossate e callose come quelle di un marinaio nato e cresciuto in quel mondo e non come un semplice impiegato, invetatosi tale per amore di chi amava quello stesso mondo.
"la capisco sig. Arcuati, ma ora deve farsi forza, e poi abbia fiducia, la medicina ha fatto grossi progressi in questo campo, vedrà che noi faremo il possibile".
Andrea sempre più stordito e confuso, distolse con forza il pensiero da quelle parole "scientificamente appropriate" che gli mettevano sempre più ansia, e chiese di poter vedere Lisa.
Si alzarono e il medico gli fece strada all'interno della zona riservata, verso la stanza dove stavano preparando Lisa all'imminente intervento....

[hr][hr]

scusate il ritardo, impegni mi hanno costretto lontano dal pc e da "quest'angolo di sogno" appena possibile, sempre che vi faccia piacere, continuerò questa parte . ciao a tutti
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Dolce
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Messaggio da Dolce »

Che bello - un romanzo a puntate! - Un pò triste come inizio .
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birillino8
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Messaggio da birillino8 »

Soffio....io aspetto :D Mica puoi abbandonarmi così :-O
soffiodinfinito
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Messaggio da soffiodinfinito »

Lisa era distesa su un piccolo lettino, lo sguardo rivolto in un punto fisso a seguire chissà quale pensiero; la porta si aprì, Andrea entrò nella stanza e gli occhi dei 2 si incontrarono fissandosi per lunghi attimi. Lui si mosse verso di lei, avvicinandosi timidamente, ogni passo diveniva più pesante del precedente, caricandosi delle mille paure, ansie, tormenti che lo accompagnavano, sentimenti che sul viso cercava di tramutare in un sorriso rassicurante, un sorriso che potesse riempire quell’interrogativo dipinto negli occhi della ragazza… una volta vicini, quasi vinti da una forza più grossa della loro stessa volontà, i 2 si strinsero in un lungo abbraccio senza poter più controllare il pianto e quelle lacrime che scendevano copiose sui volti di entrambi provavano a lavare il peso che si portavano nell’animo e pur senza dire una parola, i cuori si scambiavano ogni dettaglio del loro sentimento, della loro paura, del loro amore, della voglia di farcela uno per l’altro, della paura di non farcela per l’altro….
Quello fu l’inizio del tormentato periodo che di lì a un anno avrebbe portato Lisa a morire di una forma di tumore aggressivo, che non avrebbe avuto pietà per quei 2 ragazzi e per i loro sogni di un futuro roseo vissuto al fianco l’uno dell’altra.
Quel primo intervento non portò a nulla se non alla scoperta della natura maligna della malattia; a questo seguirono vari consulti specialistici in varie parti di Italia e anche in qualche clinica all’estero: le terapie proposte sembravano solo indebolire sempre più la ragazza, che ormai come una candela si consumava giorno dopo giorno, trasmettendo attraverso i suoi occhi una luce sempre più fioca, sempre più distante. Andrea aveva sempre lottato al suo fianco, sostenendola, incitandola in ogni nuova cura, sforzandosi anch’esso di credere per entrambe che quella sarebbe stata la cosa giusta. Fu un giorno, in una clinica svizzera dove Lisa era ricoverata dopo l’ennesima consulenza avuta, che ricevendo la visita di Andrea, con tutta la forza rimastagli in quell’esile corpo, gli disse:
“Andrea, basta, ti prego, ora basta…” “perché dici così Lisa, lo sai che questo dottore è un luminare, ha scoperto..” “No, basta Andrea, ti prego, portami a casa, non ce la faccio più, scusami, ci ho provato con tutto me stessa, ci ho provato per te, ma ora basta”; gli occhi di lei, prima bassi rivolti al pavimento, ora lo fissavano, avevano quella luce, quella stessa luce dolce e allo stesso tempo ferma che lo aveva sempre colpito, sapevano implorare e ordinare allo stesso tempo, potevano piangere ma trasmettere forza e vita. Lui le si avvicinò, le prese le mani e le baciò la fronte. “faremo come vuoi tu, scusami….” Si rese conto in un istante che cercare a tutti i costi una cura per lei lo aveva portato a dimenticarsi di lei, della sua personalità, della sua anima. La accompagnò in quello stesso istante alla macchina e se ne tornarono nel loro piccolo paese, alla loro piccola vita, alla loro piccola barca “un angolo di sogno” appunto, tutto per loro. Quell’ultimo mese lo vissero fianco a fianco, Lisa era debole e provata, ma serena, Andrea faceva di tutto per allietarle ogni momento e quando arrivò il giorno, tutto avvenne con estrema leggerezza, quasi in punta di piedi: sì, forse anche la morte aveva avuto compassione per quei 2, ed era giunta nel sonno, delicata e silenziosa, senza dolore, senza intaccare con colori foschi e cupi, quel quadro pastello disegnato a forma di cuore in quel piccolo angolo di vita.
Andrea ancora oggi, a 2 anni di distanza dalla morte di Lisa, aveva fresche e indelebili alcune immagini di lei, sia del primo periodo, quello felice, ma anche di quello della malattia: era cresciuto, aveva sofferto, ma aveva anche acquisito una forza interiore che gli permetteva di non essere arrabbiato con la vita, ci aveva provato, tutti gliene avrebbero dato ragione, ma non faceva parte di lui, quella rabbia gli rovinava ogni più bel ricordo di lei, preferiva viverne il respiro respirando la dolcezza che li aveva uniti, assaporandone il profumo che ancora talvolta gli sembrava di percepire come un abbraccio, un abbraccio che lo colmava talmente tanto di emozione da non poter trattenere le lacrime, vissute non solo come dolore, ma come espressione di sentimento, di amore, di amore al di sopra d’ogni sofferenza.
E quelle parole che lei gli aveva fatto trovare dopo la sua morte, nascondendole fra i suoi effetti personali, quelle sapevano accendere la stessa luce che gli occhi di lei accendevano nelle giornate più buie: “per Andrea” c’era scritto su quella busta:
“quando la aprirai vorrà dire che io sono già partita per questo lungo viaggio che non so dove mi condurrà, ma sappi che tornerò sempre, tornerò ogni giorno da te, forse in un soffio di vento che rinfrescherà i tuoi pensieri, forse in un raggio di sole che nel tramonto saprà catturare l’attenzione dei tuoi occhi, forse in un attimo in cui non ti sentirai più solo…
ricordati sempre che dove non puoi arrivare coi tuoi passi, puoi arrivarci col pensiero, se non puoi raggiungere ciò che insegui camminando, forse puoi farlo volando…”
e quella canzone poi, uscita quasi per caso, se esiste il caso, proprio in quel periodo, ascoltata “per caso” rientrando una sera come tante dal lavoro, una sera in cui era più grande il desiderio di non sentirsi solo:
“Io son partito poi così d'improvviso
–così iniziava quel pezzo che subito aveva catturato la sua attenzione-
che non ho avuto il tempo di salutare
istante breve ma ancora più breve
se c'è una luce che trafigge il tuo cuore
L'arcobaleno è il mio messaggio d'amore
può darsi un giorno ti riesca a toccare
con i colori si può cancellare
il più avvilente e desolante squallore
Son diventato il tramonto di sera
e parlo come le foglie d'aprile
e vivrò dentro ad ogni voce sincera
e con gli uccelli vivo il canto sottile
e il mio discorso più bello e più denso
esprime con il silenzio il suo senso
Io quante cose non avevo capito
che sono chiare come stelle cadenti
e devo dirti che è un piacere infinito
portare queste mie valige pesanti
Mi manchi tanto amico caro davvero
e tante cose son rimaste da dire
ascolta sempre e solo musica vera
e cerca sempre se puoi di capire
Son diventato il tramonto di sera
e parlo come le foglie d'aprile
e vivrò dentro ad ogni voce sincera
e con gli uccelli vivo il canto sottile
e il mio discorso più bello e più denso
esprime con il silenzio il suo senso
Mi manchi tanto amico caro davvero
e tante cose son rimaste da dire
ascolta sempre e solo musica vera
e cerca sempre se puoi di capire
ascolta sempre e solo musica vera
e cerca sempre se puoi di capire

Quella sera la casa gli sembrava particolarmente vuota, erano le prime giornate fresche di inizio inverno, la luce del giorno che svaniva dietro ai rintocchi delle campane di fine giornata, lasciava nel cuore un vuoto che solo scavando in profondità dentro di sé poteva provare a colmare. Aveva già chiuso porte e finestre, quando………

[hr][hr]
scusate il ritardo, appena riesco aggiungo, ma se volete aggiungete anche voi, la parte che mi premeva scrivere a me era questa, l'avevo dentro al cuore che chiedeva d'uscire...
p.s. dolce, una cosa può essere inizialmente triste come un frutto appena sbocciato è acerbo, l'importante è non fermarsi prima di darle l'occasione di maturare....
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Dolce
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Messaggio da Dolce »

Grazie Soffiodinfinto per le tue parole - fino a qualche tempo fa avrei pensato anch'io come te - ma ultimamente sta uscendo di nuovo la mia vena pessimista e vedo tutto nero.

Comunque anche se il seguito non è stato allegro ti faccio i complimenti e spero che le cose maturino ;)
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ebre
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Messaggio da ebre »

……bussarono alla porta. La portinaia gli aveva ritirato una raccomandata. “Buonasera signor Arcuati, stamattina mi sono permessa di ritirarle una lettera, ho pensato fosse una cosa importante, proviene da uno studio di avvocati.” – “ Grazie, è stata gentile”.
Chiusa la porta alle spalle della portinaia, incominciò ad esaminare l’intestazione della busta - Studio Avvocati Rossi&Brambilla - non conosceva quello studio! Un po’ intimorito, strappò la busta ed incomincio a leggere.

Gentile Signor Arcuati,
Le scrivo per conto del mio cliente, la clinica “Sanitas” presso la quale Lei e la sua defunta moglie avete effettuato, senza risultati, tentativi di fecondazione assistita.
La clinica mi informa che, a seguito di recenti indagini, è emerso che il precedente direttore, per accontentare altre coppie sterili, ha autorizzato l’utilizzo di ovuli depositati da precedenti pazienti, senza chiederne autorizzazione o darne loro informazione.

Per rettificare l’incresciosa situazione le allego due dichiarazioni, alle quali Lei dovrebbe gentilmente apporre la firma.

- Dichiarazione per esonerare la clinica da ogni responsabilità nella questione

- Dichiarazione per conto della Sig.ra Claudia Lombardi, che attualmente esercita la custodia della bimba nata dalla fecondazione degli ovuli di sua moglie. Con la firma del documento Lei rinuncia ad ogni diritto sulla bambina.

Certo del fatto che Lei concorderà che è nell’interesse della bambina continuare a vivere con la mamma e non coinvolgerla in questioni legali, porgo

Distinti Saluti
Pietro Rocca
Avvocato

Lui e Lisa avevano tanto sperato in un figlio che coronasse il loro amore, non avevano lasciato nulla di intentato, provando anche la fecondazione artificiale. Dopo alcuni tentativi non riusciti, Claudia , su consiglio del ginecologo, aveva fatto congelare gli ovuli per un prossimo tentativo, ma il destino non l’aveva permesso; quando la malattia l’aveva colpita, non avevano più pensato al figlio, si erano concentrati su loro stessi.



“Ancora pochi chilometri, ecco quasi ci sono..” Andrea recitava tra se quelle parole quasi come una sottile preghiera. Una preghiera mista a speranza eccitazione e paura.
Aveva fatto molta strada, non per i pochi chilometri che separavano Milano da Stresa. Molto più difficile e lungo era stato il viaggio mentale che aveva dovuto compiere negli ultimi mesi.
Da quando aveva avuto la notizia, Andrea era stato preda di un turbinio di sentimenti.
La rabbia iniziale aveva lasciato posto alla gioia per la nascita della bambina e, infine, a una profonda frustrazione nell’attesa che gli avvocati si accordassero per una situazione che non aveva precedenti legali.
Finalmente dopo tutti quei mesi il suo desiderio si stava avverando. Avrebbe conosciuto la sua bambina.

Mani nervose strinsero il volante al pensiero che avrebbe incontrato anche qualcun’altro. Qualcuno che si era fortemente opposto alla sua richiesta di vedere la bimba e che gli aveva espressamente vietato di venire. Qualcuno che aveva acconsentito solo, dopo le minacce di Andrea di trascinarla in tribunale, ad incontrare il suo avvocato.
Andrea trattenne il respiro quando, superata l’ultima curva, gli apparve il grande cancello dell’ingresso a “ Villa Claudia”.
Passato il cancello, guidò lungo un curatissimo viale alberato. Un’abitazione di un unico piano situata su di una collinetta spiccava tra pergole di bellissimi gelsomini bianchi creando nell’insieme un’atmosfera da favola. A mano a mano si avvicinava, però, l’edificio emanava un senso di potere e autorità. Cosa per lui inaspettata, incominciò a sentirsi intimidito.
Il cuore prese a battere a mille, al di la di quelle mura c’era sua figlia, la bambina che lui e Lisa avevano tanto desiderato e che non erano riusciti ad avere.
Scese dall’auto e bussò alla porta. Dopo un tempo che a lui apparve interminabile si presentò una signora di mezza età, capelli raccolti in un chignon e abito scuro.
“Buongiorno…posso esserle d’aiuto?”
“Si” rispose Andrea. “Sono l’avvocato del signor Arcuati. Sono qui per incontrare la signora Claudia.”
“Prego..si accomodi” disse la donna, che Andrea scoprì essere la tata della bambina.
“La signora arriva subito, la può attendere nel salotto”. Indicandogli la strada lo fece accomodare e si allontanò.

Andrea incominciò a guardarsi attorno nella speranza di vedere qualche fotografia della bambina. Si avvicinò alla finestra, che dava su un giardino ricco di fiori di ogni genere, e vide una donna china sulle aiuole intenta a prenderne cura. La tata le si avvicinò e indicò la finestra della stanza in cui era Andrea. Questa si alzo con grazia indescrivibile e diresse lo sguardo in direzione della villa. I loro sguardi, per un attimo, si incrociarono e un fremito inatteso corse lungo la schiena di Andrea.
Sembrava che gli scuri e lucenti capelli di quella donna avessero intrappolato il sole di giugno in caldi riflessi ramati. Non poteva vedere il colore degli occhi, ma ci scommetteva, dovevano essere scuri, impenetrabili e pieni di segreti. La donna pareva infastidita, era evidente che lui non fosse il benvenuto. Probabilmente lo aspettava un duro scontro; la signora non avrebbe accolto bene la notizia che, al posto dell’avvocato, era venuto lui personalmente.
“Buongiorno Avvocato” lo saluto freddamente.
Una sensazione di dèja vu colse Andrea. Come se una persona amata in passato fosse tornata da lui. Avrebbe voluto correrle incontro e abbracciarla, stringerla forte a se. Strano, non aveva mai incontrato quella donna prima di allora.
Cercando di riprendere il controllo di se, disse con voce ferma:”Sono qui per vedere la bambina”. Subito lei esclamò:”Spero che, una volta visto che la bimba sta bene, consigli al suo cliente di abbandonare ogni richiesta su di lei!”
Andrea pensò di rivelarle subito chi era, ma poi se non gli avesse fatto vedere la bambina? Mentre stava facendo questa considerazione Claudia continuò: “Io ho cresciuto fino ora Francesca! Il Signor Arcuati è padre solo perché la moglie ha fornito una microscopica parte genetica.”
“Francesca….Francesca” ripeteva tra se Andrea e un sorriso gli illumino il viso. Francesca era il nome che avevano scelto, Lui e Lisa, se avessero avuto una bambina.
Claudia parlava ma Andrea non sentiva più nulla. Le morbide labbra di Claudia avevano attirato la sua attenzione, un forte desiderio di baciarla lo stava assalendo pensando al sapore di quelle labbra.
Cercò di allontanare da se questo pensiero concentrandosi sul motivo della sua venuta alla villa. Troppo tempo era passato dall’ultima volta che aveva sentito il sapore di un bacio, forse, pensò, è questo il motivo che mi fa fantasticare su una donna che in realtà dovrei considerare nemica.
Distolse, a fatica, lo sguardo da Claudia e si concentrò sulle carte che gli aveva dato l’avvocato.
Con calma apparente interruppe Claudia : “Sono qui per vedere la crescita della bambina e trovare eventuali accordi. Posso vederla ora?”

Claudia chiamò la tata chiedendo se la bimba era sveglia e potessero andare nella cameretta. Si avviarono verso la stanza, un dolce profumo di talco la riempiva. Al lettino, di legno chiaro, erano appese delle api che, gioiose, volteggiavano al suono del carillon. Una copertina di pizzo rosa lasciava intravedere la piccolina e le manine che si muovevano nel tentativo di raggiungere le api.
Andrea si avvicinò lentamente, guardò Francesca e venne sopraffatto da profondi sentimenti, trattenne a stento le lacrime. Assomigliava a Lisa, stessa forma del nasino e grandi occhi blu come il cielo, quel cielo che era rimasto splendente, fino alla fine, negli occhi della moglie.
Francesca gli sorrise e allungo le piccole braccia come per inviarlo a prenderla in braccio, D’istinto cerco di sollevarla. Subito la tata, bruscamente e con fermezza, lo fermò: “Non è ora di prenderla in braccio…niente vizi. – Un estraneo poi…!”
Senza dire nulla acconsenti al volere della tata, non era ancora il momento di svelarsi…già, ma quando sarebbe stato il momento?
Con molta autorità la tata li invitò ad uscire dalla stanzetta.

Tornati nel salotto, Andrea, con tristezza nella voce chiese: “ E’ la tata che si occupa della crescita della bambina?”
Claudia, con una dolcezza che fino ad allora non era trapelata, inizia a spiegare che in seguito alla nascita di Francesca il marito l’aveva abbandonata per una donna domenicana e si era trasferito a Santo Domingo. Lei ha dovuto prendere le redini della piccola azienda e combattere affinché tutto quello che aveva non venisse scialacquato dal marito. Lunghe battaglie legali che la stavano impegnando molto e la consumavano piano piano nello spirito. Non voleva altre questioni legali, ecco perché aveva acconsentito ad incontrarlo, ma questo, naturalmente non lo disse.
“ Il tempo da dedicare a Francesca è poco e la tata mi è di grande aiuto. Purtroppo, però, si è approfittata della situazione ed io non ho più alcuna voce in capitolo sull’educazione di mia figlia. A volte pare lei la mamma ed io la tata..!” queste ultime parole uscirono da quelle morbide labbra come soffio, con voce strozzata dal pianto.
“Perché non si ferma a cena?” – la richiesta lo colse di sorpresa. Pensava che lei non vedesse l’ora di liberarsene.
La cena fu piacevole, la conversazione avvenne in modo naturale, così come il passaggio dal lei al tu. La barriera che li divideva era caduta. Ma come dire la verità ora? Doveva dirla! Più aspettava più sarebbe stato difficile.
Claudia propose una passeggiata in giardino, per definire gli ultimi accodi, ed uscirono. Lei acconsentì che il padre vedesse Francesca una volta all’anno durante le vacanze estive. Ora, camminavano fianco a fianco, in silenzio, lungo il viale alberato. La luna illuminava il volto di Claudia dandole un espressione angelica. Il Gelsomino inebriava i sensi con il suo profumo e le stelle facevano da cornice a questo quadro naturale.
Come spinti da qualcosa di misterioso, contemporaneamente volsero lo sguardo, i loro occhi si incontrarono. Un fremito lungo la schiena pervase entrambi. I loro visi si avvicinarono, le morbide labbra di lei si unirono a quelle calde e accoglienti di lui in un lungo ed interminabile bacio.
Ecco! La scintilla era scoppiata, ora era davvero difficile dirle la verità. Lei avrebbe pensato che era per la bambina. Che fare ora?
Lei, stupendolo per la seconda volta disse: “Si è fatto tardi, ti fermi a dormire?”
Prendendo il coraggio a due mani, Andrea rispose: “ Devo dirti una cosa, non so poi se…Prima che potesse continuare lei gli pose due dita sulla bocca e sussurrò: “ Rimandiamo a domani, signor Arcuati!”.


Ci ho riprovato shhh
Ultima modifica di ebre il mer nov 01, 2006 8:05 pm, modificato 2 volte in totale.
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birillino8
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Messaggio da birillino8 »

Ed hai fatto bene,però,perchè un però c'è :D ,si è capito già il finaleeeeeee
s?
;)
soffiodinfinito
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Messaggio da soffiodinfinito »

Il destino sembrava proprio aver fatto le cose per bene, cucendo una trama perfetta, indissolubile: lui e lei, entrambe soli, un passato complesso alle spalle, tanta vita davanti ancora da donare e un punto comune, una bambina magicamente sospesa fra i 2, comparsa come una stella cometa nel cielo di quel caldo autunno, quasi a disegnare la via da percorrere.
Eppure la notte aveva ancora tante domande a cui il giorno avrebbe dovuto dare risposta: quella scintilla, quel legame nasceva dal profondo dell'animo o era figlio di un bisogno di entrambi, e, anche senza volerlo, prendeva forma man mano disegnandosi negli occhi come una strada fin troppo semplice da percorrere verso una conclusione in comune che andava a chiudere una situazione irrisolta colmando i vuoti e i bisogni che ognuno di loro aveva prima in sè stesso piuttosto che nell'altro?
Andrea, il suo angolo di sogno, il suo cuore già ferito e sanguinante, avevano trovato una persona in cui aprirsi, versarsi totalmente e completarsi o si appoggiavano solo a una sorta di infermiera per poter medicare e alleviare le proprie ferite, rimanendo poi chiusi in sè stessi?
Claudia, chi era poi in realtà Claudia? Una donna bellissima, passionale, abbandonata dall'egoismo di un compagno che non aveva saputo capirla e incontrarla, o lei stessa troppo decisa nel voler ottenere qualcosa che ancora non le apparteneva, che ancora non aveva saputo costruire, troppo attaccata a quell'ideale di famiglia unita, tanto da far fuggire chi non poteva esserne parte se non passiva di quel suo ordine così aprioristicamente prestabilito? Claudia, la stessa che ora con Andrea voleva condividere davvero tutto ciò che la vita le aveva dato, tutto ciò che aveva saputo conquistare da ogni sua sconfitta, o in cerca ancora una volta di un attore, un semplice attore da calare nei panni di quel compagno che aveva sempre sognato?

Gli uomini troppo spesso si accontentano di riempire in superficie gli spazi che il destino gli disegna innanzi o di rimarcarne solo i bordi con tinte talmente forti da mascherare il vuoto che sotto sotto, dentro di sè, ancora non hanno saputo riempire: troppo spesso si accontentano di vivere il quotidiano senza entrare nel profondo di sè stessi, tralasciando di rispondere a quelle domande che nell'intimo del cuore si aprono come solchi, solchi su cui generalmente si cerca solo di non camminare, obbligandosi a vivere in spazi sempre più ristretti, fra un solco e l'altro, atrofizzando giorno dopo giorno la propria capacità di creare sentimenti ed emozioni autentiche.
Andrea e Claudia erano sulla soglia di quella porta, si sarebbero fermati a quel livello?
Andrea aveva un angolo di sogno che gli occupava la metà del cuore e che ogni sera si confrontava con l'altra metà, non lasciando spazi inesplorati dentro di sè...
Claudia aveva combattuto con la vita vincendo e perdendo più volte, ma gli era rimasta Francesca, la sua bambina, Francesca per cui certo avrebbe voluto costruire rapidamente un confortevole riparo chiamato Famiglia nel senso più tradizionale del termine, Francesca però che non avrebbe mai voluto veder perdere come gli era toccato a lei, per cui non si sarebbe mai accontentata di un'illusione per ripararla dalla vita, ma avrebbe voluto una fortezza costruita su fondamenta di verità e certezza.

All'indomani il cielo era sereno e un forte vento scuoteva le piante, invitando i fiori sui rami, ancora chiusi dentro ai loro boccioli, a spogliarsi e rivelare al mondo intero il loro colore e il loro profumo, elaborati segretamente durante tutto l'inverno e ora pronti a donarsi a chiunque avrebbe avuto la voglia e il cuore di fermarsi ad ascoltarne il canto.
Andrea si svegliò all'alba, ci mise qualche minuto a rendersi conto di dove si trovava. Claudia ancora dormiva, il viso sprofondato nei cuscini sembrava disegnare un quadro che aveva nella sua casa... già casa sua....
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soffiodinfinito
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Messaggio da soffiodinfinito »

p.s. molto bello ebre la tua aggiunta, ci si può leggere attraverso l'animo romantico e sensibile che hai.
Birillino se è vero che una scintilla in un attimo può illuminare una strada, quella strada che si inizia, col passo sicuro e convinti di sapere dove ci porti, in realtà non sai dove ti porterà, la devi scoprire passo dopo passo...
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birillino8
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Messaggio da birillino8 »

Ed è così che mi piace camminare,passo dopo passo,senza fretta.
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