Movimenti artistici

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Soleanna1
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Color field

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Color field

Il Color field (o color field painting. In inglese: Pittura a campi di colore) è un movimento pittorico caratterizzato dall'uso di grandi tele di canapa coperte interamente da estensioni invariate di colore, che escludono qualsiasi interesse per il valore del segno, della forma o della materia. La definizione è dovuta al critico Clement Greenberg che la utilizzò per la prima volta nel 1955. Il color field è collegato al Suprematismo e all'Espressionismo astratto.

Alcuni importanti artisti color field sono:
Trevor Bell
Helen Frankenthaler
Morris Louis
Kenneth Noland
Jules Olitski
Mark Rothko
Soleanna1
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Cubismo

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Cubismo

Il Cubismo è un movimento artistico d'avanguardia che nasce a Parigi attorno al 1907 che genererà movimenti analoghi in musica e letteratura. Nelle opere cubiste il soggetto è spezzato, analizzato e riassemblato in una forma astratta. L'artista tende a ritrarre l'oggetto in un contesto più vario, raffigurandolo da più punti di vista. Lo sfondo e i piani prospettici si compenetrano, creando un ambiguo spazio vuoto caratteristico del cubismo. Gli artisti più influenti di questo movimento sono Pablo Picasso, Fernand Léger, Georges Braque e Juan Gris.

Il termine cubismo viene fatto risalire ad un'osservazione di Henri Matisse davanti ad un dipinto di un paesaggio, L'Estaque, esposto da Georges Braque al Salon d'Automne del 1908. La frase di Matisse, che parlò di piccoli cubi, fu raccolta dal critico d'arte Louis Vauxcelles che, per primo, usò la parola cubismo in un suo articolo.

L'anno precedente era stata pubblicata una raccolta di lettere indirizzate nel 1904 ad Emile Bernard da Paul Cézanne che, pur non rinunciando mai da parte sua ad applicare le regole della prospettiva tradizionale, aveva parlato della possibilità di vedere le forme naturali sotto l'aspetto di solidi geometrici. La ricerca di Cézanne, creatore dello spazio per via di volumi, si era rivelata fondamentale: la retrospettiva delle sue opere al Salon d'Automne del 1907 aveva colpito profondamente Picasso, Braque e Léger, unitisi ben presto ai primi due. Inoltre l'arte negra, all'epoca di moda a Parigi, negli atelier, poneva l'accento sull'oggetto nella sua essenzialità, indipendente dall'ambiente.

Così, grazie allo studio tenace di Picasso e Braque, vennero gradualmente formandosi i principi fondamentali del cubismo, primo fra tutti quello della rinuncia alla rappresentazione diretta degli oggetti che vanno ricreati, dopo essere stati scomposti negli elementi costituitivi, mediante un'operazione per cui la pittura, appropriandosi i metodi della scienza, diviene strumento conoscitivo e si rivolge direttamente all'intelletto, senza passare attraverso impressioni essenzialmente fisiche. Il pittore cubista cerca di rappresentare simultaneamente sulla tela diversi aspetti del medesimo oggetto, ovvero ciò che conosce dall'oggetto stesso, piuttosto che l'immagine che gli giunge attraverso l'organo visivo.

L’opera che prelude il cubismo è Les demoiselles d'Avignon di Picasso, risalente al 1907, in cui si notano molti degli elementi tipici dello stile cubista, oltre a quelli già esposti, sono evidenti: la passione per la scultura africana, che porta l’autore a concepire i volumi come fossero ottenuti dal legno scavato, caratterizzati da piani perpendicolari o paralleli tra di loro, molto spigolosi; la linea di contorno dominante, le superfici piatte, la semplificazione delle forme (elementi che il cubismo deve a Henri Matisse); l’assenza di ambientazione; la non distinzione tra immagine e fondo; le campiture di colore piatte e omogenee.Ma è anche nota l'opera "La Guerra di Guernica" dove raffigura questa dolorosa guerra dove soffrono anche degli animali, ma in alto a destra c'è una finestra che simboleggia la speranza e la luce.Sempre in ques'opera si vede una madre che piange il figlio morto e si osservano anche dei frammenti di spade di soldati.

Oltre ai massimi esponenti del movimento, quali Picasso, Braque e Juan Gris, sono da ricordare molti artisti, anche successivi, che si ispirarono a loro: Robert Delaunay, Fernand Léger, Jacques Villon, Juan Gris, Jacques Lipchitz, Liubov Popova, Francis Picabia, Louis Marcoussis, Jean Metzinger e Marie Vassilieff ed André Derain.

Teorico del movimento fu Guillaume Apollinaire che lo definì arte di concezione denunciando così lo sforzo compiuto dagli artisti per giungere alla creazione pittorica attraverso un'analisi intellettuale dei vari motivi. Questa analisi si rilevò ben presto così essenziale da diventare motivo a sé e da indurre Apollinaire a considerare i vari elementi geometrici della composizione come altrettante note musicali, così da formulare l'idea di una pittura assolutamente astratta, pura armonia di valori spaziali, genere del tutto nuovo e dotato di una sua individualità che lo distingueva dalla normale pittura.

Al di fuori dalla pittura il cubismo trovò un’eco letteraria, specialmente nella poesia. I maggiori scrittori cubisti sono Guillaume Apollinaire, Max Jacob, Gertrude Stein e Pierre Reverdy i quali hanno operato attraverso una tecnica basata sulla distruzione della grammatica, sulla punteggiatura assente o errata e sul verso libero. Allo stato puro ebbe invece solo pochi anni di vita e si concluse nelle scenografie del balletto russo.

Periodi del cubismo
La storia del cubismo è divisa in due fasi fondamentali, quella del cubismo analitico (1909-1910) e quella del cubismo sintetico (1909-1912). Un primo momento, detto analitico, ha inizio nel 1909: la sfaccettatura è fitta, minuziosa e tende a mostrare l'oggetto nei suoi molteplici aspetti, analizzandolo. Un secondo momento, detto sintetico, ha inizio verso la fine del 1909 e consiste in una più libera e intuitiva ricostruzione di tale oggetto espresso nella sintesi con cui si presenta alla mente del pittore nell'attimo in cui lo pensa rivivendolo interiormente.

E' in questo secondo momento (1909-1912) che comincia anche l'uso di incollare sulla tela inserti ritagliati da giornali e da stampati (papiers collés o carte incollate) o materiali vari (collages) che è, tra le innovazioni introdotte dai cubisti, la più interessante. È la tecnica tendente a raggiungere un risultato artistico mediante la disposizione, secondo un ordine voluto, di vari elementi di diversa materia, riuniti con l'unica funzione di costituire un fatto plastico indipendente da qualsiasi intenzione imitativa.

Altre fasi, benche' minori, sono quella del cubismo detto "primitivo", diffusosi tra 1907 e 1909 e infine quella nota con il nome di "cubismo orfico", sorta come ultima estensione del movimento artistico (cosi' definita dal poeta Apollinaire perche' recupera la dimensione lirica del colore).

Cubismo analitico
Nella prima fase cubista, quella denominata cubismo analitico, gli artisti sperimentano un linguaggio artistico che consente loro di rappresentare in modo totale la realtà, in base ad un intento assolutamente razionale, ponendosi di fronte ad essa con un atteggiamento scientifico e, appunto, analitico.

I cubisti tendono sempre a non rappresentare la dimensione lirica, interiore, spirituale, bensì una realtà concreta; ciò si evince anche dalla scelta dei soggetti, per la maggior parte nature morte. Le rappresentazioni tradizionali della realtà sembrano parziali e di contro sviluppano una tecnica pittorica che segna la dissoluzione della prospettiva tradizionale, rinascimentale. Partendo dalla meditazione sull'operato di Paul Cezanne, puntano ad una riorganizzazione dello spazio pittorico, potenziando la sintesi plastica delle forme, sviluppando una lettura della realtà in chiave volumetrica e moltiplicando i punti di vista secondo cui il soggetto rappresentato viene osservato. Oltre a Cezanne, fonte d'ispirazione è il divisionista Seurat, con le sue teorizzazioni su contrasti di tono, tinta e linea. Per raggiungere questo obiettivo il cubista spezza la superficie pittorica in tasselli, piccole superfici che registrano ognuna un punto di vista diverso, così che lo spettatore guardando il quadro possa compiere una sorta di itinerario virtuale a trecentosessanta gradi nello spazio e nel tempo.

Il cubismo reagisce direttamente all'Impressionismo accentuando il valore del volume su quello del colore, che viene eliminato quasi totalmente (al massimo vengono utilizzate le gamme del grigio e del bruno) e gli elementi chiaroscurali sono dati da luce ed ombra. Il colore infatti è visto come componente solo decorativa, come elemento di disturbo per l’artista quanto per lo spettatore, capace di distogliere entrambi dalla necessità di analizzare ed indagare la realtà.

Cubismo sintetico
Il cubismo sintetico nasce tra il 1910 e il 1911, grazie a Picasso e Braque, che si rendono conto che spezzando troppo la superficie pittorica, i suoi singoli frammenti non sono più ricomponibili virtualmente e l'opera si avvicina sempre più ai caratteri dell’astrattismo, infatti i cubisti non vogliono perdere la riconoscibilità dell'oggetto.

Con la collaborazione di Juan Gris elaborano una serie di tecniche per uscire da questo paradosso in cui sono incappati portando alle estreme conseguenze la loro tecnica di rappresentazione del reale. Introducono nel quadro frammenti di realtà, di oggetti reali combinati alle parti dipinte (tecnica del collage), utilizzano mascherine con numeri o lettere (tecnica mista, tipo stencil); inseriscono trompe l'œil e riproducono l’effetto delle venature del legno con la tecnica del pettine passato sul colore fresco.

Inoltre si assiste al ritorno del colore e soprattutto il processo dell'opera non ha inizio attraverso l'osservazione del reale, ma si creano sulla tela forme geometriche semplici variamente composte, in intersezione, orientate in vario modo e solo in un secondo momento queste suggeriscono oggetti reali. La realtà viene dunque sintetizzata, creata nell’immagine. Gli oggetti sulla tela non sono più copia del reale, esistono nel momento in cui vengono concretizzati nell’immagine pittorica, di essi c’è solo il concetto formale.

Architettura
Nel suo generale atteggiamento antinaturalistico, preludio ad un nuovo modo di entrare in contatto con la realtà moderna, il cubismo ha variamente influenzato le avanguardie architettoniche. In polemica con il cubismo è l'Esprit Nouveau, anche se nel giovane Le Corbusier il metodo scompositivo di Picasso e Braque lascia molte tracce. Affini alle ricerche cubiste sono quelle del primo Jacobus Johannes Pieter Oud (progetto di fabbrica, 1919); è però Raymond Duchamp-Villon a tentare una trasposizione letterale dei principi del cubismo in architettura con il progetto di una villa cubista (1912). In qualche modo affini a questo esperimento isolato di Duchamp-Villon sono le realizzazioni dell'unica scuola architettonica esplicitamente ispirata al cubismo: quella cecoslovacca. La casa della vergine nera, a Praga, di Josef Gočár (1911-12), la villa di Josef Chochol ai piedi della collina Vysehrad (1913), i progetti di Jirí Knoha si presentano come volumi scomposti, sfaccettati e deformati: espressioni di un'ansia di rinnovamento architettonico che non ha ancora individuato adeguati strumenti d’espressione.
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Dadaismo

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Dadaismo

[align=center]Prendete un giornale. Prendete le forbici. Scegliete nel giornale un articolo della lunghezza che desiderate per la vostra poesia. Ritagliate l'articolo. Ritagliate poi accuratamente ognuna delle parole che compongono l'articolo e mettetele in un sacco. Agitate delicatamente. Tirate poi fuori un ritaglio dopo l'altro dispondendoli nell'ordine in cui sono usciti dal sacco. Copiate scrupolosamente. La poesia vi somiglierà. Ed eccovi divenuto uno scrittore infinitamente originale e di squisita sensibilità, benché incompresa dal volgo.»
(Tristan Tzara, Per fare una poesia dadaista) [/align]


Il dadaismo o dada è un movimento culturale nato a Zurigo, nella Svizzera neutrale della Prima Guerra Mondiale, e sviluppato tra il 1916 e il 1920. Il movimento ha interessato soprattutto le arti visive, la letteratura (poesia, manifesti artistici), il teatro e la grafica, che concentrava la sua politica anti bellica attraverso un rifiuto degli standard artistici con delle opere culturali contro l'arte stessa. Il dadaismo ha inoltre messo in dubbio e stravolto le convenzioni dell'epoca: dall'estetica cinematografica o artistica, fino alle ideologie politiche; ha inoltre proposto il rifiuto della ragione e della logica, ha enfatizzato la stravaganza, la derisione e l'umorismo.

Gli artisti dada solo stati volutamente irrispettosi, stravaganti, provavano disgusto nei confronti delle usanze del passato; ricercavano la libertà di creatività per la quale utilizzavano tutti i materiali e le forme disponibili.

Le attività dada includevano manifestazioni pubbliche, dimostrazioni, pubblicazioni di periodici d'arte e letteratura. Le tematiche trattate spaziavano dall'arte alla politica. Dada nacque come protesta contro il barbarismo della Prima Guerra Mondiale, in seguito il movimento divenne più improntato su una sorta di nichilismo artistico, che escludeva e condannava la rigidità e il manierismo in vari capi dell'arte come la letteratura, la pittura, la scultura. Tutto ciò era applicato anche e soprattutto alle convenzioni della società in cui gli artisti vivevano. Il dadaismo ha influenzato stili artistici e movimenti nati successivamente, come il surrealismo, la pop art e il gruppo neo dada Fluxus. Dada è stato un movimento internazionale, ed è relativamente difficile classificare gli artisti in base al loro paese di provenienza, in quanto si spostavano costantemente da una nazione all'altra.

Cos'è Dada?
Secondo i dadaisti stesso, il dadaismo non era arte, era anti-arte. Ha infatti tentato di combattere l'arte con l'arte. Per ogni cosa che l'arte sostenesse, Dada rappresentava l'opposto. Se l'arte prestava attenzione all'estetica, Dada ignorava l'estetica; se l'arte doveva lanciare un messaggio implicito attraverso le opere, Dada tentava di non avere alcun messaggio, infatti l'interpretazione di Dada dipende interamente dal singolo individuo; se l'arte voleva richiamare sentimenti positivi, Dada offendeva. Attraverso questo rifiuto della cultura e dell'estetica tradizionali i dadaisti speravano di distruggere le stesse, ma, ironicamente, Dada è diventato un movimento che ha influenzato l'arte moderna.

Tristan Tzara afferma: Dio e il mio spazzolino sono Dada, e anche i newyorkesi possono essere Dada, se non lo sono già. Un critico del American Art News ha asserito a riguardo che la filosofia Dada è la cosa più malata, più paralizzante e più distruttiva che sia stata pensata dal cervello umano. Gli stessi dadaisti hanno descritto Dada come un fenomeno che scoppia nella metà della crisi morale ed economica del dopoguerra, un salvatore, un mostro che avrebbe sparso spazzatura sul suo cammino. Un sistematico lavoro di distruzione e demoralizzazione...che alla fine non è diventato che un atto sacrilego.. La ragione e la logica aveva lasciato alla gente gli orrori della guerra, e l'unica via di salvezza era il rifiuto della logica per abbracciare l'anarchia e l'irrazionale. Comunque, tutto ciò può essere inteso come lato logico dell'anarchia e il rifiuto dei valori e dell'ordine. La distruzione sistematica dei valori, non è quindi irrazionale, se si pensa che debba essere messa in atto.

Perché Dada?
[align=center]«Dada non significa nulla.»
(Manifesto Dada del 1918, di Tristan Tzara) [/align]


L'origine della parola Dada non è chiara; esistono varie interpretazioni e vari fatti collegati con la scelta del nome. Molti credono che il termine sia un nonsense; altri sostengono che risalga all'uso frequente della parola da (sì in russo) da parte degli artisti rumeni Tristan Tzara e Marcel Jancoma. Altri ancora asseriscono che l'origine del nome sia da ricercare in un gruppo di artisti stabilitisi a Zurigo nel 1916 che, avendo bisogno di un nome per il loro nuovo movimento, scelsero a caso una parola da un dizionario francese-tedesco, che pare sia stato un dizionario Larousse. In ogni caso, volendolo tradurre letteralmente, in russo significa due volte sì; in tedesco due volte qui; in italiano e francese costituisce una delle prime parole che i bambini pronunciano, e con la quale essi indicano tutto: dal giocattolo alle persone.

Secondo l'ideale Dada, il movimento non si dovrebbe chiamare Dadaismo, dato che venne creato il nome Dada in opposizione a tutti gli -ismi letterari ed artistici.

Storia
L'esperienza della guerra, la disgregazione delle istituzioni di tradizione ottocentesca e le grandi trasformazioni sociali e politiche producono nel ventennio tra le due guerre mondiali un forte distacco dal passato non solo in campo storico e sociale ma anche in quello culturale e artistico. Cercando di spiegare le ragioni della nascita di Dada Tristan Tzara, in un'intervista alla radio francese, concessa nel 1950, dichiarava: Per comprendere come è nato Dada è necessario immaginarsi, da una parte, lo stato d'animo di un gruppo di giovani in quella prigione che era la Svizzera all'epoca della prima guerra mondiale e, dall'altra, il livello intellettuale dell'arte e della letteratura a quel tempo. Certo la guerra doveva aver fine e dopo noi ne avremmo viste delle altre. Tutto ciò è caduto in quel semioblio che l'abitudine chiama storia. Ma verso il 1916-1917, la guerra sembrava che non dovesse più finire. In più, da lontano, sia per me che per i miei amici, essa prendeva delle proporzioni falsate da una prospettiva troppo larga. Di qui il disgusto e la rivolta. Noi eravamo risolutamente contro la guerra, senza perciò cadere nelle facili pieghe del pacifismo utopistico. Noi sapevamo che non si poteva sopprimere la guerra se non estirpandone le radici. L'impazienza di vivere era grande, il disgusto si applicava a tutte le forme della civilizzazione cosiddetta moderna, alle sue stesse basi, alla logica, al linguaggio, e la rivolta assumeva dei modi in cui il grottesco e l'assurdo superavano di gran lunga i valori estetici. Non bisogna dimenticare che in letteratura un invadente sentimentalismo mascherava l'umano e che il cattivo gusto con pretese di elevatezza si accampava in tutti i settori dell'arte, caratterizzando la forza della borghesia in tutto ciò che essa aveva di più odioso...

Zurigo
Nel 1916, Hugo Ball, Emmy Hennings, Tristan Tzara, Hans Arp, Marcel Janco, Richard Huelsenbeck, Sophie Täuber, insieme ad altri, discutevano sull'arte e mettevano in scena esibizioni al Cabaret Voltaire, il locale dove è stato concepito e dove è nato il dadaismo. La prima serata pubblica, si svolse il 14 luglio 1916; durante la festa Ball recitò il primo manifesto Dada. Nel 1918 Tzara lo riscrisse apportando modifiche sostanziali.

Nasce quindi anche un ideale dadaista: il principio cardine dell'azione Dada è la negazione di tutti i valori e canoni estetici dell'arte, di quella tradizionale, ma anche di quella d'avanguardia, entrambe accusate di essere funzionali ai valori del sistema borghese. Essa si traduce nel rifiuto del concetto di bellezza, degli ideali, della ragione positivistica, del progresso e del modernismo, cui vengono contrapposti una libertà senza freni, l'irrazionalità, l'ironia, il gusto per il gesto ribelle e irridente, lo spirito anarchico. La volontà di mettere in crisi modi di pensare definiti borghesi stimola una strategia di spiazzamento imperniata sull'accostamento di forme e materiali inconsueti, sulla degerarchizzazione delle tecniche e dei generi artistici tradizionali e sulla valorizzazione dei nuovi procedimenti quali il collage, il fotomontaggio (inventato dai dadaisti tedeschi) e il ready-made (il primo dei quali fu la ruota di bicicletta di Marcel Duchamp).

Poco tempo dopo uscì il primo ed unico numero della rivista Dada Cabaret Voltaire. Dopo la chiusura dell'omonimo locale, le attività si spostarono altrove, e Ball lasciò l'Europa. Tzara iniziò una campagna per la diffusione delle idee dadaiste, contattando artisti e scrittori francesi ed italiani; in poco tempo divenne il leader e lo stratega del movimento.

Berlino
Dopo la fine della guerra, i dadaisti tedeschi tornarono in patria, e lì esportarono le esperienze fatte al Cabaret Voltaire. Berlino (così come Colonia) fu il punto d'incontro dell'incursione di Dada in Germania. Berlino è ormai una capitale decentrata rispetto all'ex Impero Germanico del periodo di Guglielmo II, che andava dal mar Baltico al Reno; infatti la nuova sede del governo tedesco fu spostata nella più centrale Weimar che dette nome alla Repubblica omonima. Colonia si trovava ormai a ridosso dei nuovi confini francesi e della regione della Saar, occupata dagli eserciti dell'Intesa.

Nonostante ciò Berlino in questo periodo divenne un centro culturale fervente e il gruppo dadaista, riunito intorno alla rivista Der Dada, introdusse il suo spirito caustico e iconoclasta aggiungendosi all'espressionismo della pittura di George Grosz (poi diventato lui stesso una delle punte di diamante del dadaismo berlinese) del teatro di Ernst Toller, Franz Werfel, Erwin Piscator e di certe messincena di Max Reinhardt e del primo Brecht e anche del cinema di Fritz Lang e Murnau.

I principali esponenti del dadaismo berlinese furono: John Hearthfield, George Grosz,Wieland Herzfelde (fratello di Heartfield che aveva tradotto il suo nome in inglese per distinguersi dal fratello), Richard Huelsenbeck, Jefim (Jef) Golyscheff, Raoul Hausmann e Hannah Höch che fondarono il Dada-Club degli artisti berlinesi. Il momento più importante del dadaismo a Berlino fu la Erste Internationale Dada-Messe del 1920 cioè la prima mostra internazionale del dadaismo.


Il momento fondamentale del gruppo Dada berlinese fu, nel 1919, l'adesione alla rivolta spartachista di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, che tendeva ad istaurare una repubblica bolscevica anche in Germania sull'esempio della Russia sovietica.

I dadaisti berlinesi si erano molto politicizzati; fu forse l'unica cellula Dada che si affiancò ad una vera e propria posizione politica ma ciò fu dovuto alle particolari condizioni della Germania che nella crisi in cui si trovava dette spazio a correnti politiche di estrema sinistra (come la Lega di Spartaco e il Partito Comunista Tedesco -KPD-) e di estrema destra (come il NSDAP di Adolf Hitler).

Con l'ascesa di Hitler, tutti gli appartenenti al Dada berlinese s'iscrissero al neonato partito comunista e misero a disposizione della propaganda anti-nazista la loro arte. Celebri in questo senso furono i quadri e i disegni di Grosz, dove la borghesia liberale e più destrorsa viene messa in burla in maniera impietosa; ancora più celebri furono i fotomontaggi di Hearthfield (che insieme a Man Ray si disputa il primato dell'invenzione di questa tecnica fotografica al tempo sconosciuta) dove i ritratti di Hitler sono abilmente ritoccati con intenti satirici di sapore amaro. La maggior parte delle opere di Heartfield furono pubblicate dopo gli anni venti nella rivista politica AIZ.

Dopo il 1933, con il cancellierato di Adolf Hitler, i dadaisti berlinesi furono costretti insieme a migliaia di altri artisti non graditi al nuovo regime ad emigrare all'estero.

Colonia
Anche Colonia, come Berlino, fu molto provata dalla crisi finanziaria della Germania postbellica, costretta a pagare danni di guerra superiori alle proprie possibilità economiche.

Ma il dadaismo a Colonia fu molto diverso rispetto alla cellula berlinese. I suoi fondatori, Hans Arp, Max Ernst e il pittore-poeta Johannes Baargeld, co-autori, fra l'altro, di collage collettivi e anonimi definiti Fatagaga, riuscirono, data la vicinanza geografica, ad intessere rapporti sia col gruppo di Zurigo, del quale avevano fatto parte nel periodo precedente la guerra, sia con quello parigino.

La pittura di Harp proveniva da un retroterra culturale molto importante: aveva partecipato con Vassilij Kandinskij alla nascita del gruppo Der Blaue Reiter (Il Cavaliere Azzurro) a Monaco di Baviera nel 1911 e alla rivista espressionista Der Sturm, dove avevano pubblicato loro opere anche gli espressionisti tedeschi più importanti come Franz Marc, Oskar Kokoschka e August Macke oltre allo stesso Kandiskij.

Max Ernst fu un pittore di grande tecnica e vena creativa che cavalcò tutte le principali correnti del suo tempo, dall'espressionismo al dadaismo, e poi il surrealismo, dove dette le migliori prove della sua tecnica pittorica.

Il dadaismo di Colonia non ebbe i risvolti politicizzati di quello berlinese ma ugualmente fu messo al bando dai nazisti come arte degenerata e dopo l'ascesa al potere di Hitler i dadaisti renani lasciarono la Germania continuando ad operare in Francia e/o aderendo tutti al neonato movimento surrealista.

Parigi
Le avanguardie francesi rimasero al corrente delle attività del movimento Dada a Zurigo tramite contatti regolari tenuti da Tristan Tzara (il suo pseudonimo siginifica triste nel proprio paese, un nome scelto per protestare contro il trattamento ricevuto dagli ebrei nella sua patria natia, la Romania), che intratteneva una corrispondenza consistente in lettere, poemi, e riviste, scambiate con Guillaume Apollinaire, André Breton, Max Jacob, e con altri scrittori, critici ed artisti francesi.

Il movimento Dada sorse anche a Parigi quando nel 1920 molti dei suoi fondatori vi si trasferiscono in massa. Inspirati da Tzara, il Dada parigino presto pubblica manifesti, organizza dimostrazioni, mette in scena esibizioni e produce un buon numero di giornali (le due edizoni finali di Dada, Le Cannibale, e Littérature presentò in diverse edizioni il movimento Dada).

La prima presentazione al pubblico parigino delle opere d'arte dadaista è stata al Salon des Indépendants nel 1921. Jean Crotti mostrò lavori associati col movimento Dada, includendo un'opera intitolata, Explicatif che mostrava soltanto la scritta Tabu.

New York
È sorprendente che a New York, ovvero un'altra città che, come Zurigo, non era stata toccata dalla guerra, un gruppo di artisti abbia incominciato a operare in uno spirito simile a quello Dada: solo il termine si sarebbe diffuso in un secondo momento. In questo caso il luogo non era un locale di svago, ma la piccola galleria 291, diretta da Alfred Stieglitz (1864-1946), un pioniere della fotografia moderna anche grazie alla rivista da lui diretta, Camera Work. La galleria era frequentata da giovani intraprendenti come Marcel Duchamp, Man Ray e Francis Picabia. Si data normalmente l'emergere di uno spirito Dada a New York attorno al 1915, ma un evento precedente consente di anticiparne ancora la nascita, rispetto alle attività di Zurigo: l'Armory Show, la prima vasta rassegna informativa che portò l'arte delle avanguardie europee in America, tenutasi nel 1913 in una vecchia armeria e destinata a fecondare l'atmosfera artistica newyorkese.

Le riviste Dada
Le riviste assunsero per la diffusione del Dadaismo un'importanza pari, se non superiore, a quella dei periodici per gli espressionisti tedeschi. Benché ne uscissero pochi numeri, la loro diffusione nel mondo dell'avanguardia era capillare; si trattava dei soli veicoli attraverso i quali potevano diffondersi le idee di un gruppo ristretto di intellettuali, contrari alle opinioni correnti. Le pagine di queste riviste, non soltanto le copertine, erano spesso concepite come progetti d'artista e opere riproducibili.

Le riviste di maggiore rilievo in ambito Dada furono:

Dada: fondata a Zurigo nel 1917 da Hugo Ball e Tristan Tzara, ne furono pubblicati complessivamente cinque numeri, l'ultimo dei quali il 5 maggio 1919 e fu diffusa in Europa fino al 1921.
391: fondata a Barcellona nel 1917 da Francis Picabia, diffusa in Europa e in America fino al 1924.
Cannibale: fondata nel 1919 a Parigi da Francis Picabia.
Littérature: fondata nel 1919 a Parigi da un gruppo di giovani poeti.
Dudu: fondata nel 1977 a Milano, il nome deriva dalla fusione delle parole Dada e Punk.

Dadaisti celebri
Guillaume Apollinaire
Hans Arp
Hugo Ball
Johannes Baader
John Heartfield
Arthur Cravan
Jean Crotti
Theo van Doesburg
Marcel Duchamp
Jefim Golyscheff
George Grosz
Max Ernst
Elsa von Freytag-Loringhoven
Hannah Höch
Raoul Hausmann
Emmy Hennings
Richard Huelsenbeck
Marcel Iancu
Clément Pansaers
Francis Picabia
Man Ray
Hans Richter
Kurt Schwitters
Sophie Täuber
Tristan Tzara
Beatrice Wood
Ilia Zdanevich (Iliazd)
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De Stijl

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De Stijl

De Stijl (che in olandese significa "Lo Stile") è il nome di una rivista fondata nel 1917 a Leida (Olanda) da Theo Van Doesburg.
Per estensione, indica il gruppo di artisti e architetti che, raccolto intorno ad essa, diede vita al movimento del neoplasticismo. Ne fecero parte gli architetti Oud, Rietveld, van Eesteren, i pittori Mondrian e van der Leck e lo scultore Vantongerloo.

Le ricerche di questi artisti si applicarono alla definizione di un linguaggio che, libero da ogni vincolo contenutistico e comune a tutte le arti, si risolvesse in un equilibrio puramente visivo, capace di esercitare un'influenza positiva sulla vita sociale; le loro esperienze esercitarono un grandissimo influsso sugli altri movimenti d'avanguardia europei che sono un antecipazione del Movimento Moderno, in particolare sulle ricerche astratte e sulle sperimentazioni del Bauhaus.

Nel 1921 Oud lasciò il gruppo, seguito nel 1925 da Mondrian, per dissensi con Van Doesburg. La rivista cessò le pubblicazioni nel 1932, l'anno successivo alla morte di Van Doesburg.

Gli artisti
Piet Mondrian (1872-1944)
Theo Van Doesburg (1883-1931)
Ilya Bolotowsky (1907-1981)
Marlow Moss (1890-1958)
Amédée Ozenfant (1886-1966)
Max Bill (1908-1994)
Jean Gorin (1899-1981)
Burgoyne Diller (1906-1965)
Georges Vantongerloo (1886-1965)
Gerrit Thomas Rietveld (1888-1964)
Jacobus Johannes Pieter Oud (1890-1963)
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Divisionismo

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Divisionismo

Il divisionismo è un movimento pittorico dell'ultimo decennio del 1800 italiano, che secondo alcuni studiosi trova il suo esponente principale in Pellizza da Volpedo, secondo altri in Giovanni Segantini. La nuova corrente pittorica venne riconosciuta infatti nel 1891, in seguito alla prima Triennale di Brera.

Il divisionismo prese spunto dal Pointillisme (Puntinismo) francese. Quest'ultimo, derivato dalla corrente impressionista, accostava nella tela attraverso puntini e non pennellate, colori puri senza mischiarli. Tale tecnica consentiva di ottenere la massima luminosità accostando i colori complementari ma rivelava anche un interesse scientifico: in questo modo l'artista si prefiggeva di ottenere la scomposizione retinilica del colore, ovvero otteneva una scomposizione dei colori così come accade in natura. Sarà poi la retina dell'osservatore a ricomporre la tonalità.

Nel divisionismo invece venne a mancare l'interesse scientifico rivolto al colore e alla percezione, e trasformò questa tecnica in uno stile differente: i puntini diventarono filamenti frastagliati che invece di accostarsi spesso si sovrapponevano. In questo modo le superfici sembravano vibrare di luce: da questo dinamismo prese spunto il futurismo.

Anche le tematiche si differenziano dalla corrente francese puntinista: sebbene in un primo periodo vennero riproposti paesaggi e scenari all'aria aperta, questi lasciarono posto a problematiche sociali e vita quotidiana.

Tra i principali maestri del divisionismo italiano si ricordano Giovanni Segantini, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Gaetano Previati, Angelo Morbelli, Filippo Carcano, Plinio Nomellini e Alessio Di Lernia.
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Espressionismo

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Espressionismo

Con il termine "espressionismo" si usa definire la propensione di un artista a privilegiare, esasperandolo, il dato emotivo della realtà rispetto a quello percepibile oggettivamente. Tale tendenza si è manifestata in molte forme d'arte, come la pittura, la danza, la letteratura, l'architettura, il cinema, il teatro.

In senso generale, anche artisti come Matthias Grünewald e El Greco possono essere considerati espressionisti, ma storicamente "Espressionismo" è un movimento culturale europeo circoscrivibile a circa un ventennio a cavallo della Prima Guerra Mondiale.

L'Espressionismo è una tendenza dell'avanguardia artistica sviluppatasi tra il 1905 e il 1925 in Germania. Tale tendenza si è manifestata in molte forme d'arte, come la pittura, la danza, la letteratura, l'architettura, il cinema, il teatro. L'Espressionismo proponeva una rivoluzione del linguaggio che contrapponeva all'oggettività dell'impressionismo la soggettività dell'espressionismo. Come l'impressionismo rappresentava una sorta di moto dall'esterno all'interno, cioè era la realtà oggettiva a imprimersi nella coscienza soggettiva dell'artista; l'espressionismo costituisce il moto inverso, dall'interno all'esterno: dall'anima dell'artista direttamente nella realtà, senza mediazioni. Organo ufficiale dell'espressionismo fu la rivista "Der Sturm", fondata e diretta da Herwarth Walden e pubblicata dal 1910 al 1932.
La natura dell'Espressionismo è ricca di contenuti sociali e di drammatica testimonianza della realtà. Ma la realtà tedesca dei primi anni del secolo è la realtà amara della guerra, di contraddizioni politiche, di perdita di valori ideali, di aspre lotte di classe, e proprio questi furono i temi principali e dolorosi degli artisti espressionisti.

Esponenti e forme dell'espressionismo in pittura

Tra i maggiori esponenti all'inizio del ventesimo secolo:
Vasily Kandinsky
Oskar Kokoschka
Franz Marc
Edvard Munch
Emil Nolde
Egon Schiele
Chaim Soutine
Van Gogh
Paul Klee

Il linguaggio degli Espressionisti tedeschi si fonda sull'uso di colori violenti e innaturali; sull'uso di linee spezzate, dure e spigolose. Non applicano le leggi della prospettiva, non cercano di dare l'illusione del volume e della profondità; colori e linee sono sufficienti a comunicare con impetuosa violenza la visione drammatica e pessimistica che questi artisti hanno del mondo e della società in cui vivono.
Nell'ambito della pittura vi sono stati diversi gruppi espressionisti, tra i quali i Fauves e i Die Brücke. le premesse ideologiche del movimento furono chiarite da Ernst Ludwig Kirchner nel manifesto "Il Ponte" (Die Brücke). Nella seconda metà del ventesimo secolo questo movimento ha influenzato molti altri artisti, tra i quali i cosiddetti espressionisti astratti del Cavaliere azzurro (Die blaue Reiter), gruppo fondato a Monaco da Kandinsky e Marc nel 1911. Il Cavaliere azzurro fu fenomeno di vasta portata, nel quale il linguaggio del colore si fece sempre più libero e intenso. Sotto l'impulso di Kandinsky, i suoi protagonisti si volsero verso nuovi modi espressivi, verso la creazione di spazi immaginari, verso l'astrazione lirica e fantastica della realtà.

Nell'architettura, il lavoro di Eric Mendelsohn appartiene a questa categoria. Un importante esempio della sua opera è la torre Einstein a Potsdam, in Germania. Altrettanto interessante è la Chilehaus di Amburgo, capolavoro del meno conosciuto architetto Fritz Höger.

Nella scultura, si può citare Ernst Barlach come esempio.
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Espressionismo astratto

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Espressionismo astratto

L'Espressionismo astratto fu un movimento artistico statunitense successivo alla seconda guerra mondiale. Fu il primo fenomeno artistico tipicamente americano ad influenzare il resto del mondo e contribuì a spostare radicalmente la capitale artistica da Parigi a New York, e più in generale dall'Europa agli Stati Uniti d'America.

Il New Deal americano, che coincise con la diffusione delle dittature europee (il fascismo in Italia, il nazismo in Germania e il franchismo in Spagna), aveva favorito l'immigrazione degli artisti in fuga dall'Europa che portarono negli Stati Uniti cellule di ogni tendenza: Il Cubismo muralista con Léger, il Dadaismo con Duchamp, Mondrian e Hans Hofmann, l'Astrattismo con Albers, il Realismo con Grosz, il Razionalismo architettonico con Mies Van der Rohe e soprattutto il Surrealismo, che viene spesso considerato il più importante predecessore dell'espressionismo astratto, grazie all'enfasi posta sulla creazione spontanea, automatica o subcosciente. Il dripping (in inglese: sgocciolatura) di Jackson Pollock su una tela di canapa stesa sul pavimento è infatti una tecnica che ha le sue radici proprio nel lavoro di Max Ernst.

Il termine "Espressionismo astratto" si deve ad Alfred H. Barr jr. che lo coniò nel 1929 a commento di un quadro di Vasily Kandinsky. Successivamente fu ripreso per essere applicato all'arte americana degli anni '40 dal critico Robert Coates nel 1946.

Il movimento prende il suo nome dalla combinazione dell'intensità emotiva e autoespressiva degli espressionisti tedeschi con l'estetica anti-figurativa delle scuole di astrazione europee come il Futurismo, il Bauhaus e il Cubismo sintetico. In aggiunta, il movimento possiede un'immagine di ribellione, anarchica, altamente idiosincratica e, secondo il pensiero di alcuni, piuttosto nichilista.

In pratica, il termine viene applicato a tutti quegli artisti operanti a New York nell'immediato dopoguerra con differenti stili, e perfino il cui lavoro non è né particolarmente astratto né espressionista. L'action painting energica di Pollock, è tecnicamente ed esteticamente molto differente dalla violenta e grottesca serie di donne di Willem de Kooning (che non è particolarmente astratta) e dai luccicanti blocchi di colore delle opere di Mark Rothko (che non sembrano particolarmente espressioniste), tuttavia tutti e tre vengono considerati espressionisti astratti.

L’espressionismo astratto ha delle caratteristiche comuni, ad esempio la predilezione per le ampie tele in canapa, l’enfasi per superfici particolarmente piatte, ed un approccio a tutto campo, nel quale ogni area della tela viene curata allo stesso modo (per esempio, al contrario, alcuni stili prediligono concentrare la raffigurazione nell’area centrale rispetto ai bordi).

Come prima originale scuola di pittura in America, l'espressionismo astratto dimostrò la vitalità e la creatività del paese negli anni del dopoguerra, tanto quanto il suo bisogno (o abilità) di sviluppare un senso estetico che non fosse ristretto negli standard europei di bellezza.

Immagine:Pollock11.jpg Jackson Pollock, Number 8, 1949Il movimento attrasse l'attenzione, nei primi anni '50, della CIA. Vi videro un mezzo ottimale per la promozione dell’ideale statunitense di libertà di pensiero e di libero mercato, uno strumento perfetto per competere sia con gli stili del socialismo realista prevalente nelle nazioni comuniste, sia con il mercato dell’arte europea, allora dominante. I libri di Frances Stonor Saunders (La Guerra Fredda Culturale - The CIA and the World of Arts and Letters) spiega nel dettaglio come la CIA organizzò e finanziò la promozione degli artisti americani aderenti all’espressionismo astratto, tramite il Congresso per la libertà culturale dal 1950 al 1967.

Gli articoli su due figure portanti delle espressionismo astratto come Jackson Pollock e Philip Guston, scritti dall'artista statunitense Dorothy Koppelman, relazionano la loro arte alla loro vita seguendo un'ottica di Realismo Estetico, che possono essere visti sul sitoTerrain Gallery.

L'artista Canadese Jean-Paul Riopelle (1923-2002) aiutò ad introdurre l'impressionismo astratto a Parigi negli anni '50.

Dal 1960, la corrente perse d'impatto e non fu più a lungo tanto influente. Alcuni movimenti, come la pop art e il minimalismo, furono una controrisposta e una ribellione verso quello che l'espressionismo astratto aveva generato. Ad ogni modo, molti pittori, come Fuller Potter, che aveva creato opere espressioniste astratte, continuarono a lavorare su questa linea per molti anni ancora, a volte estendendo ed espandendo le implicazioni estetiche e filosofiche di qusta ricerca artistica.

I più rappresentativi espressionisti astratti furono:

Willem de Kooning
Helen Frankenthaler
Arshile Gorky
Adolph Gottlieb
Philip Guston
Hans Hofmann
Franz Kline
Lee Krasner
Robert Motherwell
Barnett Newman
Jackson Pollock
Fuller Potter
Jean-Paul Riopelle
Mark Rothko
Clyfford Still
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Fauves o Fauvismo

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Fauves o Fauvismo

Con il termine fauves (in francese belve feroci) si indica un gruppo di pittori, per lo più francesi, che all’inizio del Novecento diedero vita ad un’esperienza di breve durata temporale ma di grande importanza nell’evoluzione dell’arte. Questa corrente è anche detta fauvismo.

"Bestie feroci" è l'espressione francese che fu adottata - forse, inizialmente, in senso dispregiativo - per un gruppo d'artisti che tenne la propria collettiva al Salon d'Automne di Parigi nell'anno 1905. Il primo ad utilizzare il termine fauves fu un critico d’arte, precisamente Vauxcelles, che definì la sala in cui esponevano questi artisti come una "cage aux fauves" cioè una "gabbia delle belve", per la “selvaggia” violenza espressiva del colore, steso in tonalità pure; successivamente questo termine comprese quei pittori legati tra loro da una comune percezione dell’arte e da profonda amicizia. Il gruppo dei fauves, che fu attivo solo fino al 1908, comprende molti pittori dei quali il più famoso è Matisse. Altri pittori da ricordare sono Derain, Vlaminck ed Marquet: culturalmente vicini all'espressionismo, questi artisti si differenziano dal gruppo tedesco per il fatto che hanno una minore angoscia esistenziale e un maggiore interesse per il colore.

I giovani fauves discutevano molto di impressionismo, spesso in termini negativi ma apprezzando la novità di una luce generata dall’accostamento di colori puri.

La loro arte si basava sulla semplificazione delle forme, sull’abolizione della prospettiva e del chiaroscuro, sull’uso incisivo del colore puro, spesso spremuto direttamente dal tubetto sulla tela. L'importante non era più, come nell'arte accademica, il significato dell'opera, ma la forma, il colore, l'immediatezza.

Partendo da suggestioni e stimoli diversi, ricercavano un nuovo modo espressivo fondato sull’autonomia del quadro: il rapporto con la realtà visibile non era più naturalistico, in quanto la natura era intesa come repertorio di segni al quale attingere per una loro libera trascrizione.

In un certo senso la pittura dei fauves ha partecipato alla più larga problematica dell'espressionismo europeo, influenzando principalmente l’espressionismo tedesco che ne riprese i temi principali (esaltazione della forza dell'arte primitiva, libertà dell'artista da vecchie convenzioni e da formalismi obsoleti). Ma è stata la formidabile crescita del cubismo a rompere l'unità del movimento dei fauves.

La breve durata del movimento (1905 - 1908 ca) fu probabilmente dovuta non solo alla mancanza di un programma ben preciso ma anche all'esaltazione della "pittura pura" e del "colore esplosivo" che dovevano da soli creare la forma e divenire realtà: paradossalmente, all'eccesso dei fauves seguì il successo del cubismo, visto come desiderio della forma e di una organizzazione maggiore che ponesse un freno all'assoluta libertà del colore.
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Futurismo

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Futurismo

[align=center]«Per chi pattina sul ghiaccio sottile, la sicurezza è nella velocità.»
(dai Saggi di Ralph Waldo Emerson) [/align]


Il Futurismo è stato un movimento artistico italiano del XX secolo, anche se ebbe aderenti ed omologhi in altre nazioni, soprattutto in Russia.

I futuristi esplorarono ogni forma artistica, dalla pittura alla scultura, in letteratura riguardo alla poesia e al teatro, ma non trascurarono neppure la musica, l'architettura, la danza, la fotografia, il nascente cinema e persino la gastronomia.

Anche se si possono osservare segnali di una imminente rivoluzione artistica nei primissimi anni del secolo - tra cui nel 1907 il saggio Entwurf einer neuen Ästhetik der Tonkunst (Abbozzo di una nuova estetica della musica) del compositore italiano Ferruccio Busoni - la nascita ufficiale del termine "futurismo" fu opera del poeta italiano Filippo Tommaso Marinetti che ne codificò la filosofia artistica pubblicando il Manifesto del futurismo (1909), rilasciato inizialmente a Milano e successivamente sul quotidiano francese Le Figaro il 20 febbraio (vedi riquadro a lato).

Marinetti riassunse i principi fondamentali dei futuristi, che comprendevano un appassionato disgusto per le idee del passato, specialmente per le tradizioni politiche ed artistiche. Marinetti e gli altri sposarono l'amore per la velocità, la tecnologia e la violenza. L'automobile, l'aereo, la città industriale avevano tutte un carattere mitico per i futuristi, perché rappresentavano il trionfo tecnologico dell'uomo sulla natura.

La vis polemica appassionata di Marinetti attrasse immediatamente alcuni giovani pittori dell'ambiente milanese - Umberto Boccioni, Carlo Carrà, e Luigi Russolo - che vollero estendere le idee di Marinetti alle arti visuali (Russolo fu anche un compositore, e introdusse le idee futuriste nelle sue composizioni). I pittori Giacomo Balla e Gino Severini incontrarono Marinetti nel 1910. Questi artisti rappresentarono la prima fase del futurismo.

Il pittore e scultore Umberto Boccioni (1882-1916) scrisse Il manifesto dei pittori futuristi nel 1910, nel quale proclamò:

Noi vogliamo combattere accanitamente la religione fanatica, incosciente e snobbistica del passato, alimentata dall'esistenza nefasta dei musei. Ci ribelliamo alla suprema ammirazione delle vecchie tele, delle vecchie statue, degli oggetti vecchi e dell'entusiasmo per tutto ciò che è tarlato, sudicio, corroso dal tempo, e giudichiamo ingiusto, delittuoso, l'abituale disdegno per tutto ciò che è giovane, nuovo e palpitante di vita.

I futuristi soprannominarono l'amore per il passato "passatismo", e i suoi fautori "passatisti" (cf. Stuckismo), arrivando ad attaccarli anche fisicamente nel corso delle loro presentazioni e performance. In altri casi furono invece i futuristi ad essere aggrediti dal pubblico, come nel famoso "Discorso contro i Veneziani" di Marinetti.

La ideologia futurista di glorificazione della guerra come espressione vitalista e purificatrice, unitamente ad un aggressivo nazionalismo, portò nel dopoguerra prima alla ispirazione e poi ad un forte collegamento con il Fascismo.

Il Movimento, con la morte di Boccioni e Sant'Elia volontari nella guerra 1915/1918 e la successiva defezione di personaggi come Carrà e Severini, vivrà una fase evolutiva denominata "Secondo Futurismo", fino a chiudere la propria parabola creativa con la morte di Filippo Tommaso Marinetti nel 1944.

Il futurismo influenzò numerosi movimenti artistici del XX secolo, compresi Art Deco, vorticismo, costruttivismo e surrealismo. Anche se il Futurismo come Movimento si è storicamente estinto, l'immaginario macchinista collegato alla "metallizzazione del corpo umano" permane tuttora nella cultura giapponese, ed emerge ad esempio nei manga/anime e nei film di Shinya Tsukamoto.

Sul retro della moneta da 20 centesimi di Euro italiana è raffigurata una scultura di Boccioni: "Forme uniche della continuità nello spazio".

Il Futurismo ebbe la sua maggiore espressione nelle espressioni artistiche legate alla pittura e alla scultura, mentre le opere letterarie e teatrali, ma anche architettoniche non ebbero la stessa capacità espressiva.

Le radici del fermento che porterà alla declinazione del futurismo nell'arte si possono riconoscere, artisticamente parlando, già nella scapigliatura, corrente tipicamente milanese e tipicamente borghese laddove il futurismo, anch'esso nato a Milano, distoglie con disprezzo l'attenzione dalla raffinata borghesia per concentrarsi sulla rivoluzione industriale, sulle fabbriche. Tuttavia il futurismo non nasce solo dalla contrapposizione con la scapigliatura, ma può essere considerato una sua naturale evoluzione, sia dal punto di vista artistico che dal punto di vista sociale: la materia virtuosista degli scapigliati, con le sue nebbie languide, fa uno scatto sulla scala emotiva e diventa materia tormentata, vorticosa, angosciante, l'espressione del fascino ed insieme del terrore suscitato dalle macchine. Tra la scapigliatura ed il futurismo si colloca una fase di transizione che mutua i temi dalla prima e che sfocia naturalmente nel secondo, ovvero il divisionismo: è grazie ad artisti come Segantini e Pelizza da Volpedo che, pochi anni dopo, il futurista Umberto Boccioni potrà realizzare dipinti come La città che sale. Naturalmente dal punto di vista concettuale il futurismo non ignora i principi cubisti di scomposizione dei piani visivi e rappresentazione di essi contemporaneamente sulla tela. Interessante, infine, è il rapporto del futurismo con la quasi contemporanea pittura metafisica di De Chirico. È stato teorizzato che esse siano espressione della stessa inquietudine novecentesca per il movimento: il futurismo sceglie di rappresentarlo e concentrarsi interamente su di esso; la metafisica lo esclude, creando angosciosi paesaggi in cui tutto è immobile. Tra gli epigoni più interessanti del futurismo, l'avanguardia russa del raggismo.

Il futurismo e la pittura
Come conseguenza dell' "estetica della velocità" nelle opere futuriste a prevalere è l'elemento dinamico, il movimento coinvolge l'oggetto e lo spazio in cui esso si muove. Il dinamismo dei treni, degli aereoplani, delle masse multicolori e polifoniche e delle azioni quotidiane (del cane che scodinzola andando a spasso con la padrona, della bimba che corre sul terrazzo, delle ballerine) è sottolineato da colori e pennellate che mettano in evidenza le spinte propulsive delle forme. La costruzione può essere composta da linee spezzate, spigolose e veloci, ma anche da pennellate lineari, intense e fluide se il moto è più armonioso. I futuristi devono molto ai cubisti innanzitutto per l'approccio analitico e scientifico con la realtà da rappresentare, in secondo luogo per la tendenza alla geometrizzazione dei volumi e alla frammentazione ritmata del soggetto, finalizzate ad ottenere il dinamismo attraverso la decomposizione della forma. Inoltre è marcatamente cubista la tecnica che prevede di spezzettare la superficie pittorica in tanti tasselli che registrino ognuno una diversa prospettiva spazio-temporale. L'abbondante uso degli effetti coloristici è invece in contrapposizione ai quadri prevalentemente monocromatici di alcuni filoni cubisti. E' inoltre interessante notare come il cubismo sia l'opposto della pittura metafisica di Giorgio de Chirico, in cui lo spazio-tempo non esiste e tutto è perfettamente immobile: è stato teorizzato che le correnti siano interpretabili, in modo complementare, come diverse espressioni di quella medesima novecentesca inquietudine rispetto allo scorrere del tempo nata con l'ossessione impressionista di cogliere un attimo luminoso.

L'estetica del movimento e la poetica industriale
Equiparare la ricerca futurista dell'attimo con quella impressionista, come è stato fatto in passato, è ormai considerato profondamente errato. Se è vero infatti che gli impressionisti fecero dell'attimalità il nucleo della loro ricerca, loro scopo era fermare sulla tela un istante luminoso, unico ed irripetibile. La ricerca futurista si muove in senso quasi opposto: suo scopo è rappresentare sulla tela non un istante di movimento ma il movimento stesso, nel suo svolgersi nello spazio e nel suo impatto emozionale.

Questa poetica si sposa con un filone estetico non inedito nel 1900 ma che trova nel XX secolo le condizioni naturali per svilupparsi pienamente. Sotto la guida di Marinetti, i pittori futuristi rinnegano il principio della funzione celata sotto la forma: l'estetica della macchina sta nella propria efficienza, e non in canoni estetici ancorati a visoni del passato. Coloro che non approvano questo approccio artistico vengono etichettati come "passatisti", non solo nella pittura: negli stessi ambiti industriali, inizia una lotta tra design e styling che non si è mai esaurita.

La soluzione di Boccioni
La prima delle due declinazioni secondo le quali si svilupperà il futurismo, la pittura di Boccioni è stata definita "simbolica". Dipinti come La città che sale (1910), ad esempio, è una chiara metafora del progresso: il titolo e le scene di cantiere edile sullo sfondo sono esemplificate nella loro vorticosa crescita dalla potenza del cavallo imbizzarrito, un vortice di materia.

La soluzione di Balla
Se Boccioni è simbolico, Balla è fotografico, analitico. Ancora legato a principi cubisti, non è raro che realizzi sequenze fotogrammetriche di una scena, per rendere il movimento, piuttosto che affidarsi ad impetuosi vortici di pittura: è il caso del posato Ragazza che corre al balcone (1912).
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Gotico

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Gotico

La pittura in uno stile che può essere chiamato "Gotico" non apparve fino al XIII secolo, o più o meno 50 anni dopo l'inizio dell'architettura e della scultura gotica. Il passaggio dal Romanico al Gotico è molto impreciso e non coincide del tutto con una rottura evidente, piuttosto possiamo intravedere gli inizi di uno stile più austero, scuro ed emozionale rispetto al periodo precedente. Questa transizione di sviluppa prima in Inghilterra e in Francia intorno al 1200, in Germania intorno al 1220 e in Italia circa nel 1300.

La pittura (la rappresentazione di immagini su una superficie) durante il periodo Gotico fu praticata in 4 forme principali:

l'affresco
la pala
la decorazione dei manoscritti
la colorazione del vetro.

Gli affreschi continuarono ad essere usati come principali veicoli narrativi di espressione pittorica sulle pareti delle chiese dell'Europa del sud, come un protrarsi delle tradizioni Cristiane delle origini e Romaniche. Nel nord la pittura del vetro fu l'arte scelta fino al XV secolo. Le pale si svilupparono in Italia nel XIII secolo diffondendosi attraverso l'Europa intera, soppiantando dal XV secolo la pittura del vetro anche nel nord. La decorazione dei manoscritti rappresentò la fonte più completa della pittura Gotica, sviluppando un gran numero di espressioni artistiche in luoghi dove nessun lavoro monumentale era altrimenti sopravvisuto. La pittura con olio su tela non divenne popolare fino ai secoli XV e XVI e fu una caratteristica tipica dell'arte Rinascimentale.
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Graffiti writing

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Graffiti writing

[align=center]Immagine[/align]
Il Graffiti Writing spesso definito erroneamente Graffitismo è una manifestazione sociale, culturale e artistica diffusa in tutto il pianeta che si basa sul concetto di esprimere la propria creatività nel disegno e di scrivere il proprio nome d'arte o logo ovunque e nel modo più evidente. Il fenomeno, che si esprime specialmente nei murales (disegni su muro), si associa spesso ad atti di vandalismo urbano soprattutto se i graffiti vengono fatti su mezzi pubblici o edifici di interesse storico e artistico, tuttavia nel corso degli anni molti artisti hanno maturato nuove tendenze creative le quali pur mantenendo le proprie radici nel "Graffiti Writing", si espongono efficacemente in contesti artistici di alto livello. Si parla quindi di tendenze artistiche "Post-Graffiti": Aerosol-Art, Street Art, Graffiti Design. Bisogna comunque sottolineare che molti Artisti affermati nel sistema convenzionale del Mercato dell'Arte traggono il loro valore da esperienze precedenti spesso formalmente illegali. Il confine fra Arte e Vandalismo e tra Fascino e Illegalità è rappresentato da una vasta gamma di sfumature.

Graffiti Writing
Un popolare sottogenere del graffitismo urbano è il writing (dall'inglese to write, scrivere), perché un writer scrive sui muri delle città la sua firma chiamata tag (dall'inglese to tag - apporre o contrassegnare).

L'obiettivo di ogni writer è raggiungere una certa fama all'interno della comunità dei graffitari, perciò è di fondamentale importanza la visibilità delle sue opere, sia essa ottenuta grazie ad una presenza imponente di firme sul territorio o attraverso una più ridotta quantità di evoluzioni calligrafiche del proprio tag, il cui merito sta nel dare notorietà all'autore non tanto per la sua prolificità quanto per le sue qualità stilistiche e tecniche.

Molti ancora non capiscono che tra gli atti di vandalismo e il "writing" c'è una grande differenza. Il primo viene fatto senza una cognizione logica cioè senza un vero significato espressivo, in cui l'autore ha il solo scopo di rovinare. I graffiti, invece, sono una vera e propria forma d'arte dietro alla quale c'è un lungo studio delle forme delle lettere che vengono utilizzate. Sul muro alle lettere si aggiunge colore per rendere l'opera ancora più significativa.

Origini del Graffiti Writing
Sebbene le sue origini si possono far risalire all'abitudine dei soldati alleati nel corso degli anni quaranta di disegnare lo scarabocchio Kilroy, il writing nasce a Philadelphia nei tardi anni sessanta e si sviluppa a New York negli anni settanta fino a raggiungere il massimo livello di maturità stilistica nella prima metà degli anni ottanta.

Nel 1972-75 si cominciano a fare i primi pezzi che rappresentavano inizialmente l'evoluzione delle firme, che erano diventate più grandi, più spesse e con i primi esempi di riempimento e di contorno. Ben presto, anche se un pezzo aveva bisogno di molto spray (due o più bombolette) che avrebbero permesso di fare molte Tag, tutti i Writers raccolgono la sfida lanciata da Super Kool 223 e cominciarono a fare pezzi. Iniziarono le prime repressioni e le campagne contro il Writing. Le carrozze della metro vengono pulite e lavate, si mettono taglie sui Writer, si recintano i depositi della metro (luoghi preferiti per l'azione dei Writer) e si piazzano pattuglie cinofile lungo le recinzioni. Nonostante ciò tra writers c'è una continua sfida e tutto porta a un'evoluzione e miglioramento del fenomeno writing, che non si arresta, anzi si amplia. Alcuni writers inventano nuovi stili o perfezionano quelli già esistenti (loop, nuvole, …). I pezzi migliorano, si ingrandiscono, diventano più elaborati e colorati, … L'evoluzione porta a quello che è oggi la barriera da superare nello sviluppo dello stile: il Wild Style. Si tratta dello stile più evoluto e complesso del writing. Ha come fondamento le lettere (come tutti i pezzi) però esse sono combinate, legate, sviluppate e attaccate tra loro in modo da sembrare delle "macchie" di colore dove (per i neofiti) è difficile ritrovare le lettere di partenza.

È nei primi anni ottanta che grazie alla realizzazione di Style Wars (documentario sui graffiti della metropolitana newyorkese) e del film Wild Style che il fenomeno graffiti si diffonde su scala mondiale trovando in Europa un fertile terreno.

Le città europee che meglio recepiscono gli input provenienti da New York sono Amsterdam e Parigi ma nello stesso periodo in molte città della Germania vi è un forte interesse da parte di ragazzini per i graffiti. Da tali fermenti rinasce il fenomeno arricchendosi di nuove peculiarità. Dagli anni ottanta ad oggi il fenomeno si è sviluppato grazie alla diffusione di riviste specializzate, video convention e ai frequenti viaggi di molti writers per le città europee e americane. In Italia, le città maggiormente interessate dai graffiti sono Roma, Napoli, Milano, Pesaro, Bologna, Bari, Firenze, Torino, Salerno e Ascoli Piceno.

Graffiti-Writing, Aerosol-Art e Graffiti-Logo
Le seguenti definizioni sono state redatte da Lodovico Minelli nel saggio "From Streets to Galleries" pubblicato nel 2002.

Tutto è partito dal "Graffiti-Writing" un fenomeno, inizialmente giovanile, caratterizzato da incessanti azioni di ragazzi e ragazze decisi a imporre i propri pseudonimi all'interno dei contesti urbani. Con il passare degli anni il Fenomeno è diventato una Cultura, creando e utilizzando un proprio codice linguistico, differenziando le opere realizzate in categorie stilistiche e dando vita ad una fitta rete di connessioni internazionali di appassionati protagonisti. Le linee portanti della Cultura del Graffiti-Writing, che ormai vanta oltre trent'anni di evoluzione e che ha raggiunto ogni angolo del pianeta, sono state esaustivamente trattate nel database del sito www.graffiti.org: la prima risorsa online internazionale sul tema trattato e che ad oggi resta un importante punto di riferimento per chi pratica o si vuole avvicinare al fenomeno. È importante sottolineare che, essendo il Graffiti-Writing una Cultura, l'associarlo semplicemente alle sue produzioni è limitativo e inesatto: parleremo quindi di "Cultura Graffiti-Writing" e di "Produzioni Graffiti-Writing". Foto Esempio

L' "Aerosol-Art" è stata una delle prime espressioni artistiche accostate al Graffiti-Writing. Si tratta dell'utilizzo della bomboletta spray con applicazioni pittoriche aerografiche simili alle produzioni aerografiche convenzionali. L'Aerosol-Art dapprima ha arricchito di significato le scritte Graffiti connotandole e rendendole appetibili al grande pubblico, e successivamente, ha trovato una propria indipendenza e dignità artistica. Molti Aerosol-Artists sono anche Graffiti-Writers ma sempre più emergono figure che fanno dell'Aerosol-Art sia un punto di partenza che di arrivo. L'Aerosol-Art si configura quindi come una tecnica pittorica aerografica spesso associata alle produzioni Graffiti-Writing e non è quindi da ritenersi una cultura. Foto esempio

La tendenza "Graffiti-Logo" si delinea quando alcuni Graffiti-Writers cominciano ad associare il proprio nome ad un'icona che viene riprodotta serialmente sulle superfici di contesti urbani. L'efficacia comunicativa di queste produzioni sulla popolazione estranea al fenomeno è indubbiamente maggiore rispetto ai normali loghi delle produzioni Graffiti-Writing. Questo fenomeno espressivo è stato protagonista delle prime esperienze di "Street-Art" internazionali connotando molti artisti di successo. I primi in Italia ad usare un icona al posto del nome sono stati gli artisti, Bo130 (Bo Cento Trenta), Microbo e 108, tra i pochi artisti italiani conosciuti in tutto il mondo.

Tag and Crew
Tag, la tag è lo pseudonimo di ogni graffitista, il suo Alter - Ego, o come si dice nel gergo americano, il suo AKA (Also Known As).Una tag viene scelta in base al tipo di writer, o al tipo di gusti del writer,ogni tag a un suo significato in sintesi ogni tag ha un "pezzo" del writer dentro. Una tag viene usata dal writer per farsi un nome nel mondo del writing. Una crew è un gruppo di amici, non per forza writer, ma anche semplici "hippoppettari". Una crew è basata prima di tutto sulla stima e sul rispetto reciproco dei componenti di essa. Il nome di una crew viene scelto in base agli interessi del gruppo di amici, oppure in base alle statistiche. Molte volte il nome di una crew è un'acronimo, per esempio: ARF = A Royal Foundation,oppure HP = Horny Ponies, KD = King Destroyers o Killa Dogz.

La Street Art
La "Street Art" è la definizione comunemente utilizzata per inquadrare tutte le manifestazioni artistiche compiute in spazi pubblici. A differenza del Graffiti-Writing l'artista non vuole imporre il suo nome, ma vuole creare una vera e propria opera d'arte , che si contestualizzi nello spazio che la circonda e che crei un impatto e interagisca con un pubblico diversificato e che non ha scelto di visionare l'opera. Gli Street-Artists vengono spesso da esperienze molto diverse, anche se resta preponderante la percentuale di Street-Artists partiti dall'esperienza del Graffiti-Writing, in particolar modo legato al fenomeno "Graffiti-Logo". Nonostante questa maggiore eterogeneità e differenze sostanziali di tecniche in gioco, la Street-Art ha maturato nel corso degli ultimi anni una connotazione Culturale propria. Le tecniche utilizzate dagli Street-Artists nelle proprie produzioni sono spesso comuni alle tecniche utilizzate dal Graffiti-Writing, le principali sono: Spray, Poster, Stickers, Stencil, Murales, Installazioni, Performance. La tendenza "Graffiti-Logo" che ha connotato i primi anni del movimento si è sempre più sviluppata dando vita ad esperienze più mature e complete sotto il profilo artistico.

Il Post-Graffiti
Si parla ormai da anni di tendenze "Post-Graffiti": si tratta di tendenze stilistiche che affondano le radici nella cultura del Graffiti-Writing e della Street-Art e che si manifestano in molteplici Discipline Artistiche, quali ad esempio: Pittura, Scultura, Grafica, Computer grafica, Design, Illustrazione, Moda, Fotografia, Architettura, Videoarte, Calligrafia. La differenza fondamentale fra Street-Art\Graffiti-Writing e tendenze Post-Graffiti si esplicita nei campi di applicazione delle Produzioni dell'Artista. Lo Street-Artist o il Graffiti-Writer crea un'opera che si colloca in spazi pubblici seguendo un percorso creativo strutturato e finalizzato spesso alla crescita di fama, in concorrenza con artisti che vengono da esperienze comuni e si esprimono con un codice simile al loro; un Artista Post-Graffiti si cimenta invece in discipline "convenzionali" confrontandosi con creativi che non hanno una formazione e impostazione apertamente legata al gusto dei Graffiti o della Street-Art.
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Impressionismo

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Impressionismo

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Per Impressionismo si intende quel movimento artistico, ed in special modo pittorico, iniziato in Francia nella seconda metà dell'Ottocento, e durato fino ai primi anni nel Novecento.
Una precisa esperienza di gusto, un momento caratteristico e storicamente definito della civiltà artistica moderna.

Fondamentali per la nascita dell'Impressionismo furono le esperienze del Romanticismo e del Realismo, che avevano rotto con la tradizione, introducendo importanti novità: la negazione dell'importanza del soggetto, che portava sullo stesso piano il genere storico, quello religioso e quello profano; la riscoperta della pittura di paesaggio (si veda John Constable); il mito dell'artista ribelle alle convenzioni; l'interesse rivolto al colore piuttosto che al disegno; la prevalenza della soggettività dell'artista, delle sue emozioni che non vanno nascoste e camuffate, bensì impresse sulla tela. L'opera deve essere giudicata per se stessa, non per la sua corrispondenza a canoni e princìpi generali.

Tra il 1830 e il 1870 ebbe vita la Scuola di Barbizon, fondata da Théodore Rousseau, che si dedicò alla pittura di paesaggio, con particolare attenzione alla rappresentazione fedele della realtà: resa degli alberi, della luce, dell'aria e dello spazio. Presto, le premesse della Scuola si trasformarono nel Realismo, che si rivolse alle realtà più umili del sociale. Il punto di riferimento per i pittori realisti fu Gustave Courbet: la sua pittura, fatta di colore denso, pennellate decise che giocano con rapidi colpi di spatola, creando un alternarsi di superfici uniformi e irregolari, divenne il punto di partenza per le ricerche successive degli impressionisti.

Un altro importante riferimento, difficilmente inquadrabile, fu Camille Corot, chiamato affettuosamente dai suoi discepoli pére Corot (papà Corot), con i suoi paesaggi freschi e semplici, lontani dalle convenzioni.

Nuovi stimoli vennero anche dall'Esposizione Universale di Parigi del 1867, dove trovò sfogo l'interesse per l'arte esotica, in particolare quella giapponese. Hokusai e la scuola Ukiyo-e rappresentavano scene di vita quotidiana molto vicine al realismo che andava diffondendosi in Francia e in Europa. Già Baudelaire, alcuni anni prima, aveva distribuito agli amici delle stampe giapponesi, che presto divennero una moda e furono apprezzate e acquistate anche dai pittori impressionisti.

Si deve però ricordare che, nonostante l'allontanamento dalla tradizione, restava il punto fermo della copia delle opere dei grandi del passato, custodite al Louvre.

Infine, importanti novità vennero dalle scoperte delle scienze, come la macchina fotografica e le Leggi sull'accostamento dei colori di Eugène Chevreul: queste furono alla base della teoria impressionista sul colore, che suggeriva di accostare i colori senza mescolarli, in modo tale da ottenere non superfici uniformi ma "vibranti" e vive.

La storia dell'impressionismo nasce ancora prima che si possa parlare di un vero e proprio movimento: nel 1863 Napoleone III inaugurò il Salon des Refusés, per ospitare quelle opere escluse dal Salon ufficiale. Vi partecipò, tra gli altri, Édouard Manet con Le Déjeuner sur l'herbe, che provocò un notevole scandalo e che venne definito immorale. Due anni più tardi, lo stesso Manet scandalizzò nuovamente l'opinione pubblica con Olympia.

La prima manifestazione ufficiale della nuova pittura si tenne nel 1874, presso lo studio del fotografo Nadar, alla quale parteciparono Claude Monet, Edgar Degas, Alfred Sisley, Pierre-Auguste Renoir, Paul Cézanne, Camille Pissarro, Felix Bracquemond, Jean-Baptiste Guillaumin e l'unica donna Berthe Morisot. La mostra del '74 fu di per sé un'azione eversiva in quanto, al di là dell'estrema modernità delle singole opere che sconvolse la critica, venne compiuta in risposta e contro il Salòn, che le aveva rifiutate, e gli studi accademici in generale.

Il nome di battesimo del nuovo movimento si deve al critico d'arte Louis Leroy, che definì la mostra Exposition Impressioniste, prendendo spunto dal titolo di un quadro di Monet, Impression, soleil levant. Inizialmente questa definizione aveva un'accezione negativa, che indicava l'apparente incompletezza delle opere, ma poi divenne una vera bandiera del movimento.

Caratteristiche della pittura impressionista erano i contrasti di luci e ombre, i colori forti, vividi, che avrebbero fissato sulla tela le sensazioni del pittore di fronte alla natura. Il colore stesso era usato in modo rivoluzionario: i toni chiari contrastano con le ombre complementari, gli alberi prendono tinte insolite, come l'azzurro, il nero viene quasi escluso, preferendo le sfumature del blu più scuro o del marrone. Fondamentale era dipingere en plein air, ovvero al di fuori delle pareti di uno studio, a contatto con il mondo. Questo portò a scegliere un formato delle tele più facile da trasportare; si ricorda che risale a questo periodo anche l'invenzione dei tubetti per i colori a olio.

Il pittore cerca di fissare sulla tela anche lo scorrere del tempo, dato dal cambiamento della luce e dal passare delle stagioni. Si ricordano a questo proposito le numerose versioni della Cattedrale di Rouen di Claude Monet.

Nonostante un filo rosso molto evidente colleghi tutti gli artisti impressionisti, sarebbe un errore considerare questo movimento come monolitico. Ogni artista, infatti, secondo la sua sensibilità lo incarna in modo diverso. Per esempio Monet si interessò principalmente alla rappresentazione di paesaggi urbani, ma soprattutto naturali, arrivando, negli ultimi anni della sua vita, a ritrarre moltissime volte lo stesso soggetto (le Ninfee) in momenti diversi, per studiarne i cambiamenti nel tempo. Altri, come Renoir o Degas si interessarono invece alla figura umana in movimento. Molti sono gli artisti che non si possono definire del tutto impressionisti, ma che dell'Impressionismo sono evidenti precursori, molti quelli che, nati in seno all'Impressionismo, se ne distaccheranno per intraprendere nuove strade. L'unico artista che sempre, per tutta la sua vita, rimase impressionista fu Monet. In sintesi, si può affermare che l'Impressionismo sia ai suoi inizi con Manet, culmini con Monet e si chiuda poi con Cezanne, che poi ne uscirà.

L'Impressionismo si diffuse anche in Europa: in Italia ebbe uno sviluppo particolare, grazie alle esperienze di Federico Zandomeneghi e dei Macchiaioli, più vicine, tuttavia, alla tradizione quattrocentesca.

La teoria del colore impressionista viene esasperata nel pointillisme di Georges-Pierre Seurat: i colori non vengono mescolati, ma semplicemente accostati in punti minuti, in modo che sia l'occhio a creare le tinte intermedie.

Paul Cézanne, pur contemporaneo del movimento, sviluppò in modo indipendente la propria ricerca, che da alcuni viene considerata premessa del Cubismo.

Vincent Van Gogh compì una svolta proprio grazie agli impressionisti, ma da loro si discostò, precorrendo l'Espressionismo.

Pittori impressionisti:
Eugène Boudin
Félix Bracquemond
Gustave Caillebotte
Paul Cézanne
Edgar Degas
Jean-Baptiste Guillaumin
Childe Hassam
Robert Henri
Peder Severin Kroyer
Édouard Manet
Claude Monet
Berthe Morisot
Camille Pissarro
Pierre-Auguste Renoir
Alfred Sisley
Soleanna1
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Iperrealismo

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Iperrealismo

L'iperrealismo o realismo fotografico è un termine usato per riferirsi a una corrente artistica (soprattutto pittorica) riguardante la riproduzione meccanica e particolareggiata della realtà.

Chiamato anche realismo radicale, l'iperrealismo rappresenta la realtà partendo da un’immagine fotografica, ingrandita il più possibile, e riportandola come disegno, cercando di essere più fedeli della normale percezione, se possibile.

Il movimento nasce negli anni 1970, e si diffonde in Europa nel decennio successivo. Di fatto è derivato della pop art, e si è contraddistinto per la maniacalità dei dettagli, sotto tutti gli aspetti esagerata.

La straordinaria fedeltà nei confronti della realtà è stata abbracciata soprattutto dall'ambito pittorico. Tra i più famosi, ricordiamo gli americani Chuck Close, Richard Estes, Ralph Goings, Richard McLean, le italiane Vania Comoretti, Chiara Albertoni e Daniela Montanari.

Unico esempio, raro nel suo genere ma di grandissima portata e ammirazione, è stato quello di Duane Hanson, scultore statunitense famoso per le sue creazioni raffiguranti persone del tutto normali, spesso in atteggiamento lavorativo, complete di acconciature altamente particolareggiate e abbigliate con vestiti veri.
Soleanna1
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Land Art

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Land Art

La Land Art o Earth Art nasce negli Stati Uniti tra gli anni ’60 e ’70 come esperienza creativa nell’ambito dell’arte concettuale, ma la definizione viene utilizzata per la prima volta soltanto nel 1969, in California, da Gerry Schum, autore di un famoso video sull’argomento, in riferimento al lavoro di artisti come Richard Long, Barry Flanagan, Robert Smithson, Dennis Oppenheim, Walter De Maria, Christo, ecc. che agiscono direttamente sul paesaggio, modificandone l’aspetto mediante interventi temporanei o facendo uso di materiali naturali. L’azione prevede quindi l’obsolescenza delle opere, programmata dall’artista o affidata all’indomita vitalità degli agenti naturali, che rende il tempo, cioè il nemico principale dell’arte tradizionale, indissolubilmente connessa al concetto della sua persistenza, un protagonista positivo e previsto fin dall’inizio del linguaggio artistico.
La Land Art manifesta un’attenzione ecologica per la natura, per la sua armonica vitalità, per i ritmi e per l’ordine che la caratterizzano e coi quali l’uomo è chiamato a interagire. Il paesaggio diventa per questi artisti l’orizzonte “biologico” per l’esercizio di una creatività la cui vocazione non è tanto quella di produrre un’innovazione ispirata dalla tracotanza della tecnica quanto quella di introdurre una trasformazione consonante con la specificità della vita e col tempo che la regola (tale atteggiamento trova riscontro anche nel ripudio, condiviso con la Minimal Art, della ricerca della novità formale, tipicamente novecentesca, in favore di un confronto serrato ed empatico con la forma del mondo).
La Land Art può quindi essere considerata in tutto e per tutto una forma di arte concettuale: il suo significato profondo, infatti, non sta tanto nelle opere che produce, le quali, come si è detto, condividono con le performance sia il carattere effimero che la documentazione affidata esclusivamente alla fotografia e alle riprese video, ma nel pensiero che le ispira e che nella modificazione discreta del paesaggio vede un’opportunità per definire attivamente la relazione tra l’uomo e la natura e, quindi, quella, più ampia ma sottratta agli eccessi dell’astrazione intellettuale, tra l’uomo, lo spazio e il tempo. Ciò è ben evidente in note opere di Land Art come “The Lightning Field” di Walter De Maria, un’installazione composta da 400 grandi parafulmini posti in una landa desertica e sperduta del New Mexico che durante i temporali danno luogo a un grandioso spettacolo di luce, e “Spiral Jetty” di Robert Smithson, una spirale di 450 metri, a metà strada tra il monumento primitivo e la traccia allusiva a una geometria esoterica, disegnata con terra e pietre in una località inaccessibile dello Utah, che, in quanto visibile unicamente a chi sia in grado di sorvolare l’area, è nota di fatto solo grazie a documenti fotografici.
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Liberty - Art Noveau

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Liberty - Art Noveau

L'Art Nouveau (Arte Nuova in francese), fu uno stile artistico, diffuso in Europa e negli Stati Uniti, che interessò le arti figurative, l'architettura e le arti applicate, tra il 1890 e la prima guerra mondiale.

Il movimento, conosciuto internazionalmente soprattutto con la denominazione francofona, assume localmente nomi diversi, ma dal significato di fondo affine, tra i quali: Style Guimard, Style 1900 o Scuola di Nancy (Francia), Stile Liberty, dal nome dei magazzini inglesi proprietà di Arthur Lasenby Liberty, che vendevano oggetti Art Noveau, o Stile Floreale in Italia, Modern Style in Gran Bretagna, Jugendstil ("Stile giovane") in Germania, Nieuwe Kunst nei Paesi Bassi, Styl Młodej Polski (Stile di Giovane Polonia) in Polonia, Style sapin in Svizzera, Sezessionstil (Stile di secessione, vedi la secessione viennese) in Austria, Modern in Russia e Arte Modernista o Modernismo in Spagna che meglio ne caratterizza l'aspetto internazionale.

L'Art Nouveau ebbe il suo inizio nel 1890. Il nome deriva da quello di un negozio parigino, «l'Art Nouveau Bing», aperto nel 1895 da Siegfrid "Samuel" Bing, che sfoggiava alcuni oggetti dal design innovativo, tra cui mobili, tinture, tappeti e vari oggetti d'arte.

Il movimento trae le sue origini dal socialismo utopistico di John Ruskin e si ispirò all'ideologia propugnata dall'Arts and Crafts di William Morris, il quale aveva posto l'accento sulla libera creazione dell'artigiano, come unica alternativa alla meccanizzazione e alla produzione in serie di oggetti di dubbio valore estetico, successivamente aveva cercato nell'industria un alleato piuttosto che un nemico. L'Art Noveau rielaborando questi assunti, precorse il moderno design e buona parte dell'architettura moderna, dando alla progettazione, il ruolo di premessa indipensabile ad ogni intervento creativo. Un punto importante per la diffusione di quest'arte fu l'Esposizione Universale del 1900, svoltasi a Parigi, nella quale il nuovo stile trionfò in ogni campo. Ma il movimento si diffuse anche attraverso altri canali: la pubblicazione di nuove riviste, come L'arts pour tous, e l'istituzione di scuole e laboratori artigianali. Lo stile raggiunse probabilmente il suo apogeo durante l'Esposizione Internazionale d'Arte Decorativa Moderna, svoltasi a Torino nel 1902, in cui furono esposti i progetti di designers provenienti dai Paesi europei in cui il Liberty si era diffuso. Nella decade a seguire, il nuovo stile venne presto messo in commercio con prodotti dozzinali, diretti ad un pubblico di massa, all'incirca dal 1907, e a questo termine venne attribuito un significato negativo.

Nel campo letterario, i caratteri più importanti sono: il preziosismo, l'esotismo, l'allusione ai mondi del passato, ormai scomparsi (il Medioevo cavalleresco, le corti dei re Luigi in Francia, le monarchie cinesi e giapponesi), l'opposizione al positivismo, e l'interesse verso la teosofia. Nella narrativa, rigetta il realismo, optando per la novella storica e il racconto di esperienze di allucinazioni e pazzia, per la descrizione di raffinati ambienti di bohemia, introducendo il personaggio della donna fatale, che conduce gli uomini al piacere e alla morte.

Una delle caratteristiche più importanti dello stile è l'ispirazione alla natura, di cui studia gli elementi strutturali, traducendoli in una linea dinamica e ondulata, con tratto «a frusta». Semplici figure sembravano prendere vita e evolversi naturalmente in forme simili a piante o fiori.

Come movimento artistico l'Art Nouveau possiede alcune affinità con i pittori Preraffaelliti e Simbolisti, e alcune figure come Aubrey Beardsley, Alfons Mucha, Edward Burne-Jones, Gustav Klimt, e Jan Toorop possono essere collocate in più di uno di questi stili. Diversamente dai pittori simbolisti, tuttavia, l'Art Nouveau possedeva un determinato stile visivo; e al contrario dei Preraffaelliti che prediligevano rivolgere lo sguardo al passato, l'Art Nouveau non si formalizzava nell'adoperare nuovi materiali, superfici lavorate, e l'astrazione al servizio del puro design.

L'Art Nouveau in architettura e design d'interni evitò lo storicismo eclettico che permeava l'Epoca vittoriana. Gli artisti dell'Art Nouveau selezionarono e modernizzarono alcuni tra gli elementi del Rococò, come le decorazioni a fiamma e a conchiglia, al posto dei classici ornamenti naturalistici Vittoriani. Prediligevano invece la Natura per fonte di ispirazione ma ne stilizzarono evidentemente gli elementi e ampliarono tale repertorio con l'aggiunta di alghe, fili d'erba, insetti.

Caratteristiche le forme organiche, le linee curve, con ornamenti a predilezione vegetale o floreale. Le stampe giapponesi, con forme altrettanto curvilinee, superfici illustrate, vuoti contrastanti, e l'assoluta piattezza di alcune stampe, furono un'importante fonte di ispirazione. Alcuni tipi di linee e curve divennero dei cliché, poi adoperati dagli artisti di tutto il mondo. Altro fattore di grande importanza è che l'Art Nouveau non rinnegò l'uso dei macchinari come accadde in altri movimenti contemporanei, come quello di Arts & Crafts, ma vennero usati e integrati nella creazione dell'opera. In termini di materiali adoperati la fonte primaria furono certamente il vetro e il ferro battuto, portando ad una vera e propria forma di scultura e architettura.

L'Art Nouveau si configurò come stile ad ampio raggio, che abbracciava i più disparati campi – architettura, design d'interni, gioielleria, design di mobili e tessuti, utensili e oggettistica, illuminazione, ecc. Oggi l'Art Nouveau è considerata precursore dei movimenti più innovativi del ventesimo secolo, come l'espressionismo, il cubismo, il surrealismo, l'Art Deco ed il successivo Movimento Moderno in architettura (in Italia definito anche Razionalismo).

I settori
La lavorazione del vetro fu un campo in cui questo stile trovò una libera e grandiosa forma espressiva— per esempio, i lavori di Louis Comfort Tiffany a New York o di Émile Gallé e i fratelli Daum a Nancy in Francia.

In gioielleria l'Art Nouveau ne rivitalizzò l'arte, con la natura come principale fonte di ispirazione, arricchita dai nuovi livelli di virtuosismo nella smaltatura e nell'introduzione di nuovi materiali, come opali o pietre semipreziose. L'aperto interesse per l'arte giapponese e l'ancora più specializzato entusiasmo per la loro abilità nella lavorazione dei metalli, promosse nuove tematiche e approcci agli ornamenti. Per i primi due secoli l'accento fu posto sulle gemme, specialmente sul diamante, e il gioielliere o l'orafo si occupavano principalmente di incastonare pietre, per un loro vantaggio puramente economico. Ma ora stava nascendo un tipo di gioielleria completamente differente, motivato più da un'artista-designer che da un gioielliere in sola qualità di incastonatore di pietre preziose.

Furono i gioiellieri di Parigi e Bruxelles che crearono e definirono l'Art Nouveau in gioielleria, e fu in queste città che vennero creati gli esempi più rinomati. La critica francese dell'epoca fu concorde nell'affermare che la gioielleria stava attraversando una fase di trasformazione radicale, e che il disegnatore di gioielli francese René Lalique ne era il fulcro. Lalique glorificò la natura nella sua arte, estendendone il repertorio per includere nuovi aspetti— libellule o erba—, inspirati dall'incontro tra la sua intelligenza e l'arte giapponese.

I gioiellieri si dimostrarono molto acuti nel richiamarsi con il nuovo stile ad una nobile tradizione guardando indietro, al Rinascimento, con i suoi monili in oro lavorato e smaltato, e la visione del gioielliere come artista prima che artigiano. Nella maggior parte delle opere di quel periodo le pietre preziose retrocessero in un secondo piano. I diamanti furono per lo più utilizzati con un ruolo secondario, accostati a materiali meno noti come il vetro, l'avorio e il corno.

Protagonisti dell'Art Nouveau nel campo della pittura
Aubrey Beardsley
Gaston Gerard
Alfons Mucha
Edvard Munch
Henri de Toulouse-Lautrec
Pierre Bonnard
Gustav Klimt
Egon Schiele
Giuseppe Sommaruga
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