Umberto Boccioni

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Soleanna1
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Umberto Boccioni

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[align=justify]Umberto Boccioni (Reggio Calabria, 19 ottobre 1882 – Verona, 16 agosto 1916) è stato un pittore e scultore italiano. Fu teorico e principale esponente del movimento futurista, nonché maggior esponente dell'arte futurista meridionale italiana.

Nasce a Reggio Calabria nel 1882 da Raffaele Boccioni e Cecilia Forlani, genitori romagnoli trasferitisi in Calabria. Quando il padre è trasferito a Forlì, Umberto ha pochi giorni di vita, e trascorre a Reggio Calabria la sua infanzia.

Nel 1897 Umberto frequenta l'Istituto Tecnico ottenendo in seguito il diploma, dopo di che comincia a collaborare ad alcuni giornali locali.

Nel 1901 si trasferisce a Roma presso una zia e frequenta lo studio di una cartellonista. È di quest'epoca il suo incontro con Severini: ambedue diventano discepoli di Balla e lo deludono profondamente. Nell'aprile 1906 Umberto compie il primo viaggio a Parigi, dove resta fino ad agosto, per partire poi verso la Russia, cui ritorna nel novembre dello stesso anno.

Si stabilisce a Padova, iscrivendosi all'Accademia di Belle Arti di Venezia, inizia un altro viaggio verso la Russia ma l'interrompe a Monaco dove visita il museo. Al ritorno disegna, dipinge attivamente, pur restando inappagato perché sente i limiti della cultura italiana che reputa ancora essenzialmente "cultura di provincia". Nel frattempo affronta le prime esperienze nel campo dell'incisione.

Nell'autunno del 1907 si trasferisce a Milano, la città che in quel momento più di altre è in ascesa e risponde alle sue aspirazioni dinamiche. Diventa amico di Romolo Romani, frequenta Previati, di cui risente qualche influsso nella sua pittura che sembra rivolgersi al simbolismo.

Dopo l'arrivo a Milano e l'incontro con i divisionisti e con Filippo Tommaso Marinetti, scrisse, insieme a Carlo Carrà, Luigi Russolo, Giacomo Balla e Gino Severini, il Manifesto dei pittori futuristi (1910), cui seguì il Manifesto tecnico del movimento futurista (1910): obiettivo dell'artista moderno doveva essere, secondo gli autori, liberarsi dai modelli e dalle tradizioni figurative del passato, per volgersi risolutamente al mondo contemporaneo, dinamico, vivace, in continua evoluzione.

Quali soggetti della rappresentazione si proponevano dunque la città, le macchine, la caotica realtà quotidiana. Nelle sue opere, Boccioni seppe esprimere magistralmente il movimento delle forme e la concretezza della materia.

Benché influenzato dal cubismo, cui rimproverò l'eccessiva staticità, Boccioni evitò nei suoi dipinti le linee rette e adoperò colori complementari. In quadri come Dinamismo di un ciclista (1913), o Dinamismo di un giocatore di calcio (1911), la raffigurazione di uno stesso soggetto in stadi successivi nel tempo suggerisce efficacemente l'idea dello spostamento nello spazio.

Simile intento governa del resto anche la scultura di Boccioni, per la quale spesso l'artista trascurò i materiali nobili come marmo e bronzo, preferendo il legno, il ferro e il vetro. Ciò che interessava era illustrare l'interazione di un oggetto in movimento con lo spazio circostante. Purtroppo pochissime sue sculture sono sopravissute.

Tra le opere pittoriche più rilevanti di Boccioni ricordiamo Rissa in Galleria (1910), Stati d'animo n. 1. Gli addii (1911) – in cui i moti dell'animo sono espressi attraverso lampi di luce, spirali e linee ondulate disposte diagonalmente – Forze di una strada (1911), dove la città, quasi organismo vivo, ha peso preponderante rispetto alle presenze umane.

Durante il suo impegno bellico nella prima guerra mondiale, dovette ricredersi riguardo la teoria futurista enunciata da Marinetti, secondo cui la guerra è "unica igiene del mondo". Coniò quindi la sua famosa equazione "guerra=insetti+noia".[/align]
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"Gli addii " Stati d'animo, 1915

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" Quelli che vanno " Stati d'animo, 1911

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" Quelli che restano " Stati d'animo, 1911

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" Idolo moderno ", 1911

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" Dinamismo di un ciclista ", 1913

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" La risata ", 1911

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" Materia ", 1912

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