Venere di Milo

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Soleanna1
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Venere di Milo

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La Venere di Milo è una delle più celebri statue greche. Si tratta di una scultura di marmo, alta circa 203 cm e priva delle braccia e del basamento originale. Sulla base di un'iscrizione riportata su tale basamento (andato perduto) si ritiene che si tratti di un'opera di Alessandro di Antiochia. In passato, alcuni attribuirono erroneamente l'opera a Prassitele.

La Venere di Milo risale al 130 a.C.: è dunque un'opera di età piuttosto tarda, sebbene si tratti di una scultura che fonde i diversi stili dell'arte del periodo classico. Non si conosce precisamente quale episodio mitologico della vita di Venere venga rappresentato: si ritiene possa essere una raffigurazione della Venus Victrix che reca il pomo dorato a Paride: del resto, tale intepretazione ben si accorderebbe con il nome dell'isola dove è stata ritrovata (milos, in lingua greca, significa infatti "mela"). Del resto, alcuni frammenti di un avambraccio e di una mano recante una mela sono stati ritrovati vicino alla statua stessa. Dopo il ritrovamento dell'opera, sono stati numerosi i tentativi di ricostruirne la posa originaria (una raffigurazione ad opera di Adolf Furtwängler riproponente la forma originale dell'opera è pubblicato in un articolo di Kousser.)

La Venere di Milo venne ritrovata spezzata in due parti nel 1820 sull'isola greca di Milos da un contadino chiamato Yorgos Kentrotas. Kentrotas nascose l'opera la quale fu poi tuttavia sequestrata da alcuni ufficiali turchi. Un ufficiale della marina francese, Jules Dumont d'Urville, riconobbe il pregio dell'opera e, grazie alla mediazione del Marchese de Reviere, ambasciatore francese presso gli ottomani, riuscì a concluderne l'acquisto. Dopo alcuni interventi di restauro, la Venere di Milo fu presentata al re Luigi XVIII nel 1821 e collocata al museo del Louvre, dove è tuttora conservata.

La grande fama raggiunta dall'opera nel XIX secolo non fu dovuta soltanto alla sua bellezza e alla sua perfezione, ma anche alla "propaganda" delle autorità francesi. Nel 1815, infatti, la Francia dovette restituire la Venere medicea agli italiani, dopo che questa era stata portata in Francia da Napoleone Bonaparte. La Venere di Milo, dunque, venne "sponsorizzata" dai francesi per rimpiazzare così la perdita della Venere medicea. Celebrata da artisti e critici, la Venere di Milo fu da molti considerata una delle più significative rappresentazioni della bellezza femminile; l'unico che si distinse fu Pierre-Auguste Renoir che la liquidò definendola "un gran gendarme".
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