Apossiómenos

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Soleanna1
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Apossiómenos

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L'Apossiómenos (traslitterazione dal participio greco ἀποξυόμενος, "uno che si sta detergendo") è una statua, copia romana in marmo dell'opera originale in bronzo, alta 205 cm, dello scultore greco Lisippo, vissuto circa tra il 370 e il 300 a.C.

Essa raffigura un giovane atleta nell'atto di detergersi il corpo con un raschietto di metallo, che i Greci chiamavano ξύστρα e i Romani strigilis, in italiano striglia, usato solo dai maschi e principalmente dagli atleti dopo le competizioni, che serviva per eliminare l'eccesso di sudore, polvere e olio che gli atleti usavano spalmarsi addosso prima delle gare di lotta. L'atleta è volutamente raffigurato in un momento successivo alla competizione in un atto che accomuna vincitore e vinto.

La copia romana in marmo pentelico è attribuibile all'Età Claudia.

Essa si presume sia stata eseguita in una officina romana di buona qualità, pure se, ad una più attenta analisi, resta qualche piccola imperfezione e decadimento di livello; ne è un particolare esempio la resa della zona interna del braccio sinistro.

Con quest'opera Lisippo apportò due importanti innovazioni nell'arte della scultura:

il movimento del soggetto
la visione circolare.
Queste intuizioni superarono la consuetudine dell'angolazione prospettica fissa e con un unico angolo di visuale. introducendo un nuovo modo d'intendere la scultura, con una proiezione a 360 gradi; una figura a tutto tondo. che poi, in seguito, influenzerà tutta la scultura greca, dando il via al passaggio dall'arte classica a quella ellenistica. Altri grandi scultori a lui contemporanei, quali Prassitele, Apelle, Skopas, presero spunto dall'idea di Lisippo, e grazie al loro talento crearono tante altre bellissime opere. Tra esse la Venere di Cnido di Prassitele e la Menade danzante di Skopas.

La statua dell'Apoxyómenos, assieme ad un'altra statua di Lisippo, che rappresentava un leone giacente, si trovò, in epoca successiva, ad abbellire ed ornare le terme di Agrippa in Roma.

La scultura in marmo dell'Apoxyómenos fu rinvenuta nel più antico quartiere di Roma, Trastevere, nel Vicolo delle palme, che da quel ritrovamento, prese poi il nome di Vicolo dell'atleta. Unitamente alla statua furono ritrovate anche le statue del Toro frammentario e il Cavallo di bronzo.

L'opera venne esposta, quasi subito, nei Musei Vaticani, inizialmente nella camera del Mercurio, nel cortile ottagonale, quindi fu rimossa e spostata al Braccio Nuovo.

Nel 1924 fece il percorso a ritroso e ritornò nella Camera dell'Hermes, dove ci fu un nuovo, più accurato restauro, effettuato dal Galli. Questi, tra le altre cose, tolse il dado posto dal Tenerani, nella mano destra, provvide a rifare lo strigile, effettuò la sostituzione di vari perni esistenti ed infine, vi integrò molto accuratamente, le dita distese.

Nel 1932 la statua trovò la sua collocazione definitiva, nella stanza più propriamente detta Gabinetto dell'Apoxyómenos.

La statua risulta nella sua totalità sostanzialmente completa e tuttora in condizioni molto buone. Piccoli particolari rovinati si possono riscontrare nella punta del naso, mancante, diverse scheggiature relative all'orecchio sinistro, ai capelli, a una delle mascelle ed anche allo zigomo sinistro.

Esistono due fratture sul braccio destro; una è situata alla metà circa del bicipite ed una seconda sopra il polso. Il braccio sinistro riporta una frattura alla spalla, dove si possono anche notare piccole perdite di materiale ed una seconda frattura al polso.

Su una vasta zona dell'avambraccio destro sono evidenti le tracce di leggere corrosioni e di un'antica azione del fuoco. In una delle mani mancano tutte le dita e si notano fori di perni che risalgono ad un precedente restauro.

Mancano anche il pene ed una parte dei genitali nella zona inferiore. La gamba sinistra rivela una frattura sotto l'anca. La gamba destra rivela due fratture; sotto la caviglia e sotto il ginocchio.

Il suo primo restauro fu opera del Tenerani.

Nel 1994 la scultura fu oggetto di una profonda e completa opera di pulitura.

La statua fin dal suo ritrovamento ebbe subito una grandissima notorietà mondiale: di essa fu diffuso il calco in gesso, in numerose copie ed in varie parti d'Europa. Una copia del calco, venne richiesta anche dallo scultore Shakespeare Wood, al quale venne donata, per essere poi collocata nell'Accademia di Belle Arti di Madras. In tale occasione e per tale finalità fu realizzata una copia così detta "forma buona", vale a dire, una particolare matrice in gesso; di questa operazione, rimasero visibili le tracce fino a quando fu effettuato l'ultimo restauro.

La statua conserva ancora tutto il suo fascino e la sua bellezza, a testimonianza del grande talento e del genio di Lisippo.
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