Giovanni Capogna

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Giovanni Capogna

Messaggio da birillino8 »

[align=center]Giovanni Capogna

Immagine[/align]

"Questo esercizio di versi è dedicato a tutti
quelli che ho amato e che mai cesserò di amare:
da anni continuo a coesistere nel disordine più
completo, unico sangue della poesia".


Così Giovanni Capogna, conosciuto come 'Rouge', il
rosso poeta contadino ribelle e delicato, molto
amato tra le colline del Monferrato, nativo di
Andria [Bari] scomparso a Torino nel 1992, siglava
il suo "L'intricata Bestia".L’opera, postuma, è una raccolta di poesie inedite
di grande impatto emotivo. È un viaggio nei vasti
e sconfinati territori dell’anima percorsi scavando
nella parola e scandagliando il profondo.

Scrive un amico: “Con la sua morte si è spenta
la battuta fulminante, la risata sarcastica, lo
sguardo curioso e motteggiante. I suoi occhi
avevano potuto sognare e immortalare infinite
luci attraverso tappe itineranti che seguivano
gli orizzonti più dolci delle Langhe o sconfinavano
all’interno di cattedrali di mezza Europa, in
attesa dello scoccare di un raggio di sole in grado
di disegnare magiche sfumature e contrastanti
penombre gotiche; o di un albero solitario
stagliantesi in uno degli infiniti declivi tra il
Tanaro e il Belbo, simbolo della vita che arranca e
vince scommettendo unicamente sulla forza della
propria solitudine”.
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]Del celeste velato



In questa luna eterna
lodata dal disordine che abbatte la riva,

Gas del principio e della fine,
l'orizzonte è imbevuto nel labbro.

Oh!!,
lascia che si tormenti nell'incavo lo
sparo che fulmina la preda,

e nella croce tuonante del diluvio
che si paghi il salario

Del celeste velato.[/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]L' Oncia del mare

Con sette secchi di sabbia fu costruito un impero,
con un cavallo e un compasso tracciate
le prime albe e le innumerevoli primavere.

Qui le stelle a maggio ruotano il cielo,
come in autunno, quando l'Odissea del fiore
sobbarca l'inconosciuta e tremante bocca.

Soppesa l'oncia del mare sopra il bosco di creta,
Qui non cesserà di esistere il nulla l'ombra o la fine.

Dentro il nudo silenzio,
la giudaica luna o il radio imbeccato dall'uccello
è il frammento della foglia che diviene…

l'annunciata conferma che la gialla sabbia ed
il nervoso cavalcare del sole

hanno la stessa età della mia bocca.[/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]Tutti i Venerdì della storia

Apriti alla stella crollata tra
le labbra del petto,

In questo solo Oggi scolpito nelle vesti del cielo.

Egli siede nell'Infinita traccia,
argilla cerchio e chiodo
nelle doglie della polvere.

Il seme urla e suda nella bocca
dell'infernale teschio.

Dietro al portale Egli incide nei silenzi
la lucertola e lo scrigno degli occhi muti e
cattura a piene mani

Il volto ciondolante che dalla terra si apre
fulgido alla lode incendiata nel cuore.[/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]La caduta

E' questa la notte.
L'interminabile e sconfinata notte.

Tutta la linfa del mondo ora scorre inesorabile.

Dalla stella evocata si ergerà il
Primo battito di luce.

Si forgerà di memorabile materia, O
il suo peso colpirà la mia vertiginosa caduta?

La febbre decanterà verso l'argine:

il Confine.[/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]Scendi nel nudo della carne viva

L'Iside sbracciata della prima notte del cielo
è raggiante di delitto.

Scendi nel nudo della carne viva,
immischiato di fango,
nel viscido che innomina il volto.

Nitrisci ora della faccia maciullata del bue
andato contro il sole,
e di notte uccidi il verme che ti soffia accanto,

Tu,
che eri trafitto e mutilato la
forma di Dio sotto l'aratro dei morti e
ferito il giorno avvampato nel mistero.

Schernisci ora il tracciato del rantolo e
crepa ubriacato

Nell'angelo del silenzio domato.[/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]Fermo nella mia fede dell'inizio

Ho immaginato l'empireo e il pozzo.

Il mondo, se esiste, è
il perpetuo calendario di un attimo.

In ogni vena della mano
Vedo il volo dei cavalli di Salomone,

In ogni scheggia del cielo,
l'alba trainata dagli insetti.

Devo fermarmi o succhiare dalla scabrosa radice?

Ad ogni passo la danza mima il sommo vocabolo
che incenerisce il tempo.

Brucerò scomposto nelle sacche dell'oblio,
dove al buio il sole esiste.[/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]Nello scudo del petto

Tra cento anni sarà di nuovo oggi,

l'Inconfutabile mondo creato l'Obliato silenzio
il Dilemma.

Sarà lo stesso tuffo del mare che vivrà
Per sempre l'eterno,

l'attizzata vacuità la nuda sorte,
la finzione.

Tra cento anni…
la sagoma il sigillo.
Un altro nome.[/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]La Clessidra

La clessidra che fu l'ignoto tempo,
gli organi intarsiati dell'oblio, la condanna,

l'urlo dell'eroe di cera.

è questo che io volevo…l'impossibile,
le alchimie del verbo, l'onda della morte.

Dagli strali setacciati del nulla,
nelle mappe celesti, l'algebra ritrovata della carne
si mutò nella visione rotolante: Il margine.

E poi il tempo e di nuovo il sonno,
le pagine sacre dalle cui ferite io nutro il sangue,

e di nuovo l'impossibile…

Il tempo il gioco e l'alba di nuovo.[/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]La ricerca non si fermerà qui

Lo avevano già previsto i filosofi pagani,
il tempo circolare, le altezze del cielo,

Le molteplici verità,

tutto quello che è e che dovrà finire,
la proiezione infinita dei corpi,
la successione di tutte le cose.

La scrittura nega l'essere che si consacra al silenzio.

La ricerca non si fermerà qui.
Il crepuscolo ama l'abisso, il ventre caldo, la luce.

L'eterno cresce come un fiume.

Sto dirimpetto al cielo,
questa nudità è la mia morte.[/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]Difronte alla luna

Io avanzo a spirale verso la spina dorsale del mondo.

Nella solitudine più inquietante del sangue,
difronte alla grande luna,
stabilisco l'immortale forma del verso.

Dell'anima tutto è il principio,
l'esagramma celeste,
la consunta etica del caso.

Oh!, lo sguardo infuriato!!
Oh!, l'oscura meta elementare!!

Soffoco la calura negli odori delle fibre vegetali.

Tra non molto,
sulle bacche dell'aurora nascente,
il mondo minerale declamerà l'assoluto disordine.

Non mi muoverò più da questi luoghi,
né da quegli altri sogni che sognai nell'orto
pagano di Eraclito,

né dalla sfera mobile di questo quarto di cielo,
il cielo che in una sera al crepuscolo
qualcuno chiamò t'ien.
Mi immergo in una sostanza cieca come la luna.[/align]
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