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Cavalcanti, Guido

Inviato: mer nov 21, 2007 3:09 pm
da birillino8
[align=center]Cavalcanti, Guido

Immagine[/align]

Guido Cavalcanti nacque a Firenze, forse nel 1255.

Suo padre, Cavalcante di Schiatta, era un guelfo ed uno dei più importanti magnati fiorentini. Nel 1267, in seguito alla relativa pacificazione tra le fazioni politiche della città, Cavalcante cercò di suggellare questo stato di cose facendo fidanzare Guido con Bice, figlia di Farinata degli Uberti, un tradizionale avversario politico.

Guido Cavalcanti fu sempre molto attivo all'interno delle vicende politiche fiorentine: nel 1280 fu mallevadore guelfo nella pace del cardinale Latini e dal 1284 al 1290 fece parte del Consiglio Generale del Comune.

Fu un solido ed agguerrito guelfo di parte bianca ed ebbe un altrettanto agguerrito avversario politico in Corso Donati, il quale avrebbe addirittura tentato di ucciderlo durante un pellegrinaggio al santuario di Santiago di Compostela.

Intorno allo scadere del secolo la situazione politica del Comune di Firenze si fece sempre più tesa ed investì l'esistenza di Cavalcanti: il 24 giugno del 1300 fu bandito dalla città in seguito alla decisione presa dai priori (tra i quali il suo grande amico Dante).

L'esilio durò solo un mese e venne in seguito revocato, ma Guido morì in quello stesso anno, il 29 agosto.

Inviato: mer nov 21, 2007 3:14 pm
da birillino8
[align=center]Fresca rosa novella
ballata stravagante

Fresca rosa novella,
piacente primavera,
per prata e per rivera
gaiamente cantando,
vostro fin presio mando - a la verdura. Lo vostro presio fino
in gio' si rinovelli
da grandi e da zitelli
per ciascuno camino;
e cantin[n]e gli auselli
ciascuno in suo latino
da sera e da matino
su li verdi arbuscelli.
Tutto lo mondo canti,
po' che lo tempo vène,
sì come si convene,
vostr'altezza presiata:
ché siete angelicata - crïatura. Angelica sembranza
in voi, donna, riposa:
Dio, quanto aventurosa
fue la mia disïanza!
Vostra cera gioiosa,
poi che passa e avanza
natura e costumanza,
ben è mirabil cosa.
Fra lor le donne dea
vi chiaman, come sète;
tanto adorna parete,
ch'eo non saccio contare;
e chi poria pensare - oltra natura? Oltra natura umana
vostra fina piasenza
fece Dio, per essenza
che voi foste sovrana:
Per che vostra parvenza
ver' me non sia luntana;
or non mi sia villana
la dolce provedenza!
E se vi pare oltraggio
ch' ad amarvi sia dato,
non sia da voi blasmato:
ché solo Amor mi sforza,
contra cui non val forza - né misura.[/align]

Inviato: mer nov 21, 2007 3:15 pm
da birillino8
[align=center] Avete 'n vo' li fior' e la verdura
sonetto

Avete 'n vo' li fior' e la verdura
e ciò che luce od è bello a vedere;
risplende più che sol vostra figura:
chi vo' non vede, ma' non pò valere.

In questo mondo non ha creatura
sì piena di bieltà né di piacere;
e chi d'amor si teme, lu' assicura
vostro bel vis' a tanto 'n sé volere.

Le donne che vi fanno compagnia
assa' mi piaccion per lo vostro amore;
ed i' le prego per lor cortesia.

che qual più può più vi faccia onore
ed aggia cara vostra segnoria,
perché di tutte siete la migliore.[/align]

Inviato: mer nov 21, 2007 3:17 pm
da birillino8
[align=center]Biltà di donna e di saccente core
sonetto

Biltà di donna e di saccente core
e cavalieri armati che sien genti;
cantar d'augilli e ragionar d'amore;
adorni legni 'n mar forte correnti;

aria serena quand' apar l'albore
e bianca neve scender senza venti;
rivera d'acqua e prato d'ogni fiore;
oro, argento, azzuro 'n ornamenti:

ciò passa la beltate e la valenza
de la mia donna e 'l su' gentil coraggio,
sì che rasembra vile a chi ciò guarda;

e tanto più d'ogn' altr' ha canoscenza,
quanto lo ciel de la terra è maggio.
A simil di natura ben non tarda.[/align]

Inviato: mer nov 21, 2007 3:18 pm
da birillino8
[align=center]Chi è questa che vèn, ch'ogn'om la mira
sonetto

Chi è questa che vèn, ch'ogn'om la mira,
che fa tremar di chiaritate l'âre
e mena seco Amor, sì che parlare
null'omo pote, ma ciascun sospira?

O Deo, che sembra quando li occhi gira,
dical' Amor, ch'i' nol savria contare:
contanto d'umiltà donna mi pare,
ch'ogn'altra ver' di lei i' la chiam' ira.

Non si poria contar la sua piagenza,
ch'a le' s'inchin' ogni gentil vertute,
e la beltate per sua dea la mostra.

Non fu sì alta già la mente nostra
e non si pose 'n noi tanta salute,
che propiamente n'aviàn conoscenza.[/align]

Inviato: mer nov 21, 2007 3:20 pm
da birillino8
[align=center]Li mie' foll' occhi, che prima guardaro
sonetto

Li mie' foll' occhi, che prima guardaro
vostra figura piena di valore,
fuor quei che di voi, donna, m'acusaro
nel fero loco ove ten corte Amore,

e mantinente avanti lui mostraro
ch' io era fatto vostro servidore:
per che sospiri e dolor mi pigliaro,
vedendo che temenza avea lo core.

Menarmi tosto, sanza riposanza,
in una parte là 'v' i' trovai gente
che ciascun si doleva d'Amor forte,

Quando mi vider, tutti con pietanza
dissermi: - Fatto se', di tal, servente,
che mai non déi sperare altro che morte - .[/align]

Inviato: mer nov 21, 2007 3:21 pm
da birillino8
[align=center]Deh, spiriti miei, quando mi vedete
sonetto

Deh, spiriti miei, quando mi vedete
con tanta pena, come non mandate
fuor della mente parole adornate
di pianto, dolorose e sbigottite?

Deh, voi vedete che 'l core ha ferite
di sguardo e di piacer e d'umiltate:
deh, i' vi priego che voi 'l consoliate
che son da lui le sue vertù partite.

I' veggo a luï spirito apparire
alto e gentile e di tanto valore,
che fa le sue vertù tutte fuggire.

Deh, i' vi priego che deggiate dire
a l'alma trista, che parl' in dolore,
com' ella fu e fie sempre d'Amore.[/align]

Inviato: mer nov 21, 2007 3:24 pm
da birillino8
[align=center]L'anima mia vilment' è sbigotita
sonetto:

L'anima mia vilment' è sbigotita
de la battaglia ch'e[l]l'ave dal core:
che s'ella sente pur un poco Amore.
più presso a lui che non sòle, ella more,

Sta come quella che non ha valore,
ch'è per temenza da lo cor partita;
e chi vedesse com'ell' è fuggita
diria per certo: - Questi non ha vita - .

Per li occhi venne la battaglia in pira,
che ruppe ogni valore immantenente,
sì che del colpo fu strutta la mente.

Qualunqu' è quei che più allegrezza sente,
se vedesse li spiriti fuggir via,
di grande sua pietate piangeria.[/align]

Inviato: mer nov 21, 2007 3:25 pm
da birillino8
[align=center]Tu m'hai sì piena di dolor la mente
sonetto

Tu m'hai sì piena di dolor la mente,
che l'anima si briga di partire,
e li sospir' che manda 'l cor dolente
mostrano agli occhi che non può soffrire.

Amor, che lo tuo grande valor sente,
dice: - E' mi duol che ti convien morire
per questa fiera donna, che nïente
par che piatate di te voglia udire - .

I' vo come colui ch'è fuor di vita,
che pare, a chi lo sguarda, ch'omo sia
fatto di rame o di pietra o di legno,

che si conduca sol per maestria
e porti ne lo core una ferita
che sia, com' egli è morto, aperto segno.[/align]

Inviato: mer nov 21, 2007 3:27 pm
da birillino8
[align=center]Io non pensava che lo cor giammai
Canzone

Io non pensava che lo cor giammai
avesse di sospir' tormento tanto,
che dell'anima mia nascesse pianto
mostrando per lo viso agli occhi morte.
Non sentìo pace né riposo alquanto
poscia ch'Amore e madonna trovai,
lo qual mi disse: - Tu non camperai,
ché troppo è lo valor di costei forte - .
La mia virtù si partìo sconsolata
poi che lassò lo core
a la battaglia ove madonna è stata:
la qual degli occhi suoi venne a ferire
in tal guisa, ch'Amore
ruppe tutti miei spiriti a fuggire.

Di questa donna non si può contare:
ché di tante bellezze adorna vène,
che mente di qua giù no la sostene
sì che la veggia lo 'ntelletto nostro.
Tant' è gentil che, quand' eo penso bene,
l'anima sento per lo cor tremare,
sì come quella che non pò durare
davanti al gran valor ch'è i . llei dimostro.
Per gli occhi fere la sua claritate,
sì che quale mi vede
dice: - Non guardi tu questa pietate
ch'è posta invece di persona morta
per dimandar merzede? -
E non si n'è madonna ancor accorta!

Quando 'l pensier mi vèn ch'i' voglia dire
a gentil core de la sua vertute,
i' trovo me di sì poca salute,
ch'i' non ardisco di star nel pensero.
Amor, c'ha le bellezze sue vedute,
mi sbigottisce sì, che sofferire
non può lo cor sentendola venire,
ché sospirando dice: - Io ti dispero,
però che trasse del su' dolce riso
una saetta aguta,
c'ha passato 'l tuo core e 'l mio diviso,
Tu sai, quando venisti, ch'io ti dissi,
poi che l'avéi veduta,
per forza convenia che tu morissi - .

Canzon, tu sai che de' libri d'Amore
io t'asemplai quando madonna vidi:
ora ti piaccia ch'io di te me fidi
e vadi 'n guis' a lei, ch'ella t'ascolti;
E prego umilemente a lei tu guidi
li spiriti fuggiti del mio core,
che per soverchio de lo su' valore
eran distrutti, se non fosser vòlti,
e vanno soli, senza compagnia,
e son pien' di paura.
Però li mena per fidata via
e poi le di', quando le se' presente:
- Questi sono in figura
d'un che si more sbigottitamente - .[/align]

Inviato: mer nov 21, 2007 3:29 pm
da birillino8
[align=center]Vedete ch'i' son un che vo piangendo
Ballata grande

Vedete ch'i' son un che vo piangendo
e dimostrando - il giudicio d'Amore,
e già non trovo sì pietoso core
che, me guardando, - una volta sospiri.

Novella doglia m'è nel cor venuta,
la qual mi fa doler e pianger forte;
e spesse volte avèn che mi saluta
tanto di presso l'angosciosa Morte,
che fa 'n quel punto le persone accorte,
che dicono infra lor: - Quest' ha dolore,
e già, secondo che ne par de fòre,
dovrebbe dentro aver novi martiri - .

Questa pesanza ch'è nel cor discesa
ha certi spirite' già consumati,
i quali eran venuti per difesa
del cor dolente che gli avea chiamati.
Questi lasciaro gli occhi abbandonati
quando passò nella mente un romore
il qual dicea: - Dentro, Biltà, ch'e' more;
ma guarda che Pietà non vi si miri!. - [/align]

Inviato: mer nov 21, 2007 3:30 pm
da birillino8
[align=center]Poi che di doglia cor conven ch'i' porti
Stanza isolata

Poi che di doglia cor conven ch'i' porti
e senta di piacere ardente foco
e di virtù mi traggi' a sì vil loco,
dirò com'ho perduto ogni valore.
E dico che' miei spiriti son morti,
e 'l cor che tanto ha guerra e vita pocco;
e se non fosse che 'l morir m'è gioco,
fare'ne di pietà pianger Amore.
Ma, per lo folle tempo che m'ha giunto,
mi cangio di mia ferma oppinïone
in altrui condizione,
sì ch'io non mostro quant'io sento affanno:
là 'nd'eo ricevo inganno,
chè dentro da lo cor mi pass' Amanza,
che se ne prota tutta mia possanza.[/align]

Inviato: mer nov 21, 2007 3:32 pm
da birillino8
[align=center]Perché non fuoro a me gli occhi dispenti
sonetto

Perché non fuoro a me gli occhi dispenti
o tolti, sì che de la lor venduta
non fosse nella mente mia ventua
a dir: - Ascolta se nel cor mi senti - ?

Ch'una paura di novi tormenti
m'aparve allor, sì crudel e aguta,
che l'anima chiamò: - Donna, or ci aiuta,
che gli occhi ed i' non rimagnàn dolenti!

Tu gli ha' lasciati sì, che venne Amore
a pianger sovra lor pietosamente,
tanto che s'ode una profonda voce

la quale dice: - Chi gran pena sente
guardi costui, e vedrà 'l su' core
che Morte 'l porta 'n man tagliato in croce- - .[/align]

Inviato: mer nov 21, 2007 3:33 pm
da birillino8
[align=center]Voi che per li occhi mi passaste 'l core
sonetto

Voi che per li occhi mi passaste 'l core
e destaste la mente che dormia,
guardate a l'angosciosa vita mia,
che sospirando la distrugge Amore.

E vèn tagliando di sì gran valore,
che' deboletti spiriti van via:
riman figura sol en segnoria
e voce alquanta, che parla dolore.

Questa vertù d'amor che m'ha disfatto
da' vostr' occhi gentil' presta si mosse:
un dardo mi gittò dentro dal financo.

Si giunse ritto 'l colpo al primo tratto,
che l'anima tremando si riscosse
veggendo morto 'l cor nel lato manco.[/align]

Inviato: mer nov 21, 2007 3:34 pm
da birillino8
[align=center]Se m 'ha del tutto oblïato Merzede
stanza isolata

Se m 'ha del tutto oblïato Merzede,
già però Fede - il cor non abandona,
anzi ragiona - di servire a grato
al dispietato - core.
E, qual sì sente simil me, ciò crede;
ma chi tal vede - (certo non persona),
ch'Amor mi dona - un spirito 'n su' stato
che, figurato, - more?
Ché quando lo piacer mi stringe tanto
che lo sospir si mova,
par che nel cor mi piova
un dolce amor sì bono
ch'eo dico: - Donna, tutto vostro sono - .[/align]