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Arnaldo Ederle

Inviato: dom feb 10, 2008 4:17 pm
da birillino8
[align=center]Arnaldo Ederle

Immagine[/align]

Arnaldo Ederle, poeta nato a Verona, dove vive, nel 1936. Ha esordito con una raccolta uscita nel ’65 (Le pietre pelose ben osservate) alla quale ne sono seguite diverse altre, tra le quali Partitura (’81), Il fiore d’Ofelia (’84), Contre-chant (nell’Almanacco dello Specchio 1993, con introduzione di Silvio Ramat), fino a Cognizioni affettive (2001). La poesia di Ederle si caratterizza per la solidità d’impianto culturale (frequente il suo riferirsi alla tradizione, alla poesia di grandi maestri del passato, come nella sequenza Contre-chant, fatta di poesie su temi di Cavalcanti, Leopardi, Baudelaire, Rimbaud ecc. ecc.), inoltre per la compostezza della forma (sempre libera ma decisamente compiuta) e per l’equilibrio linguistico. Un lavoro, il suo, dunque, non vistoso ma di sicura sostanza. A tutto questo va aggiunta la sua tendenza ad articolare il discorso per ampi disegni, o serie di testi legati da una coerenza interna, e la capacità di esprimere le emozioni e i dati forti del sentimento e della memoria con molta, concreta fermezza e sicuro autocontrollo. Nella parte finale del suo libro più recente, Cognizioni affettive, si è anche mosso verso toni elegiaci, recuperando i modi di un dire più elevato, ma ancora senza ombra alcuna di retorica, mentre nella sua produzione precedente aveva prevalso la tendenza a una sobrietà di sapore sostanzialmente prosastico, con movimenti anche narrativi.
Arnaldo Ederle collabora come critico letterario a quotidiani veneti ed ha tradotto da Saint John Perse, Maeterlinck e Garcia Lorca.

Inviato: dom feb 10, 2008 4:18 pm
da birillino8
[align=center]Partitura - Parte prima



II

E’ tutto chiaro, il tempo e la stagione,
la polvere calda del sentiero
alla collina, a filo di parete
contro le mura.
C’è anche Oliviero, un nome che fa ridere,
con la ragazza che volevo per me.
Dora, amuleto, un orecchino e una ragazza
(non mi ricordo s’erano già parte
della mia persona, parole del mio
lessico incosciente).
Ora la rivedo così, dentro una lente rosa
(per un momento forse, poi mi vergognerò
e tento d’incalzarmi con l’occhietto
benevolo del sapiente amico che diceva:
non mollare, facile è dire, ma fare il dire,
ecco l’impegno e l’orbita del genio).
Dentro una lente rosa si muove
la ragazza che Carla non è, che mi guida
piena di grazia alla coscienza dell’amore serio
da presentare a casa: mio padre, mia madre....
Io vestito da uomo nella mia giacca grigia
foderata, a un petto, mi siedo e prendo
un caffè, ma lì in cucina, tanto
non sono già di famiglia? "La mamma
non gli’importa se stiamo vicini, basta
che non esageriamo, quello si sa. Ha più piacere
di vederci qui" (dentro una lente rosa)


Afferrasti volgendoti graziosa
Il viscido argomento per le corna
Con due dita. Adesso il conto torna:
Il manichino s’è rimesso in posa.
Non cantar non danzar
Non correre la cavallina
Non gridar non chiamar.
(Che cosa mai vorrà dire
Erigere confronti, resoconti
Ponti da qui a là
Difficili da traversare
Senza piangere o ridere
Senza farli tremare?)


Pomeriggio, alle quattro è quasi buio. Scale
d’arrampicare con due libri in mano.
E la sua testa nera nella fessura,
affresco d’un soffitto a volta. Le rampe
sono lunghe e snelle. Salgo con il capo
sporto in mezzo alle ringhiere, la falda
della gonna a ruota trasborda i ferri
ma non si vede niente, lei sorride
ma non è maliziosa, i corrimano
arrivano veloci fin su, prima di me.[/align]

Inviato: dom feb 10, 2008 4:19 pm
da birillino8
[align=center]Impressioni su marmi e frati





Ombrosa polvere giaceva morbida
sul braccio dell’angela che addita
la probità e il coraggio
del commendatore.
Guardavo le pieghe della marsina
e il fianco della confortatrice.

Sta scritto sul frontale
Udite Aride Ossa
La Tromba del Signore.
Un frate cimiteriale
si chinò e raccolse un verde
che spuntava dalla terra smossa
d’una lastra verticale
e masticò una foglia.

La piaga della conoscenza
bigia incagnita, nel rigido cappuccio
imberrettata (morte?)
e il frastuono che fa questo frate
le sedie per accomodare della messa.

Nice things should not exist
But since they do
They should be forever.
Così un gatto
mangiatore di morti rifletteva,
la sua cena imbandita
sopra una lastra blu-notte
venata in diagonale.[/align]

Inviato: dom feb 10, 2008 4:21 pm
da birillino8
[align=center]da Cognizioni affettive


Apparizioni





2.

Quando sfoglia la rosa e tira il vento
in quel di Venezia, Duilio stava in posa
davanti a San Marco con le pieghe
dei pantaloni che sbandieravano larghi,
chiari e leggeri. La borsa che teneva in mano
lo fa sembrare un diplomatico a spasso tra una colazione
e un imminente incontro all’ambasciata.
E’ sempre stato molto elegante quando si trattava
di farsi ricordare.
Doveva essere autunno, ma non c’è mai una data
in queste foto d’antan.



5.

Rosa il colore dei merli sulle mura,
rosa la ragazza in posa tra due svolazzi di mattoni.
E rosa il cielo che scorre dietro le nubi
lentamente e liscio come seta.



8.

Ha sempre avuto il senso del carattere,
la circostanza l’ha di rado tradita, un obbligo
che con costanza ha rispettato in ogni caso
diverso, nella forma e nella sostanza. Qui
era la compunzione, la serietà marcata dell’arco
sopracciliare, e lo sguardo che doveva significare
l’impegno del comunicando. Fortuna volle
che la panca addobbata dal pizzo con calice
e particola non fosse troppo alta:
so vede bene il bracciale di raso bianco
e Matteo lo dice ancora con gli occhi
che la sua parte l’aveva perfettamente compresa.



17.

Padre, madre, sorella. Ancora rocce in fondo
dopo gli alberi, la cengia alta della Tofana
passa a mezzo centimetro dalla testa di Rosa.
Dietro a Duilio spunta una specie di pennacchio verde
che stacca il candido dei suoi capello dalla casta
neve della cima. Tale e quale è rimasta Liliana,
terza presenza, bambina montanara che guarda dritto
con tanto d’innocenza. [/align]

Inviato: dom feb 10, 2008 4:22 pm
da birillino8
[align=center]Esercizio del dire





Desidero riempire questo spazio
di tempo addormentato
senza memoria, rasente
al buio silenzio,
accoccolato
come il bimbo sul fianco
della madre.
E’ un desiderio
che coltivo da quando
lo spazio non mi avvolge
che distratto e impotente,
da quando il tempo
risiede solamente
nel candido memento
della mia pendola. [/align]

Inviato: dom feb 10, 2008 4:23 pm
da birillino8
[align=center]
Una carezza voglio






Perché l’acqua sgorga lenta
dalle bocche della roccia,
dalla mia, la parola
stenta, teme l’aria
come pesce fuor d’acqua.
E così, lo giuro, a volte
mi strangola, come lisca
impuntata, dalla fervida gola
non si stacca. Poiché
desidero un passero che voli,
voglio una farfalla di miele
ch’esca dalle mie labbra come
dalle labbra d’un santo
e mi consoli.[/align]

Inviato: dom feb 10, 2008 4:25 pm
da birillino8
[align=center]L’ora



Questa data si segna da sé.
Perché è l’ora che aspetto
è l’ora che vieni,
perché è l’ora delle ore,
quella che passiamo assieme
come passeri che cinguettano
sottovoce beneducati
e si raccontano cose,
notizie di vita piccola o grande,
e si ascoltano con il piacere dell’ora
più prossima all’ora della quiete.
E’ tutto lì, nella certezza
che tutto sarà come previsto,
come ci aspettiamo che sia
che sia, ecco:
“come ci aspettiamo che sia” [/align]

Inviato: dom feb 10, 2008 4:27 pm
da birillino8
[align=center]Distanze



Padre.
Come devo chiamarti, nominarti?
Dovrei sentire ancora
l’odore del tuo pane e caffellatte
nel cucchiaio, me
sulle tue ginocchia ad assorbire
per un istante ancora il tuo calore
prima del tuo andare a bottega?
O ammirarti dovrei col tuo cappello
grigio e il bel bastone chiaro
per il passeggio domenicale?
Padre.
Come dimenticare
d’essere ormai coetaneo
della tua ultima età.
Ti vedo a ogni occhiata nello specchio
del mio corridoio
mentre metto il cappello
e me l’aggiusto un poco
sulle ventitré. [/align]

Inviato: dom feb 10, 2008 4:30 pm
da birillino8
[align=center]Tsunami





Tsunami, non conosco
il tuo significato, né la tua origine.
Sei comunque un nome strano
al mio orecchio.
Potresti essere il nome
d’una bella dolce orientale,
o l’esotico nome d’un fiore
che cresce in quella geografia
con petali grandi e
un gran pistillo d’oro
nel mezzo della sua corona.
Ahimè, Tsunami, sei tutta
un’altra cosa.
Alito feroce della terra
sfuggito alla ronda celeste.
Il tuo glossario: vittima,
disperazione, morte, fame,
malattia, flagello,
tremito e onda che i vivi
hanno sofferto in nome
della povera fragilità,
umanità, dolenza,
inerme comprensione
del tuo essere forza
senza odio e rancore, e senza
attenzione: distratta,
solo un’assurdità. [/align]

Inviato: dom feb 10, 2008 4:32 pm
da birillino8
[align=center]Palestrina





Il Dottore sudava,
il ghiaccio lo bloccava sul divano
che le coperte non sapevano sciogliere:
l’Infernale era lì in giacchetta a quadri,
damerino d’orrore, annunziatore
della sua grandezza.

Per questo andammo a Palestrina,
per scoprire se è vero che accanto a Roma,
proprio a due passi da Diointèrra,
si sia davvero presa la licenza,
Sammael Belzebù, di venirci a parlare
della sua strapotenza.[/align]