Mahmùd Darwìsh

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birillino8
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Mahmùd Darwìsh

Messaggio da birillino8 »

[align=center]Mahmùd Darwìsh

Immagine[/align]

Mahmùd Darwìsh è indubbiamente uno dei più rappresentativi poeti palestinesi del nostro tempo, la voce più importante nella lotta per l’indipendenza palestinese. Da oltre quarant’anni i suoi versi ritraggono profondamente la tragica esperienza della Palestina. Mahmùd Darwìsh nasce a Birwa, un villaggio della Galilea (Palestina), dove trascorre l’infanzia fino al 1948, data in cui la famiglia è costretta all’esilio in Libano. Quando un anno dopo i genitori tentano di tornare in patria, constatano che il loro villaggio è stato raso al suolo e rimpiazzato da una colonia ebraica. Allora raggiungono Dayral-Assad, dove vivranno in semi-clandestinità. A causa delle sue poesie, Darwìsh sarà imprigionato cinque volte tra il 1961 e il 1967. Lavora come giornalista a Haifa, poi si esilia in Libano dal 1971 al 1982 e infine raggiunge Tunisi. È stato detenuto nelle carceri israeliane, e molte volte costretto agli arresti domiciliari, a causa dei suoi scritti e della sua attività patriottica. Per questi motivi non ha potuto frequentare l’Università. Nel 1970 inizia così a studiare a Mosca, e da qui, nel 1971, si trasferisce al Cairo. Mahmùd Darwìsh è stato a capo del Centro di ricerca Palestinese, editore del giornale Palestinian Affaire Magazine, direttore dell’Associazione degli Scrittori e Giornalisti Palestinesi, fondatore del giornale dell’Associazione, Al Karmil Magazine e, più tardi, membro della Commissione Esecutiva dell’OLP, da cui si è dimesso nel 1993. Nel 1996, dopo 26 anni di esilio, è tornato in Palestina e si è stabilito a Ramallah.
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birillino8
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]Carta d’identità



Scrivi : sono un arabo;
la mia carta porta il numero cinquantamila.
Ho otto bambini,
e il nono nascerà dopo l’estate.
Ti dispiace forse?

Scrivi : sono un arabo;
impiegato con i compagni della miseria in una cava,
ho otto bambini
per i quali dalla roccia
ricavo il pane,
i vestiti ed il quaderno.
Non chiedo la carità alle vostre porte
né mi umilio davanti alle piastrelle dei gradini.
Ti dispiace forse?

Scrivi : sono un arabo; un nome senza titolo
e resto paziente in una terra
dove tutto vive con impulso di furia.
Le mie radici si sono ancorate qua,
prima del nascere del tempo
prima dell’apertura delle ere
anteriormente ai cipressi, agli uliveti
ed al crescere dell’erba.

Mio padre …viene dalla stirpe dell’aratro,
non è un figlio di signori privilegiati,
mio nonno pure era un contadino
né ben cresciuto, né ben nato!
Mi insegnava l’orgoglio del sole
prima di insegnarmi la lettura dei libri.
La mia casa è la guardiola di un custode
fatta di rame e di canna.
Sei soddisfatto della mia posizione?
Ho un nome senza titolo!

Scrivi : sono un arabo;
dai capelli color carbone
e dagli occhi bruni.
La mia descrizione:
un akal sulla kufiyya copre il mio capo;
e il palmo della mano duro come la roccia,
graffia chi lo oserebbe toccare.

Il mio indirizzo è :
un villaggio disarmato... dimenticato
dalle vie senza nomi.

Scrivi : sono un arabo;
avete rubato la vigna dei miei nonni
e la terra che coltivavo
insieme ai miei figli.
Senza lasciare a noi nulla
né ai nostri nipoti...
se non queste rocce.
E’ forse vero che il vostro stato
prenderà anche queste...
come si mormorava ?

Allora!
scrivilo in cima alla prima pagina:
“non odio la gente
né aggredisco alcuno,
ma se divento affamato
la carne dell’ usurpatore sarà il mio cibo.

Attenzione!
Guardatevi
dalla mia collera
e dalla mia fame![/align]
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birillino8
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]Passaporto



Non mi hanno riconosciuto nelle ombre che
risucchiano via il colore dal mio passaporto
e la mia ferita era per loro una mostra
per un turista amante di foto.
Non mi hanno riconosciuto.
Non lasciare le mie mani senza sole,
perché gli alberi mi conoscono
tutte le canzoni della pioggia mi riconoscono,
non lasciarmi come pallida luna!
Tutti gli uccelli che hanno seguito la mia mano
sulla porta del lontano aeroporto,
tutti i campi di grano,
tutte le prigioni . . .
tutte le tombe bianche,
tutte le frontiere . . .
tutti i fazzoletti sventolati,
tutti gli occhi
erano con me
ma loro li hanno cancellati dal passaporto!
Privato del nome, dell' identità
sulla terra impastata con le mie mani?
Oggi Giobbe ha gridato riempendo il cielo:
non fare che io sia di nuovo da esempio!

O miei signori! O profeti,
non chiedete agli alberi il loro nome
non chiedete alle valli di chi sono figlie.
Dalla mia fronte sgorgò la spada della luce
e dalla mia mano l'acqua del fiume;
tutti i cuori della gente . . . sono la mia identità.
Allora ritiratemi questo passaporto![/align]
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birillino8
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]Reazione



Patria mia, il ferro delle mie catene mi insegna
la violenza delle aquile e la tenerezza dell'ottimista.
Non sapevo che sotto le nostre pelli
ci fosse nascita d'uragani e nozze di ruscelli.
M'han precluso la luce in una cella,
ma nel cuore s'illumina... un sole di fiaccole.
Han scritto sulla parete il numero della mia tessera,
ma sulla parete è sorto un prato di spighe.
Han disegnato sulla parete l'immagine del mio uccisore,
ma l'ombra delle sue trecce ne ha cancellato i tratti.
Ho inciso coi denti la tua effige, sanguinando
e ho scritto il canto della tenebra partente.
Ho messo nella carne della tenebra la mia sconfitta
e ho infilato nei capelli delle luci le mie dita.
E i conquistatori sui tetti delle mie abitazioni
han conquistato solo le promesse dei miei terremoti,
vedranno solo il luccichio della mia fronte
non udranno che lo stridor delle mie catene.
E se bruciassi sulla croce della mia devozione
diverrò un santo in veste di combattente.[/align]
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birillino8
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]Si tratta di un uomo



Incatenarono la sua bocca
legarono le sue mani
alla roccia della morte
e dissero : “ sei un assassino “.

Gli tolsero il cibo, gli abiti, le bandiere
lo gettarono nella cella dei morti
e dissero : “ sei un ladro “.

Lo rifiutarono in tutti i porti
portarono via la sua piccola amata
e dissero : “ sei un profugo “.

O tu, dagli occhi e le mani sanguinanti!
la notte è effimera,
né la camera dell’arresto
né gli anelli delle catene
sono permanenti.

Nerone è morto, ma Roma no,
lotta persino con gli occhi!
e i chicchi di una spiga morente
riempiranno la valle di grano.[/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]Innamorato dalla Palestina



I tuoi occhi sono una spina nel cuore
lacerano, ma li adoro.

Li proteggo dal vento
e li conficco nella notte e nel dolore
cosi la sua ferita illumina le stelle,
trasforma il presente in futuro
più caro della mia anima.

Dimentico qualche tempo dopo
quando i nostri occhi si incontrano
che una volta eravamo
insieme, dietro il cancello.

Le tue parole erano una canzone
che io tentavo di cantare ancora,
ma la tribolazione si era posata
sulle fiorenti labbra.

Le tue parole come la rondine
volarono via da casa mia
volarono anche la nostra porta
e la soglia autunnale
inseguendo te,
dove si dirigono le passioni...

I nostri specchi si sono infranti
la tristezza ha compiuto 2000 anni,
abbiamo raccolto le schegge del suono
e abbiamo imparato a piangere la patria.

La pianteremo insieme,
nel petto di una chitarra;
la suoneremo sui tetti della diaspora
alla luna sfigurata ed ai sassi.

Ma ho dimenticato,
oh tu dalla voce sconosciuta!
Ho dimenticato,
è stata la tua partenza
ad arrugginire la chitarra,
o è stato il mio silenzio?

Ti ho vista ieri al porto
viaggiatore senza provviste ...senza famiglia.
Sono corso da te come un orfano
chiedendo alla saggezza degli antenati:
perché trascinare il giardino verde
in prigione, in esilio, verso il porto
se rimane, malgrado il viaggio,
l’odore del sale e dello struggimento,
sempre verde?

Ho scritto sulla mia agenda:
amo l’arancio e odio il porto,
ho aggiunto sulla mia agenda:
al porto mi fermai
la vita aveva occhi d’inverno,
avevamo le bucce dell’arancio
e dietro di me la sabbia era infinita!

Giuro, tesserò per te
un fazzoletto di ciglia
scolpirò poesie per i tuoi occhi
con parole più dolce del miele
scriverò “sei palestinese e lo rimarrai”

Palestinesi sono i tuoi occhi,
il tuo tatuaggio
Palestinesi sono il tuo nome,
i tuoi sogni
i tuoi pensieri e il tuo fazzoletto.
Palestinesi sono i tuoi piedi,
la tua forma
le tue parole e la tua voce.
Palestinese vivi, palestinese morirai.[/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]Straniero in una città lontana



Quando ero giovane e bello
la rosa era la mia dimora
e il mio mare erano le sorgenti.

Ma la rosa è diventata una ferita
e le sorgenti un’arsura.

Forse sei cambiato molto?
No, non sono cambiato molto

Quando torneremo come il vento
verso la nostra terra
guarda bene la mia fronte
vedrai le rose diventare palme
e le sorgenti diventare sudore.

Mi troverai come ero prima
giovane e bello.[/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]Per mia Madre



Bramo il pane di mia madre
il caffé di mia madre
il tocco di mia madre

Cresce in me l’infanzia
giorno dopo giorno
ed amo la mia vita… perché
nell'ora della mia morte
mi vergogno delle lacrime di mia madre!

E se tornassi indietro un giorno
prendimi velo per tue ciglia
e copri le mie ossa con erba
benedetta dalla tua caviglia.
E stringi le mie catene
con un ricciolo dei tuoi capelli
con un filo penzolante dall’orlo del tuo vestito.

Forse diverrei un dio
un dio diverrei…
se toccassi le profondità del tuo cuore!

Se tornassi indietro … usami
combustibile nella fornace del tuo fuoco,
corda da panni sul tetto della tua casa,
perché divenni debole per stare in piedi
senza la tua preghiera giornaliera.

Diventai vecchio decrepito.
Restituiscimi le stelle dell’infanzia
così che io,
condivida con i piccoli uccelli
il percorso di ritorno
verso il nido della tua attesa.[/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]Passanti tra parole fugaci



O voi, viaggiatori tra parole fugaci
portate i vostri nomi,
ed andatevene.
Ritirate i vostri istanti dal nostro tempo,
ed andatevene.

Rubate ciò che volete dall'azzurrità del mare
e dalla sabbia della memoria.

Prendete ciò che volete d’immagini,
per capire che mai saprete
come una pietra dalla nostra terra
erige il soffitto del nostro cielo.

O voi, viaggiatori tra parole fugaci
da voi la spada … e da noi il sangue
da voi l’acciaio, il fuoco … e da noi la carne
da voi un altro carro armato … e da noi un sasso
da voi una bomba lacrimogena … e da noi la pioggia.

E’ nostro ciò che avete di cielo ed aria.
Allora, prendete la vostra parte del nostro sangue,
ed andatevene.
Entrate ad una festa di cena e ballo,
ed andatevene.
Noi dobbiamo custodire i fiori dei martiri.
Noi dobbiamo vivere, come desideriamo.

O voi, viaggiatori tra parole fugaci.
Come la polvere amara, marciate dove volete
ma non fatelo tra di noi, come insetti volanti.

L’aceto è nella nostra terra finché lavoriamo,
mietiamo il nostro grano, lo annaffiamo
con le rugiade dei nostri corpi.

Abbiamo qui ciò che non vi accontenta:
un sasso … o una soggezione.

Prendete il passato, se volete, e portatelo
al mercato degli oggetti artistici.
Rinnovate lo scheletro all’ upupa, se volete,
su un vassoio di terracotta.

Abbiamo qui ciò che non vi accontenta:
abbiamo il futuro….e abbiamo
nella nostra terra, ciò che fare.

O voi, viaggiatori tra parole fugaci.
Ammassate le vostre fantasie in una
fossa abbandonata, ed andatevene.

E riportate le lancette del tempo
alla legittimità del vitello sacro
o al momento della musica di una pistola!

Abbiamo qui ciò che non vi accontenta
abbiamo ciò che non c’è in voi:
una patria sanguinante
un popolo sanguinante, una patria
adatta all’oblio o alla memoria …

O voi, viaggiatori tra parole fugaci.
E’ giunto il momento che ve ne andiate
e dimoriate dove volete, ma non tra noi.
E’ giunto il momento che vi ne andiate
e moriate dove volete, ma non tra noi.

Abbiamo nella nostra terra, ciò che fare
il passato qui è nostro.
E’ nostra la prima voce della vita,
nostro il presente … il presente e il futuro
nostra, qui, la vita …e nostra l’eternità.

Fuori dalla nostra patria…
dalla nostra terra … dal nostro mare
dal nostro grano … dal nostro sale
dalla nostra ferita …da ogni cosa.

Uscite dai ricordi della memoria
O voi, viaggiatori tra parole fugaci![/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]Assassinato n.48



Nel suo petto trovarono
una lanterna di rose
e una luna.

Giaceva morto su una pietra
trovarono … monetine
nella sua tasca,
e sopra di lui
una scatola di zolfanelli
e un passaporto.

Sul morbido braccio, invece,
c’erano dei tatuaggi.
La madre l’aveva baciato,
l’aveva pianto un anno dopo l’altro.

Spini cervini gli crebbero negli occhi
e le tenebre si addensarono.

Anche il fratello, quando crebbe,
e andò per le vie della città
cercandosi un lavoro, lo buttarono in cella.

Lui non possedeva un passaporto,
ma portava per le strade
una cassa di marciume… ed altre casse …

O bambini del mio paese:
cosi morì la luna![/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]Diario di una ferita palestinese



La mia bandiera è color nero
il mio porto è una bara
e la mia schiena è un ponte.

Oh, autunno del mondo
che dentro di noi sei demolito
Oh, primavera del mondo
che dentro di noi sei generata.

Il mio fiore è rosso
il mio porto è aperto
e il mio cuore è un albero!

La mia lingua è il mormorio dell’acqua
nel fiume delle tempeste, negli
specchi del sole e del frumento
e nel campo di battaglia.

Forse alcune volte ho smarrito l’espressione
ma sono stato – senza vergogna - splendido
quando ho scambiato il mio cuore con l’oceano

Ho per te una parola, che non dissi ancora:
l’ombra è sulla finestra, ed occupa la luna

Il mio paese è un poema,
in esso ero un suonatore
ma poi divenni una corda musicale!

Il geologo è occupato,
analizza la sua roccia.
Cerca i suoi occhi
nelle rovine dei miti.
Vuole provare, che sono
un viandante senza occhi!
che non ho nemmeno una lettera
nel libro della civiltà!

Ma continuo a seminare i miei alberi,
senza fretta, e a cantare per il mio amore![/align]
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