Vinicius de Moraes

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birillino8
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Vinicius de Moraes

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[align=center]Vinicius de Moraes

Immagine[/align]


Vinicius da Cruz de Mello Moraes nasce nel 1913 a Rio de Janeiro. Già nel 1941 si dedica al giornalismo nelle vesti di critico cinematografico. Vinicius è sempre stato innamorato della settima arte, tanto da partecipare alla fondazione della rivista 'Filme' nel 1947 e da mantenere contatti con Orson Welles, Walt Disney e Gregg Toland.

Nel 1943 pubblica Cinco Elegias e nello stesso anno comincia la carriera diplomatica, partendo nel 1946 per Los Angeles in qualità di viceconsole. Giunge in Europa nel 1952 con l'obiettivo di studiare l'organizzazione dei festival di Cannes, Berlino, Locarno e Venezia, puntando alla realizzazione di un festival cinematografico a San Paolo. Nello stesso anno si stabilisce a Parigi, con l'incarico di vicesegretario d'ambasciata.

La sua opera teatrale Orfeu da Conceição (premiata nel 1954 nel corso del IV Centenario della città di San Paolo) è la base ispiratrice di un film che, nel 1959, vince il primo premio nel Festival di Cannes. Ma quello che senza dubbio lo connota maggiormente è la sua carriera poetica e la conseguente fama acquisita grazie al suo legame con la Bossa Nova ed il samba contemporaneo.

L'inizio della sua attività poetica è impregnato di una certa religiosità ed è caratterizzato da lunghi poemi, con accenti di natura biblica, che gradatamente vengono abbandonati in favore di quella che si rivelerà la sua naturale tendenza: la poesia intimista, personale, rivolta verso l'amore fisico, con un linguaggio insieme realista, colloquiale e lirico. Consacratosi all'interno del movimento della Bossa Nova, compone, insieme a Tom Jobim, il brano Garota de Ipanema, che diventa simbolo di un'intera epoca.

Tra le altre collaborazioni musicali di Vinicius si ricordano quelle con Baden Powell (Samba em prelúdio), Carlos Lyra (Minha namorada), Ary Barroso (Rancho das namoradas), Chico Buarque (Valsinha) e quella con il suo 'inseparabile amico' Toquinho - della quale aveva l'abitudine di dire che era la migliore relazione possibile tra di loro e che 'mancava soltanto il sesso!'. Con lui Vinicius compone diverse canzoni, tra le quali Nilzete, A Tonga da Mironga do Kabuletê, Tarde em Itapuã, Samba da Rosa.

La vasca da bagno di casa sua era il luogo in cui amava concedere interviste, stando immerso nell'ozio ed in compagnia di un indispensabile bicchiere di whiskey (che aveva l'abitudine di definire come il miglior amico dell'uomo, una sorta di 'cucciolo imbottigliato'). In questa stessa vasca da bagno, Vinicius muore il 9 luglio 1980.

Musicista di molte collaborazioni ed uomo di molti matrimoni, Vinicius è stato il poeta brasiliano straordinariamente innamorato della vita.






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birillino8
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Sonetto dell'amore totale



Ti amo tanto, amore mio... non canta
II cuore umano con più verità...
Amo tè come amico e come amante
In una sempre diversa realtà.

Ti amo affine, di calmo amore pronto,
E da oltre ti amo, presente in nostalgia.
Ti amo, insomma, con grande libertà
Dentro l'eterno ed in ogni momento.

Come ama l'animale ti amo semplicemente,
D'amore privo di mistero e privo di virtù
Con un desiderio massiccio e permanente.

E di amarti talmente e di frequente,
Un giorno nel corpo tuo di repente
Avrò da morire di amare più che uno possa.



traduzione di Giuseppe Ungaretti[/align]
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birillino8
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Sonetto della rosa tardiva



Come una giovane rosa, la mia amata ...
Mora, bella, snella, nella penombra
Sembra il fiore còlto, ancóra coperta di rugiada
Proprio al momento in cui diventa rosa.

Ah, perché non la lasci intatta
Poeta, tu che sei padre, nella misteriosa
Fragranza del suo essere, fatto di ogni
Cosa così fragile che compone la rosa...

Ma (mi dice la Voce) perché lasciarla sullo stelo
Ora che ella è rosa emozionata
D'esser nella tua vita ciò che cercasti

Tanto dolorosamente per tutta la vita?
Ella è rosa, poeta ... così si chiama ...
Senti bene il suo profumo ... Ella ti ama ..[/align]
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birillino8
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Tenerezza



Io ti chiedo perdono di amarti all'improvviso
Benché il mio amore sia una vecchia canzone alle tue orecchie,
Delle ore passate all'ombra dei tuoi gesti
Bevendo nella tua bocca il profumo dei sorrisi
Delle notti che vissi ninnato
Dalla grazia ineffabile dei tuoi passi eternamente in fuga
Porto la dolcezza di coloro che accettano malinconicamente.
E posso dirti che il grande affetto che ti lascio
Non porta l'esasperazione delle lacrime né il fascino delle promesse
Né le misteriose parole dei veli dell'anima...
È una calma, una dolcezza, un traboccare di carezze
E richiede solo che tu riposi quieta, molto quieta
E lasci che le mani ardenti della notte incontrino senza fatalità
lo sguardo estatico dell'aurora. [/align]
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L' avere



Resta, al sommo di tutto, questa capacità di tenerezza
Questa perfetta intimità con il silenzio
Resta questa voce intima che chiede perdono di tutto:
- Pietà! perché essi non hanno colpa d'esser nati...

Resta quest'antico rispetto per la notte, questo parlar fioco
Questa mano che tasta prima di stringere, questo timore
Di ferire toccando, questa forte mano d'uomo
Piena di dolcezza verso tutto ciò che esiste.

Resta quest'immobilità, questa economia di gesti
Quest'inerzia ogni volta maggiore di fronte all'infinito
Questa balbuzie infantile di chi vuol esprimere l'inesprimibile
Questa irriducibile ricusa della poesia non vissuta.

Resta questa comunione con i suoni, questo sentimento
Di materia in riposo, questa angustia della simultaneità
Del tempo, questa lenta decomposizione poetica
In cerca d'una sola vita, una sola morte, un solo Vinícius.

Resta questo cuore che brucia come un cero
In una cattedrale in rovina, questa tristezza
Davanti al quotidiano; o quest'improvvisa allegria
Di sentir passi nella notte che si perdono senza memoria...

Resta questa voglia di piangere davanti alla bellezza
Questa collera di fronte all'ingiustizia e all'equivoco
Questa immensa pena di se stesso, questa immensa
Pena di se stesso e della sua forza inutile.

Resta questo sentimento dell'infanzia sventrato
Di piccole assurdità, questa sciocca capacità
Di rider per niente, questo ridicolo desiderio d'esser utile
E questo coraggio di compromettersi senza necessità.

Resta questa distrazione, questa disponibilità, questa vaghezza
Di chi sa che tutto è già stato come è nel tornar ad essere
E allo stesso tempo questa volontà di servire, questa contemporaneità
Con il domani di quelli che non ebbero ieri né oggi.

Resta questa incoercibile facoltà di sognare
Di trasformare la realtà, dentro questa incapacità
Di non accettarla se non come è, e quest'ampia visione
Degli avvenimenti, e questa impressionante

E non necessaria prescienza, e questa memoria anteriore
Di mondi inesistenti, e questo eroismo
Statico, e questa piccolissima luce indecifrabile
Cui i poeti a volte danno il nome di speranza.

Resta questo desiderio di sentirsi uguale a tutti
Di riflettersi in sguardi senza curiosità e senza storia
Resta questa povertà intrinseca, questa vanità
Di non voler essere principe se non del proprio regno.

Resta questo dialogo quotidiano con la morte, questa curiosità
Di fronte al momento a venire, quando, di fretta
Ella verrà a socchiudermi la porta come una vecchia amante
Senza sapere che è la mia ultima innamorata.
















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Messaggio da birillino8 »

[align=center]Poema di Natale



Per questo fummo creati:
Per ricordare ed essere ricordati
Per piangere e fare piangere
Per seppellire i nostri morti -
Per questo abbiamo braccia lunghe per gli addii
Mani per cogliere quel che ci è stato dato
Dita per scavare la terra.

Così sarà la nostra vita:
Una sera sempre ad aspettare
Una stella che si spenga nelle tenebre
Un cammino fra due tumuli
Per questo dobbiamo vegliare
Parlare a bassa voce, camminare piano, osservare
La notte che dorme in silenzio.

Non c'è molto da dire:
Una canzone su una culla
Un verso, a volte, d'amore
Una preghiera per chi se ne va -
Ma quell'ora non dimentica
E ad essa i nostri cuori
Si abbandonano, gravi e semplici

Perché per questo fummo creati:
Per la speranza in un miracolo
Per la partecipazione della poesia
Per guardare in faccia la morte -
Di colpo non più aspetteremo...
Oggi la notte è giovane; dalla morte, appena
Siamo nati, immensamente.




traduzione di Federico Guerrini
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Messaggio da birillino8 »

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Il poeta e la luna




In un cristallo d'echi, il giovane
poeta va per la via bruna,
mentre i suoi occhi, verdi d’etere,
aprono grotte nella luna.

La luna rotola sul fianco
rabbrividendo di lascivia;
sfiora il poeta, esangue e bianco,
le curve tumide di Trivia

cui soffice, tra le nitenti
sfere, biondeggia un vello fulvo;
il giovane, con gli occhi spenti,
socchiude il pettine alla luna.

Flussi di luce, flussi d'acqua
distilla pallida la cruda
ferita: il giovane si sciacqua
nella dolcezza che trasuda.

Arsa consunta disperata
la luna giace ora in decubito;
il pigro avvento dello spasimo
la fa piá aguzza, piú falcata.

Alle carezze sulle braccia,
sul grembo madido che infuria,
la luna ad arco ormai si allaccia
in un delírio di lussuria,

sin che, maturo, il frutto gronda
in lunghi fremiti. Denuda
la luna l'altro quarto e affonda
e s'abbandona, pazza e muta.

L'orgasmo scende dallo spazio
disfatto in stelle, sciolto in nuvole;
dal mare il vento reca il sazio,
il salso odore dell'amata

che intanto cresce, nell'ebbrezza,
estua, s'innalza, si dilata,
mentre il poeta sbigottisce
all'incredibiie bellezza.

Infine l'astro s'assopisce
stanco, si spegne piano piano.
Anche il poeta é già lontano,
avvolto in piume, in melodia.

Ora è la notte che impazzisce
nel chiostro della gelosia.




traduzione di Anton Angelo Chiocchio
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Il tuffatore



Di te amo le lunghe gambe,
puerili, lente,
aste tenere
soavi
che per spirali adolescenti salgono
infinite,
esatto tocco e fremito.
Di te amo le braccia
giovani,
che abbracciano fidenti
il mio squilibrio,
mani disvelate,
mani moltiplicanti
che accompagnano in fretta il mio incupito nuoto.
Amo il tuo grembo pieno d'ombra,
onda lenta e solinga,
dove si va facendo esausto il mare,
dove affondare sino a rompermi il cuore,
e di amore affogare
e piangere.
Di te amo i grandi occhi,
dove sondo la voragine buia della mia ansia,
per scoprire negli arcani
sotto l'oceano oceani.
Di te amo più di quanto riescano a dire
la mia parola
e la mia tristezza. [/align]
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