Eva Ermenz

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birillino8
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Eva Ermenz

Messaggio da birillino8 »

[align=center]Eva Ermenz

Immagine[/align]
Eva Ermenz, poeta e attrice, vive a Stoccolma. Già dopo il suo primo viaggio in Italia nel 1972 è sempre stata un'ammiratrice di "un paese in cui si trova la poesia in ogni respiro...". Eva Ermenz ha pubblicato due libri di poesia in Svezia. Scrive anche per il suo gruppo di teatro: Duo Nostalgica. Ha pubblicato nel luglio 2002 il volume di poesia "Rosso profondo" con la casa editrice Montedit.

[align=center]***[/align]
Eva Ermenz dopo il suo primo viaggio in Italia è rimasta affascinata dal nostro Paese fino a farle dire che ha trovato la poesia in ogni respiro. In Svezia ha già pubblicato due libri di poesia ed ora esce anche in Italia una nuova silloge dal titolo "Rosso Profondo".
In questa raccolta di poesie il quadro d'insieme è subito ben identificato con una elencazione di immagini ed atmosfere che rendono l'idea di un ambiente legato a lontani ricordi dove aleggiava un vago profumo di spezie misto a vecchi bauli, slittini e sci con le cinghie di cuoio e più in là il fiume, le rondini che volavano basse, il legname che ingrigiva nella vecchia gramola e il mondo legato all'infanzia.
Il tempo dell'oblìo, delle sere dal velo verde splendente, dell' erica azzurra, delle strisce verdechiaro degli steli di ninfee.
Ogni ricordo rivive nelle poesie che diventano gocce di pioggia quasi scintille sulla nuda pietra, sui letti di sempreverdi mentre tutt'intorno si spande un odore di terriccio, forte ed intenso.
Il desiderio di rannicchiarsi ancora nell'abbraccio caldo di lana e le campanule nel prato, i sogni biancomeringa, gli intarsi del nonno e rimembrare quanto era bello leggere sdraiata sottosopra.
Ricordi che sono emozioni scintillanti, fusione dell'infanzia e magazzino cubico della memoria; fogli di poesie sparse dal vento sulle acque impetuose del fiume Limmat. Le parole come schegge di vetro fanno sanguinare mentre si spargono in giro sul freddo pontile e sembra che lo spirito maligno del fiume si diverta. Le stesse parole che cadono, fioccano lente, una dopo l'altra, liberate giù nel fiume.
Leggendo queste poesie capita sovente di rimanere fulminati da immagini taglienti come lama di coltello appena affilata o di soffermarsi quando si incontrano parole che sembrano appoggiate a pareti di vetro.
Nella poesia "Kunsthalle e domenica" si tocca con mano la sofferenza scarnificata di Alberto Giacometti mentre cade il bicchiere di vino sul pavimento di marmo istericamente pulito e poi finalmente il rimbalzo su Mirò ed ecco allora che si passa allo zucchero sullo strudel, a spruzzi di sole sull'azzurro. Questo eterno vivere sulla linea di confine, tra fredda pietra o rosso fuoco, è forse la chiave per mettersi in cammino come una esploratrice indiscreta per scovare/scavare qualcosa nelle profondità, per farsi un'idea, per sentire l'ignoto.
Il tempo lasciato passare, misurato, calcolato, perduto e ancora da vivere di una donna che giace sul lato sbagliato del cuore, nella grigiotremula luce del mattino; una voce graffiante contro la roccia, attanagliata da crampi verbali mentre il tempo si fonde con l'acqua e poco importa siano i canali di Venezia o le acque di un gelido torrente.
Eva Ermenz tesse con sapienza le immagini soffuse, i silenzi e le atmosfere algide, le marmoree presenze, gli anni che passano sono come i cristalli di una lastra, i ricordi sono dardi di ossidiana ed ogni frammento è ricomposto nella sua anima quasi a voler utilizzare questo archivio esistenziale come forza guaritrice, capace di cicatrizzare ogni ferita.
Ma è veramente possibile cercare di svelare il quotidiano mistero, l'ennesimo inganno del nostro sguardo, i rossi bagliori dell'ultima magia della nostra vita? Non credo possa aiutarci il centro matematico di un giardino giapponese. O forse sì?
Ultima modifica di birillino8 il sab mag 24, 2008 1:26 pm, modificato 1 volta in totale.
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birillino8
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]Al mio vile padre

Presto novembre
e terra
l'oblio celato
sotto foglie bianche
il piede bruno della quercia
macchie sparse di vita
Si rannicchia e ricorda
Se mi chiedi di scavare ora
in cerca di tesori
ti devo deludere
Giacere su un letto di foglie
in posizione fetale
non sai far altro!
Muovi un dito
diciotto novembre
Distruggimi
se puoi [/align]
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birillino8
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]
Parlami, sarto acquatico




parla attraverso mille anni
la superficie tesa si spezza facilmente
come la pelle di un tamburo
un imene
La membrana
vibra
Tu tremi
e poi l'acqua chiara
la tua pelle
e il cocktail tra le pietre
vetro verde e mucoso, schegge
allacciato nella danza dello spirito del torrente
suona il violino
Sei libera
...e nuove madri
giacciono lì sulla perlacea
Mother pearl
che bello dicono tutti
sofferenza
capisci padre
i geni che hai dato prenderanno forma
si libereranno dall'oscurità
quali amebe dalla madre terra
E la terra ha smesso di girare
con un grido
nuove madri, nuovi mondi
madreperle che si squamano
ancora una cozza aperta
sul mucchio dei rifiuti [/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]Cade a gocce ora


la pioggia di scintille
sulla pietra
con profumo di terriccio
di cenere segreta
sparso
indesiderato
nessuno sa dove
ma la pietra grida
QUI
qui pressappoco
all'inizio del tutto
origine
Geni accumulati
tregua
Cade a gocce la pioggia di scintille
su letti di semprevive
Birra funeraria per conforto
Madonne azzurro chiaro [/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]Una farfalla sotto uno spillo


bagnata in formalina
La risurrezione lì sullo spillo lucido
farfallina azzurra crocifissa e mano paterna, cauta
Fai vedere alla piccola Pöla la farfalla giallonera
e chiama l'estate
con gite per funghi e selle di bicicletta
e raccolte di rose canine
frizzante bevanda
Sto qui ora nel tempo del gelo
senza farfalla con la calda coperta del muschio
sulla tua pelle calda
laggiù in fondo
Colle dei ricordi e congedo senza sepolcro
Non essere bruciata non data in pasto ai vermi
non morire
Pietre lucide con iscrizioni
no non per te
l'erica perdonerà
tutti i peccati insieme
Erica azzurra quest'anno
non rossa
Tutto resta com'è sempre stato
Non cambiare i piani dei morti
La donna con la candela
pensa forse alla stessa pietra
si vede nei suoi occhi
un bagliore
un'assenza, la propria
Dovrei esser stata preparata
ad una scomparsa
Promisero le infermiere
ben allenato forte con polmoni sani
tornare a casa alla terra
e un cuore sano per la luce
La luce
al piede muschioso della pietra
accende fiammeggia il pensiero del dolore ora
e di tutti i dolori che verranno
Lascia che il vento ora estingua la sete e la sete di
lingue a venire
Vorrei poter ancora rannicchiarmi
nell'abbraccio caldo di lana
Ancora una volta dire buona notte come allora sotto
il soffietto inclinato
è ora di dormire
non devi leggere sotto le coperte
Lì giacevi tu levigato sotto la musica dell'organo
Lasciai che il resto del mondo baciasse la tua fronte fredda
Con ancor più musica di organo
ricordare le linee sotto l'albero
le campanule nel prato
La vigilia di Mezza Estate al tamburellare del nonno sul
bordo del tavolo
e i sogni biancomeringa
della nonna
L'otto alle ore otto e venti
Come hai potuto
nell'oscuro mese
di novembre [/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]Ricordi, ombre


Dicembre, tempo muto
candele di Lucia nel biancore
appena caduto con luce vacillante
la figura trasparente della bambina
Bianco inamidato e oro nella corona
bruciare la candela dalle due parti
penetrare fino al cuore della stearina
fondere insieme all'infanzia
avere in dono qualche minuto extra scintillante
da ricordare sotto i rintocchi del pendolo
sul divano lucido del futuro
mentre i gattini di pastafrolla
filano la loro lana eterna
ai piedi dell'uva sultanina
Lo splendore di nonna impallidisce
presto in questo mese freddo
Dov'è il moto perpetuo
che si ferma prima di essere stato scoperto [/align]
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