Camelot

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Camelot

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Un'antica leggenda narra di un nobile re che aveva dedicato la sua vita a edificare un paese in cui regnassero pace e giustizia, una terra chiamata Camelot, divenuta patria di cavalleria, onore, valore ma anche paese d'elezione per amore, romanzo e cortesia.
In Questo reame incontrerai re e regine, maghi e streghe, cavalieri e donzelle. Vedrai l'incantato mondo di Camelot; un mondo dove tutto può accadere; dove la magia e la fantasia dominano incontrastate; dove le tenebre non hanno un avvenire; dove i cavalieri sacrificano la loro vita per quella del loro signore e dei propri ideali."


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La leggenda di re Artù

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Agli occhi di moltissime persone , Re Artù è l’eroe ideale, uomo dotato di magici poteri, valoroso guerriero , tenero amante, saggio legislatore e re giusto. Ma è davvero esistito ?Si trattava, come molti ritengono, di un capo celtico della Britannia del VI secolo d.C. che con i suoi guerrieri stava al castello di Cadbury, o di un dio pagano? Certo è che Artù , noto soprattutto grazie ai poemi medioevali, è un personaggio assai più antico, tant’è che già nel 600 d.C. era leggendario. Sembra dunque che fosse la combinazione di due figure, un dio pagano, Artor o Artaios in Gallia, e un capo guerriero celtico del VI secolo che fu , sembra, re dell’isola di Britannia. E’ strano comunque che, conoscendo così poco del personaggio reale, posto che sia esistito, esso sia divenuto il più importante della storia e della mitologia celtiche. Lo si deve forse soprattutto allo storico Goffredo di Monmouth, che nel 1140 circa scrisse una Storia dei Re di Britannia in cui accolse molte leggende e fece di Artù il figlio di Uther Pendragon e di Igraine, figlia del duca di Cornovaglia, e il difensore dei Britanni contro i Sassoni invasori, quando la Britannia celtica era rimasta praticamente sguarnita, dopo la ritirata dei Romani nel V secolo d.C. Artù avrebbe sconfitto i Romani al Mons Badonicus (forse Badbury o Bath ), assicurando per trent’anni la pace all’isola. Verso il 1155, il poeta Robert Wace elaborò , servendosi dello scritto di Goffredo di Monmouth, la leggenda della tavola rotonda, la cui forma impediva che tra quanti vi si sedevano uno primeggiasse sugli altri. La Tavola Rotonda si trova oggi al castello di Winchester, ma recentemente è stata datata con metodi scientifici, e sappiamo così che è stata costruita in epoca medioevale, molto tempo dopo che Artù e i suoi cavalieri erano scomparsi. Nel XII secolo, il poeta francese Chrétien de Troyes aggiunse nuovi racconti a quelli che nel frattempo erano cresciuti in Europa attorno alla figura del mitico Artù. Ormai il personaggio, con il corteo dei suoi celebri cavalieri, era noto dall’Italia alla Scozia, e se ne ritrova traccia in innumerevoli toponimi soprattutto della Britannia sudoccidentale e della Bretagna. Ancora oggi si narrano storie su questa grande figura magica , che le leggende vogliono dormiente con i suoi eroi in molti luoghi diversi, per esempio a Mount Snowdon nel Galles e sotto l’Etna. Un luogo che ha indubbiamente molti legami con la figura di Artù è Glastonbury , che si leva simile a una magica isola sopra i bassopiani acquitrinosi del Somerset, spettacolosa altura visibile da molti chilometri di distanza, e non sorprende che la si sia ritenuta il sito della mitica Avallon ovvero Isola delle Mele, l’Aldilà celtico dei tempi arturiani. Nel XII secolo, nel cimitero furono rinvenute le ossa di un uomo e di una donna di alta statura, che si pensò fossero i resti di Artù e della sua sposa. Si vuole anche che nella tomba fosse una croce di peltro con la scritta: Hic iacet sepultus inlytus rex Arturius in insula avalonia.
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[align=center]La nascita di re Artù[/align]

Ai tempi in cui Uther Pendragon era re d’Inghilterra, il potente duca di Tintagel in Cornovaglia gli si ribellò. Dopo molte battaglie, Uther propose una tregua e il duca e sua moglie Igraine si recarono al palazzo del re per riconciliarsi con lui. Re Uther si innamorò di Igraine non appena la vide , ma lei si rifiutò di dargli retta e ne parlò con il marito, dicendogli - Sembra che siamo stati fatti venire perché io sia disonorata. Dobbiamo andarcene immediatamente. Se cavalchiamo tutta notte, potremo essere in salvo nel nostro castello all’alba di domani.

In silenzio, i due fuggirono dal palazzo prima che il re e i suoi cortigiani si svegliassero, ma quando Uther se ne avvide montò su tutte le furie e inviò messaggeri a richiamare i fuggiaschi, minacciandoli che, se non fossero tornati, ciò avrebbe significato guerra. Ma, anziché obbedire, il duca si apprestò a fortificare ulteriormente il suo castello , preparandolo alla guerra e all’assedio e , lasciatavi la sposa, con i suoi guerrieri si trasferì in un’altra fortezza, il Castello Terrabil. Uther mosse con i suoi cavalieri e guerrieri e drizzò le tende davanti al Castello Terrabil, preparandosi ad assediarlo e a costringere così il duca alla resa. Ogni giorno il duca usciva con i suoi guerrieri dal castello per affrontare Re Uther, e molti uomini restavano uccisi da ambo le parti nei duri scontri che ne seguivano. Ma i giorni passavano senza che il duca desse segni di cedimento, e intanto l’amore di Uther per Igraine cresceva al punto che egli cadde malato. Un potente mago di nome Merlino viveva in quel tempo in Britannia, e gli uomini di Uther decisero che era il solo in grado di salvare il loro re. Un cavaliere fu inviato alla sua ricerca, e una sera incontrò un vecchio mendicante nella foresta. Il vecchio gli chiese chi cercasse, e il cavaliere, sgarbatamente: "Non è cosa che ti riguardi.
"Ma io so chi tu cerchi" replicò il vecchio. "Cerchi Merlino, e Merlino sono io. Se Re Uther promette di darmi quello che gli chiederò, soddisferò i suoi desideri." Rispose il cavaliere: "Il re non ti rifiuterà nessuna cosa che sia ragionevole" e Merlino gli disse di andare a portare al re la notizia del suo arrivo: lui lo avrebbe seguito.

Il cavaliere ripartì, ma quando giunse all’accampamento Merlino era già lì. Insieme andarono da Uther. "Conosco ogni desiderio del tuo cuore - gli disse il mago - e se giuri sul tuo onore di fare come ti dirò, avrai tutto ciò che brami." - Il re giurò sulla Bibbia, e Merlino: "La prima notte che giacerai con Igraine, essa concepirà un figlio, che darai a me da allevare e sarà bene per lui e per il tuo onore. E ora preparati, perché questa notte stessa sarai con Igraine nel castello di Tintagel. Avrai l’aspetto del duca e io sarò con te nelle fattezze di uno dei suoi uomini. Ma parla il meno possibile, di’ che stai male e non muoverti dal letto finché non vengo da te al mattino". Immediatamente, il re lasciò la sua tenda e a cavallo parti’ alla volta di Tintagel. Il duca però vegliava sugli spalti, e proprio allora decise che era giunto il momento di attaccare il campo nemico. Scese la notte, e con i suoi guerrieri irruppe dalle fortificazioni. Ne seguì una violenta zuffa, nel corso della quale il duca restò ucciso e le sue forze vennero sconfitte.

Solo tre ore dopo , Re Uther giunse a Tintagel con le fattezze del duca morto e venne accolto con mille onori. Quella notte dormì con Igraine, parlò il meno possibile e se ne andò il mattino dopo come gli era stato detto da Merlino. Solo allora giunse un messaggero con la notizia della morte del duca, e Igraine si rese conto di essersi giaciuta con un estraneo, ma tacque. Fu fatta la pace tra i due eserciti, e Uther propose a Igraine di sposarlo. Lei accettò, si celebrarono le nozze, e ben presto risultò evidente che Igraine era incinta.

Uther le chiese di chi fosse il figlio e lei, piena di vergogna, non osava rispondergli. - Non avere paura - la esortò il re - dimmi la verità e io ti amerò più che mai. Allora Igraine gli raccontò quel che era accaduto la notte in cui suo marito era morto, e Uther gli spiegò che il misterioso sconosciuto era stato null’ altri che lui stesso, e che era lui il padre del nascituro. Le riferì anche il patto che aveva stipulato con Merlino, in forza del quale il figlio che Igraine gli avrebbe dato sarebbe stato allevato da un cavaliere di nome Ector, che lo avrebbe amato come un padre. Venuto il momento, Igraine diede alla luce un figlio. Merlino aveva dato a Uther precise istruzioni sul da farsi. Subito dopo la nascita, il piccolo venne avvolto accuratamente in un drappo d’oro e consegnato in gran segreto a Merlino che era giunto alla porta del castello, anche questa volta travestito da mendicante. Merlino portò il neonato da Sir Ector e da sua moglie, in casa dei quali venne battezzato con il nome di Artù, e i due lo allevarono come fosse figlio loro. Di lì a qualche anno, Uther cadde gravemente malato e parve evidente che la sua fine fosse prossima. Allora Merlino andò dai cavalieri e dai baroni e disse loro: - Non c’è nulla che possa salvarlo, e Dio farà secondo la Sua volontà. Che i nobili si raccolgano domani davanti al re, che ora non parla più; io lo farò parlare. Raccolti che si furono i grandi del regno al cospetto del re, Merlino gli chiese : - Signore, tuo figlio Artù dovrà essere il sovrano di questo regno dopo la tua morte? E Uther si volse lentamente e, parlando a fatica, rispose: - Gli do la mia benedizione e lo designo mio successore. - Poi morì, e la corte e la regina Igraine presero il lutto.
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[align=center]La spada nel masso[/align]

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Intanto Artù continuava a vivere con Ector perché, sebbene Uther lo avesse nominato re , nessuno sapeva chi egli fosse. Dopo la morte di Uther, molti potenti signori pensarono che la corona spettasse loro, e la guerra civile parve imminente. Per evitarla, Merlino consigliò all’arcivescovo di Canterbury di invitare tutti i signori e cavalieri del paese a Londra per Natale. Un miracolo , disse, avrebbe rivelato a tutti chi era il legittimo sovrano. Tutti i più importanti uomini del regno accolsero l’invito dell’arcivescovo, e il mattino di Natale andarono a pregare in chiesa e sul sagrato scorsero un grande masso di marmo, al centro del quale era inserita un ‘ incudine nella quale era infitta fino all’elsa una spada. Attorno alla spada erano incise queste parole: “Chi estrarrà questa spada dalla pietra e dall’incudine sarà il legittimo re d’Inghilterra.”, Tutti i più forti cavalieri si provarono a estrarre l’arma, ma ebbero un bello sforzarsi : la spada non si mosse di un pollice. - Il vero re non è qui - disse l’arcivescovo - ma Dio ce lo farà conoscere. Che dieci uomini vigilino su questa spada finché non arriva. Nel frattempo, si decise che tutti i cavalieri avrebbero provato ad estrarre la spada a turno, e in attesa della comparsa del legittimo sovrano si stabilì di tenere un torneo il giorno di Capodanno, in modo che tutti intanto restassero uniti. La notizia della spada miracolosa e del torneo si diffuse rapidamente dappertutto, e uno dei cavalieri che si recò a Londra per provare le proprie forze fu Ector, accompagnato da suo figlio Cei e da Artù. Cei era stato armato cavaliere solo due mesi prima, e Artù era il suo scudiero. Era il primo torneo di Cei, il quale s’avvide di aver lasciato la propria spada all ’alloggiamento, e disse ad Artù: - Su, corri a prendermi la spada. - Artù andò alla casa dove alloggiava Cei, ma questa era chiusa: tutti erano andati ad assistere al torneo. “Cei non può restare senza spada tutto il giorno” pensò il ragazzo. “Andrò a prendergli quella infissa nel masso davanti alla chiesa”. In quel momento il sagrato era deserto. Artù impugnò la spada, la estrasse senza la minima difficoltà e la portò a Cei, il quale subito la impugnò e la riconobbe. Corse dal padre e gli disse: - Sire, ecco la spada infilata nel masso. E’ chiaro che devo essere io il re. Sir Ector abbandonò il torneo, portò il figlio in chiesa e gli ordinò di dirgli, giurando sulla Bibbia, come aveva avuto la spada. - Padre - disse Cei - me l’ha data Artù. - Allora Ector chiese ad Artù come si fosse procurato la spada, e Artù gli riferì come si erano svolti i fatti. - Non c’era nessun guardiano sul sagrato? - chiese Sir Ector. - No - rispose Artù. - Adesso so che tu devi essere il re di questo paese. - Perché proprio io ?- domandò Artù sbalordito. - Perché questa è la volontà di Dio - rispose Ector. - Nessuno, salvo il legittimo sovrano, può estrarre la spada dal masso e dall ’ incudine. Adesso fammi vedere se sei in grado di rinfilare la spada nel masso e di estrarla nuovamente. E Artù: - Ma è semplicissimo - e rimise l’arma al suo posto. Sir Ector provò allora a svellere la spada, ma invano. Ordinò al figlio di fare lo stesso. Anche Cei ne fu incapace, per quanti sforzi facesse. - Adesso prova tu - disse Sir Ector ad Artù. - Vediamo se sei in grado di estrarla. E senza il minimo sforzo , impugnata la spada, la estrasse dal masso. Allora Ector gli svelò il segreto della sua nascita e come gli fosse stato portato in gran segreto da Merlino. Artù ne fu rattristato perché credeva che Sir Ector fosse il suo vero padre, ma l’amore tra i tre restò saldo quanto prima. Andarono dall’arcivescovo a spiegargli quanto era accaduto, e il prelato decretò che di lì a dodici giorni tutti i cavalieri dovessero radunarsi un’altra volta, perché le pretese al trono di Artù fossero comprovate pubblicamente. Ognuno tentò ancora di svellere la spada, ma sempre invano. Soltanto Artù la estrasse senza sforzo. Gli invidiosi cavalieri, però, non restarono affatto convinti, e pretesero un’altra prova, irritati all’idea che un giovane sconosciuto regnasse su di loro. Dopo la terza prova il, popolo proclamò a gran voce la sua fede in Artù, e finalmente poveri e ricchi si inginocchiarono concordi davanti al nuovo sovrano da tutti riconosciuto tale. Solo allora Merlino rivelò all’assemblea dei signori e dei popolani chi fosse il vero padre di Artù. Questi prese la spada e andò a porla sull’altare, giurando che sarebbe stato un buon re e che avrebbe difeso la verità e la giustizia ogni giorno della sua vita. E lo stesso giorno , l’arcivescovo armò Artù cavaliere e lo unse re, ed egli da allora regnò con saggezza e prudenza.
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[align=center]La spada Excalibur[/align]

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Per prima cosa Artù volle esplorare il suo reame in compagnia del solo Merlino, e dovettero affrontare molte avventure. Artù restò gravemente ferito in un duello con un cavaliere di nome Pellinore, che sfidava chiunque entrasse nelle sue terre e avrebbe ucciso il re se Merlino non l’avesse soccorso con la sua magia, immergendo Pellinore in un profondo sonno, dal quale si sarebbe ridestato solo dopo qualche ora. Poi portò Artù da un eremita dotato di straordinarie qualità di guaritore, e nel giro di tre giorni le ferite di Artù furono risanate. Mentre ripartivano, Artù si rese conto di aver perduto la propria spada.

Non preoccuparti - gli disse Merlino. - Qui vicino ce n' è un ‘altra che farà al caso tuo.
Giunsero ben presto a un vasto lago dalle acque trasparenti, nel mezzo delle quali si levava un braccio coperto di bianca stoffa che impugnava una magnifica spada. - Quella è la spada che ti ho promesso - disse Merlino al giovane re.
In quel momento, ecco una bella donna emergere dalle acque. Era , spiegò Merlino, la Signora del Lago, dentro il quale c’era una grande roccia, e nella roccia la signora aveva dimora in uno splendido palazzo. La donna si accostò ad Artù che la salutò cortesemente, dicendole che desiderava avere la spada che si levava sulle acque. - Artù - rispose la donna - quella è la spada Excalibur, ed è mia. Ma te la darò se avrò da te il dono che desidero. Artù promise di darle tutto ciò che desiderava ,e lei: - Allora va’ a quella barca, e rema fino alla spada. Prendi la spada e il fodero, e io verrò da te al momento propizio e ti chiederò il mio dono. I due uomini legarono i cavalli ad un albero e remarono fino alla spada.
Artù la afferrò, e il braccio scomparve sott’acqua. La esaminò ammirandone la sua fattura. - Che cosa preferisci - gli chiese Merlino - la spada o il fodero? - La spada, naturalmente - rispose il giovane. - Sei poco saggio - replicò Merlino. - Sappi infatti che il fodero possiede poteri magici, e finché sarà al tuo fianco non potrai essere gravemente ferito. Un giorno ti sarà tolto, ma fino ad allora non distaccartene.
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[align=center]La Tavola Rotonda[/align]

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Re Artù prese in moglie la bella Ginevra, la quale gli portò in dote, tra l’altro, una bella tavola rotonda di legno, tanto vasta che centocinquanta cavalieri potevano sedervisi attorno assieme. La sua forma impediva che tra loro ve ne fosse uno che primeggiasse, e Re Artù e i suoi cavalieri si resero celebri, non soltanto per le loro avventure, ma anche e soprattutto perché vissero sempre secondo giustizia e onestà. I Cavalieri della Tavola Rotonda erano i più valenti campioni della cristianità, e tra loro si contavano molti famosi guerrieri, come Sir Bedivere, Sir Lancillotto e suo figlio Sir Galahad, e ancora Sir Gawain, nipote del re, e Sir Tristano della Leonessa. Ma di tutte le storie dei Cavalieri della Tavola Rotonda, la più celebre è senz’altro quella della Cerca del Santo Graal, la coppa usata durante l’ultima cena di Gesù con i suoi discepoli. Molte leggende correvano, ai tempi di Re Artù, sul Santo Graal e una di esse voleva che fosse stato riempito con il sangue di Cristo crocifisso da Giuseppe di Arimatea, ma nessuno sapeva che fine avesse fatto la coppa. Una sera, mentre Artù e i suoi cavalieri cenavano attorno alla Tavola Rotonda, udirono un grande scroscio di tuono mentre nella sala appariva un raggio di luce sette volte più intensa di ogni altra luce. E parve, a ciascuno dei presenti, che tutti gli altri fossero assai più belli di quanto fossero mai stati, e rimasero muti, persuasi che fosse giunto il giorno del giudizio. In quel momento , invisibili portatori recarono, facendola girare per la sala, una coppa coperta di candida seta, mentre si spandeva un dolcissimo profumo e davanti a ciascuno dei commensali comparivano il cibo e la bevanda preferiti. Poi la coppa scomparve. Il re ringraziò allora Dio per avere concesso quella visione, e Sir Gawain disse: - Indubbiamente ci è stata offerta una visione di grazia. Ma io faccio voto che domani, e non più tardi, partirò alla ricerca del Santo Graal. Voglio vederlo senza veli, e continuerò la mia ricerca finché potrò reggere, e se non dovessi riuscirci, so che sarò stato ritenuto indegno di trovarlo.

Quando gli altri cavalieri udirono il voto di Sir Gawain, si alzarono in piedi e fecero lo stesso giuramento, ma Re Artù ne fu profondamente addolorato. - Ahimè - disse a Gawain - con il tuo voto mi hai ucciso, perché mi hai fatto perdere la compagnia dei più nobili e valorosi cavalieri che ci siano. E sono certo che molti di noi non si rivedranno più, poiché molti periranno nella cerca e gli occhi si imperlarono di lacrime. Lunga e difficile fu la cerca tra mille avventure e pericoli, e alla fine soltanto Galahad, il giovane figlio di Lancillotto, fu degno di portare a termine l’impresa, ma neppure lui visse tanto a lungo da portarne la notizia a re Artù alla corte di questi. C’è chi dice che il Santo Graal sia tuttora sepolto a Glastonbury nel Somerset, ma questa è un’altra storia.

Altre informazioni sulla Tavola Rotonda: per prima cosa, in quanto cerchio, la Tavola rotonda è un’immagine del cielo, di cui tuttavia il centro , dove appare il Graal, non è un dato ma un polo di attrazione, l’obiettivo della cerca nel corso della quale i cavalieri non possono permettersi debolezze o compromessi. La simbologia celeste è ribadita dal fatto che i cavalieri sono dodici( Calogrenant, Galahard, Gareth, Garvaine, Kai, Iwayn, Lancelot, Bohort, Perceval, Pelleas, Tor, Tristam ), come i segni dello zodiaco , la ruota della vita. I loro compiti ( punizione dei malvagi e degli oppressori, protezione della donna, lotta contro le forze negative, rappresentate dagli incantesimi, dagli esseri eccessivi come i giganti o dagli animali nocivi, e così via) sono finalizzati al recupero di una dimensione paradisiaca della vita, per se stessi e la comunità in cui operano. Anche il personaggio di Ginevra (Guinevere o Gwenhyfar) merita qualche osservazione. In alcuni racconti si dice che Artù avesse sposato tre donne, tutte con questo nome. Ciò fa pensare che la fatale regina abbia assunto l’eredità mitologica della triplice dea gallese della Terra, che mediante l’unione con il re conferiva alla regalità un carattere sacro. Nei racconti in cui tradisce lo sposo con un uomo più giovane sembra invece essersi conservata un’eco di divinità celtiche femminili come Blodewedd, che secondo il mitografo R. Graves erano il residuo di culti matriarcali in cui la dea si univa ritualmente al re, che poi le veniva sacrificato.
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[align=center]Il giuramento dei cavalieri[/align]

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Una volta accettati dal Re,i cavalieri dovevano fare un giuramento che doveva essere rispettato sino alla loro morte. Il giorno prima dell'investitura dovevano stare isolati nella cappella a pregare; nessuno doveva disturbarli.
Il giorno successivo entravano nella cattedrale e pronunciavano le loro parole di fedelta' davanti a tutto il popolo; il re prendeva la sua spada e l'appoggiava sulle spalle del futuro cavaliere.
Dopo la cerimonia si riuniva la tavola rotonda e il cavaliere prestava giuramento davanti ai suoi compagni e alla regina. In tal modo veniva riconosciuto come facente parte dell'ordine.
La sera, dopo tutte le cerimonie, si faceva una grande festa in tutto il regno perche' un nuovo valente eroe ora difendeva il popolo di Britannia.
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[align=center]Avalon[/align]

Il ciclo Arturiano ha come sfondo geografico un'isola imprecisata chiamata Avalon.
Un tempo considerata solo un parto della fantasia degli autori di saghe e leggende, e' stato invece scoperto che effettivamente esiste un luogo e precisamente l'abbazia di Glastonbury, in Inghilterra, che gli storici sono concordi nell'associare con la leggendaria isola di Avalon (questo perché in epoca paleocristina tutta le regione era paludosa e quindi paragonabile ad una vera e propria isola).
Leggende sull'isola delle nebbie ne possiamo trovare a decine, ma la maggior parte di esse concordano su alcuni punti in particolare.
Avalon e' considerata la dimora dei tre incantatori cardine del ciclo arturiano: Viviana, la dama del lago e custode di Excalibur; Merlino il mago, o il taliesin (questo nome e' spesso inteso all'interno della saga arturiana come titolo onorifico per un bardo), colui che ha donato la spada a Uther di Pendragon il padre del futuro Re Artù; Morgana la fata, figlia di Igraine e sorellastra di Artù; e madre di Mordred il cavaliere rinnegato che metterà fine alla vita del grande sovrano.
L'isola e' perennemente circondata dalle nebbie ed e' impossibile trovarla oppure raggiungerla a meno che gli abitanti dell'isola non "aprano le nebbie" permettendo alle persone di approdare sull'isola. L'isola e' raggiungibile solo tramite una barca; in alcune leggende si dice senza rematori, in altre con esseri non umani che conducono la barca.
Avalon e' considerata come l'ultima dimora delle spoglie terrene di Artù, la leggenda infatti vuole dopo che il re venne ferito da Mordred durante una battaglia, abbia chiesto ai cavalieri ancora fedeli di gettare Excalibur nel lago da cui Uther suo padre l'aveva tratta. Quando i cavalieri tornarono videro una barca che, trasportando il corpo in fin di vita di Artù veniva avvolta dalle nebbie.
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[align=center]Le nebbie di Avalon[/align]

"....La spada, Artú. Excalibur. Stringila e lanciala lontano nelle acque del Lago [....] Lascia che le nebbie di Avalon l'inghiottano per sempre...."

Questo libro racconta la storia di re Artú e dei Cavalieri della Tavola Rotonda. In questo scenario storico si svolgono e s'intrecciano le vite di grandi personaggi femminili tra le quali la fata Morgana, sorella e amante di Artú e la bionda ed eterea Ginevra, infelice consorte del re.
Ma è soprattutto il magico regno di Avalon a fare da grande protagonista; qui religione e magia si fondono per creare grandi misteri, conosciuti solo dalle sacerdotesse di Avalon e dalla somma sacerdotessa Morgana, che andranno ad influire sulle vite di re Artú e dei Cavalieri della Tavola Rotonda

Il cardine del romanzo è il conflitto tra la religione cristiana, ai suoi albori,
e l'antica religione britannica, quella celtica, che ha il suo "cuore" e il suo simbolo nell'Isola Sacra di Avalon, dove i Druidi venerano la Dea Madre.
Morgana, sorella di Artù per parte di madre, è stata allevata ad Avalon, è una sacerdotessa della Dea e viene prescelta dalla Dama del Lago, la Grande Sacerdotessa Viviana (zia di Artù e della stessa Morgana) per partecipare al rito antichissimo delle Nozze Sacre, in cui il nuovo re si unisce alla terra che giura di proteggere...

Separata fin da bambina dal fratellastro, lo riconosce troppo tardi e quando si scopre incinta, sconvolta ma decisa a non essere una docile marionetta nelle mani di Viviana (che teme che Artù possa trasformare la Britannia in una terra cristiana e perciò vuole che almeno il suo erede sia fedele ad Avalon), fugge... non può sapere che quel figlio non voluto sarà lo strumento della distruzione del padre.
Ginevra rappresenta il Cristianesimo, è sposata ad Artù e gli è devota, ma è innamorata da sempre di Lancillotto e la sua coscienza è lacerata tra il dovere e il vero amore...

Anche le altre protagoniste sono altrettanto affascinanti e complesse: c'è Viviana, capace di grandi affetti, ma anche di gesti spietati in nome della Dea a cui rimarrà fedele fino alla morte; Igraine, sua sorella, prima data in moglie a un uomo vecchio che non ama e poi al Grande Re, Uther Pendragon, padre di Artù; Morgause, la più giovane delle tre, ambiziosa e crudele, ma ben decisa a usare gli uomini piuttosto che farsi usare da loro; e la sfortunata Nimue, strumento nelle mani di Morgana, che cade vittima del sortilegio d'amore ordito per distruggere Kevin, Messaggero degli Dei divenuto traditore di Avalon.
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