Attilio Bertolucci

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birillino8
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Attilio Bertolucci

Messaggio da birillino8 »

[align=center]Attilio Bertolucci

Immagine[/align]



Nato nella campagna vicino a Parma nel 1911,
quinto figlio d’una famiglia della media borghesia agraria,
Attilio Bertolucci trascorre la propria infanzia
nel "felice regno" di un podere.
Iscrittosi dapprima alla facoltà di Legge,
di poi passa a Lettere e diviene amico di Cesare Zavattini,
che lo esorta a collaborare a "La Gazzetta di Parma";
nel ‘51 si trasferisce a Roma, in un appartamento
messogli a disposizione da Roberto Longhi,
geniale critico d’arte oltre che maestro suo indiscusso.
Oltre alla sua occupazione principale,
Bertolucci si dedica all’insegnamento, al cinema, al giornalismo:
in quest’ultimo settore, egli scrive a lungo per "Il giorno"
e dirige "Nuovi argomenti" dopo la morte di Pier Paolo Pasolini.
Vanno annoverate, fra le sue attività,
quelle di traduttore e sceneggiatore.
Si è spento il 14 giugno 2000..

Ultima modifica di birillino8 il mar ott 09, 2007 2:57 pm, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]

Paese d'inverno




Che il sole dopo la neve
appaia, e le nuvole si tingano di rosso
come schiave: la neve sui tetti
un rossore colorirà, guancia di principessa.
S'alzi un leggero vento
e spenga l'acqua, che s'era addormentata,
con assonnata voce di pastore;
escano fanciulle con scialli,
lampeggiando gli occhi neri,
e improvvisamente corrano punte dall'aria
simili a uccelli che s'alzino a volo.
E gli zingari rubino ragazzi. [/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center] La neve



Come pesa la neve su questi rami
come pesano gli anni sulle spalle che ami.
L'inverno è la stagione più cara,
nelle sue luci mi sei venuta incontro
da un sonno pomeridiano, un'amara
ciocca di capelli sugli occhi.
Gli anni della giovinezza sono anni lontani.
[/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]La rosa bianca



Coglierò per te
l'ultima rosa del giardino,
la rosa bianca che fiorisce
nelle prime nebbie.
Le avide api l'hanno visitata
sino a ieri,
ma è ancora così dolce
che fa tremare.
E' un ritratto di te a trent'anni,
un po' smemorata, come tu sarai allora.
[/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center] Portami con te



Portami con te nel mattino vivace
le reni rotte l'occhio sveglio appoggiato
al tuo fianco di donna che cammina
come fa l'amore,

sono gli ultimi giorni dell'inverno
a bagnarci le mani e i camini
fumano più del necessario in una
stagione così tiepida,

ma lascia che vadano in malora
economia e sobrietà,
si consumino le scorte
della città e della nazione

se il cielo offuscandosi, e poi
schiarendo per un sole più forte,
ci saremo trovati
là dove vita e morte hanno una sosta,

sfavilla il mezzogiorno, lamiera
che è azzurra ormai
senza residui e sopra
calmi uccelli camminano non volano.. [/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]Ritratto di uomo malato



Questo che vedete qui dipinto in sanguigna e nero
e che occupa intero il quadro spazioso
sono io all'età di quarantanove anni, ravvolto
in un'ampia vestaglia che mozza a metà le mani

come fossero fiori, non lascia vedere se il corpo
sia coricato o seduto: così è degli infermi
posti davanti a finestre che incorniciano il giorno,
un altro giorno concesso agli occhi stancatisi presto.

Ma se chiedo al pittore, mio figlio quattordicenne,
chi ha voluto ritrarre, egli subito dice
"uno di quei poeti cinesi che mi hai fatto
leggere, mentre guarda fuori, una delle sue ultime ore."

E' sincero, ora ricordo d'avergli donato quel libro
che rallegra il cuore di riviere celesti
e brune foglie autunnali; in esso saggi, o finti saggi, poeti
graziosamente lasciano la vita alzando il bicchiere.

Sono io appartenente a un secolo che crede
di non mentire, a ravvisarmi in quell'uomo malato
mentendo a me stesso: e ne scrivo
per esorcizzare un male in cui credo e non credo.
[/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]Lasciami sanguinare



Lasciami sanguinare sulla strada
sulla polvere sull'antipolvere sull'erba,
il cuore palpitando nel suo ritmo feriale
maschere verdi sulle case i rami

di castagno, i freschi rami, due uccelli
il maschio e la femmina volati via,
la pupilla duole se tenta
di seguirne la fuga l'amore

per le solitudini aria acqua del Bràtica,
non soccorrermi quando nel muovere
il braccio riapro la ferita il liquido
liquoroso m'inorridisce la vista,

attendi paziente oltre la curva via
l'alzarsi del vento nel mezzogiorno, fingi
soltanto allora d'avermi udito chiamare,
entra nella mia visuale da un giorno

quieto di settembre, la tavola apparecchiata
i figli stanchi d'attendere, i figli
giovani col colore della gioventù
esaltato da una luce che quei rami inverdiscono.[/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]Al fratello



Un giorno amaro l'infinita cerchia
dei colli
veste di luce declinante,
e già trabocca sulla pianura
un autunno di foglie.

Più freddi ora dispiega i suoi vessilli
d'ombra il tramonto,
un chiaro lume nasce
dove tu dolce manchi
all'antica abitudine serale.
[/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]Insonnia



Come cavallo
che meridiana ombra impaura
s’impunta il sonno,
finché l’alba sbianca l’oriente.
Allora, stanco, si rimette a trottare
per borgate che si svegliano,
davanti a osterie che riaprono
da cui escono voci
e un fresco odore di grappa.[/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]Gli anni



Le mattine dei nostri anni perduti,
i tavolini nell'ombra soleggiata dell'autunno,
i compagni che andavano e tornavano, i compagni
che non tornarono più, ho pensato ad essi lietamente.

Perchè questo giorno di settembre splende
così incantevole nelle vetrine in ore
simili a quelle d'allora, quelle d'allora
scorrono ormai in un pacifico tempo,

la folla è uguale sui marciapiedi dorati,
solo il grigio e il lilla
si mutano in verde e rosso per la moda,
il passo è quello lento e gaio della provincia.
[/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]consolazione della pittura

a G.


Non soltanto guardare le piante
lo spazio fra le piante una casa
e un’altra più distante
assorta in una luce dorata
perché il giorno d’inverno che va via
l’ha illuminata a metà –

ma guardarle in una tela che tu
mi mostri e che rivela –
dolore e gioia dei dodici anni già
sul punto di finire,
dei miei nei tuoi – quelle piante spogliate
da un inverno in cui vorrei

che tu crescessi naturalmente vincendo
il rigore del clima e della gente
con la fiera dolcezza
della tua indole a sua volta temprata
non vinta dai geli, dagli sguardi
di chi ti ama, ma chiama padrone –

non soltanto guardare in prospettiva
i tigli nudi e la nostra casa
e un passero che arriva e si posa
sul ginepro pungente in una luce
che l’ombra bacia e spezza, può lenire,
ma un rosso sul grigio, la mia mente? [/align]
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[align=center]Lunedi



La settimana si apre con azzurro e bianco
mobilità e suono nuvole e stormi volanti
parole portate via dal vento lasciate
cadere nel viale ad ammucchiarsi con le foglie

e tanto amore inutilizzabile ai confini dell’inverno
a meno di non bruciarlo fra cartoni e plateaux
schiodati con allegria dove bruniva uva
faville e fumo fanno precipitare la sera

e l’età unitamente così che di lagrime
ti si mescola il vino che da sempre consola
chi giunge a questi termini ferrei del giorno
e della città terrena ormai palpitante

d’abbracci sulle rive di fango
e sussurrante addii propizi a una notte
che ognuno dovrà affrontare solo vizio e orazione
smorendo inalimentati presso i letti raggiunti.[/align]
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Messaggio da birillino8 »

[align=center]Per una clinica demolita



Qui dove un poeta ha pianto e delirato un mese
della sua vita - un aprile
di nuvole,
di bel cielo sereno
insidiato di crepe –
sbattono le persiane abbandonate.

Dove avete portato
le vostre droghe e preghiere,
Figlie della Sapienza, figlie
della pazienza, tanto
buone cuciniere e allegre
dispensiere di minestre e di vino
per la gran fame nel tardo mattino?

Qui un altro giorno, già
demolite quelle stanze care,
già più avanzato l’anno e la fabbrica
nuova ormai alta, sonora
d’un cantiere che tace
solo se il mezzogiorno spacca in luce e ombra
pane e frittata, al muratore ho chiesto inutilmente:
“Dove sono emigrate
quelle vecchie e giovani suore
che con aghi, con fiale
sconfiggevano il male, precise
come lancette sul quadrante a usarle
senza errore, alternandole
con preghiere cristiane?”

Che io sappia dove sono, che io sappia
che non sono partite
dalla città che genera in eccesso
la voluttà e il dolore, che io
le sappia, in quest’ora
che precede la notte e l’inverno,
ancora sagge e pazienti nel fugare

per me, per tutti noi, sulla terra l’inferno.[/align]
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[align=center]In treno



Non ricordavo un ottobre
così a lungo sereno,
la terra arata sarchiata
pronta per la semina,
spartita di viti rossastre
molli come ghirlande.

Ma non ditemi non ditemi
che è una stagione clemente:
il fumo che la stria
sale da foglie che non sono più,
le cene brillano sparse.
Perché non si aspettano i morti?[/align]
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[align=center]Estiva



Che ora è questa che saluta
il muro sbiadito con calda luce
e silenzioso cenno, e sommuove
l'aria tremante di giugno?

Ardi immobile, azzurro,
lustrate foglie della magnolia
e tu fiore profuma il giorno,
consuma i tuoi petali bianchi

sino alla dissoluzione, a noi
gli occhi chiusi arrossa
il riverbero estivo cui
solitaria cicala s'accompagna.[/align]
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