Claudio Cisco

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CLAUDIOCISCO
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Claudio Cisco

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DOVE SENTO LA PRESENZA DELLA MADONNA: (ESPERIENZA DI VITA E DI FEDE) :B

Vi è un posto specifico che io avverto di forte impatto emotivo, particolarmente suggestivo e ricco di carisma e misticismo insieme: uno spazio che oserei definirlo magico, di quella magia spirituale, sublime, soprannaturale che avvicina al cielo, fino a sentirsi parte integrante di esso. Questo piccolo lembo di terra così prezioso da sembrare una gemma di valore inestimabile caduta dal cielo o una scintilla d’amore piovuta sulla terra dall’infinita luce divina è proprio il luogo dove sento fortissima,
pur senza vederla fisicamente,la presenza di Maria.
Siamo nella città di Messina dove sono nato e vivo, nel santuario di Montalto, un luogo di culto ubicato in un posto davvero splendido, in virtù del fatto che offre dalla sua altura un panorama talmente affascinante da lasciare qualunque osservatore senza fiato e senza parole.
La chiesa della Madonna di Montalto, bella per scultura ed architettura all’interno ed all’esterno,
si apre infatti su un sacrato abbastanza grande, quasi una enorme veranda che forse sarebbe giusto chiamarla terrazza vista la sua notevole altezza. Da lassù si usufruisce di una vista privilegiata e staordinaria sullo Stretto di Messina col suo bellissimo mare, le sue navi che vanno e vengono, la terra di calabria di fronte, e la Madonnina del porto che benedice la città. Girando per questo grande sacrato si possono ammirare anche numerose fioriere, delle panchine per sedersi e guardare lontano specie per i turisti che vengono in tanti ,poi ancora un binocolo per osservare da vicino il panorama e due statue: una tutta bianca raffigurante San Giuseppe,il santo della “buona morte”che io stesso spesso invoco per morire senza soffrire, magari in un attimo quando sarà,e l’altra in bronzo con l’immagine del papa Giovanni Paolo secondo appoggiato alla ringhiera che guarda lo Stretto. Quest’ultima, eretta in suo onore, in ricordo della sua visita effettuata in questo santuario nel giugno del 1988, nella quale lo stesso pontefice rimase molto colpito dalla bellezza del panorama.
Il santuario di Montalto fu fondato nel 1294 durante la guerra del Vespro per esplicita volontà della Madonna e col concorso di tutta la città. Esso è un luogo particolarmente sacro in forza di specifica manifestazione di una potenza superiore che vi è riconosciuta e venerata. E’ un luogo di culto straordinario per designazione soprannaturale o perché vi si venerano immagini miracolose.
Lo spazio del santuario è ritenuto sacro ed è centro di speciale attrazione. Vi si va per unirsi più sensibilmente a Dio o alla Vergine, impetrarne grazie e favori, riconciliarsi. Il santuario parla allo spirito e al cuore dei credenti, in particolare quelli mariani dove si fa esperienza di madre.
L’icona dela Madonna di Montalto è rappresentata dall’immagine di Maria col bambino Gesù, in altri dipinti appare anche, secondo precisi riferimenti storici, con indosso una veste bianca con la mano destra alzata in segno di benedizione e la sinistra che tiene lo stemma della città di Messina, rosso con la croce gialla, in difesa dei messinesi contro i francesi.
Specificando come premessa il fatto che la presenza mariana si percepisce in tutto il santuario, a tal proposito volevo sottolineare come validi ed esperti esorcisti abbiano potuto verificare la forza del suddetto luogo nella lotta contro il demonio, volevo aggiungere inoltre che la Madonna stessa mi ha fatto comprendere quanto sia importante e preminente recarsi all’interno della chiesa per celebrare messa e ricevere sacramenti prima di fermarsi nel luogo dove io l’avverto di più.
Il posto dove sento forte la presenza mariana fa parte ovviamente del santuario ma non è situato né all’interno della chiesa e nemmeno dentro il vasto perimetro che delimita il sacrato ma bensì al di fuori di esso, anche se molto vicino.
Vi sono infatti delle scalette abbastanza lunghe che scendono via via dal sacrato verso il basso che servono a collegare il santuario stesso con la strada sottostante; nella parte superiore delle scale, sul lato destro per chi scende, vi è uno spazio di verde a metà tra un giardino e una villetta notevolmente grande e ben curato, recentemente riaperto al pubblico e di proprietà del santuario medesimo.
Scendendo le scalette che iniziano proprio dal sacrato, dopo circa una cinquantina di metri, sulla sinistra in basso e quasi in un angolo, vi è una incavatura sul muro, direi una nicchia di una discreta grandezza con all’interno la statua della Madonna. La Vergine nella scultura, sempre illuminata da una lucettina, porta sul capo una corona di stelle, presenta le mani allargate, aperte verso il basso e tiene schiacciato sotto il piede un serpente. E’ l’immagine della Madonna della medaglia miracolosa apparsa in Francia nel 1830 a Santa Caterina Labourè. La statua è dentro una nicchia vetrata e il vetro stesso è protetto da una grata di ferro a forma di arco e chiusa a da un lucchetto.In alto, incise sul marmo posto nel muro sopra la nicchia, disposte anch’esse a forma di arco, si leggono le seguenti parole: “Venite figli sono io la Madre”. Sotto la nicchia vi si trova un marmo di considerevole spessore che funge da base, incisa sul quale spicca una grande M maiuscola, simbolo di Maria. Situata proprio a fianco, di fronte per chi guarda dal sacrato, vi è un’altra nicchia uguale a quella dove è posta la statua del Madonna, però vuota, come mancasse qualcosa.
Il posto appare veramente suggestivo, sembra proprio un luogo adatto ad apparizioni soprannaturali, vi sono molte fronde che dall’alto calano sulla nicchia creando ombra e molti insetti vi si vedono intorno. Sopra il marmo posto sotto la nicchia vi sono due vasi grandi ma con piante ormai appassite e pianticelle o fiori finti incastrati nella grata assieme a qualche immaginetta sacra. Vi si trova poi tutto ciò che porto io con amore, man mano, specie in ricorrenze e momenti particolari alla Madonna: rose di vari colore, cuoricini di diverse dimensioni alcuni con la scritta “Ti amo”, coroncine di rosario, angioletti. Alcuni di essi restono, altri vengono portati via da ignoti essendo un luogo all’aperto non controllato, altri vanno deteriorandosi col tempo. Sono tutti oggeti legati alle grate con lacci, spaghi o cordicelle improvvisate. Mi son chiesto spesso il motivo per il quale un luogo , almeno per me così importante e vitale tanto da esserci la Madonna, venga trascurato, a differenza del sacrato del santuario che appare sempre splendido e curato. Eppure ci vorrebbe solo un po’ di buona volontà affinchè qualche anima pia del luogo mettesse almeno un po’ d’aqua alle piante o togliesse tutta l’erba e le foglie che giacciono per terra nel più completo abbandono.
Se le persone che frequentano abitualmente il santuario e non solo esse ma anche visitatori occasionali o semplici cittadini di Messina mostrassero più interesse , se insomma sapessero e comprendessero l’importanza di quel luogo dove vi è posta quella Madonna, io credo che avrebbero verso di esso più cura e attenzione. Non si prega quasi mai infatti davanti a quella statua, mai un rosario recitato lì, eppure fa parte del santuario, è un luogo di passaggio specie per molti turisti stranieri e italiani che transitano proprio da lì . Messina è diventata infatti una città turistica grazie al suo porto, sbarcano enormi navi da crociera, continuamente ed anche due alla volta con tantissima gente a bordo, ma quasi nessuno di loro si ferma in quel luogo, continuano a salire le scale interessate esclusivamente a raggiungere il sacrato che sta più in alto e a fotografare e filmare il panorama che offre il santuario. Sì, forse la colpa è anche mia che non sono stato capace di divulgare quella enorme ricchezza spirituale che mi trasmette la Madonna da quel posto, ho tenuto troppo per me tutti i segni, i prodigi, le rivelazioni. Ho mantenuti segreti anche i miracoli, le guarigioni, non solo quelle fisiche ma soprattutto quelle del cuore, le guarigioni interiori che a Dio interessano di più, tutti compiuti per intercessione di Maria e nel nome di Gesù, nome al di sopra di ogn altro nome, che è lo stesso ieri, oggi e in eterno. Forse non ho compreso che persino io stesso potevo essere per gli altri una prova della sua esistenza. Penso ad esempio agli eventi che la Madonna mi ha rivelato proprio da lì prima che accadessero, tutte cose o situazioni che io sapevo in anticipo, ricordo per citarne solo alcuni quando Maria mi chiese di portare lì con me due coniugi Maurizo e Giovanna e di pregare per la loro figlia Stefania che aveva lasciato la loro casa prendendo brutte strade preannunciandomi che Lei l’avrebbe fatta ritornare, cosa che successe; ricordo ancora le lacrime di dolore della madre in pena per la figlia prima e poi quelle di gioia per averla riabbracciata dopo. La preghiera alla Madonna per la figlia fu fatta l’8 dicembre nel giorno dell’Immacolata Concezione, e furono proprio Maurizio e Giovanna, secondo la volontà di Maria, a deporre quel giorno ai piedi della statua la rosa che la Madonna desidera le venga portata da me ogni anno, è stata la prima volta che non sono stato io a farlo. Ricordo ancora con vivida emozione quando sempre Lei mi rivelò prima che accadesse la guarigione di Francesca, una ragazza con la benda su un occhio già compromesso che rischiava di perdere completamente la vista avendo ereditato dalla madre Caterina, diventata a sua volta non vedente, la stessa malattia. Si trattava di un male che colpiva gli occhi, incurabile per la medicina e che l’avrebbe portata progressivamente alla cecità come la madre. E poi mi torna in mente ancora il ricordo quella volta in cui Maria mi disse da quel posto che avrei vinto gli attacchi di panico che per un decennio mi impedivano di uscire da casa e che ci sarei riuscito senza cura farmacologica ma con l’aiuto del Padre Celeste, o quando mi spiegò che la mia detenzione carceraria durata quasi due anni doveva avvenire nella città di Enna, proprio in quella città dove io avevo ambientato il mio libro “Il vecchio e la ragazza”, libro ispirato e scritto sotto dettatura dal male, composto in un periodo buio della mia vita in cui ero schiavo del diavolo, libro che oggi, rileggendolo, capisco di non averlo scritto volontariamente, la mia ispirazione artistica infatti risultava condizionata ed inquinata. Ricordo, anche se è una situazione molto leggera, ma l’amore di Dio lo si può trovare sia nelle grandi cose come nelle piccole, quando Maria mi fece capire che Gesù mi avrebbe consentito come regalo la possibiltà di vedere dal vivo il mio cantante preferito Alan Sorrenti, un mio idolo che ha accompagnato i miei ricordi facendo da colonna sonora di tutta la mia vita sin da ragazzino poco più che adolescente, l’avrei visto finalmente dal vivo a Viagrande in provincia di Catania, non vi posso dire l’emozione e i segni piovuti dal cielo in quel gorno così speciale per me. Sono questi narrati, tutti avvenimenti che io ho saputo prima del tempo quando non potevo prevederlo.
Sono comunque tanti i segni che Maria mi ha dato da quel posto dove io continuo a recarmi spessissimo ,specie quando mi sento solo non avendo nessuno; ci vado per parlare, confidarmi ed essere ascoltato, per pregare, a volte recitando il rosario o dicendo la Coroncina alla Divina Misericordia. Sto con Lei come si fa con una madre dolcissima ed affettuosa che non si stanca mai di starmi vicino e di proteggermi contro le insidie del male. La vicinanza della Madonna come quella di Dio o il sostegno della fede non garantiscono una vita senza problemi, dolori o difficoltà, non ti evitano gli attacchi del diavolo che anzi risulteranno essere maggiori man mano che si cresce nella fede ma ti aiutano ad affrontarli meglio con più serenità e consapevolezza di potercela fare perché sorretti dall’aiuto di Dio che è sempre con te. Spesso si trova la chiave per risolverli in quanto guidati dallo Spirito Santo che apre la mente ed indica la strada rivelandosi è il più grande geniale maestro di tutti i tempi, donandoti una sapienza che non è di questo mondo ma che viene dall’alto. Non è per niente facile comunque parlare di ciò che mi accade riguardo la Madonna. Per me è destino dovermi tenere tutto dentro senza mai avere avuto la gioia di poterlo condividere con gli altri se non, come sto facendo ora, attaverso il talento che Dio mi ha donato sin da piccolo: la scrittura; non mi è stata mai data, infatti, la possibilità o l’opportunità di farlo. Per questo motivo ho lasciato la chiesa evangelica nella quale mi trovavo bene tutto sommato, mi piaceva il loro modo di pregare e di rapportarsi a Dio. Rientro in quella cattolica e mi rendo conto che il problema è sostanzialmente lo stesso anche se per motivi diversi, per prudenza o altro, non so. Si continua a considerare Maria come una creatura lontana ed inaccessibile, direi inavvicinabile, appartenente a chissà quale altro mondo lontano mille anni luce da noi terrestri, con la quale si può entrare a contatto solo dopo la morte . Ma non si comprende invece che non c’è nulla di più normale che comunicare con Lei anche senza avere il dono della veggenza ma semplicemente sentendone la presenza; siamo divisi solo dal corpo, lei vive in dimensione spirituale, noi in quella fisica ma siamo spiriti entrambi, fatti della stessa essenza e creati per lo stesso destino da un unico Padre, del resto anche lei era come noi quando era nella vita terrena. Tutto sembra complicato, impossibile, privilegio solo di pochi eletti. Ma io sono forse un eletto? Eppure la sento, basta aprire il cuore e gli occhi dello spirito. Esiste una sola verità affinchè ciò possa accadere come continua a succedere a me: tornare puri come bambini e credere, e la madre di Gesù si farà trovare.
Ho lasciato con dispiacere il Rinnovamento nello Spirito sia perché, come nella chiesa protestante, non mi è stato permesso di testimoniare, paradossalmente non l’ho potuto fare nemmeno trovandomi in chiese cattoliche che portano nomi mariani. Quindi non appartengo più a nessun gruppo o comunità di preghiera, frequento la chiesa cattolica dello Spirito Santo, sono in mezzo alle suore e sto bene, prendo la comunione ogni domenica perchè ritengo assolutamente indispensabile e vitale nutrire lo spirito col sangue e corpo di Cristo. Poi, per il resto, vado dove mi porta il cuore, sono occasionalmente di tutte le parrocche e di nessuna, senza poter contare sull’aiuto spirituale di nessuno, eppure perfino i santi hanno avuto bisogno di un sacerdote che gli facesse da guida spirituale, ma io no, destino per me andare avanti da solo in ogni campo della vita, compreso quello della fede, totalmente da solo, affidandomi unicamente alle preghiere e al dialogo continuo con Dio, che non è poco. Ascoltando il cuore, seguendo La Parola di Dio ma evitando scontri verbali di interpretazioni nella lettura che hanno diviso la chiesa cristiana, io faccio una cosa importantissima e basilare: analizzare costantemente la mia condizione spirituale con molta attenzione, verificarla e rimetterla in discussione se è il caso quando penso di sbagliare, restando sempre umile e ascoltando la voce del cuore, che quando riesce a rimanere puro ed incontaminato, non mente e non sbaglia mai. Fuggire il peccato e mettere Dio al primo posto e al di sopra di tutto nella propria vita , solo in questo modo si cresce nella fede, ed io sono cresciuto davvero tantissimo con ancora ampi margini di miglioramento se continuerò su questa strada. Con gli occhi limpidi, una freschezza interiore e la pace nel cuore ho imparato a guardare lontano, anche a ciò che esiste ma non si vede, cogliendo i segni del cielo anche i più piccoli ed impercettibili, fidandomi incondizionatamente di Dio. Ed ogni volta che commetto anche il più piccolo errore, corro subito a confessarmi per ritrovare tramite il sacerdote l’abbraccio misericordioso del Padre.
In conclusione, tornando a quel luogo dove sento la presenza di Maria, mi chiedo cosa sarebbe giusto fare. Confesso che istintivamente vorrei correre subito dal parroco della chiesa di Montalto per raccontargli ogni cosa con sincerità e aprendomi completamente, poi vorrei anche pregarlo di valorizzare quel posto così importante per la Madonna, per me e per tutti: ma mi ascolterà? Saro' creduto?
:D









"QUELLA STRANA RAGAZZA"

Magia di una notte di luna piena.
Non riuscivo a dormire.
Le tende bianche svolazzavano leggere
e una chiara luce illuminava la stanza.
Il respiro del mare arrivava alle mie orecchie
il richiamo era troppo grande per resistere.
Una figura
dai lunghi capelli biondi,
innamorata del suo mare
veniva verso di me.
Il suo sorriso era dolce
i suoi occhi tristi,
quella strana ragazza confidava al mare sogni e segreti
sicura che mai nessuno li avrebbe rubati.
Disperato io la chiamavo
in quella notte di luna piena,
avevo bisogno che qualcuno mi ascoltasse
sognasse per me.
E lei era già là
a piedi scalzi,
sulla sabbia umida e fresca,.
si lasciava accarezzare dalle onde.
I suoi occhi erano quelli del mare
guardavano la luna e il suo chiarore
inseguivano i suoi desideri,
rincorrevano i suoi sogni.
La luna
era alta nel cielo,
la sua luce argentea
illuminava il mare.
Gli occhi di quella strana ragazza
seguivano il ritmo delle onde,
la vedevo correre,
ritornare a vivere.



"L'ANGELO NERO"

L 'angelo nero è tornato
a bussare alla mia porta.
E' entrato
senza che me ne accorgessi.
Nel silenzio assoluto
dei suoi passi inesistenti,
mi avvolge nel suo manto
fatto di fumo e di tenebre.
Muta creatura
della notte più buia,
mi hai preso
senza che un lamento
venisse fuori dalle mie labbra gelide,
bianche come la cera.
Ora sono anch'io una creatura della notte,
una sorta di vampiro
assetato di via, assuefatto di morte,
faccio parte del tuo mondo allucinante.
Voglio solo fuggire via nell'oscurità,
spiegare le mie ali di pipistrello
e volare lontano
nella notte che adesso sento d'amare.
Fuori il fiume sta scorrendo,
dentro il fuoco non si spegne
mai un momento,
ed io come ti sento, io ti sento!
E tu angelo nero,
ormai vivi nell'oscurità della mia anima
come una candela accesa
che va spegnendosi lentamente
ma che non si consuma.





"LA LEGGENDA DI CAMILLA"


Chi di realtà si nutre

defunta ombra del nulla eterno è,

chi ai sogni crede,

la collera del tempo affamato

vincerà nei secoli.

Fra i castelli fatati dei mie sogni

Illa io ti sto inseguendo,

è la tua leggenda.

Gelosi folletti la raccontano in sogno.





"Una notte di duemila anni or sono,

Camilla, una leggiadra ed esile ancella,

scrisse nel suo cuore:

“L’amor non vien da me, la fede stanca illusione,

la mia tenera età fior che appassisce,

ai sogni affido il mio avaro destino”.

Disperata ma senza lacrime,

corse verso quel dirupo che dominava quella valle

incantata da filtri magici, popolata da gnomi,

e da lassù altissima si gettò

gridando al vento prima di schiantarsi al suolo:

“Io vivo e vivrò per sempre”.

Sopra quella valle,

il tempo arrestò la sua corsa affannata

e, come per incanto, tutto restò immutato.

Ed ancor oggi, duemila anni dopo, il viandante solitario

che ignaro non conosce la storia di lei

ed attraversa quell’angusta e remota valle,

senza veder né capir nulla,

ode nel leggero mormorio del vento,

l’eco della voce del fantasma di lei

che ripete ancora:

“Io vivo e vivrò per sempre”."



Sì, nella mia fantasia,

tu Illa sei viva

e vivrai per sempre

con me.

"LA FAVOLA DI UNA PICCOLA LACRIMA"


Da una bimba e un pianto

nacque lei

piena di paure e ingenuità,

chiara e traparente

dai suoi occhi si affacciò

e da quelle ciglia sottili

piano piano scese giù.

Attraversò quel viso

dai lineamenti dolci

pulito di bambina

e per il mondo

sola sola

s’incamminò.

Ma era troppo ingenua

non conosceva il male

e la sua vita

era già in pericolo.

E passarono in fretta gli anni

e anche le stagioni

venne presto l’inverno

portando con sé la pioggia.

Tante grandi gocce

cadevano giù dal cielo

tutte insieme,

erano prepotenti

si spingevano tra loro

si bisticciavano.

La dolce lacrima ben presto

si trovò sommersa

cercò di ribellarsi

ma era troppo buona

e non aveva la forza.

Così per non morire

pensò di tornare

dentro quegli occhi

dov’era nata.

Sola e stanca

cercò quella bambina

la cercò dovunque

e la trovò alla fine.

Ma era ormai cresciuta

non era più bambina

il suo viso era truccato

non si ricordò di lei

e la cacciò via con forza.

Così la povera lacrima

restò proprio sola

in balìa di tutti

senza alcuna difesa.

Vagava per il mondo

ignorata da chiunque

sembrava invisibile

trasparente

proprio come una lacrima.

E venne il sole

e con la sua luce

forte forte

la illuminò.

Ma era ormai vecchia

allo stremo delle forze

e lentamente

si sciolse da sola.

Finisce così

la sua insignificante vita

la sua insignificante storia

e nel silenzio

la gocciolina muore.

Così è il mio destino

la storia di quella piccola lacrima

è uguale alla mia.






CLAUDIO CISCO "Presentazione e Bibliografia"



P R E S E N T A Z I O N E

CLAUDIO CISCO nasce il 18-10-1964 a Messina.

Malinconico e meditativo per natura, rivela sin da piccolo, in trasparenza, una sensibilità profondissima ed una straordinaria vocazione per lo scrivere. Scrittore inquieto dall'animo agitato e tormentato, amante della solitudine, esordisce nel 2004 col suo primo libro COME SONO DENTRO, dove la sua natura romantica e dolce si fonde meravigliosamente con la sua indole malinconica e funerea facendo germogliare liriche di ineguagliabile purezza. Ma la sua ispirazione sempre fervida non ha limiti ne' confini. Decide così di ampliare il suo percorso letterario spaziando nel campo della narrativa. Nasce l'anno dopo il libro COLEI CHE BREVEMENTE FU E CHE MAI IN VITA CONOBBI, nel quale il senso del mistero e la paura della morte si innalzano a vita sospinte dalla forza del sogno e dall'incanto dell'immaginazione, attraverso pagine delicatissime e di commovente bellezza nelle quali impeto del racconto e capacità fabulosa si armonizzano con arte. Libro successivamente modificato leggermente nel testo con due diverse copertine rispetto all'originale. Nello stesso anno sente l'esigenza di fare presa sui lettori e rischia coraggiosamente dando alle stampe il libro IL VECCHIO E LA RAGAZZA, un libro-scandalo che si schiera contro tutte le convenzioni sociali e ogni forma di moralità a difesa d'una libertà d'espressione illimitata e senza freni. Il libro fa molto parlare di se' ma incuriosisce, viene successivamente riscritto dall'autore col titolo LA FINE DELLA CICOGNA in una nuova stesura nella quale vengono aggiunti nuovi concetti. Nel 2006 torna al suo vecchio amore: la poesia, e crea il libro LA MIA ANIMA E' NUDA, dimostrando ancora una volta la sua impossibilità di essere e di realizzarsi in un mondo che nega tanto più crudelmente la felicità, quanto maggiore è la nostra virtù. Spinto dalla sua indomabile e istintiva creatività sempre ricca di idee ed emozioni, prosegue nel 2007 verso la strada della lirica e partorisce il suo quinto libro IL SILENZIO NEL SILENZIO. Una vera rivoluzione è in atto nel poeta. L'accessibilità immediata dei suoi versi, viene sostituita da un'accurata e sofisticata ricerca del vocabolo. La sua solitudine estremamente privata senza sbocchi, si apre di colpo al mondo che lo circonda attraverso tematiche di più ampio respiro. Segno evidente d'un artista, e d'un uomo prima, che sa continuamente rinnovarsi come un istrione della scrittura, capace di sorprendere ogni volta. Sempre nel 2007 raccoglie 40 sue poesie tratte dai libri di liriche scritti in precedenza e dà alla luce il libro SENSAZIONI. Focalizzando sempre più la sua genialità creativa e rinnovandosi continuamente da schemi originalissimi da lui stesso creati, scrive ANIMA SEPOLTA, un'espressione poetica d'avanguardia, alternativa, dove fobie ossessive e fantasmi interiori, esternandosi, si tramutano con sepolcralità in energie negative lugubri e macabre, segni indelebili d'una morte interiore eternamente rassegnata nel misterioso mondo della follia e dell'inconscio. Si cimenta poi in un monologo in prosa surrealista di carattere cerebrale e filosofica APOCALISSE MENTALE. Nel 2008 compone altri 2 libri in versi EROS E MORTE (poesie erotiche e dark) e LA LUNA DI PETER PAN, nel quale il romanticismo predomina velato da una indefinibile tristezza. Nel medesimo anno raccoglie tutte le sue liriche assieme a passi significative delle sue prose e scrive il libro TUTTO SU DI ME. Esterna poi tutto il suo amore per il mare dedicando interamente ad esso il libro di poesie L'ANIMA DEL MARE.



B I B L I O G R A F I A

-COME SONO DENTRO

-ANIMA SEPOLTA

-APOCALISSE MENTALE

-COLEI CHE BREVEMENTE FU E CHE MAI IN VITA CONOBBI

-IL VECCHIO E LA RAGAZZA

-LA MIA ANIMA E' NUDA

-IL SILENZIO NEL SILENZIO

-SENSAZIONI

-LA FINE DELLA CICOGNA

-EROS E MORTE

-LA LUNA DI PETER PAN

-TUTTO SU DI ME

-L'ANIMA DEL MARE











"IO L'HO VISTA"

Io l'ho vista

quand'ero ancora adolescente

e mi sentivo solo,

in quel freddo pomeriggio d'inverno

nel silenzio

in quella grotta buia coperta da fronde.

L'ho vista

nella sua nudità d'angelo

librarsi in volo con le sue ali dorate,

mi ha parlato

con la sua voce dolce e suadente.

L'ho vista, lo giuro!

anche se nessuno mi vuol credere,

mi ha detto di non svelare il suo segreto

che da allora è anche il mio.

Nella notte delle stelle cadenti

sono tornato nel punto dove mi è apparsa

ma non ho veduto più nulla

silenzio assoluto anche del vento,

ma una luce brillante si è accesa

subito dopo che sono andato via.





A TE MARIETTA (1855-1872)


A te Marietta!
che se sei stata la gioia, l’amore di qualcuno.
A te Marietta!
che non ti ho vista mai.
A te che t’immagino come un fiore
che sboccia, fiorisce e muore senza dolore:
chi potrà mai piangere o lodare
la tua cruda e gelida pietra
che forte ed imperterrita
sembra sfidare la collera del tempo?
A te Marietta!
che ti penso sempre
come una dolce ragazza vestita di bianco
che con il bruno dei tuoi capelli
formi un vistoso e sublime color di primavera
a te che guardando la tua tomba
mi s’incenerisce il cuore.
A te Marietta!
che nessuno un volto ti sa dare
e che con insistenza la tua immagine m’immerge
nel lontano passato della tua vita.
Non so chi tu sia stata
né saprò mai il motivo della morte che presto ti colpì
ma so con certezza che questa è la tua pietra
e che in essa il tuo corpo giace.
A te Marietta!
scrivo queste righe
per aggrapparmi all’illusione di un lontano ricordo
che mai ci fu.


Dedicata a colei che brevemente fu
e che mai in vita conobbi






LA SPOSA DEL MARE

Il suo corpo appartiene solo al mare
fedele sposa e amante del potente Nettuno.
Avanza elegante tra schiere di pesci
nel suo abito bianco,
spuma di cristallo
dal riflesso lunare.
Avanza la sposa sopra le onde,
cadono fiori dal cielo stellato
cielo che si confonde col mare,
brezze di vento
alitano accanto,
leggero un profumo di conchiglie
si diffonde sulle coste.
E' un rito la sua danza
sulle acque in controluce,
lontano s'ode un canto.






"IO E LA MORTE"


Note dell'Autore:
"Non vi fate sedurre, non esiste ritorno, non c'è nulla dopo, morrete come tutte le bestie divorati da vermi".

E' un paese morto. Strade malinconicamente deserte, aria pesante, spaventosamente tetra. Furtive ombre si sparpagliano e si riuniscono subito dopo, quasi per sentirsi meno sole. Silenzio assoluto interrotto soltanto da voli di pipistrelli, da rintocchi lugubri di campane. Porte chiuse, finestre sbarrate, occhi atterriti ed impotenti che, dagli usci delle case, spiano lei, signora e sovrana, padrona di tutti noi. Lungo mantello nero, teschio in faccia, bastone per reggersi, curva lei cammina zoppicando e lentamente, sola ed indisturbata. Nessun muro potrà fermare la sua falce. Ha in mano un taccuino verde speranza dove vi sono annotati i nomi e le ore di coloro i quali deve ancora chiamare ed uno nero morte con i nomi di chi ha già rapito con sè. Bambini, continuate il vostro girotondo e ridete di lei che vi sembra così buffa e troppo lontana. Ragazzi innamorati, stringetevi forte l'uno all'altra, tra sogni e amore, lei non si commuoverà e verrà a prendervi lo stesso.
Uomini e donne, ac(edited)ulate glorie e tesori, lei non si farà comprare e alla sua venuta tutto dovrete lasciare. Vecchi, raccomandate le vostre anime a Dio, lei non avrà paura e sarà molto più vicina di quanto possiate pensare. Gente chiusa nelle vostre case, cos'è questo silenzio? Musica! e ridete forte, e scherzate forte, continuate il vostro ballo in maschera, recitate la commedia della vita, ma sul più bello tu sentirai bussare alla tua porta. Inutile ogni tentativo di fuga o di gridare aiuto, interromperai la danza, toglierai la maschera, abbandonerai la tua dama e le tue damigelle e andrai nostalgicamente deluso con lei, più non tornerai; un istante di silenzio in casa tua insufficiente anche per piangere e poi, immediatamente, lei rialzerà il sipario e riaccenderà le luci e la musica e la danza, imperterrite, ricominceranno senza più una maschera: la tua. Sì, lei porterà anche te in quel malinconico recinto di foglie morte ed alberi spogli e stecchiti
e il tuo corpo straccio, sdraiato si confonderà tra quelli che lì ci son già da tempo. Io, di colpo, evito le braccia di chi vuol fermarmi e scappo giù in strada da solo e le corro dietro: "Perchè?" le grido con disperazione, "perche devo morire?" che male ho fatto per non poter vivere per sempre? Dimmi che ho un'anima, un respiro che vivrà in eterno. Dimmi che il mio sangue non è il liquido d'un automa, che il mio cuore non è un motore, i miei nervi non sono fili sottili uniti tra di loro fatalmente,la mia mente non è un computer. Vedi io ti parlo, ti sento, sono felice, sono triste, ho paura, so scrivere una poesia. Ti prego signora sovrana, tu che sei l'unica che puoi, risparmiami, non farmi morire. Io amo un fiore, una coccinella, un bimbo, amo la vita". Lei si ferma e mi guarda in faccia. E' strano ma di colpo non ho più paura. E' così naturale osservarla in volto, come se si trattasse di un incontro indispensabile, sembra quasi una figura viva, e pensare che la immaginavo diversa e cattiva. Lei mi risponde: "Va' via ragazzo, tua madre t'aspetta a casa, e ricorda sempre, tu potrai anche essere come me per un solo istante morendo, ma io non potrò mai essere come te quando risusciterai in eterno. Poi mi volta le spalle e girando l'angolo scompare. Io rimango confuso, triste e felice nello stesso istante e piangendo divertito, correndo, torno a casa.




"APRITI CON ME"

Non puoi fuggire da te stessa, non devi nasconderti anche da me. Ormai io ti conosco sai, è come se leggessi dentro i tuoi pensieri. Nei tuoi occhi da troppo tempo spenti ma bellissimi e di straordinario colore, vedo riflessa chiaramente come per magia la tua anima. Il tuo sguardo avvilente, etereo, quasi lunare smaschera questo tuo essere creatura persa, come chi è presente solamente col corpo ed è lontana mille anni luce con la mente Ma io provo ad immaginare il fascino di quel tuo viso che sarebbe capace di ipnotizzare chiunque se solo potesse ritrovare la bellezza e la spensieratezza del suo sorriso. Ti prego: apriti con me! Non chiuderti tenendoti tutto dentro, forse non trovi le parole, non sai da dove cominciare. Parlami del malessere che ti opprime e dal quale credi di non poterti liberare. Ci sono segreti, esistono paure in te, lo sento. La tua vita è un mare in tempesta ed il tuo futuro lo vedi annebbiato, hai già pianto parecchio fino a prosciugare ogni lacrima ma dall'amarezza e lo sconforto di questo tuo dolore, ne uscirai fuori e per sempre, se lo vorrai veramente. La mente mia ora precipita in fondo alla tua, e in simbiosi con i tuoi stessi tormenti scopre un'ombra, intravede una solitudine profondissima, si perde nel labirinto del tuo mistero lasciandosi del tutto rapire dalla angoscia che ti possiede. Come fari abbaglianti nel buio, i tuoi pensieri negativi sparano su me ma non mi uccidono, mi danno più forza. Ti scongiuro: apriti con me! Io ti ascolterò con attenzione e pazienza senza giudicarti affatto ma cercando di comprenderti, calandomi al tuo posto. Ora dimmi perchè ti consumi così, cosa c'è che mi nascondi, c'è un pericolo che incombe o un demone alle tue spalle. Dimmi tutto ciò che vuoi, qualsiasi cosa o confidenza, fammi partecipe di ogni tua sensazione, io sono pronto a seguirti con cura, ovunque ed a qualunque costo, finchè mi permetterai di farlo, amica mia! Non odiarti in questo modo ma rendi il bene per il male, prova finalmente ad amarti un pò, scaccia via dalla tua vita la tristezza, i fantasmi della notte, distruggi definitivamente la disperazione. Sento che un sogno, una speranza sopravvivono ancora sepolti dentro il tuo io, ti chiedono luce, entusiasmo, poesia, invocano tenerezza. Ti supplicano soltanto di non arrenderti al male ma di lottare, di non perdere la fiducia in te stessa, sanno che se vuoi ce la fai, puoi riscattarti aprendo gli occhi che tieni bendati. Insegui quel sogno e quella speranza, fallo con volontà e coraggio, credendoci fino in fondo, ti accorgerai che sono più vicini e raggiungibili di quanto tu possa pensare. Fai piovere amore su di te, apri la porta del cuore, quanto c'è di puro, di meraviglioso tu l'avrai. Coltiva e lascia germogliare quegli amori trascurati ed abbandonati in fondo al tuo cuore, sai bene che ci sono ancora, ti stupirai piangendo di gioia nell'osservarli fiorire nella tua giovane vita. Credimi, ti prego ascolta queste mie parole: apriti con me! Io sono qui con te per aiutarti. Non c'è sbaglio o colpa alla quale non si possa rimediare, non esiste sconfitta in grado di annullarti e non è mai troppo tardi per riemergere. Adesso sei solo caduta ma ti giuro e sono certo che presto ti rialzerai e rinascerai con più forza e più amore di prima. Credici, credici, credici!
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OMBROSI PENSIERI
OMBROSI PENSIERI
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IL TUO ANGELO BAMBINO

Messaggio da CLAUDIOCISCO »

IL TUO ANGELO BAMBINO

In segreto,
un amore
ti dorme accanto,
muto ed invisibile,
ha soltanto occhi per guardarti
e mani che non possono stringerti.
Della sua malinconia
non ti accorgi,
quando lo guardi
e non lo vedi,
quando lo accarezzi
e non lo senti.
Come un fantasmino
si aggira per la stanza,
urla a volte
per destarti dal sonno
ma invano
e poi di nuovo tace
vinto dalla tua indifferenza
più solo e più piccolo di prima.
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CLAUDIO CISCO DA BAMBINO
CLAUDIO CISCO DA BAMBINO
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LIRICHE CON IMMAGINI

Messaggio da CLAUDIOCISCO »

Claudio Cisco è nato a Messina dove ha sempre vissuto. Malinconico e meditativo per natura, rivela sin da piccolo in trasparenza una sensibilità profondissima ed una straordinaria vocazione per lo scrivere. Sospinto da un innato talento e da un'incessante ispirazione artistica che si alimentano progressivamente col trascorrere del tempo e con le esperienze di vita, segue parallelamente sia la strada della poesia, sia quella della narrativa, restando fedele ad un genere che richiama allo stile romantico e triste ma con notevoli slanci verso l'onirico e il misterioso, sempre attentissimo e portato verso introspezioni psicologiche.


R I S U S C I T A M I

Maestro, ho tanto bisogno di un miracolo

trasforma la mia vita e tutto in me

da tempo non vedo più la luce

hanno spento già la mia gioia di vivere

umiliato la mia speranza,

vedo i miei sogni cancellati tristemente

lacrime di solitudine bagnare i miei occhi.

Maestro, non ho altro che io possa fare

solo tu hai tutto il potere,

sono seppellito come Lazzaro in questo sepolcro di disperazione

c’è un macigno che Satana ha messo davanti.

Maestro, chiama il mio nome ti prego

ascolterò con fede inginocchiato la tua voce

rimuovi la pietra delle mie paure e chiamami ad uscire

fai rivivere i miei sogni: liberami!

Sospinto dalla fede che c’è in te

sicuro d’una vittoria che tu solo dai

risuscitami.









ESISTONO SILENZI

Esistono silenzi
in cui vedo scorrere parole
come un fiume in piena
sul diario della vita,
ma non è la mia mano
che le scrive.
Esistono silenzi
nei quali vedo scorrere una lacrima
come stilla di rugiada
sul mio volto,
ma non sono io
che la verso.
Esistono silenzi
che mi fanno sentire un alito di vita
che come un profumo di mille fresie
mi accarezza il volto,
silenzi magici
in perfetta sintonia col mio indefinibile anelito.
Ora sento e comprendo
che il cuore dell'universo
palpita all'unisono col mio respiro
e allora chiudo gli occhi,
e cerco di ascoltare nel silenzio
la dolce melodia di quegli istanti.
Sono attimi che parlano d'amore,
che mi rapiscono con loro,
e in quei momenti
trovo anche te.



EROS E MORTE

Eros e morte
camminano insieme,
l'uno a fianco dell'altro,
dall'origine dell'universo
sino all'eternità.
Non può esistere il sesso
senza l'incombente presenza della morte,
e non si può morire per sempre
se non si sparge prima su questa terra il seme dell'amore.
Ogni essere umano comincia a morire
da quando un orgasmo lo genera,
e conserva nella memoria d'una lapide
parte di quell'amore che non separa la vita dalla morte.
Non c'è maga Circe capace di convincere Ulisse
col dono dell'immortalità,
e non esiste spada di Damocle sul punto di crollare
che spaventi l'uomo
perchè quest'ultimo,
ostinato e vanitoso,
innamorato di quel breve soffio che è la vita,
è pronto a sfidare persino gli dei
pur di amare e morire,
respirando fino all'ultimo alito di vita,
sfruttando anche l'ultima goccia di sangue che arrivi al cuore.
Dinanzi a tanta meravigliosa presunzione di vitalità
anche l'Onnipotente resterebbe senza parole.
Immagine




MADRE E FIGLIO

Perchè sei così sporco, figlio mio?
sembri il figlio di nessuno!
Ho fatto l'amore per la prima volta, madre!
con una grande signora.
Perchè l'hai fatto, figlio mio?
c'è il tempo giusto per ogni cosa.
Volevo farlo, madre!
non volevo avere rimpianti.
Ma sei impazzito, figlio mio!
hai imboccato una strada sbagliata.
Forse sto sbagliando, madre!
ma abbiamo sentito di farlo sulla terra e nel fango.
Tu hai perso il senno della ragione, figlio mio!
non ascolti più neanche tua madre.
Io ti voglio ancora bene, madre!
ma oggi ho scoperto di avere un'altra madre:
è questa terra che stringo nelle mani,
e l'aria che sto respirando,
e la natura, il mondo, l'universo
e tutto ciò che mi sta intorno.
E quando mi sentirò triste e solo,
mi arrotolerò con gioia nel fango,
soffierò felice sulla polvere delle mie mani,
bacerò i fiori dei campi
e mi laverò la faccia con l'acqua dei ruscelli.
Non ti capisco e non ti riconosco più, figlio mio!
ma come parli?
Io invece ora mi conosco bene, madre!
parlo col linguaggio dell'amore!
E darei tutto quel che ho
pur di trasmetterti la felicità che ho dentro.




ESTASI LUNARE


Vedo l’inviolabile notte implorare,

mi muoverò lentamente in un arido silenzio

come un gatto protetto dalla sua torpidezza,

cullerò un’infinità di rumori e di fumo

e a stento la notte ritroverà la sua pace.

Vedo un lucente angelo esanime,

infido torcerò gemme colorate

e vagherò nudo, tedioso e inerte

tra i docili fremiti degli antri di donna

e a stento l’angelo ritroverà la sua forza.

Vedo un’incantevole regina piangere,

rifiorirò tra le grinfie dell’amore e della vita

nel perduto e meraviglioso oblio rosso

sussurrando poesie tra le spire d’una stella

e a stento la regina ritroverà il suo sorriso.

Vedo una bambina perdere la sua infanzia,

insidierò ancora l’umidità delle tentazioni,

eviterò l’abbaglio dei cristalli

cancellando anche il sapore della nebbia

e a stento la bambina ritroverà il suo gioco.

Ma nel solenne splendore delle mie visioni

della notte, dell’angelo, della regina

e persino dell’innocente bambina,

attenuerò il lacerante taglio dei ricordi

e danzerò nell’estasi lunare.






L’ABISSO


Ho spiato l’abisso dell’anima mia

spalancando gli occhi incredulo

a quel buio senza fine, senza luce.

Ho teso la mano

a toccare il fondo

dove frammenti vagano

in cerca di pace.

Un dolore profondo a fiotti

come magma infuocato

travolge ogni cosa.

Ferite aperte

mai rimarginate

ormai senza più riposo

anelano carezze.

I miei occhi impotenti

ora scrutano tutto il mio dolore,

nel buio piangono lacrime

che brillano di sole.




BIMBA


Quella notte, avvolta in una nuvola calda,

una pallida luce nei tuoi occhi

sussurrava mille parole,

nascondeva mille segreti.

Ti guardavo,

ascoltavo il tuo respiro,

sentivo i tuoi pensieri scivolare nel regno delle ombre.

Avrei voluto seguirti anche lì

per proteggerti nel sonno,

tenerti per mano,

stringerti,

ascoltare battere il tuo cuore.

Ma sono rimasto immobile a guardare il tuo viso.

Angelo che socchiudi gli occhi,

nell’istante in cui abbassi le palpebre,

porta nei tuoi sogni

il mio ultimo sorriso per te.

Il tuo viso

si distendeva dolce come non mai

mentre la mia mano scivolava leggera

donandoti sulla guancia l’ultima carezza.

Dormi bimba mia, ti sussurravo piano

per non svegliarti,

e vicino a te provavo a chiudere gli occhi anch’io

come fossi di colpo tornato bambino nella culla,

e insieme attendevamo la nuova alba

mentre nel soffitto, anche quella notte,

brillavano miriadi di stelle.






SOLITUDINE E LIBERTA'

"Solitudine è libertà,
libertà è solitudine.
Voglio essere completamente solo
per sentirmi veramente libero."






MISTERIOSO MARE

Segni sull'acqua,
note solitarie,
disperse armonie
come lettere d'amore,
come onde svanite
al rossore di un timido tramonto.
Onda sull'onda
voli di gabbiani che si rincorrono giocando
in un unico suono,
ed io che
sulla riva ti attendo
impercettibile richiamo d'amore.
E per pochi istanti
è come se la mia anima
viaggiasse lontano dalla terraferma
per fondersi con tutti i mari del mondo,
strana sensazione che mi fa sentire
come un verme attaccato ad un amo.
Misterioso mare
dimmi chi sei e che vuoi da me,
sott'acqua
ho cercato il tuo nome,
dall'onda
emerge il tuo viso.




:B :B
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IL MARE E LA BAMBINA
IL MARE E LA BAMBINA
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ebre
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Messaggio da ebre »

Ti ringrazio per aver inserito le tue poesie. Sono tutte belle, ma mi è piaciuta in modo particolare quella intitolata "Esistono silenzi". Potrebbe essere una peghiera!
A volte presi dalla nostra frenesia non abbiamo, o non vogliamo trovare, il tempo per ascoltare quei silenzi. Ma se ci soffermiamo ci rendiamo conto che danno molto di più delle cose materiali

:)
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CLAUDIOCISCO
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Claudio Cisco

Messaggio da CLAUDIOCISCO »

CLAUDIO CISCO nasce a Messina. Appassionato dell'arte in tutte le sue forme e manifestazioni, trova prestissimo la propria realizzazione artistica nella letteratura, anche perchè sollecitato sin da giovanissimo da una innata predisposizione verso la scrittura che si è rivelata sempre viva e costante. Compone incessantemente sia in linguaggio poetico che in quello prosaico. Tra i temi trattati dall'autore con maggiore interesse durante questo cammino letterario spiccano l'amore per l'adolescenza e più in generale per la giovinezza, la continua e spasmodica ricerca di un contatto quasi epidermico con la natura come rifugio personale fin quasi a sentirsi in perfetta simbiosi con essa, la sempre presente attrazione verso l'irrazionale e l'indefinito che trova nel mondo della fantasia e dell'onirico, del misterioso e del fabuloso, la pià alta espressione della sua creatività. Malinconia e tristezza, desiderio d'evasione e tematiche esistenziali ma anche romanticismo e psicologia dell'animo umano, rappresentano i sentimenti e le attitudini più consoni all'autore che traspaiono riflessi emergendo attraverso i personaggi da lui creati che sono sempre gli ultimi e i disadattati, i sensibili e gli incompresi. Una fondamentale svolta nella creatività dell'autore, è stata data dalla sua recente conversione alla religione evangelica e cristiana che, avvicinandolo fortemente alla fede, gli ha permesso un radicale cambiamento di sentimenti e tematiche delle proprie opere, facendolo aprire conseguentemente all'ottimismo e alla certezza della speranza. I testi sprizzano da tutti i pori gioia e positività che hanno sostituito quel buio e quella negatività che vi aleggiavano prima della conversione.




STELLA DEL MATTINO


Bentornata stella del mattino

ancora dai miei occhi sgorga pianto:

che giorno è questo in cui tu dormi ignara,

mentre io già veglio sui miei fantasmi antichi?

Ti sveglierà l’odore del bosco

e il lento dischiudersi di altri baci.

Avrai suoni e colori anche per oggi.

Io, soltanto la tristezza.





SULLE ALI DELLA FANTASIA


Per tutta la vita ti ho cercata

graziosa adolescente io ti ho sognata

e nel mio cuor già dipinti

v’erano i tuoi quadri pieni di colori e fantasia.

E un bel giorno di primavera

la tua voce lontana l’ho sentita vicina

mia dolce principessina,

finalmente hai trovato il tuo amato principe.

Nel tuo mondo fantastico sono entrato con te

rivivendo le fiabe nei tuoi quadri dipinte

rifugiati insieme come creature senza tempo.

Abbiamo viaggiato nel cielo ricco di luci e colori

accarezzati dal sole e cullati dal vento,

abbiamo cavalcato vicini le ali della fantasia.

In quel mondo bambino tutto brillava

ed era trasparente, ed era luminoso

e come nelle fiabe tutto era possibile.




PULEDRINO

È una piccola bellezza la sua
in tutti i sensi,
con quelle gambette ancor deboli.
Venuto alla luce da una settimana,
ha sempre un’aria incuriosita
per tutto ciò che di nuovo gli sta intorno.
È completamente nero come la notte,
con soltanto un piccolo raggio di luce sulla fronte;
fa tenerezza con quel corpicino che appena nato muove i primi passi.
Non so... ma questa piccola creatura
possiede una bellezza estranea a questo mondo, una novità
due occhietti dolci che osservandoli ti fanno innamorare di lui.
Ora, disteso fissa il vuoto
chissà a cosa pensa!
le sue orecchie attente aspettano qualcosa di curioso.
Appena la sua mamma si muove
lui la segue come se avesse paura di rimanere da solo,
in questo mondo che sente ancora straniero.
Con quelle lunghe gambette e tutto il suo corpicino
scoprirà pian piano la vita
e non sarà più un gioco.
E chissà,
forse un giorno sarà libero di correre lungo i campi
da solo con la sua raggiante bellezza.




QUANDO I NOSTRI SOGNI DIVENTERANNO AMORE


Mi lascerò trascinare dal vento

ascoltando la dolce melodia dei gabbiani,

diventerò leggero come una piuma

e navigando tra oceani di nuvole, ti ricorderò.

Con la punta delle dita sfiorerò le stelle,

e mi nutrirò della loro luce,

danzando tra magiche aurore.

Volerò come un angelo immortale

e a cavallo di una stella cometa,

giungerò sino in fondo al tuo cuore.

Sfiorando leggermente le nostre labbra,

ci guarderemo ancora una volta,

ed esalando il nostro ultimo respiro,

ci baceremo all’infinito

trasformandoci in polvere di stelle.

E ci rivedremo in un’altra vita,

quando saremo tutti e due sogni

o quando i nostri sogni diventeranno amore.





OCCHI DI GATTA

Occhi oblunghi d'ambra e smeraldo
percorsi dai sentieri dell'eden.
Oasi sconfinati di terre e fuoco
solcati dai fiumi dell'anima.
Mondi lontani d'amore e odio
abitati da abissi profondi.
Occhi di gatta
inafferrabile enigma.



INFANZIA LONTANA


Storia d’una infanzia lontana

ricognizione di un mondo

pietrificato nei ricordi.

È il canto della memoria

che si eleva

è profondo, sentito, cercato.

In esso

si rincorrono

gli attimi che hanno lasciato una traccia.

Rivivono anch’essi

insieme alle cose, alle persone familiari

ai sogni di più remote stagioni.

La memoria mi appare così

come immagine sovrapposta al presente

e i suoi impulsi,

ritornando dal passato,

s’intrecciano sinfonicamente,

trovano una finale armonia.



L'ARMONIA DEL CREATO

Da ogni notte buia
rinasce sempre il sole
così come dal bruco
fuoriesce ogni volta una crisalide.
E fra una stella lassù
ed una lucciola quaggiù
nessuna distanza, la stessa luce.
Tra Dio e l'ultimo insetto creato
nessuna differenza,
la stessa perfezione e l'identico amore.
Ogni cuore che palpita,
anche il più piccolo che esista nell'universo,
è un battito di vita e d'amore.



AL DI LA' DELLA SIEPE

Odore di foglie di menta

bagnate in una notte estiva

circondate dalle lucciole

nel giardino della mia infanzia.

Ascolto,

a testa in giù come un acrobata,

l’eco delle tue parole

incontrare i miei pensieri,

sottile momento di comunione

al di là della siepe.




LA LUNA DI PETER PAN

Sentirsi eterni adolescenti
o addirittura curiosi bambini
alla meravigliosa scoperta del mondo.
Presi per mano dalla fantasia,
sospesi fra le nuvole
tra favole ed eroi,
viviamo nella città dei sogni.
In fondo
siamo creature talmente vulnerabili e fragili
che finiscono per provare realmente
i sentimenti e le emozioni che immaginano.
E rifiutare di crescere,
fuggire dalle proprie responsabilità,
annullare la vecchiaia e cancellare la morte.
Tutto è ingenuità,
disarmante stupore,
poetica avventura,
tenerissima immaturità.
Avere per amici solamente
gli artisti,
gli uccelli,
gli acrobati,
gli angeli
e tutti coloro i quali
con i piedi per terra
un senso non hanno.
Viaggiare con la mente,
leggeri come piume
che non atterrano neanche senza vento,
col dono dell'immunità'
verso i problemi pratici quotidiani,
incontaminati dalla crudeltà del materialismo.
Noi siamo Peter Pan,
affetti da una sindrome cronica
che non si potrà mai curare
e che si nutre ogni giorno
di nuovi colori, nuove sensazioni,
abbiamo la luna sempre negli occhi
siam pronti a raggiungerla in ogni magico istante.
Siam veramente malati e patologici?
o forse siamo solo
più fortunati di altri,
capaci di essere noi stessi.
Credo che siamo davvero vicini a Dio
e veniamo da un mondo
che sta al di là.
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Fiorella77
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Messaggio da Fiorella77 »

:) bella!!!
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LE MERAVIGLIE DI GESU'

Messaggio da CLAUDIOCISCO »

QUEL MARE

In quei giorni
ero triste,
disperatamente solo,
ateo,
col cuore chiuso nel ghiaccio.
Per fuggire dal mondo,
lontano da tutto e da tutti,
mi rifugiavo lì nel solito posto
sulla spiaggia in riva a quel mare.
Quante volte ho pianto!
volevo capire,
essere amato,
tornare bambino,
e parlavo al mare della mia solitudine.
Più volte seduto sopra quella sabbia
ho provato ad alzarmi di scatto
per andare incontro al mare
sempre dritto fino ad annegare.
Desideravo affidare
a quelle acque a me così care
il mio corpo,
e farla finita per sempre.
Ma qualcosa invisibile e forte
mi ha sempre fermato
proprio sul punto di farlo,
oggi che sento Gesù nel cuore
capisco che è stato Lui a bloccarmi.
Adesso la mia vita
è completamente cambiata in positivo,
torno spesso in quel posto
ma non mi sento più solo.
Gesù è con me,
sento gioia, felicità, certezza,
ho dentro una ricchezza immensa
non spiegabile a parole.
E' una potenza d'amore, una luce infinita,
e quel mare che prima mi parlava di morte
o non mi rispondeva affatto,
oggi comunica col linguaggio della pace.



LA SPIRITUALITA'

Esiste da sempre e per sempre in noi,
in fondo alla nostra anima,
qualcosa indefinibile
ma estremamente preziosa e vitale
capace di renderci immortali,
invincibili,
simili a Dio,
e che non può essere in nessun modo
annullata o distrutta.
Questo meraviglioso dono
che ci è stato regalato con amore
è la nostra spiritualità.
Immersi nel fango dell'errore e della disperazione
o sprofondati nel mare dei nostri guai,
essa ci trascinerà con se' sconfiggendo la morte,
risorgeremo dalle macerie
con una straordinaria forza di vita e d'amore
sollevandoci fin lassù
perchè noi siamo nati per vincere.



SENTIRE GESU' NEL CUORE

Oggi ho capito
una cosa molto importante
che soltanto chi sente veramente Gesù nel cuore
può comprendere:
la vita è meravigliosa,
è un dono bellissimo
che ci è stato regalato con amore
e per questo va vissuta con gioia ed entusiasmo
fino in fondo.
E se spesso accadono cose brutte e tristi,
non è perchè siamo sfortunati
o perchè il male regna sovrano,
oppure perchè siamo stati abbandonati al nostro destino,
c'è invece un qualcosa di bellissimo
celato dietro quel male,
come un meraviglioso e definitivo riscatto futuro
che noi per adesso con gli occhi mortali e terreni
non possiamo neanche concepire o immaginare.
Per questo io ho fatto la scelta più importante
della mia tormentata e solitaria esistenza:
"ho messo la mia vita nelle mani di Gesù Cristo"
e per la prima volta in vita mia
scrivo di Gesù e per Gesù.



GESU' IO TI AMO

Gesù!
io ti sento vicino, molto vicino
fin quasi a sfiorarti.
Per troppo tempo non ti ho creduto
e ho vissuto come se tu non esistessi,
perso in strade buie senza sbocchi.
Tutte le porte mi parevano chiuse,
ero preda di ansia e tristezza
immerso in una solitudine senza fine.
Sopravvivevo ossessionato ed atterrito
dall'idea d'invecchiare e morire,
schiavo della lussuria e della pornografia
non capendo che la carne è morte e lo spirito è vita,
il male aveva inquinato persino i miei scritti.
Oggi tutto è cambiato come per magia
da quando finalmente aprendo il mio cuore
io ti ho accettato con fede nella mia vita.
Ogni cosa mi appare nuova e bellissima
vedo tutto ciò che c'è dentro e fuori di me
con occhi totalmente diversi.
Hai riempito la mia anima d'una purezza fortissima
come se in un momento avessi cancellato tutti i miei peccati
purificandomi come un bambino, ero caduto e mi hai rialzato.
Ora amo te Gesù, gli altri e la vita
ho smesso di chiudermi vigliaccamente
ma sento forte il bisogno di aprirmi all'universo che mi circonda.
Vorrei tanto fare del bene, aiutare e trasmettere al mio prossimo
questa gioia che provo dentro
e che vorrei condividere con tutti.
C'è una nuova luce che brilla nei miei occhi
e l'ispirazione poetica è cresciuta diventando positiva e bellissima
mentre prima scrivevo dolore e autodistruzione.
Ho compreso che senza di te
c'è il vuoto e regna la paura,
nulla ha senso o valore e si è vulnerabili e infinitamente deboli.
Tutte le porte si aprono da sole.
Piccoli grandi prodigi
mi sorprendono giorno per giorno
rinnovandomi continuamente e progressivamente.
Ed io non posso più tornare indietro
ora che ho sperimentato
l'importanza della tua presenza nella mia vita.
Da ora in poi griderò al mondo intero:
Gesù io ti amo col tutto il mio cuore più della mia stessa vita
e ti adorerò per sempre.
Perchè con te vicino
nientre potrà più abbattermi
o farmi del male.
Solo luce e amore
tu hai riservato
per me!
Leggendo la tua parola,
nelle profondità del mio spirito,
una capacità di penetrazione talmente forte
vivifica.




LUCE

Quando nel buio della notte
perdutamente solo
come un bambino prego,
sento nascermi dentro una forza improvvisa
calore ed energia mi esplodono nel corpo,
ed è di nuovo LUCE nella mia anima
di nuovo LUCE dentro i miei occhi
gioia nel cuore
festa di sorrisi.
Quando invincibile
il male sembra sconfiggermi
ed ombrosi pensieri mi spingono verso la morte
una potenza positiva forte come un fuoco
scorre divampando nelle mie vene
ed è di nuovo LUCE nella mia anima
di nuovo LUCE dentro i miei occhi
pace nel cuore
libertà nella mente.
Quando con brividi di freddo
la paura mi assale
ed io credo di non farcela più
una voce intima mi infonde coraggio
pronta ad aiutarmi mi tende la mano
ed è di nuovo LUCE nella mia anima
di nuovo LUCE dentro i miei occhi
amore nel cuore
equilibrio nella mente.
Quando terrorizzato d'invecchiare e di morire
solo senza compagna e senza amore
sono schiavo del terribile pensiero che la mia vita non abbia senso o valore
tu cancelli di colpo questa mia agonia
la tua presenza rende preziosa la mia esistenza
ed è di nuovo LUCE nella mia anima
di nuovo LUCE dentro i miei occhi
serenità nel cuore
comunione con te attraverso la mente.
E' di nuovo LUCE, LUCE e soltanto LUCE!
E spariscono le tenebre
fuggono da me fantasmi e demoni
è sconfitto il serpente.
Solo LUCE, LUCE, e per sempre LUCE.
Ed io ora so
che non smetterai mai di illuminarmi.







PREGHERÒ

Pregherò per chi mi ha creato
e per te che mi sei sconosciuto,
per chi nel deserto arso dal sole
brama un sorso d’acqua
e per chi nel freddo degli inverni
batte i denti esposto alla neve.
Pregherò per chi crede di cambiare
qualcosa con una guerra,
e allo stesso modo pregherò
per chi suda nella valle della vita,
mentre scuote con fatica
le zolle della propria terra.
Pregherò per chi cura le piaghe del corpo
non vedendo le ferite della propria anima,
pregherò anche quando da te
sarò cacciato, non capito
perché solo di parole sarò vestito
e di fede consolato.
Pregherò accettando
il tuo passo nel mio confine
condividendo senza spartire,
imparando a servire prima di mangiare
porgendo rispetto perché anche tu come me
non rimanga da solo ma faccia parte di un tutto.
Pregherò per chi è rinchiuso
dentro o fuori le mura,
che sia prigioniero d’ingiustizie
o per le proprie colpe,
per chi è un re e si sente povero
e per chi è povero ma si sente un re.
Pregherò per i tuoi azzardi
perché non di sola mano sarà il peccato
ma conteranno anche gli sguardi
di chi umilia con occhi e gesti,
pregherò per chi non crede
e per chi da poco ha imparato a farlo.
Pregherò senza giudicare perché ho peccato più di te
io che non so neanche il tuo nome,
pregherò senza limite alcuno
e ancor più per chi ha offeso
nella speranza che scopra
il valore di un perdono.
Pregherò
chiunque tu sia
alla luce del sole
o nel buio di questa notte
perché tu mi abbia al fianco
qualunque sarà la nostra sorte.










VIAGGIO NELL'ANIMO DI UNO SCRITTORE: CLAUDIO CISCO

Claudio Cisco è nato a Messina dove ha sempre vissuto. Malinconico e meditativo per natura, rivela sin da piccolo in trasparenza una sensibilità profondissima ed una straordinaria vocazione per lo scrivere. Sospinto da un innato talento e da un'incessante ispirazione artistica che si alimentano progressivamente col trascorrere del tempo e con le esperienze di vita, segue parallelamente sia la strada della poesia, sia quella della narrativa, restando fedele ad un genere che richiama allo stile romantico e triste ma con notevoli slanci verso l'onirico e il misterioso, sempre attentissimo e portato verso introspezioni psicologiche.



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FIGLIA DEL VENTO

Messaggio da CLAUDIOCISCO »

FIGLIA DEL VENTO

Lei è nata sulle rive del Sindh,
aveva lunghi capelli neri,
sua madre la lavò nel fiume
suo padre le cantò una canzone tribale.
E' nata mentre arrivava l'inverno,
le capanne erano fredde.
Crescendo ha teso la mano
la sua voce voleva parlare
ma la gente volgeva lo sguardo altrove.
Ha camminato a piedi scalzi
e ballato sotto la luce del sole
mentre i violini sembravano piangere in musica
e i vecchi del campo narravano misteriose leggende.
L'hanno vista fare l'amore sulla terra nuda
parlare agli animali
sfogliare i petali d'un fiore
giocare prendendo per mano i bambini del campo.
Lei leggeva il destino
vedeva l'anima riflessa negli occhi
poi in silenzio
riprendeva il suo cammino.
E' una Rom figlia del vento
la sua strada è lunga e faticosa
ma è libera e felice di essere quel che è:
la vita è andare verso dove non sai.



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www.attraversandoilsole.co.nr
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"La ragazzina che guarda il mare---"Nisida"

Messaggio da CLAUDIOCISCO »

NISIDA
(tratta dal libro "Enigmi interiori")

Sconosciuta Nisida, sacerdotessa del male
misteriosa, imprendibile, diabolicamente angelica
dimmi ti prego: chi sei?
Fai parte del mio mondo mortale
o ti ha partorito la mia immaginazione?
Sei una creatura di carne e ossa
oppure un'entità figlia di magia e misteri?
Ogni notte ed alla stessa ora
puntuale mi rapisci col tuo campo magnetico
invisibile alone che dà piacere e uccide
e mi traforma in alieno uguale a te
estrema lotta fra carne e spirito
drammatico calvario di orgasmi e morte.
Ti scongiuro Nisida
svelami il tuo complicatissimo enigma
e rivelami se è donna o fantasma
colei che di notte fa l'amore con me.
Amabile folle creatura
da quale mondo vieni?
che poteri hai?
che specie di demone sei?
Non ho paura di te, sai
ma le conseguenze di questa tua presenza in me
non sono in grado di controllarle.
Io so da sempre
di non essere normale
legato da un cordone ombelicale alla solitudine
perso nei labirinti dell'angoscia
sospeso tra le forze del bene e quelle del male
aggrappato solo all'arte ed alla sua creatività.
Ma tu inafferrabile Nisida
sei una lama affondata nella mia carne
una voce lunare che mi guida la mente
ed hai disintegrato ogni equilibrio
ormai sono folle più dei folli.
E' tempo di portarmi con te, seducente Nisida
questo mondo non è più per me
la mia anima è troppo inquieta e gitana per rimanere ancora,
ho conosciuto solo tenebre
ora voglio entrare nella luce.
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Messaggio da ebre »

Grazie veramente bella!! Immagine
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Poesie sugli animali

Messaggio da CLAUDIOCISCO »

MEDUSA

Chioma di Medusa
ha i suoi tentacoli stesi sul letto.
Salice piangente
sul colle d’illusioni,
la luce dell’alba l’accende
fonde le fronde col cielo infuocato,
disegna l’ombra e il profilo
amaro e sommesso ... dolce e sottile ...
... fiero e slanciato.
Occhi penetranti come fari di luce,
inestinguibili fonti di vita,
pozzi profondi, impercepibile essenza
dolce presagio di un amaro futuro
prova incombente di vita e di morte.




AQUILA DALLE GRANDI ALI

Salti per il mondo,
e in cima
in un attimo ti ritrovi,
da quell'altezza
sei tu la padrona,
niente potrà più fermarti.
Aquila dalle grandi ali
ti stagli di profilo,
i tuoi occhi
puntano la preda.
Cosa ricordi di te stessa?
forse il fiore che ti generò,
il respiro del fuoco,
l'aria aperta.
A chi somiglia?
della natura sei complice
bocca bellissima.
Non avrò timori,
il sentiero è dritto
e la ghiaia è bianca.
L'erba che raccoglierai
sul ciglio ti basterà,
e gli anni futuri
ti vedranno fiera
in cima alla montagna.
Ed io saprò dove cercarti:
nel tuo nido.



OCCHI DI GATTA

Occhi oblunghi d'ambra e smeraldo
percorsi dai sentieri dell'eden.
Oasi sconfinati di terre e fuoco
solcati dai fiumi dell'anima.
Mondi lontani d'amore e odio
abitati da abissi profondi.
Occhi di gatta
inafferrabile enigma.




PULEDRINO

È una piccola bellezza la sua
in tutti i sensi,
con quelle gambette ancor deboli.
Venuto alla luce da una settimana,
ha sempre un’aria incuriosita
per tutto ciò che di nuovo gli sta intorno.
È completamente nero come la notte,
con soltanto un piccolo raggio di luce sulla fronte;
fa tenerezza con quel corpicino che appena nato muove i primi passi.
Non so... ma questa piccola creatura
possiede una bellezza estranea a questo mondo, una novità
due occhietti dolci che osservandoli ti fanno innamorare di lui.
Ora, disteso fissa il vuoto
chissà a cosa pensa!
le sue orecchie attente aspettano qualcosa di curioso.
Appena la sua mamma si muove
lui la segue come se avesse paura di rimanere da solo,
in questo mondo che sente ancora straniero.
Con quelle lunghe gambette e tutto il suo corpicino
scoprirà pian piano la vita
e non sarà più un gioco.
E chissà,
forse un giorno sarà libero di correre lungo i campi
da solo con la sua raggiante bellezza.





AL MIO CANE

La tua presenza
colmava il vuoto
della mia oziosa solitudine,
spesso mi contrariava
il tuo lungo abbaiare
che ora mi manca da morire.
Mostravi tutta la tua gratitudine
stendendoti ai miei piedi
e mi contemplavi,
parlavi con gli occhi
ci capivamo
nell’incrociarsi dei nostri sguardi.
Ci ritrovavamo sempre
nel nostro mondo
pieno d’abitudini,
forse
non ero solamente il tuo padrone
ma il vero amore.
Oggi non ci sei più
la tua festosa compagnia
si è dissolta
nella morte
ricoperta
dalla nuda terra.
Ma per me
rimani sempre una ferita aperta
incancellabile ricordo dentro al mio vuoto
nel ripiombato abisso
d’un’altra e più profonda
solitudine.





FARFALLE

Le ali son come petali
di fiori colorati,
e con eleganza
volano posandosi sui prati.
Ed è in festa la radura
per quelle piccole creature sospese in aria,
sorride gioiosa
la natura tutta.
Un’esistenza tanto fragile
quanto bella e preziosa la loro
che dura solo qualche giorno,
il tempo di imparare a volare e farsi ammirare.
Ma a differenza degli uomini
accomunati dallo stesso destino,
son felici ugualmente mostrando di apprezzar la vita
e spensierati si godono
la loro breve gita terrena.
Son consapevoli
d’aver concorso fino in fondo
a far stupire gli uomini
e colorare il mondo.




IL DELFINO E IL GABBIANO

Volava il gabbiano
nel suo pezzo di cielo dipinto di bianchi voli
permeato dei dialoghi striduli
intessuti di piume leggere.
Nuotava il delfino
nel suo giardino azzurro fatto di onde amiche
scomparendo in esse
e riemergendo poco più in là.
Ma un giorno il gabbiano
volò in un pezzo di mare
e il delfino si immerse
in un giardino di cielo osando sognare.
E lì si incontrarono
in quella terra di mezzo che è l’orizzonte,
in quello spazio infinito dove si affacciano i sogni
che è approdo felice di pochi.
Allora il gabbiano disse al delfino:
quali sono i tuoi sogni?
e il delfino rispose: volare e i tuoi?
il mio sogno è imparare a cavalcare le onde, rispose il gabbiano.
E il gabbiano e il delfino si presero per mano
e insieme divennero maestri e scolari l’uno dell’altro,
scoprirono la forza di essere in due
e di saper sognare.
Quando venne il momento di separarsi
il gabbiano disse "addio" e riprese il suo volo
"addio" rispose il delfino
e scomparve nel blu.
Ma il suo cuore di oceano
aveva messo le ali
così come il cuore di aliante del gabbiano
che adesso solcava i mari.
Erano a conoscenza entrambi
che prima o poi si sarebbero incontrati nel cielo o nel mare
ormai sapevano essere mare e sapevano essere cielo
e all’orizzonte potevano essere sogno.


IL SERPENTE

Un'eco
insegue la mia fuga,
è una lingua di fuoco
che tutto brucia
e che quando mi raggiungerà
consumerà il mio essere.
Il vortice
si avvicina sempre di più,
gira
sempre più forte,
e il suo buco nero,
al centro,
mi risucchia,
mi avvolge.
Annaspo nel turbinio
ed ho paura di toccarti
per non contaminare anche te
e trascinarti con me
nell'immenso occhio nero.
Vedi accanto a te
il grande serpente
che oscilla fra te e il futuro?
Vedi
le sue lingue di fuoco
che bruciano tutto davanti ai tuoi passi?
E non senti i suoi piedi
calpestare la polvere,
bruciare nella cenere?
Ridicolo essere umano,
non puoi vincere
una potente soprannaturale forza.
Ti prego
guarda accanto a te:
è il tuo serpente!





LA POESIA DEL GABBIANO

E' arrivata esultante
la stagione del gabbiano,
è tempo di migrare
verso terre lontane
per scoprire nuovi segreti,
nuove sensazioni.
Un nuovo giorno
è oggi,
per spiccare il volo
sulla superficie del mare aperto,
sull'orlo dell'oceano,
per volteggiare sulla cresta dell'onda.
Vola nel vento gabbiano!
vola più in alto che puoi,
non ti fermare.
La mia penna
saranno le tue ali,
i miei versi
la tua scia.
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OCCHI DI GATTA
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Poesie sui bimbi

Messaggio da CLAUDIOCISCO »

IL TUO ANGELO BAMBINO

In segreto,

un amore ti dorme accanto,

muto e invisibile,

ha soltanto occhi per guardarti

e mani che non possono stringerti.

Della sua malinconia non ti accorgi

quando lo guardi e non lo vedi,

quando lo accarezzi e non lo senti.

Come un fantasmino si aggira per la stanza

urla a volte per destarti dal sonno ma invano

e poi di nuovo tace

vinto dalla tua indifferenza

più solo e più piccolo di prima.







BIMBA

Quella notte, avvolta in una nuvola calda,

una pallida luce nei tuoi occhi

sussurrava mille parole,

nascondeva mille segreti.

Ti guardavo,

ascoltavo il tuo respiro,

sentivo i tuoi pensieri scivolare nel regno delle ombre.

Avrei voluto seguirti anche lì

per proteggerti nel sonno,

tenerti per mano,

stringerti,

ascoltare battere il tuo cuore.

Ma sono rimasto immobile a guardare il tuo viso.

Angelo che socchiudi gli occhi,

nell’istante in cui abbassi le palpebre,

porta nei tuoi sogni

il mio ultimo sorriso per te.

Il tuo viso

si distendeva dolce come non mai

mentre la mia mano scivolava leggera

donandoti sulla guancia l’ultima carezza.

Dormi bimba mia, ti sussurravo piano

per non svegliarti,

e vicino a te provavo a chiudere gli occhi anch’io

come fossi di colpo tornato bambino nella culla,

e insieme attendevamo la nuova alba

mentre nel soffitto, anche quella notte,

brillavano miriadi di stelle.










BAMBINO SEMPRE


Mi hai chiuso gli occhi

che avevo avuto in dono

per farne pianto

ai confini dell’aurora.

S’è fatta sera

senza ch’io vedessi giorno

incatenato al limbo

e nudo di carezze.

Ti ho reso il cuore

che non ha mai ricevuto amore

sfogliando petali

agli angoli del sogno.

Non più domani

per noi che abbiamo ali

recise in volo

verso il paradiso.

Pensami stella,

stanotte veglierò in silenzio,

bambino sempre

per mano del destino.


:$



in foto l'autore C. Cisco bambino:
http://img22.imageshack.us/img22/4787/iypiu.jpg
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colei che brevemente fu e che mai in vita conobbi

Messaggio da CLAUDIOCISCO »

ALL’INTERNO DELLA CHIESA
Ed io mi trovavo lì per la prima volta davanti alla chiesa e stavo per varcare la soglia.
Quella porta color rosso porpora sempre chiusa, l’unico giorno che desideravo ardentemente entrarvi, stranamente la trovai socchiusa in atto di chi invita a farlo. Cautamente, portando avanti il piede sinistro, poi il destro, tastando con la mano, aiutandomi con un pezzo di legno trovato lì per difendermi da possibili spiacevoli incontri, un po’ come quel cieco che cammina aiutandosi col tatto sconoscendo ciò a cui va incontro, io pian piano, in questo modo entrai. La prima vista varcando la soglia, fu quella di una stanza polverosa, vuota, abbandonata da tanti anni ormai. Il silenzio veniva interrotto a squarci da strani rumori che ora vi entravano, ora vi uscivano dalla finestra, perché quella stanza aveva una finestra sbarrata, arrugginita che sporgeva dietro la chiesa verso altre tombe. Ai lati del tetto v’erano appesi due quadri che portavano foto raffiguranti due Madonne quasi sbiadite. I due quadri erano piccoli e le due Madonne però erano diverse l’una dall’altra. Una aveva l’espressione triste, compianta, l’altra sembrava un po’ più rassegnata certa di trovare ristoro nella carità cristiana, nell’aiuto di Dio. Nel guardare quei quadretti che spiccavano in mezzo al muro bianco, in parte smangiato, mi vennero in mente tutti coloro che dovevano essere ricoverati lassù in tempi passati, confortati dall’aiuto della Madonna ed io immaginavo i dolori, i pianti, le preghiere, le invocazioni che ora tornavano come un’eco nella stanza che sembrava pacata, addormentata, serena, straordinariamente elevata al cielo. In cima al tetto, v’era appeso un lampadario a forma di cerchio che teneva strette delle lampadine spente, alcune delle quali consumate dal tempo, come quelle candele che vengon meno affievolendosi dinanzi all’altare. Da quella stanza, vi si entrava in un’altra tramite un’apertura uguale alla prima però senza più porta. Entrando, per terra, vi erano pezzi, schegge di legno penso della porta stessa. In quell’altra stanza di dimensioni e di atmosfera simili alla prima, io vedevo la cosa più bella: un crocifisso intatto, vivente, a grandezza d’uomo, con uno sguardo fisso che sembrava dire: “Venite a me voi tutti che siete afflitti ed io vi consolerò”, e chissà quanti moribondi del passato così han fatto. Intorno alla stanza, v’erano delle sedie, almeno una ventina, alcune delle quali rotte. Penso servissero per ascoltare la messa, lo capivo infatti osservando un vecchio incensiere abbandonato per terra come un barbone addormentato, e lì vicino, boccette di vetro, calici e roba simile che riconducevano facilmente alla comunione e all’estrema unzione, sacramenti che accompagnavano e insieme infondevano speranza in quel luogo di sofferenza e disperazione. Sopra quel crocifisso carismatico che io continuavo ad ammirare del tutto rapito, v’era una chiesetta in miniatura uguale a quella dove io mi trovavo. Credo che sia stata posta sopra l’immagine del Cristo, per simboleggiare l’elevazione divina dei perseguitati dalle malattie verso Dio stesso, tramite suo figlio Gesù. La terza ed ultima stanza nel bassopiano della chiesa, era anch’essa come le altre, anch’essa conteneva delle sedie, una decina circa, sparse sparpagliatamente. Per terra, v’era un escremento umano che mi fece intuire che qualcuno prima di me, doveva essere salito fin lassù, mi domandavo chi, visto che la porta la trovavo sempre chiusa.
Nell’angolo più nascosto della stanza, come un cane orfano del padrone singhiozza e s’accovaccia per terra, silenziosamente, così v’era posto un organo con una tastiera unica e scordata, da tempo mai più suonato.
Io, d’istinto, mi avvicinai e provai a schiacciare quei tasti polverosi e molli ma non vi usciva suono, solo silenzio, eppure io avvertivo, nel tastare quell’organo, una celestiale melodia che sembrava trascinarmi in paradiso.
E pensavo che tutti coloro ch’eran morti lì, e furono davvero tantissimi, ora dovevano essere felici per l’eternità. E così la mia pietosa compassione divenne certezza, come il chiarore d’una luce lontana che si scorge alla fine di un tunnel, in mezzo a tanto buio. Non so dirvi cari lettori, se quelle strane sensazioni che avvertivo lì dentro, erano dovute a fenomeni paranormali o a suggestioni naturali, certo è che sia l’una, sia l’altra ipotesi eran perfettamente valide visto la misteriosità di quel posto.
Poi, di colpo, restai senza fiato ed immobile e cominciai subito dopo con passi certi e misurati, a dirigermi verso un sottoscala dove saliva una scala pericolante a chiocciola. Lentamente provai a salire cercando di arrivare in quella finestra misteriosa per affacciarmi anch’io da dove sembrava ci fosse il fantasma d’una dolce ragazza vestita di bianco con i capelli al vento, ma più salivo e più mi accorgevo che il rischio aumentava. La scala infatti cominciava a cigolare, era fatta di uno strano tipo di legno.
Io, ormai del tutto rapito da quell’incantesimo, ero lì deciso a salire sino in cima come se quella scala simboleggiasse il mistero ma, ad un certo punto, la vidi spezzata, non ho mai saputo il perché né se poi più su sarebbe ritornata sana, ma l’impressione che ebbi in quel momento, fu quella che qualcuno o qualcosa inspiegabile, non volesse farmi arrivare nemmeno ad un quarto dell’altezza di quella chiesa. Così, deluso, ritornai indietro, chiusi la porta, e ormai coraggioso e forte, mi avviai al di fuori per scoprire fra le antiche tombe, quella che ormai sembrava fortemente vicina, sembrava fortemente chiamarmi.


TRA LE ANTICHE TOMBE
Non appena uscii dalla chiesa, mi trovai perso tra le tombe antiche dell’Ottocento, ma nello stesso tempo ero felice perché sentivo che quell’entità che mi stava chiamando, era vicina anche se molto probabilmente perduta fra tutte quelle che mi circondavano. Mi trovavo in un vialetto, una specie di villa tutta stile ottocentesco. Al centro, come una passerella, vi era una strada lunga e stretta che finiva proprio davanti alla porta della chiesa. Ai lati di questa specie di passerella, tra l’erba altissima, si protendean fiere le tombe dell’Ottocento.
Erano tantissime, una accanto all’altra, una più insigne dell’altra. Da lontano mille statue, mille volti, sembravano uno solo che mi guardasse, che mi spiasse, sì mi spiasse, perché l’impressione che chiunque salisse lassù proverebbe, sarebbe quella di essere attentamente spiato, osservato con un occhio meticoloso e scrupoloso, come se tanta gente sconosciuta ed invisibile, vivesse con lui e intorno a lui, in altre dimensioni. Tutto ciò a me non suscitava paura. Io mi sentivo come uno straniero che dopo un lungo e faticosissimo viaggio, scampato fortunatamente ad un grave pericolo, superstite e sopravvissuto insieme, si trovasse involontariamente in un luogo prima d’allora sconosciuto, in mezzo a gente strana ma ospitale e cordiale che gli fa tanta festa, proprio perché mai nessuno da tempo veniva a trovarli. Così, con questa impressione, sentendomi ben accetto e perfettamente a mio agio, io camminavo scrutando le tombe una per una, leggendo e rivivendo la storia gloriosa d’ognuno di loro, osservando i loro volti, le loro espressioni, i loro baffi lunghissimi, i loro vestiti così strani per i giorni nostri, ma così nobili, così perfettamente intonati. Vi erano anche i bambini di quel secolo, vestiti come tanti marinaretti, in particolare mi colpì uno di loro di circa nove anni che io volli chiamare col nome di Beniamino. Cari lettori, non posso descrivervi come vorrei, una per una, quelle numerosissime tombe, sarebbero davvero troppe e non sarebbe giusto nominarne alcune e altre no, quindi essendo tutte interessanti, mi limito a dirvi che vorrei prestarvi per un attimo i miei occhi che le han viste già, per farvi capire quanto in realtà erano belle e pittoresche.
Completamente assorto in un mistico silenzio, ad un certo punto, sentii dentro di me, una voce fortissima che mi chiamava da una direzione ben specifica e mi trovai, inconsciamente sospinto, di fronte ad una strana tomba antica, anch’essa dell’Ottocento. Restai ancora più silenzioso e assorto. Vedevo questa tomba. Provavo a darle un’immagine, una sagoma, una figura visto che non v’era un volto. Cercavo di immergermi nella sua lontana vita. Mi domandavo chi fosse, perché mi stesse chiamando, che cosa volesse da me, dove si trovasse la sua anima adesso, se mi vedesse, se mi sentisse, se fosse magari vicino a me. Come il contrapposto del mare che in profondità è pieno di vita, di alghe che nascono e muoiono, di pesci che mangiano altri pesci, di continue lotte per sopravvivere, e in superficie appare immobile e tranquillo, così erano i miei mille interrogativi che all’esterno non trasparivano perché io ero apparentemente calmo. Quella pietra era per me come una dolce ninnananna che cullava e portava a riposare tutti i miei incessanti pensieri. Il suo silenzio profondissimo era la sola ed unica risposta. In quella tomba senza un volto, v’era scritto semplicemente: “A Marietta Cianciolo, di Domenico Cianciolo e di Enrichetta Stagno d’Alcontres” e poi sotto: “D’animo e di modi soavissima, ebbe celestiali virtù, serena bellezza, e non compié 17 anni. O amore nostro, come faremo infelici senza di te?”. Chi era questa strana ragazza protagonista del racconto? Com'era la famiglia dalla quale proveniva?


NOTIZIE STORICO-BIOGRAFICHE SULLA FAMIGLIA CIANCIOLO

I Cianciolo vissero agli inizi dell’Ottocento un po’ a Termini Imerese, un po’ a Santo Stefano di Camastra, allo stato di nobili in decadenza, di origine nobiliare antichissima.
Nella metà dello stesso secolo, le guerre e le continue epidemie che colpirono la Sicilia specie la zona di Palermo, dovettero farli emigrare a Messina, più relativamente tranquilla. In poco tempo i Cianciolo presero in mano la città a causa di numerose cariche politiche che erano state a loro attribuite. Dalla conoscenza di altre famiglie altolocate messinesi, crebbe in particolare l’amicizia che poi si tramutò in parentela grazie a parecchi matrimoni, con la famiglia dei Principi Stagno d’Alcontres che ancora oggi fa sentire la propria autorità sulla città, sia pure in forma minore essendo ormai in via d’estinzione il ceppo di famiglie nobili. Per ragioni di non esclusivo rapporto col racconto, ricordo ancora una volta, di non voler dare accurate informazioni sui Principi d’Alcontres, e di volermi invece soffermare sulla stirpe nobiliare, ormai estinta, dei Cianciolo, prendendo ora in esame le caratteristiche nobiliari di suddetta famiglia.


CARATTERISTICHE NOBILIARI DEI CIANCIOLO
L’arma cioè lo stendardo dei Cianciolo, era di colore azzurro, al braccio destro di carnagione alias armato al naturale impugnante una mazza di nero circondata da tre stelle d’argento.
Il nonno di Marietta, barone Vincenzo Cianciolo, patrizio messinese, tenente colonnello di fanteria, cavaliere mauriziano e della Corona d’Italia, decorato della medaglia d’argento al valor militare, figlio del barone Giuseppe e del fu barone Vincenzo e della prima moglie Girolama Aidone degli antichi Principi d’Alcontres e della fu Lucrezia Giano.
Il fratello di Marietta, Ernesto, assessore municipale, cavaliere della Corona d’Italia, due volte sindaco di Messina.
Il padre di Marietta, Domenico, già senatore di Messina, figlio del fu barone Vincenzo e della seconda moglie Maria Balsamo dei Principi dei Castellacci, marito di Enrichetta Stagno d’Alcontres dei Principi d’Alcontres.
Mentre la famiglia Stagno d’Alcontres continua ad esercitare un certo potere anche oggi sulla città, in forma minore, così non lo è per la famiglia Cianciolo che è decaduta a livello di nobiltà. Infatti, dopo accurate ed approfondite indagini, sono venuto a conoscenza che i pochi ceppi della famiglia suddetta esistenti attualmente, non sono neppure a conoscenza della loro antica nobiltà, neanche per sentito dire. Comunque oggi nella città di Messina, è rimasta solo una via che richiama a questa gloriosa famiglia ed è stata intitolata a Vincenzo Cianciolo, che era il nonno di Marietta, come precedentemente accennato.



DESCRIZIONE DELLA TOMBA DI MARIETTA
Situata proprio alle spalle della chiesa a una decina di metri circa, era visibile anche da molto più lontano. Portava in alto un marmo di circa 3 metri, rettangolare, firmato dallo scultore Antonio Saccà che era uno dei più illustri scultori messinesi dell’Ottocento. In cima al marmo completamente bianco con qualche disegno artistico dello stesso colore ma un po’ più ricalcato, vi era un cerchio dove sicuramente doveva esservi stato il volto di Marietta che stranamente, era sparito, forse solo da quella tomba, poiché i volti delle altre statue erano ancora tutti al loro posto. La mancanza di esso, la deducevo dai segni che erano ancora visibili all’interno di quella specie di cerchio creato apposta per inserirvi il volto stesso. Alla base, la tomba era completamente nuda senza l’ombra d’un fiore, come del resto ogni tomba di lassù, era davvero troppo il tempo passato dalla sua morte. Circondata da erba alta non curata e da trifogli, aveva intorno una catena arrugginita che avvolgeva completamente la sua lapide e quella del padre che era sepolto, accanto alla figlia, dentro la stessa catena. La tomba di lui però, anche se uguale per struttura e dimensione a quella di Marietta, aveva il volto infisso sul marmo. Era un uomo anziano, Domenico Cianciolo, un volto pallido, sereno, occhi incavati ma dolcissimi che mostravano una bontà delicata, velata, un’educazione composta, si vedeva dallo sguardo che era un nobile. La tomba più vicina a quella di lui e della figlia, era posta alla immediata destra, un paio di metri distante. Apparteneva ad una neonata vissuta appena 10 giorni dal 7 al 17 aprile del 1872. La bimba, dal nome non italiano, si chiamava Aline Wolf. Era una tomba a forma di bara di dimensioni uguali alla piccolissima bambina morta.
Il coperchio era addirittura mezzo scoperto, e lì sopra mi sedetti io a contemplare la pietra di Marietta, fra due tombe, una di una bambina di 10 giorni, l’altra di una ragazza di 16 anni che mi ricordarono ciò che io da sempre sapevo, che la morte non ha età. Ad esser sincero, non è che la tomba di Marietta avesse qualcosa, dal punto di vista estetico, di superiore rispetto alle altre, anzi ve ne erano di molto più belle anche di ragazze della sua stessa età, ma quella tomba era straordinariamente diversa da tutte le altre, sembrava vivere, parlare, gridare, pareva avesse un disperato bisogno di comunicare con me. Cominciarono così le mie illusioni sulla sua tomba mentre mi addentravo sempre più in questa storia che ha veramente dell’insolito, dell’incredibile.



ILLUSIONI SULLA TOMBA DI LEI
E così, quasi tutte le mattine, io salivo lì illudendomi di farle compagnia, di parlare con lei e di essere ascoltato. Nonostante fossi arrivato all’ultimo anno delle scuole superiori e quindi prossimo agli esami di maturità, avevo quasi smesso di studiare. La mattina, anziché andare a scuola, mi recavo al cimitero. Il pomeriggio, invece di studiare, frequentavo biblioteche e archivi storici per avere notizie sulla vita passata di lei. Ero diventato proprio un folle o forse lo ero anche prima, ma Marietta mi diede il famoso colpo di grazia. Ero perso, irrecuperabile. Di questa storia non ne parlai mai con nessuno né con amici né con i miei genitori. Volevo restasse un segreto ed ero consapevole che, anche se l’avessi detto a qualcuno, nessuno mi avrebbe capito e creduto, nessuno avrebbe potuto giustificare il mio comportamento. Ma ero felice così, non volevo coinvolgere nessuno, solo io e lei e nessun altro. Non mi importava più di nulla ormai né degli amici né della scuola, avevo trovato il mio vero motivo per vivere. Non esisteva pioggia o temporale capace di fermarmi, io ero lassù, ai piedi della sua pietra, col freddo e col caldo, col sole o con i fulmini. Le portavo rose sempre fresche, le compravo nuovi portafiori, curavo la sua tomba nei minimi particolari, guai se v’era un insetto fuori posto, io la rimettevo subito come doveva essere. In poco tempo, nonostante fosse una tomba antica, era diventata la più bella e curata dell’intero cimitero grazie a me. Vivevo immerso in queste magiche illusioni senza che lei mi avesse dato, in quei giorni, alcun segno di gradire le mie attenzioni. Io, nell’ingenuità della mia giovane età, mi ero quasi convinto che ormai lei fosse la mia ragazza. Ma la cosa più bella che ho fatto in quel periodo è stata quella di scriverle, proprio come un innamorato, tre poesie:

A TE MARIETTA (1855-1872)
A te Marietta!
che se sei stata la gioia, l’amore di qualcuno.
A te Marietta!
che non ti ho vista mai.
A te che t’immagino come un fiore
che sboccia, fiorisce e muore senza dolore:
chi potrà mai piangere o lodare
la tua cruda e gelida pietra
che forte ed imperterrita
sembra sfidare la collera del tempo?
A te Marietta!
che ti penso sempre
come una dolce ragazza vestita di bianco
che con il bruno dei tuoi capelli
formi un vistoso e sublime color di primavera
a te che guardando la tua tomba
mi s’incenerisce il cuore.
A te Marietta!
che nessuno un volto ti sa dare
e che con insistenza la tua immagine m’immerge
nel lontano passato della tua vita.
Non so chi tu sia stata
né saprò mai il motivo della morte che presto ti colpì
ma so con certezza che questa è la tua pietra
e che in essa il tuo corpo giace.
A te Marietta!
scrivo queste righe
per aggrapparmi all’illusione di un lontano ricordo
che mai ci fu.

Dedicata a colei che brevemente fu
e che mai in vita conobbi




L’IMMAGINE
Un bagliore improvviso
squarcia la mia mente assente
e dall’ignoto all’ignoto
ora fugge ora torna, ora torna ora fugge.
Pallida e soave
di dolcezza inebriata
m’appar dinanzi
ancor e sempre.
Nitida sagoma,
a tratti t’avvicini
di colpo, opaca t’allontani.
Le sciolte tue trecce
dal terreno mondo sembran distaccarmi
trascinandomi in sconosciute dimensioni
dove neanch’io so chi ero, chi sarò.
Fulgidi gli occhi tuoi
m’abbaglian forte
ed io ti sento in me
o sconosciuta immagine
di profondo mistero velata.
Non un volto, non una realtà
solo negletti ed esili fiori
ed un’antica tomba assopita accanto
per trattenere forte
l’enigma della tua sorte.



DESCRIZIONE D’UN RITRATTO FUNEBRE

Da lassù, in uno strano sogno, Marietta mi narrò del giorno in cui morì.
Quel suo lontano ricordo del 28 settembre 1872.

“Ancor limpido era il sole della mia giovinezza
anche se lì fuori con pioggia e vento
battea la morte alla mia porta
e con voce certa ma affannata forte mi gridava:
«Vieni Marietta, presto vieni».
Ricordo lontanamente che in un primo momento
un brivido di paura m’assalia fino a farmi tremar
ma poi aprendo nuovamente gli occhi
il composto sguardo di mio padre il mio coraggio mi ridiede
e mentre un prete mi donava l’estrema unzione,
io sentivo di dover andare fra le secrete cose.
Scendean dalle scale le mie cugine
tristi apparentemente ma contente e fredde nell’animo,
mi facean pena vederle illudersi ancor
di quella lor vana ricerca della terrena bellezza
che come un fiore dal petalo si strappa
e appassendo muore.
Suonava l’organo un bimbo mai in vita conosciuto
ma che allora sembraa d’averlo visto da sempre
e in quella dolce musica
stancamente mi si chiudean gli occhi
mai rinnegando quella serena bellezza
che sempre in vita m’avea contraddistinta.
L’ultimo mio sguardo nel pallore della morte
era rivolto verso mia madre
che addolorata ma mai rassegnata
l’ultimo bacio mi donava.
Ed ora dopo che il tempo tante orme ha cancellato
i miei pensieri son tanti ieri che nell’ignoto fuggon lontano
ed il mio oggi così come domani è armoniosa luce”.

E fu così
che dal sogno mi destai
completamente assente.


APPARIZIONE D’UNA FIGURA SOGNANTE
I giorni passavano in fretta, ne erano trascorsi una ventina circa dal giorno in cui vidi per la prima volta la tomba di Marietta, ed eravamo quasi alla fine del mese di gennaio. Io mi addentravo sempre più in questa insolita storia, lasciandomi ormai del tutto rapire dalla forza dei miei sogni, della mia fantasia, della mia immaginazione. Non riuscivo più a distinguere il limite oltre il quale il sogno svanisce per far subentrare la realtà. Sogno e realtà erano diventati per me un tutt’uno. Vivevo la mia illusione con gioia, entusiasmo, voglia di avvicinarmi sempre di più finché, proprio verso la fine di gennaio dell’anno 1984, quello che da sempre sognavo, stava per trasformarsi in realtà e avvenne così quello che più ci penso e più mi accorgo che ha dello straordinario, dell’incredibile. Finalmente ora, io potevo vedere Marietta.
Dolcemente chinata, quasi curva su quella che era la sua tomba, di abiti ottocenteschi vestita, illuminata da un raggio di luce come un tremulo brillio rapito così fugacemente dall’infinita luce divina, la vidi mentre coglieva quei fiori che io stesso le avevo portato sulla sua pietra. Li coglieva uno dopo l’altro fino a formarne un mazzo, poi si slegò una treccia dal bruno dei suoi capelli, e legò insieme quei fiori dai colori misti che profumavano di primavera. Io la osservavo attentamente, meravigliato e confuso, ma senza aver paura, una figura così sublime non poteva infondere timore ma solo tenerezza e profonda commozione. L’unica cosa che riuscivo a connettere nella magia di quell’istante, era che quella ragazza che stavo osservando, aveva un aspetto identico a come io stesso l’avevo immaginata.
Poi lei alzò il capo dolcemente, mi guardò e mi sorrise mostrandomi lo splendore d’un volto angelico pallido e soave, contornato da un alone di mistica bellezza, puntando i suoi occhi scuri penetranti, dritti e fissi sui miei, ed io, non potendo pur volendolo spostare i miei occhi in nessun’altra direzione, sostenni come ipnotizzato il suo sguardo.
E fu così che in quella mattina di gennaio, nobile nel portamento e aggraziata nei gesti, misteriosamente affascinante lei mi apparve.
Ha avuto inizio così il primo dialogo con lei. Abbandono, ma solo per la parte relativa ai dialoghi, la narrazione in prima persona, per darvi una lettura più oggettiva dell’avvenimento.


IL PRIMO INCONTRO
Manuel: Ma tu chi sei?
Marietta: Io sono Marietta, la ragazza che tu stai cercando.
Manuel: Ma non è possibile, è assurdo, non può essere, io sto sognando, ho un’allucinazione. Tu sei morta, non puoi essere viva.
Marietta: Sì Manuel, io sono morta ma posso rinascere grazie ai tuoi sogni, alla tua fantasia, alla tua immaginazione. Tu sei un ragazzo capace di trasformare in sogno e poesia la realtà ed è per questo che io ho voluto premiarti.
Manuel: No, non può essere, tu sei solo il frutto della mia immaginazione, la proiezione dei miei sogni, non puoi essere quella ragazza morta nel 1872.
Marietta: Sì Manuel, sono proprio io invece, la ragazza morta tanto tempo fa. Io ti conosco ormai, so chi sei, ti seguo da sempre, sono molto più vicina di quanto tu possa pensare. Io sono viva, viva, viva.
Manuel: Troppo forte! Ma allora è meraviglioso. Ma tu ci pensi? Ti rendi conto? Tu eri morta per modo di dire ed io sono ancora vivo ma nonostante questo io ti vedo, ti parlo, ti sento come se il tempo non fosse mai passato. Mio Dio, è troppo bello! è meraviglioso.
Marietta: Sì Manuel, e questo è avvenuto grazie alla forza creativa dei tuoi sogni.




COME LA VEDEVO
La sua voce era dolce e comune a quella di tante altre ragazze della mia città. Aveva infatti quel tipico accento messinese che si percepisce subito, specie per chi viene da fuori, pur parlando in perfetto italiano. Quella sua voce fina, contrastava un po’ con quel suo aspetto angelico, non perché non fosse gradevole all’orecchio, ma perché non possedeva quell’alone di mistero che era invece riscontrabile nella sua figura. La voce insomma sembrava più reale e umana del suo aspetto. Man mano che mi parlava e le nostre conversazioni diventavano più intime, anche la sua immagine si faceva via via sempre più normale, fino ad abbandonare del tutto quel non so che di inquietante e misterioso che aveva in lei quando mi apparve per la prima volta. Ad un certo punto, la sua fisionomia divenne talmente reale da sembrare assolutamente umana, tanto da poter essere scambiata tranquillamente per qualunque altra ragazza. L’unico indizio che mi riconducesse alla sua vera natura, mi era fornito dal suo abbigliamento che era del tutto ottocentesco e quindi la rendeva inevitabilmente diversa. Tutto questo però non sottraeva nulla al suo fascino ma la faceva apparire straordinariamente viva e reale, appartenente appieno alla mia dimensione, facendomi sentire perfettamente a mio agio con lei. Indossava un lungo vestito bianco che le donava molto e che le arrivava fin quasi ai piedi, con dei ricami fantasiosi dello stesso colore ma che si notavano perché d’un bianco più intenso. Era un vestito leggero e primaverile anche se a maniche lunghe in forte contrasto col periodo invernale di allora. Mi appariva vestita sempre allo stesso modo. Le scarpe erano nere, senza tacchi, anch’esse primaverili ma mi sembravano uguali a quelle usate ai giorni nostri.
Sicuramente dovevano essere per forza ottocentesche ma io, forse perché da sempre ignorante in fatto di moda, non lo capivo. A me davano quasi l’impressione di essere le scarpe di Cenerentola ed io mi sentivo il famoso principe azzurro. Il suo fisico era snello, non grasso e non magro, perfettamente giusto, adatto a indossare qualsiasi tipo di vestito. Le sue forme delicate non apparivano troppo evidenziate né particolarmente seducenti. Era alta quasi quanto me, 1,70 circa. La sua carnagione chiara era più da ragazza nordica che da siciliana ma serviva a farle aumentare il fascino perché spiccava col bruno dei suoi capelli e col nero degli occhi, quegli occhi sempre puntati sui miei quando mi parlava, quasi non riuscisse mai a distrarsi tanto da procurarmi un certo imbarazzo, una sottile pudica timidezza.
Il suo volto aveva perso quel pallore angelico, diventando d’un colore normale, persino solare. Le sue ciglia, il suo naso, i denti, la bocca, tutto di lei mi appariva perfetto senza nessun difetto. Era il suo un viso acqua e sapone, senza trucco, dai lineamenti delicati, che dimostrava esattamente la sua età, quasi 17 anni. Era sicuramente carina, direi bella ma non bellissima, non era dotata di un fascino eccelso. Mi sembrava umana, terribilmente umana.
Non faceva smorfie di nessun tipo né cambiava spesso d’umore ma aveva un bel carattere, sempre allegro, disponibile al dialogo, socievole. Dolce nei gesti, aveva però un qualcosa di alterato nel portamento, involontario, forse perché era nobile. I suoi capelli erano bellissimi, lunghi ma non troppo, ondulati, le arrivavano fino alle spalle. Erano bruni, del colore che a me piaceva di più in una ragazza, si era completamente tolta le trecce. Era, in conclusione, una ragazza normalissima, tranne un piccolissimo e irrilevante particolare, era morta più di cento anni fa.
Da questo momento in poi, il racconto assume le vesti del dialogo che io ho voluto chiamare “Dialogo della semplicità”, per mettere in evidenza come nella semplicità, e quindi nella purezza incontaminata dei sogni, si possono vivere esperienze ed emozioni trascinanti, uniche, di altre dimensioni.


DIALOGO DELLA SEMPLICITA'
Marietta: Grazie Manuel per essere venuto a trovarmi.
Manuel: Figurati, lo faccio con piacere. Parliamo un po’ di te, vuoi?
Marietta: Certo.
Manuel: Come passavi il tuo tempo libero?
Marietta: La mattina uscivo con mia madre oppure con mia cugina o qualche amica, questo quando non c’era la scuola, specie nelle vacanze.
Manuel: Ma tu eri brava a scuola?
Marietta: Moltissimo, ero la prima della classe. Pensa che quando sono morta, i miei compagni, le mie compagne, i miei professori erano tutti al mio funerale. Molti di loro piangevano. Alla fine mi hanno fatto un applauso lunghissimo.
Manuel: Fino a che classe sei arrivata?
Marietta: Fino quasi alla fine cioè alla terza media. Ai miei tempi chi aveva la licenza media era come un laureato dei tempi tuoi. Io perché ero nobile ero istruita, ma quasi tutti gli altri ragazzi lavoravano o facevano solo la scuola elementare.
Manuel: Con tuo padre andavi in giro a fare passeggiate?
Marietta: Sì, ma poche volte, era sempre impegnato con la politica, era senatore. Ricordo che mi portava al teatro. Sai, era un padre affettuosissimo e premuroso, nel senso che la politica restava fuori dalla famiglia. Ogni Natale mi portava i regali più belli. Avevo un albero favoloso, ricco di colori e sorprese.
Manuel: E che volevi di più dalla vita?
Marietta: Tutto ancora, ma mi è stata tolta e forse è stato meglio così. Non rimpiango proprio nulla di ciò che avevo sulla terra. Dio mi ha fatto dei doni molto più belli ed eterni. Le sue idee non sono quelle degli uomini.
Manuel: Ma tu eri felice, orgogliosa di essere figlia di nobili o preferivi essere nata normale o magari povera?
Marietta: Per me era indifferente. Sono sempre stata modesta. Non ho mai avuto arie. Poi, del resto, non sarebbe stato merito mio, così come sono nata nobile, potevo benissimo nascere povera. Sono nata nobile ma non sono morta lo stesso? La ricchezza terrena non vale niente, è quella dell’anima che conta.
Manuel: Eravate ricchi?
Marietta: Assolutamente no! Ma che cosa ti sei messo in testa, che avevamo castelli giganteschi come quelli delle favole? Ai miei tempi c’erano un’infinità di problemi, tante malattie incurabili, addirittura il Regno d’Italia era stato proclamato da poco, c’erano tante rivalità tra gli uomini, tanti contrasti.
Manuel: Vedo che sei molto preparata in storia!
Marietta: Ma no, certe cose si sapevano per sentito dire. Noi abitavamo in una casa un po’ più grande delle altre a livello terra. Sai dove? In centro, al Corso Cavour, allora si chiamava così e non so se esiste ancora, le strade erano molto diverse da quelle di oggi. Io ricordo che avevo una stanzetta che sporgeva su un mercato e c’era sempre tanto traffico, tanta confusione con tutta la gente che andava a comprare. In realtà non c’era molta scelta nel mangiare, c’era frutta, pesce, uova, poca carne ma comunque era tutta roba genuina. C’era miseria in quel periodo.
Manuel: Come fai a dirmi che non eravate ricchi? Non ci credo.
Marietta: Ricchi per modo di dire, avevamo più dei poveri, proprietà terriere soprattutto, te l’ho già detto, c’era povertà, non poteva parlarsi di vera e propria ricchezza. E poi io ero piccola per interessarmi a queste cose. I soldi, la politica per me era come se non esistessero. Vivevo semplice con celestiale virtù e serena bellezza, proprio come ha fatto scrivere mio padre sulla mia tomba. A proposito di mio padre, sai, ha sofferto molto quando sono morta! Ero l’unica sua figlia, era particolarmente attaccato a me, mi voleva bene. Avevo anche un fratello, Ernesto, era un anno più piccolo di me. Pensa che è stato per due volte sindaco di Messina. Lui è morto a 49 anni nel 1905. Vedi questo signore sepolto al mio fianco? È mio padre, è morto 12 anni dopo di me, come vedi la morte non ha età. Guardalo bene, trovi che mi somiglia? Dicevano tutti che mi somigliava moltissimo. Lui il volto ce l’ha ancora sulla tomba, il mio si è rotto col terremoto del 1908. Ma cosa importa? Tanto tu mi vedi lo stesso.
Manuel: E tua madre? Tua madre dov’è sepolta? Come mai non è qui con te?
Marietta: Lei è sempre vicino a me. Qui al cimitero non so dove sia sepolta. Forse perché appartiene alla famiglia Stagno d’Alcontres sarà in qualche altro posto. Sai, c’è pure una mia cugina morta a 14 anni sepolta dove ci sono i bambini del mio secolo, il suo cognome era proprio Stagno d’Alcontres.
Manuel: Io ho fatto delle ricerche su di te e ho notato che nello schedario della tua famiglia risultano proprio tutti, tranne te. Come mai?
Marietta: Non lo so, è strano. Forse perché ho vissuto talmente poco e non sono stata né sposata e né in politica.
Manuel: Ai tuoi tempi si sposavano presto?
Marietta: Sì, almeno il più delle volte. C’erano molti matrimoni che venivano stabiliti dai genitori. Comunque mio padre e mia madre si amavano veramente.
Manuel: Che facevi nel tuo tempo libero?
Marietta: Un po’ di tutto. Disegnavo, mi piaceva molto. Dipingevo il sole, il mare, la natura, paesaggi. Mi piaceva andare a cavalcare, avevamo un cavallo piccolino, si chiamava Puffy. Leggevo libri d’avventura, libri d’amore, scrivevo poesie. A proposito. Ho letto quella poesia che mi hai dedicato. È bellissima, mi ha colpita fino a farmi scappare le lacrime. È insolita, irreale, strana proprio come noi due che siamo qui a parlare da tanto tempo. Per noi è tutto così naturale, per gli altri magari è solo follia, fantasia. Eppure noi due siamo reali. Perché non provi a scrivere un libro sulla storia di noi due?
Manuel: Mi prenderebbero per pazzo, non lo leggerebbero neanche. Ma tu eri romantica? Ti piaceva la musica?
Marietta: Sì, Manuel, ero romanticissima come te e amavo la musica che era molto diversa da quella rumorosa di oggi. Mi ha fatto piacere che tu ti sia comprato un disco con la musica dell’Ottocento, così ti ricordi di me. Ma sei ancora convinto di volerti fare una tomba vicino alla mia?
Manuel: Certo che lo sono, vorrei essere sepolto vicino a te, quando sarà.
Marietta: Ma tu sei completamente pazzo, ma come puoi pensare una assurdità simile?
Manuel: Perché? Mi è sempre piaciuta questa zona del cimitero, queste tombe antiche. Ma sicuramente non me lo permetterebbero. Qui possono starci solo le tombe del tuo secolo.
Marietta: E meno male, così almeno cancelli dalla tua mente una idea simile. Ascolta Manuel, anch’io amavo come te la vita terrena, ogni cosa, un fiore, un insetto, un bimbo, una stella, una coccinella. Chi meglio di me ti può capire? Perché ero uguale a te. So che tu ti domandi perché quel bambino ingenuo, tanto bellino, che poi cresce man mano, che tu vedi nelle tue fotografie, debba invecchiare e magari in punto di morte anche soffrire come ho sofferto io. Ma sappi Manuel, che se Dio toglie qualcosa, lo fa solo per dare di più, molto di più. Ti darà doni molto più belli, più grandi, più certi, eterni. Devi credere e avere fiducia in lui. Dinanzi a Dio si è sempre giovani, molto più della giovinezza terrena. Sulla terra prima o poi tutto sbiadisce. In cielo tutto rimane per sempre puro, intatto, incontaminato. Non ha nessuna importanza se metterai la tua tomba vicino alla mia, perché sono solo pietre e null’altro. Noi saremo vicini lo stesso nei giardini dei cieli, se solo tu lo vorrai, dipende solo da te. Sarò io stessa in punto di morte a prenderti dolcemente per mano e a farti contemplare la bellezza di ciò che è Dio e anche tu, così come ho fatto io, piangerai di gioia. Tutto sarà chiarezza, consapevolezza nell'analizzare con occhi di verità il proprio operare terreno.
Manuel: Mi sto commuovendo, mi stanno quasi scappando le lacrime, sei più poetica di me. Posso prendere la tua mano?
Marietta: Certo che puoi.
Manuel: Allora tendi la tua mano verso la mia ed io farò la stessa cosa. Così arriverò a intersecare le mie dita con le tue dita in modo che possa stringerti forte la mano e sentirti più vicina.
Marietta: Va bene Manuel, ma non puoi sentire la mia struttura fisica perché i sogni non hanno corpo, stringeresti l’aria.
Manuel: Non m’importa. Afferra la mia mano adesso con la tua, le tue dita nelle mie, e stringiamo forte insieme.
Marietta: Ora che le nostre dita si stringono cosa stai provando Manuel?
Manuel: Forte, Marietta, troppo forte! Sto stringendo l’aria, non te, tu sei trasparente, sei un fantasma allora.
Marietta: Te l’avevo detto che non puoi sentirmi fisicamente.
Manuel: È emozionante lo stesso. È come un leggero brivido, una piccolissima scossa elettrica che non mi procura nessun fastidio, nessun dolore. E tu cosa provi?
Marietta: Le stesse cose che stai provando tu.
Manuel: Posso baciarti sulle labbra?
Marietta: Sì, se vuoi.
Manuel: Troppo forte, fantastico!
Marietta: Cosa hai sentito?
Manuel: Una strana sensazione. Come se sulle mie labbra, fosse caduta una gocciolina d’acqua fredda. Marietta dimmi la verità, mi trovi carino come ragazzo?
Marietta: Certo che lo sei.
Manuel: Se tu fossi viva e appartenessi al mondo reale, ti innamoreresti di me?
Marietta: Credo di sì.
Manuel: E mi sposeresti?
Marietta: Credo di sì.
Manuel: E vorresti figli da me?
Marietta: Non lo so, non ci ho mai pensato. Ma tu hai la ragazza?
Manuel: No!
Marietta: Perché?
Manuel: Non lo so, forse perché cerco una ragazza all’antica come te e non l’ho mai potuta trovare. Forse non esiste neanche. Senti, se portassi mia madre, mio padre, un amico qui, ti potrebbero vedere?
Marietta: No, solo tu puoi vedermi.
Manuel: E se provassi a raccontare a qualcuno l’esperienza che sto vivendo?
Marietta: Non verresti creduto, forse penserebbero che sei pazzo, un visionario.
Manuel: Cos’è la morte?
Marietta: Esiste solo quella fisica.
Manuel: Ma cos’è? Perché si muore?
Marietta: È come la nascita, solo che è al contrario. L’anima non muore mai, si trasforma soltanto cambiando dimensione ma noi restiamo sempre gli stessi, liberi ciascuno nella propria individualità in una dimensione di immortalità e benessere nell’amore eterno.
Manuel: Ma tu quanti anni hai ora?
Marietta: Potrei averne 16 come potrei averne 1000. Non esiste il tempo nel mondo dello spirito. Non ho un’età. Sono viva più dei vivi.
Manuel: Chi è Dio? Com’è?
Marietta: È infinita luce, è infinito amore. Devi adorarlo mettendolo al primo posto nella tua vita e aiuta il tuo prossimo dando forza e coraggio a chi non ce la fa.
Manuel: Ma chi l’ha creato?
Marietta: Quando si ama veramente qualcuno, non ci si chiede mai il perché e da dove nasca l’amore, si ama e basta. Troverai la risposta leggendo la Bibbia e dentro la Chiesa, nel tuo cuore la verità.
Manuel: E il diavolo esiste o è solo un’invenzione per metterci paura?
Marietta: Non è un mostro con le corna. È l’opposto di Dio, il contrario del bene. Con astuzia sfrutta il tuo punto debole e ti domina se credi che non esista, presentandoti il male come bene. Non può nulla contro la volontà del tuo cuore.
Manuel: Potrei parlare con mia nonna che è morta quando io ero ancora piccolo?
Marietta: Tua nonna non è mai morta e ha lo stesso desiderio di parlare con te anche perché sa molte cose più di te.
Manuel: Ma allora perché non possiamo parlarci?
Marietta: Per lo stesso motivo per il quale un pesce non può stare fuori dell’acqua e un uomo non può vivere sott’acqua.
Manuel: Ma perché dovrei credere a ciò che non vedo?
Marietta: Molte cose nella vita esistono ma non si vedono. Pensa alle onde elettromagnetiche, alla forza del pensiero. Il mondo dello spirito è vasto e complesso, innamoratene! Impara a guardare lontano, Dio ha un progetto d’amore anche per te. Mantieni con lui un rapporto vivo, gioioso e costante e nulla potrà insidiarti.
Manuel: Esiste il paradiso?
Marietta: È la luce di Dio.
Manuel: E l’inferno?
Marietta: È la mancanza di questa luce.
Manuel: Chi sono i santi?
Marietta: Anime più vicine alla luce. Cercali e ti aiuteranno.
Manuel: E i cattivi?
Marietta: Anime che non vedono la luce ma possono rivederla se si redimono vagando prima nella nebbia del purgatorio. Dio mette alla prova. Servono fede, perseveranza e pazienza affinchè Egli operi nella nostra vita.
Manuel: Puoi dirmi quando morirò?
Marietta: Non lo so ma anche se lo sapessi non te lo direi mai, sarebbe la fine, un conto alla rovescia. Non un secondo in più, non un secondo in meno di quando Dio ha già stabilito.
Manuel: Cosa ti piace di più di me?
Marietta: La tua sensibilità disarmante.
Manuel: Quando ci sarà la fine del mondo?
Marietta: Non lo so ma anche se lo sapessi, non te lo direi.
Manuel: È peccato suicidarsi?
Marietta: Perché questa domanda? Mi fai paura. È uguale a uccidere. Non puoi fuggire dai tuoi tormenti con la morte, li ritroveresti nell'altra vita.
Manuel: Qual’è il più grave peccato?
Marietta: Ce ne sono tanti, forse l’odio. Con la preghiera e portando la croce si annullano. Serve la conversione del cuore per la redenzione.
Manuel: Dove sono adesso i grandi poeti del passato che magari avevano le mie stesse inquietudini, le mie stesse paure?
Marietta: Sono tutti vivi, stanno sperimentando la luce, hanno un’ispirazione molto più profonda e superiore a quella che possedevano sulla terra.

Ho narrato solo una minima parte delle conversazioni avute con Marietta. Il tempo in cui mi incontravo con lei è durato assiduamente per una quindicina di giorni, dagli ultimi di gennaio sino a metà del mese successivo nell’anno 1984. Il posto era sempre lo stesso, la parte più alta del cimitero. L’ora era sempre quella, dalle 9 del mattino sino a mezzogiorno.
Sostituivo praticamente la scuola col cimitero. Tutto questo ebbe fine, o stava per finire, quando Marietta, improvvisamente, decise di non apparirmi più lasciandomi per sempre ed io, in preda alla disperazione, cercavo di sapere da lei il motivo.




DIALOGO TRA MANUEL (IL VERO ME STESSO)
E MARIETTA
Manuel: Perché vuoi scomparire Marietta? Tu eri viva, esistevi davvero. Pure i fantasmi si allontanano da me.
Marietta: No Manuel, io non esisto più, non posso esistere, non posso vivere per colpa degli altri che non vogliono più farti sognare. Tu devi restare con i piedi per terra altrimenti verresti deriso da tutti, preso per pazzo. Devi convincerti che io sono il frutto della tua grande immaginazione, la proiezione del vero te stesso. Tu mi hai fatto rinascere dalla morte perché hai creduto con tutta la tua mente, con tutto il tuo cuore, alla forza di sognare che hai dentro di te. Io prima ti ero vicina, ti parlavo, ti capivo, ero reale perché tu ascoltavi la voce dei tuoi desideri, dei tuoi sogni. Ma adesso tu stai dubitando della tua immaginazione, non ascolti più il vero te stesso e mi stai facendo morire per sempre. Manuel perché non ascolti più la voce del bambino che è in te? Non senti questo caldo agli occhi che vorrebbe essere pianto? Tu mi avevi creato, adesso perché vuoi distruggermi? Con me morirai anche tu, non ti ritroverai più, resterai solo, almeno io ti capivo perché ero lo specchio del vero te stesso, ero la tua libertà, la tua energia vitale, perché vuoi annientare tutto? Manuel non sono io che sto fuggendo da te ma sei tu che per sempre stai fuggendo da me. Ti prego resta te stesso, ascolta i tuoi sogni, non morire anche tu diventando uguale agli altri, tu sei diverso da loro. Quando si crede veramente ai sogni, niente diventa impossibile. Io ero morta e grazie a te sono rinata.
Manuel: Marietta, ma se per gli uomini è così importante sognare come mi stai dicendo tu, perché allora non ascoltano i loro sogni? perché se io provo a sognare mi emarginano?
Marietta: Tutto questo Manuel accade perché sognare è come essere liberi. Gli uomini sono nati liberi perché sono spiriti liberi, hanno avuto da Dio il dono della libertà e quindi hanno diritto di sognare ma, chissà perché, hanno paura della loro stessa libertà, non riescono ad essere se stessi e preferiscono chiudere le loro menti e così non sognano più. È per questo che nel mondo c’è odio, invidia, materialismo, c’è l’arroganza del potere, ci sono le guerre, perché è molto più facile comandare sulle menti chiuse che non credono più a niente e così si arriverà alla fine.
Manuel: Marietta, io sento che tu hai ragione. Io non voglio soffocare la mia mente, la mia libertà, la voglia di sognare, voglio restare me stesso ma come posso fare? Ormai vivo in un mondo chiuso che non sogna più. Se resterò me stesso, non mi capirà e non mi crederà nessuno. Cosa posso fare Marietta? Ti prego aiutami, cosa posso fare?
Marietta: Devi restare sempre te stesso Manuel. Vivi la tua libertà, dai ascolto ai tuoi sogni e non sarai mai solo. Saranno i tuoi stessi sogni a portarti lontano, a farti compagnia e poi ci sarò io con te perché sento che stai ricominciando a credere ed io non sto morendo più. Scrivi una storia, la storia di noi due, leggila a chiunque, bussa ad ogni porta. Non aver paura se ti prenderanno in giro perché ci sarò io a darti forza. Racconta di noi due al mondo intero, ai bambini, ai vecchi, non ha età la forza dell’immaginazione. Vedrai che qualcuno, in questo momento, sentendo la nostra storia, sta cominciando ad aprire la sua mente e a provare a volare finalmente, perché ci ha capiti, perché dentro è uguale a noi ed è bello poter essere capiti da qualcuno per quello che siamo realmente, è bello poter aiutare il nostro prossimo. Coraggio Manuel, dammi la mano e camminiamo insieme.
Manuel: Sì Marietta, camminiamo insieme.




Dopo vent’anni, l’altro giorno, sono tornato in quel posto. Ho rivisto le tombe abbandonate dell’Ottocento ma non mi hanno suscitato nessuna emozione. Sono stato anche sulla tomba di Marietta ma mi è sembrata anch’essa come tutte le altre, fredda e muta, non aveva più nulla da comunicarmi. Era come se la storia di questo libro fosse stata vissuta da un’altra persona e non da me.
Sono tornato a casa con la morte nel cuore e più solo di prima. Mi rendevo conto che mai più avrei potuto rivedere Marietta perché una ragazza di 16 anni non avrebbe più nulla da dire ad un uomo di 40 ma soprattutto perché con l’età adulta, assieme alla giovinezza, avevo perduto anche la mia ingenuità.



“Colei che brevemente fu
e che mai in vita conobbi”

è dedicato a Marietta Cianciolo
anche se non saprò mai se le piacerà.
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IL SILENZIO NEL SILENZIO

Messaggio da CLAUDIOCISCO »


Erba appena bagnata sulla livida terra,

odore di pioggia da poco caduta

trasporta nell’aria bollicine di sogni

in questo autunno che scorre lento...

Silenti alberi ammutoliti e spogliati

attendono stanchi giovani foglie,

con la nuova stagione arriveranno

in questo autunno che respira lento...

Un colore giallognolo suggestivo e irreale

avvolge ogni cosa di magico incanto,

sfumature di anime invocano il sole

in questo autunno che sbadiglia lento...

Piante e animali stanno dormendo,

la natura è un fantasma che si aggira ramingo,

persino le pietre chiudono gli occhi arrossati

in questo autunno che dorme lento...

Non si avvertono rumori, non si odono lamenti

non c’è più linfa, è sottratta ogni energia

domina il nulla immobile e statico

in questo autunno che tace lento...

Una coltre di nebbia come una nuvola

disegna il paesaggio di malinconica assenza,

una sottile tristezza scende sul cuore

in questo autunno che muore lento...

E in questo bosco solitario e sperduto

dove anche il vento non ha la forza di soffiare,

io perdo me stesso ed i miei pensieri

e nel silenzio io rimango in silenzio.
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attraversando il sole...

Messaggio da CLAUDIOCISCO »

ATTRAVERSANDO IL SOLE


Da questo carcere,

chiuso dietro le sbarre,

vedo il sole uscire dai monti.

La sua luce m’abbaglia.

Continuo ad osservarlo

con l’anima aperta alla speranza

ed i miei occhi rimbalzano sul suo splendore

e vanno su te

che sei così tanto lontana

al di là della mia immaginazione.

Ti vedo riflessa nel sole in controluce.

E tu puoi guardare me.

Tu ed io alle due estremità d’una scia luminosa

che ci avvicina passo dopo passo

unendoci sempre più.

Ci veniamo incontro

percorrendo raggi di luce.

Ora tutti sono morti,

sono più vecchi

ma noi due siamo ancora insieme nell’aria

come bambini

attraversando il sole
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